Chapter twelve.

8.7K 696 1.4K
                                    

5 Giugno 1984

Harry

Mi infilai la giacca nera e mi posizionai di fronte al lungo specchio di camera mia, storcendo il naso non appena vidi il mio riflesso.

Un paio di pantaloni neri mi fasciavano le gambe magre, mentre una camicia bianca mi copriva perfettamente il petto. Mi passai una mano tra i capelli - sollevati in un ciuffo composto quella sera - e sospirai dirigendomi verso il letto. Mi sedetti sul bordo e, cautamente, mi infilai le scarpe ai piedi, tergiversando più del dovuto per allacciare i nodi. Poi mi incamminai verso l'uscio. Prima che riuscissi ad uscire però, la porta si spalancò, scoprendo la figura di mia sorella stretta in un ridicolo pigiamino rosa. Non appena poggiò lo sguardo su di me, si coprì la bocca con entrambe le mani, strozzando un urlo sorpreso e spalancando gli occhi.

"Sei bellissimo" disse in un sussurro, senza smettere di fissarmi con stupore.

Girai su me stesso e tornai a sedermi sul bordo del letto.

"Grazie" risposi, fissando lo sguardo sul pavimento.

Gemma si morse il labbro inferiore, prima di avvicinarsi e prendere posto accanto a me. Mi fissò in silenzio per qualche secondo, insicura in merito a cosa dire, poi si portò una ciocca arruffata dietro l'orecchio destro e cominciò a parlare.

"Ti divertirai lo stesso" mi comunicò, stringendomi il braccio per infondermi coraggio.

Io scossi il capo con disappunto.

"Ne dubito"

Gemma sbuffò, prima di mettersi in piedi ed incrociare le braccia al petto.

"È ad una festa che stai andando" mi fece notare, battendo ritmicamente il piede a terra. "E alle feste ci si diverte sempre"

Io ridacchiai amaramente, pensando a quanto poco le persone riuscissero a capirmi, nonostante ci provassero. Gemma era mia sorella. Lei mi amava ed io amavo lei. Eravamo cresciuti insieme, eppure a volte sembrava non conoscermi affatto. Così come Zayn: mio migliore amico da anni, mio consigliere, mio fratello. Ma anche la prima persona ad essersi allontanata dalla mia vita, senza neppure provare a comprendermi. Sfregai tra di loro la punta di quelle scarpe troppo intatte e troppo costose per essere indossate da uno come me, e mi sentii infinitamente piccolo e solo, seduto sul bordo di quel letto, con gli occhi che pizzicavano ed un fastidioso groppo ad intasarmi la gola.

"Sì, hai ragione tu" le concessi, scrollando le spalle.

Forse in un contesto diverso, con un umore diverso, mi sarei confidato con lei, com'ero solito fare. Le avrei spiegato che - nonostante sapessi perfettamente che Louis avrebbe portato Hannah al ballo - quella consapevolezza mi bruciava dentro come una fiamma ardente. Le avrei fatto presente che era con Louis che volevo varcare la soglia della palestra, mano nella mano, mentre nessuno sembrava prestare alcuna attenzione alle nostre figure, mentre lui mi riempiva il bicchiere di punch e me lo porgeva, per poi sfilarmelo dalle mani il secondo dopo e pregarmi di ballare un lento insieme a lui.

Sospirai.

"A che ora passa Emily?" mi chiese Gemma, acconciandosi i capelli in una lunga treccia spettinata.

Sollevai la manica, scoprendo il quadrante dell'orologio.

"Tra dieci minuti"

Lei mi sorrise pienamente, mettendosi in piedi e recuperando la cravatta che mamma aveva accuratamente stirato e lasciato sopra la scrivania.

"Non sono sicuro di volerla indossare" le dissi, alzando entrambe le mani e scuotendo il capo.

Lei si fermò sul posto, spalancando gli occhi e dischiudendo leggermente la bocca.

Lovers In The 80s.Where stories live. Discover now