20. Il Pozzo del Gallo Morto

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Nella biblioteca di Fortezza Diaspro Shadee accarezza le lettere che gli ha inviato suo padre. Impugna una piuma di pavone e scrive la risposta che affiderà poi al falco perché la porti a Spinarupe. Una volta tanto ha delle buone notizie da comunicare: con l'aiuto di Nandi, Bulbun è riuscito a riscuotere l'affitto dell'oasi, sebbene i Secondi abbiano cercato di lapidarlo vivo. Comunque un passo in avanti, pensa, mentre arrotola la missiva e la marchia con il sigillo di Sabbiafine, ma proprio quando si alza per raggiungere le voliere viene interrotto da Bulbun che caracolla in biblioteca con il volto rivestito di sangue.

Il cuore dà un balzo, ordina alle gambe di correre, di sorreggere suo cugino prima che crolli a terra. Shadee lo aiuta a sistemarsi su una poltrona e accartoccia un foglio da premere contro il naso per bloccare l'emorragia. «Che ti è successo?»

Bulbun cerca di rispondergli, ma il taglio che gli spacca il labbro lo condanna a una smorfia di dolore. Si sforza di riprendere fiato e fa ciondolare la testa all'indietro.

Peccato che Shadee non abbia tutta questa pazienza. È un processo naturale per lui. Quando qualcuno ferisce la casata nel cuore si risveglia un istinto animale che ringhia e affoga ogni logica e ragione, accende di un rosso infuocato i suoi occhi baciati dalla maledizione di Luva.

«Allora?» insiste. «Chi è stato? I Secondi? Se sono stati loro giuro che li farò impiccare tutti sulla via da qui a Spinarupe.»

Bulbun potrà anche essere il rinnegato, lo strimpellatore di lira, nonché ideatore di motivetti sconci che spesso hanno lui come protagonista, ma fa comunque parte della sua famiglia. Nel vederlo ridotto così, con il naso spaccato e il sangue che si raggruma sulle guance, gli sembra di perdere ogni brandello di lucidità, come se in lui non vi fosse più amore, soltanto un odio infinito che non sa domare.

Bulbun tenta una risata per sdrammatizzare, ma fallisce. Chiunque lo abbia aggredito deve avergli incrinato una costola. «E se ti dicessi che ho fatto a botte con la pediera del letto, che faresti? Impiccheresti anche lei o la condanneresti al rogo?»

«Ti direi che sei il solito idiota.» E che se ha la forza per le battute non lo hanno picchiato abbastanza. Shadee smette di premere la cartaccia sul naso. «Vado a cercare aiuto.»

«Aspetta.» Bulbum gli blocca il polso. Ha dita calde, incrostate di sangue e di una trepidazione così forte che il cuore batte nei polpastrelli. «Chanti di Dolce Acqua.»

Il nome della straniera produce un brivido che risale lungo la schiena, una serpentina fredda cui non riesce a trovare una motivazione. «Vuoi dirmi che ti ha ridotto lei in questo stato? Un mucchietto di ossa con i piedi bruciacchiati?»

«Ma no!» Bulbun cerca di sedersi composto, le braccia gesticolano come se stesse per raccontare una storia nella perfetta imitazione di un griot. «Ci hanno aggrediti mentre le mostravo l'armeria. Un uomo mi ha colpito e l'ha rapita. Chenzira e Nandi lo hanno inseguito. Punta al Pozzo del Gallo Morto.»

Shadee raccoglie quelle informazioni spicciole e sconnesse e le mette al sicuro in tasca, non c'è un solo momento da perdere, è necessario che intervenga e che uccida in prima persona lo straniero che ha osato colpire la casata, anche se non capisce, come può essere entrato a palazzo inosservato? E perché rapire una straniera?

Guarda Bulbun e una vocina interiore gli dice di distruggere e vendicare. Con un gesto d'affetto che non si è mai concesso, gli strizza la spalla. «Resta qui. Vado a chiamare Maissa per quel naso. Ci penserò io al traditore.»

Bulbun scatta in piedi. «Non me ne sto indietro. Chiamerò un lettighiere e ti seguirò. Potrebbe essere pericoloso.»

Shadee annuisce mentre si infila il cappuccio di spilli. «Andiamo. Lo prenderemo in tempo.»

Una storia di ali e spilliWhere stories live. Discover now