19th

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Corinne


«Quindi, ricapitolando, quella specie di hipster che volevi usare per rimpiazzare Luke è lo zio di sua figlia, e odia a morte Luke perché sua sorella è morta di parto?», mi chiese Maria, fissandomi confusa.

«Riley non è un hipster e io non lo stavo usando per rimpiazzare Luke», sbottai seccata, «Ma comunque il succo della questione è questo, Riley odia Luke perché sua sorella è morta di parto dando alla luce sua figlia», continuai, sospirando. A me sembrava ancora una cosa assurda, serbare rancore su una cosa accaduta sedici anni prima e soprattutto su una cosa che non si poteva controllare. Luke e la sorella di Riley non potevano sapere che portare a termine la gravidanza avrebbe avuto conseguenze così drastiche, e anche se l'avessero saputo, penso sarebbe spettato alla ragazza decidere se continuare la gravidanza o no, Luke non avrebbe avuto nessuna voce in capitolo. Riley non poteva incolpare nessuno se non il destino, le circostanze.

Maria alzò le spalle. «Secondo me c'è qualcos'altro sotto. Qualcosa legato magari alle famiglie, che ne sai. Sai soltanto la storia dal punto di vista di Riley, la campana di Luke la devi ancora sentire - insomma, si odiano a vicenda, e Riley ha un motivo, seppur non sia valido, ma Luke che motivo ha per odiare Riley?».

«Lo so, lo so. Il problema è che non so come chiedere a Luke», borbottai, «Non posso andare da lui e chiederglielo direttamente, mi sembra una cosa cattiva e oltretutto non me lo direbbe, lo so già».

Maria alzò gli occhi al cielo. «A me sembra una cosa normalissima, non devi chiedergli niente di che alla fine, solo perché lui e quell'altro si odiano così tanto».

«Credi che non ci abbia già provato? Non me lo dice! Sono uscita con lui apposta per saperlo e lui ancora deve dirmelo», mi lamentai, chiudendo il libro che stavo cercando di leggere da un'ora, constatando che continuare a provarci era inutile. Avrei copiato da Calum, all'esame, se non avessi risolto questa situazione togliendomela dalla testa.

Non riuscivo a fare più niente da sabato, tra la madre di Luke che mi trattava male, Riley che mi rinfacciava - anche se a torto - di averlo soltanto usato come ripiego e i miei genitori che nutrivano sospetti sempre più grandi nei miei confronti avevo la testa completamente da un'altra parte. Per di più sentivo una lacerante mancanza di Luke, nonostante lo vedessi tutte le mattine a lavoro e la sera cercavamo di stare insieme il più possibile. Mi mancava e basta, avevo bisogno di lui in un modo che non riuscivo neanche a descrivere. Era una sensazione bella e brutta al tempo stesso, mi faceva stare bene sentirmi così per una persona ma al contempo mi distruggeva ed annullava completamente ogni mio pensiero razionale.

«Mettilo alle strette, costringilo a confessare. Oppure ricattalo con del sesso», mi suggerì mia sorella, alzando le sopracciglia.

La guardai scettica. «Riuscirebbe a girare la cosa in suo favore in ogni caso. Soprattutto se decidessi di ricattarlo con il sesso... Riesce sempre a vincere, con me, devo capire come piegarlo».

«Legalo ad una sedia, provocalo ma negagli l'orgasmo finché non confessa», se ne uscì Maria, facendomi sgranare gli occhi, «Oh, non guardarmi con quella faccia sconvolta, chissà quante porcherie hai fatto con lui!».

«Io non faccio nessuna porcheria con Luke», mi difesi, non sapendo fino a che punto quella fosse un'affermazione veritiera, «Potrei farlo, però... Ma c'è comunque il problema di quella troia della sua segretaria appostata dietro la porta come un avvoltoio».

«Ah, come se fosse un problema. Luke vuole te, non lei, è ora che se ne faccia una ragione», sbottò mia sorella con tono di sufficienza.

Ridacchiai leggermente, pensando ad un universo parallelo in cui Chanel Jeffries accettava la mia relazione con Luke e se ne faceva una ragione. Non sarebbe successo neanche in un'altra galassia. «Non conosci Chanel. È una tipa piuttosto cocciuta».

Boss || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora