36. Un baule di robaccia

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Evianne salta seduta per riprendere fiato. È di nuovo nel capanno degli Erranti, nel letto dove Nandi l'ha addormentata. Fuori dalla finestra non ci sono più stelle, ma il manto rosato dell'alba testimonia l'arrivo del mattino. A quest'ora Shadee deve essersi già messo in viaggio. Con uno scatto convulso si libera delle lenzuola e si accorge di avere in mano il campanello della regina. Lo indossa come una collana e ordina alla rugiada magica di alleviare il dolore alla schiena.  Non c'è tempo da perdere.

Per sua fortuna, gli Erranti dormono. Odia disubbidire a Chenzira, ma ha una missione da compiere e non può permettergli di inchiodarla a Sabbiafine per sei mesi. Di soppiatto, ruba alcuni rotoli impregnati della magia di Liesna e gli lascia un piccolo appunto.


Jaja. Tempio di Dagan.


Bene, ora deve trovare l'albero di cui parlava la Dama di Sabbia. Non si preoccupa più di tanto perché è come se il campanello che le ha dato contenesse una bussola che guida i passi nel posto giusto: le permette di arrivare al Pozzo del Gallo Morto e poi a un albero con il tronco esile quanto uno stecco d'oro. Ai suoi piedi alcune formiche rosse raccolgono i semi dalla terra brulla e li portano nella loro tana. Prega solo di non essere in ritardo, che il convoglio non sia già passato. 

Con il fiatone si appiccica all'albero e vede le carrozze incolonnate in fondo al crepaccio generare una serpentina di polvere e sassi. Le vetture degli Spilli si snodano tra le dune di terriccio come una biscia nera. Sono tutte uguali se non per le tende dei finestrini che gettano sprazzi di colore nella fila. Turchese. La carrozza di Kemala e Maissa è la penultima. Ma come può raggiungerla senza dare nell'occhio? Degli Spilli, a cavallo, costeggiano i vagoni. Re Tavare ha deciso di tenere la guardia alta, un imprevisto che la regina non ha calcolato.

Pensa, Evianne, pensa in fretta, però, perché più i minuti passano, più le carrozze si allontaneranno. Ha una sola possibilità di raggiungere Reggia Blu e da vera sciocca la sta buttando al vento. Poi un ricordo accende il buio. Mildri. A Fontebella, per le sue marachelle, usava uno scudo di rugiada per riflettere i raggi del sole e accecare chiunque cercasse di guardarla.

Evianne non lo ha mai fatto e sa che è una follia. Se userà la magia, non potrà più sfruttare la rugiada per tenere a bada le ali, sarà come conficcarsi due lame arroventate nella schiena, una tortura prolungata, che si impone di affrontare. Che altre possibilità le restano?

«Scudo» ordina alla rugiada. Un dolore accecante picchia tra le scapole, le sfrutta come una cassa di risonanza e si diffonde dagli alluci alla nuca, ma Evianne non si ferma. È un piccolo sole che ruzzola giù per il pendio, corre tra i soldati che si schermano gli occhi e gridano.

«Ma che succede?»

«Dannata luce!»

«Non abbassate la guardia!»

«Se ne è andata.»

Evianne entra nella carrozza e usa di nuovo la rugiada per curare la schiena. Le due sorelle siedono sulle panche, una per lato. Maissa ricama, mentre Kemala sventola un ventaglio per scacciare il caldo.

«Chi osa...» Le parole di Kemala si bloccano e i suoi occhi si dilatano quando la riconosce.

Evianne stringe il campanello, ma all'ultimo qualcosa le impedisce di scuoterlo. Sarebbe facile trasformare le due sorelle in bambole e costringerle al suo volere, ma come può quando hanno tenuto nascosto chi fosse, quando hanno collaborato per bloccare la crescita delle ali e sono diventate sue amiche? Non è corretto ricambiare la loro gentilezza con un inganno.

Kemala chiude il ventaglio con uno scatto secco. «Che ci fai qui? Shadee ha detto che...»

Evianne si inginocchia davanti a lei e unisce le mani in segno di preghiera. «Lasciate che vi spieghi.»

Una storia di ali e spilliWhere stories live. Discover now