Capitolo 4.

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Eleonor

Un profumo inconfondibile di cannella e cardamomo mi investe appena varco la soia di casa di zia Beth.

Non so come sia possibile riconoscerlo dovunque, non so come abbia fatto ad invadere ogni angolo di questa casa, dai cuscini del divano, agli asciugamani in bagno, alle lenzuola del letto nella camera che un tempo, quando vivevamo qui, era la mia e di Jamie.

Da qualche mese a questa parte ne avevo attribuito la responsabilità ai biscotti che sforna in continuazione, che ormai nauseano tutti, tranne lei che invece si ostina a prepararne in quantità industriali, ma da oggi devo aggiungere parte della colpa anche ad un profumo per la casa che si è fatta appositamente creare.

Zia Beth è così, quando si fissa su qualcosa la porta fino allo stremo, fino a raggiungere il proprio limite personale, che è ben oltre quello di noi comuni mortali, per poi finalmente passare ad un'altra ossessione, ripetendo tutto il processo.

Ricordo quando io e Jamie ci trasferimmo qui, poco dopo l'arresto di nostro padre, avevo appena vent'anni, lui diciassette, zia Beth ci venne a prendere in quella che non era più casa nostra e nel momento in cui aprii la porta per farla entrare, il suo odore di menta mi pizzicò il naso e mi accompagnò per i successivi tre mesi.

Piantine di menta, muffin menta e fragola, deodoranti per armadi alla menta, sapone per le mani alla menta.

Questo è ciò che trovammo una volta messo piede a casa sua, un odore forte, prepotente, come il nostro trasferimento, come la nostra vita, rivoltata in un istante.

Ho sempre avuto una certa sensibilità per gli odori, per i profumi.

Ho sempre associato e riconosciuto le persone da questi.

Mia madre aveva un odore di borotalco, buono, dolce, avvolgente, come lei, come tutto di lei.

Era l'odore che sentivo da bambina, non appena mi tirava fuori dalla vasca, dopo il bagno di ogni sera. Mi tamponava con l'accappatoio, mi asciugava e poi mi cospargeva di borotalco dalla testa ai piedi. Io l'abbracciavo e mi strofinavo addosso a lei, ai suoi vestiti, attaccandole il mio odore, così da farla odorare anche un po' di me.

Mio padre aveva un odore forte di dopobarba e ferro.

Impeccabile, pulito, ma terroso, fastidioso.

Usciva di casa lasciando una scia fortissima e, se per caso attraversando il grande salone di casa nostra ne intercettavo la scia, mi si chiudevano le narici e mi veniva da starnutire per svariati minuti, come ne fossi allergica, al profumo, a lui.

Ho sempre avuto una certa sensibilità per gli odori, per i ricordi.

Mi è mancata in questi giorni zia Beth, lo capisco quando con un unico abbraccio circonda sia me che Jamie, appena varchiamo la soia di casa sua, anche a lei manchiamo, dopo tutto si è presa cura di noi nel nostro momento peggiore.

E' stata lei a venirci a prendere in ospedale, la notte in cui nostra madre è stata portata d'urgenza in ospedale a causa di un incidente stradale e se ne è andata, senza darci la possibilità di parlarle un'ultima volta, siamo venuti qui e lei ci ha lasciato piangere nel suo letto fino ad addormentarci tutti e tre stretti insieme.

E' stata sempre lei a sostenerci, a farsi punto di riferimento, ad accoglierci definitivamente nella sua vita e nella sua casa quando anche nostro padre ha finalmente avuto la punizione che meritava, nonostante lei avesse solamente ventitre anni – sei anni in più di me – e quella morta in un incidente stradale fosse sua cugina.

Le dobbiamo tanto, le dobbiamo il cuore che ora ci è rimasto dentro e che non è andato definitivamente a pezzi e forse anche il suo è rimasto al suo posto perché c'eravamo noi.

Relazioni PericoloseWhere stories live. Discover now