31. Un ricamo per indizio

54 13 232
                                    

Da tre settimane Evianne vive con gli Erranti. È seduta in una cucina circolare con il tetto di pagliericcio e divide i legumi da alcune erbacce che rovinerebbero la zuppa di Nandi. Non che Nandi sappia cucinare. Solo un folle o un innamorato apprezzerebbe le sue dubbie pietanze, ma per sfortuna di Evianne in quel capanno di folli e innamorati ce ne sono due. Bulbun si è trasferito lì appena re Tavare è arrivato a Fortezza Diaspro. Chenzira li ha raggiunti due settimane dopo, livido in volto e con i nervi che esplodevano.

Hanno lasciato Shadee da solo, ed Evianne non riesce a perdonarselo, non riesce a capire come abbia potuto allontanarsi da Fortezza Diaspro senza di lui. Vivere con gli Erranti non è sgradevole. Il loro legame emana un'atmosfera che sa di casa e di un amore sincero. Solo che quel capanno non è il suo posto. Ci sono notti in cui vorrebbe sgusciare fuori e raggiungere Shadee alle serre, ma poi si ricorda dei motivi che l'hanno portata a fare un passo indietro, si ricorda che una ritirata non è mai una sconfitta. Sospira e si guadagna un'occhiataccia da parte di Nandi.

«È quasi il tramonto» la accusa. «Non sei nemmeno a metà cesto!»

Da un'ora ha le mani immerse nei ceci, ma le dita non risultano operative perché ancora una volta a lavorare sono soltanto i pensieri. La missione della regina Valesca si è conclusa, eppure si sta inventando mille scuse per non tornare a casa: il fiore viola, gli orfani scomparsi, Shadee.

Nandi le tira uno straccio in faccia. «Puoi ascoltarmi quando parlo? Se proprio non vuoi spiare il principe per conto nostro, almeno guadagnati la cena, a meno che...»

Una scossa la fa saltellare sullo sgabello. «Ho già detto di no» tuona Evianne. Non può tradire Shadee, anche se non c'è giorno in cui gli Erranti non insistano, sperando nel suo aiuto.

Nandi fa la stessa smorfia di un ladrone che ha appena svaligiato un palazzo reale. «Un no che di volta in volta diventa sempre più esitante, soprattutto ora che il re ci ha deliziati della sua presenza.»

Evianne si costringe a guardare fuori dalla finestra perché gli occhi non parlino e confermino il suo sospetto. Da quando è arrivata al capanno, gli Erranti le hanno mostrato tutti i soprusi perpetuati dagli Spilli, i quartieri poveri di Sabbiafine, la fame e la malattia. A ogni ricordo, a ogni volto e parola, il cuore si è spaccato un po' e il seme del dubbio ne ha approfittato per gettare le radici. Re Tavare è un mostro, ha picchiato suo figlio a sangue freddo. Se aiutare gli Erranti le permettesse di ridurre il potere di un despota... no. Non deve lasciarsi coinvolgere in una storia che non le appartiene.

Rilascia un secondo, pesantissimo sospiro e proprio in quel momento Chenzira rincasa con due buste di farina sottobraccio. «Oggi ho scoperto qualcosa di davvero interessante.»

Dietro di lui Bulbun si diverte a pizzicare la solita lira da viaggio. «Di molto, molto, molto interessante!»

Deve essere qualcosa che la riguarda perché Evianne sente triplici occhiate conficcarsi nel petto e inchiodarla sul posto per impedirle di scappare via. Detesta quando la guardano con quell'aria di cospirazione che farebbe parlare perfino un sasso! Con finta indifferenza continua a muovere le mani tra i ceci.

«Allora?» bofonchia Nandi. «Si può sapere di che state parlando?»

Chenzira ridacchia. «Shadee si è deciso a mostrare il volto alla nostra ospite, ancora qualche settimana fa. Quindi, Evianne, mi stavo chiedendo... Come mai sei ancora qui? Il tuo obiettivo non era scoprire che aspetto avesse per dirlo a tua zia?»

La studia con gli occhi da drago che lampeggiano sotto la fiammella di un nuovo divertimento. Non avevano mai parlato prima dei motivi per cui ha raggiunto Sabbiafine. Dèi, a volte la precisione con cui indaga nella sua psiche la spaventa. «Sono rimasta per una cosa mia.» Meglio restare sul vago.

Una storia di ali e spilliWhere stories live. Discover now