15. Soltanto un fiore d'arancio

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Mese dell'Aquila


Il giorno successivo Evianne si sveglia piena di energie e ottimismo. Il sonno l'ha aiutata a scacciare le preoccupazioni che l'assillavano la sera precedente, le ha ricordato i principi saldi della sua missione: si trova a Sabbiafine per un motivo e in quanto spia non può lasciarsi distrarre da ogni minimo imprevisto; è arrivato il momento di rimboccarsi le maniche e cercare informazioni sul fiore viola.

Una volta lontana da sguardi indiscreti, fruga ovunque, osserva i quadri che si intervallano sulle pareti rosse, rovista negli armadi degli spazi comuni, analizza i vestiti degli Spilli in cui si imbatte. A darle maggior sicurezza è la biblioteca, uno scrigno che profuma di carta e di antichità, con le sue pagine e le calligrafie perfette le dona la convinzione che prima o poi riuscirà a trovare una pista. Purtroppo per un errore dovuto all'ingenuità sottovaluta il potere delle associazioni mentali perché quel luogo risveglia il ricordo del giorno prima, quando ha provato a sfilare il cappuccio di spilli dal volto del principe.

Non riesce a convincersi che lo straniero non sia un suo problema e così decide di trovare un compromesso: prima si accerterà di non averlo ferito, poi riprenderà la sua ricerca. Peccato che il principe abbia deciso di sparire nel nulla! Non è in biblioteca, non è alla mensa comune, non è nelle stalle.

Una gocciolina di sudore provocata dall'ansia accarezza la tempia e scende fino al mento. Calma, non è il momento di farsi prendere dal panico. Quel tappeto impagliato sta benissimo, ne è certa. Deve essersi rintanato in un cantone per evitarla, oppure è sceso in paese con Chenzira e Bulbun.

Si convince che sia così, ma quando passa una settimana intera senza incontrarlo non può più ignorare quel gorgo di malessere che le scombussola lo stomaco. Gli è successo qualcosa, e lei... Non può essere stata lei a danneggiarlo con lo specchio.

Una mattina prova a chiedere a Maissa. «Tu devi sapere dov'è finito!»

L'ancella alza una spalla come a dire che non le importa. Soffoca l'interrogatorio sistemandole addosso uno scialle cardato per evitare che prenda freddo. La Bolla di Rovi offre un clima più caldo rispetto ai soffi nevosi di Fontebella, ma l'entrata nel mese dell'Aquila ha inasprito la temperatura.

«Per favore» la supplica Evianne. «Lo faccio a fin di bene. Sappi che non mi rassegnerò finché non scoprirò dove si è nascosto quel dannato tappeto vivente.»

Messa alle strette, la povera Maissa si vede costretta a cedere. Porta le mani a lato del volto e con gli occhi chiusi mima il semplice atto del dormire.

«Non ci credo che sta dormendo» ribatte Evianne. «È malato, vero? Posso vederlo? So qualcosa di guarigioni. A Fon–» Si morde la lingua. Dèi, quanto è difficile mentire! «A Fondo Palude siamo esperti a debellare i mali di stagione.»

Meno a sciogliere un malocchio gettato da uno specchio magico. È stata una follia assegnarle quella missione. Perché tra tutti gli abitanti di Rugiada il consigliere Ordon ha scelto proprio lei?


*


Nei giorni successivi Evianne crede di impazzire. Il principe continua a non farsi vedere, la sua scomparsa la crogiola nel senso di colpa come se stesse camminando su una graticola di braci. Per calmarsi si ripete che il principe deve essere vivo per forza. Se fosse morto, sarebbero rintoccate le campane da funerale, ma allora perché non si trova da nessuna parte?

Presa dall'ansia si mangiucchia le dita e sfila come un animale in gabbia per i corridoi di Fortezza Diaspro, finché una mattina non ne può più. Quando a colazione arriva nella mensa comune, punta Chenzira e si siede accanto a lui, decisa a tormentarlo finché non le darà una risposta adeguata.

Una storia di ali e spilliWhere stories live. Discover now