Chapter thirteen.

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7 Giugno 1984


Harry


Quella domenica mattina mi svegliai a causa di un fastidioso raggio di luce che mi aveva colpito dritto in viso. Aprii gli occhi con cautela, strofinandoci i pugni chiusi sopra e sbadigliando svogliatamente, mentre cercavo di tirarmi su.

Osservai la camera intorno a me con gli occhi semichiusi, venendo a patti con l'indescrivibile caos che la popolava: tre o quattro paia di pantaloni giacevano sulla scrivania, insieme ad un paio di camicie a stampa azteca; il pavimento era sommerso di calzini, coroncine floreali, qualche bottiglietta d'acqua vuota, lo zaino di scuola svuotato dai libri, ed - inspiegabilmente - i dischi Hot Space e The Works dei Queen erano abbandonati sul cuscino accanto al mio.


Scossi la testa con disappunto, mentre tornavo ad affondare il capo sul cuscino e mi muovevo alla ricerca di una posizione confortevole.

Mi girai sul fianco destro ed il mio sguardo cadde sulla sveglia posta sul comodino. 12:40. Sbuffai, girandomi dal lato opposto.


Non avevo alcuna voglia di dare una sistemata alla mia roba, fare una doccia, o qualsiasi cosa che implicasse abbandonare il mio letto. Quando fui sul punto di riuscire a riprendere sonno però, un paio di colpi sulla porta mi fecero ridestare.


"Harry, è quasi ora di pranzo!" mi avvertì la voce di mia sorella.


"Non ho fame" grugnii, infastidito, tirandomi le lenzuola sin sulla testa.


"Ma mamma ha preparato il polpettone che ti piace tanto" cercò di convincermi lei, parlando con voce acuta.


Roteai gli occhi, mentre l'aroma di carne mi arrivava alle narici e - quasi immediatamente - lo stomaco cominciava a brontolare.


"E poi ti ha anche preparato l'insalatona di mais" aggiunse, senza però fare ingresso in stanza.


"E il dolce?" la apostrofai.


Lei rimase in silenzio per qualche secondo, poi "Torta al cioccolato" rispose, ridacchiando flebilmente.


Immaginai mia madre piegata sui fornelli da tutta la mattina per riuscire a mettere su un pranzo con i fiocchi appositamente per me, e mi sentii un po' in colpa. Il mio - giustificato - cattivo umore di quella mattina, non mi avrebbe vietato un buon pasto carico di calorie.


"Tra dieci minuti sono di sotto" la avvertii, scostandomi le lenzuola di dosso e scivolando verso il bordo del letto.


"Perfetto" trillò contenta lei, lasciando un ulteriore colpo sulla porta ed allontanandosi.



Feci una doccia veloce, infilandomi un paio di jeans scuri, una t-shirt bianca e scesi al piano inferiore.


Trovai tutti seduti ad aspettarmi con una strana espressione compassionevole dipinta in volto. Gemma aveva sicuramente spifferato loro tutto riguardo me e Louis, o non mi avrebbero fissato in quel modo.

Lovers In The 80s.Where stories live. Discover now