27. Rimorso

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Capitolo 27: "Rimorso"

rimorso
/ri·mòr·so/
Consapevolezza tormentosa del male commesso

Quella notte fui perseguitata dal rimorso.
Il tempo stinse, inevitabilmente.
Pensai che restare sveglia, rimuginare sui miei errori, fu la giusta punizione.
Lo sguardo rivolto verso il soffitto, il dolce suono del respiro calmo di Federico.
Fu la notte più atroce della mia vita.
Tormentata da mostri invisibili che non facevano altro che divorarmi l'anima.

Ciò che non immaginai quella notte, fu che, una volta sorto il sole, tutto era destinato a peggiorare.
Perché mai pensai che potesse andare peggio di così.

«Buongiorno amore mio» sussurrò Federico.
«Buongiorno» dissi appena, sottovoce.

Sapevo che il mio comportamento così strano, non faceva altro che alimentare i suoi sospetti.
Perché era da un po' che la sua domanda costante fu "c'è qualcosa che non va?" ed io puntualmente, al posto di aprirmi con lui e raccontargli la verità, dicevo che andava tutto bene.

Che terribile codarda.

Neppure io sapevo spiegare le mie paure. Al di fuori sembrava così semplice.

Restai ancora un po' al letto, mentre Federico decise di andare di sotto a preparare il caffè.

Pensai che avrei potuto farlo quel giorno. Magari nel momento in cui ero sola, potevo fare qualche prova allo specchio, ma c'era sempre qualcosa che mi frenava.

Scostai le coperte dal mio corpo e mi decisi ad alzarmi.

Scesi le scale lentamente.
Lui era girato di spalle, rivolto verso la cucina.
La macchinetta del caffè era in funzione, il suo profumo mi arrivò diritto alle narici.
Ringraziai il cielo che fosse di spalle e presi posto alla penisola, facendo però rumore con lo sgabello in legno.

«Ti sei già alzata? Volevo portartelo in camera» fece lui premuroso.
«Non mi andava di restare a letto» risposi con un sorriso.
«Bene, dal momento che sei qui allora» cominciò, passandomi la tazza con il caffè fumante «Puoi aprire quel cassetto lì?» finì il suo discorso.

Abbassai lo sguardo sul cassetto della cucina e annuii.
Quando lo tirai a me, vidi un paio di fogli, sembrava una prenotazione.
Li estrassi e mi soffermai a leggerli.
Restai a bocca aperta. Non potevo crederci.

«Sei impazzito?» chiesi girandomi verso di lui.
«Sorpresa. Partiamo oggi stesso. Ti farò trascorrere il miglior weekend della tua vita» disse stringendomi tra le sue braccia.
«Ma ci vorrà una vita per arrivare» gli feci notare.
«Esagerata. Lo Chalet Al Foss Alp Resort si trova in provincia di Trento. Ci vogliono solo quattro ore e mezza» mi fece notare.

Se avevo mai sentito parlare di quel posto? Si! Era uno spettacolo e le coppie ci passavano davvero i weekend più romantici. In quel periodo dell'anno poi, con la vista panoramica sui ghiacciai doveva essere uno spettacolo.

«Non perdiamo altro tempo, va a prendere solo un paio di cose» mi disse.

***

Ci eravamo messi in viaggio da un po'.
Non potetti credere al fatto che avessi accettato di fare con lui quella fuga romantica.
Soprattutto perché i sensi di colpa stavano aumentando.

Lo sguardo fisso fuori dal finestrino, mi permise di osservare il paesaggio scorrere velocemente.
Pensai che per qualche altro giorno avrei potuto benissimo non pensarci, pensare a me, pensare a Federico e a questo weekend che ci attendeva.

L'intervista || Federico Chiesa Where stories live. Discover now