06. Gelosa, io? Nah

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Capitolo 6: "Gelosa, io? Nah"

La mattina successiva mi alzai con una marcia in più, in silenzio religioso mi preparai per il lavoro e feci il meno rumore possibile, per evitare il terzo grado di Noah, che a quanto pare aveva davvero deciso di mettere radici a casa mia.

Una volta pronta mi precipitai in strada e scusandomi con Alba, l'avvisai che avrei saltato quella colazione insieme a lei.
Perché ero agitata, le mani mi sudavano mentre ne avvolsi una alla maniglia del portone principale dell'azienda.
Perché ero a conoscenza che quel giorno sarebbe uscito il nuovo articolo, il nostro articolo, il mio articolo ed ero al settimo cielo.
Entrai in ufficio e tutti erano molto sorridenti, a quanto pare la felicità era collettiva in quel giorno del 11 agosto. Senza indugiare oltre mi precipitai nel mio piccolo ufficio e una volta chiusa la porta alle mie spalle mi accorsi di qualcosa sulla scrivania, ma non un qualcosa a caso, era proprio quello che stavo cercando, una copia stampata del giornale. Le mani mi presero a sudare di più e il respiro si fece improvvisamente corto, stavo per sentirmi male davvero, ma la curiosità superò di gran lunga l'ansia e mi gettai sulla sedia girevole ammirando da vicino il giornale; saltando le pagine che al momento non mi interessavano, presi quella dell'intervista, era proprio lì, nero su bianco, con tanto di foto di Federico, che veniva sempre benissimo.
Diedi uno sguardo all'articolo e mi bloccai alla fine, le ultime parole che ricoprivano la pagina bianca: "intervista a cura di Chloe Gervasi", mai avrei immaginato che Greta potesse porre all'articolo, il mio nome! 
Potevo essere più felice di così? Ero al settimo cielo.

Penso sia per la mia emozione, che senza pensarci troppo, presi il telefono dalla borsa e scattai una foto alle due pagine che avevo avanti. E successivamente aprii Instagram per inoltrare la foto a Federico. Non stavo pensando esattamente al mio gesto, avevo solo l'irrefrenabile voglia di gioire con lui. 
Dopo un millesimo di secondo ecco che visualizzò la chat, e sul mio viso comparve un sorriso da orecchio a orecchio, quando lessi le parole "sta scrivendo" . Il suo messaggio mi invitava a raggiungerlo alla Continassa dopo la sessione di allenamento, voleva assolutamente leggere l'articolo con me. 

Sentivo il cuore uscirmi dal petto, tanto batteva forte, ma decisi di mettere tutto da parte e di svuotare il cervello. Avevo bisogno di lavorare, staccare per un attimo la spina e farmi le mie paranoie più avanti nel corso di quella giornata.

Senza davvero pensarci su troppo iniziai a lavorare freneticamente ai miei articoli, malgrado ogni tanto la mia mente continuava a pensare a lui. Era incredibile, ma più cercavo di concentrarmi su altro, più compariva nei miei pensieri, come flash si susseguivano le immagini della nostra uscita; i suoi sorrisi, i suoi sguardi, gli occhi incastrati nei miei costantemente, i nostri comportamenti così impacciati e non riuscivo a dare una spiegazione valida alle nostre risate, ci eravamo davvero trovati bene, e il solo pensiero che a poco tempo ci saremmo rincontrarti, mi faceva battere il cuore all'impazzata.

Continuai a lavorare senza essere interrotta da nessuno, per fortuna, riuscii a finire gli articoli che mi erano stati assegnati per quel giorno e decisi di chiedere ad Antonio il resto della giornata libera.
Così una volta finito tutto, sistemai le mie cose e lasciai il mio ufficio, con passo deciso arrivai alla porta di Antonio ed entrai.
A quell'ora era solito essere in ufficio, a controllare gli articoli scritti, infatti lo trovai indaffarato mentre sfogliava decine di pagine.

«Ciao Antonio, io ho finito gli articoli per oggi» dissi poggiando sulla sua scrivania la pila di fogli su cui avevo scritto.
«Ottimo Chloe, efficiente come sempre, darò un occhiata più tardi ai tuoi articoli e ti farò sapere se sono pronti per la stampa, in caso ti concedo il pomeriggio libero, tanto sarai venuta per questo no?» disse ridacchiando.
«Mi conosci fin troppo bene» dissi io ridendo a mia volta.
«Va sparisci, ci vediamo domani» mi liquidò con un gesto veloce della mano.
«Ti voglio bene Capo» enfatizzai sull'ultima parola, prima di lasciare l'edificio.

L'intervista || Federico Chiesa Where stories live. Discover now