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"Ania dai, sbrigati" presi la valigia e tenendo le chiavi tra le labbra presi il biglietto e il cellulare.
"Arrivo!"Borbottai trascinando la valigia e chiudendo a chiave.

La nostra meta era Park City nell'Utah, quando scorpii fosse quella cercai di restituire il biglietto ad Elia credendo che le mie lezioni non valessero così tanto ma sotto sua costrizione e quella di Giada mi lasciai convincere.

L'aereo partiva alle 9 quindi prendendo un taxi ci trovammo all'incirca dieci minuti in anticipo.
Cominciammo a salire e rimasi sorpresa quando ci accompagnarono nella prima classe, mi aspettavo fossero di famiglia agiata ma non fino a quel punto.

Mi misi al mio posto guardando come Giada si trovasse a proprio agio, aprì il seggiolino facendo in modo di stendersi e cliccando un pulsante chiamo l'hostess.

"Allora che te ne pare?" Mi chiese Elia sedendosi al mio fianco.
"È davvero magnifico ma davvero non meritavo di essere qui" risposi mentre ridendo mi prendeva per mano.
"Possiamo essere qui solo grazie al fatto che sei riuscita a farmi capire quell'inferno"
"Allora vi ringrazio tanto" risposi a mia volta, gli strinsi la mano quando l'aereo iniziò a muoversi.

"Hai paura?"
"Non sono mai stata su un aereo ma non pensavo fosse così" dissi stringendolo più forte.
"Ci sono io qui" poggiò l'altra mano sulle nostre unite facendomi annuire.

Mi chiedevo cosa avevo fatto per meritare quel ragazzo nella mia vita.
Probabilmente in quella precedente ero un martire o un santone.

"Grazie" risposi mentre parlando e scherzando la paura calò ma le nostre mani restarono unite fino all'arrivo.

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Ero distrutta quando arrivammo all'hotel, le 20 ora di volo erano davvero un inferno.
Era tutto buio ma distrutti dal lungo viaggio decidemmo di andare a dormire e visitare il luogo il giorno precedente.
Entrata in camera aprii la valigia alla ricerca del pigiama, accesi il riscaldamento essendo che si gelava.

Dopo aver fatto una doccia ed aver infilato il pigiama mi misi a letto alzando le coperte, nello stesso momento in cui spensi l'abatjour la porta si aprì.
Elia aveva un pigiama a righe nero e bianco mentre con un braccio sorreggeva il pupazzo che ammiccava che gli avevo regalato al suo compleanno, si stropicciò un occhio con un broncio stampato in viso.
Con occhi socchiusi si avvicinò al mio letto buttandosi e s'infilò sotto le coperte.

"Che fai?" Chiesi mentre si avvicinava, vederlo con il pupazzo tra le braccia e mezzo assonnato era una scena troppo tenera.
"Ho freddo e tu sei una stufa" ridendo alzai gli occhi al cielo.
"Cosa?"
"Quando ho dormito con te mi riscaldavi tanto, sei una stufa umana"
"Mi hanno paragonato a parecchie cose ma mai ad una stufa" risposi scherzando facendolo ridere.

"Buonanotte allora" dissi.
"Notte" rispose avvicinandosi, gli rivolgevo le spalle quando avvolse le braccia al mio busto e poggiò la testa sulla mia nuca.
Arrossendo cercai di calmarmi.

È un tuo amico e a casa ti aspetta Stefano.

Ripetendo quella frase svariate volte mi addormentai, nel dormiveglia immaginai Elia darmi un piccolo bacio alla nuca ma sembrò davvero realistico.

"Sveglia" una voce roca familiare mi risuonò nelle orecchie mentre scherzosamente usava un tono sensuale.
"Mhh" bofonchiai qualcosa girandomi dall'altra parte.
"È ora di alzarsi tesoro"
"Un altro po'" misi il muso aprendo di poco gli occhi, Elia mi lasciò un veloce bacio sulla guancia.
"No, sono già le 10" disse scuotendomi la spalla e motovandomi ad alzarmi.

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"Aspetta!" Caddi per l'ennesima volta nella neve sprofondando con la testa nel bianco, la sonora risata di Elia terminò quando Giada gli tirò una gomitata nel fianco, andare sugli scii era più difficile del previsto.

"Ha bisogno di una mano signorina?" Chiese un ragazzo alzandosi gli occhiali scuri, degli splendidi occhi nocciola fissarono i miei.
"Oh, si grazie" risposi sorridendo.

"Non ha bisogno" sbottò Elia avvicinandosi agilmente.
"Mi scusi ma ho notato la signorina in difficoltà e l'unica cosa che ho visto sono prese in giro nei suoi confronti"
"Ma ti fai i cazzi tuoi e affoghi nella neve?" Sbotto Elia avvicinandosi minacciosamente, Giada lo fermò con una mano sbarrando gli occhi e guardandomi.

"Andiamo via prima che gli ficchi uno scii dove non batte il sole" ancora arrabbiato Elia mi prese la mano trascinandomi con sè, Giada ci seguì.

"Elia?" Quasi come una domanda Giada guardò il fratello che si voltò nella sua direzione ancora corrucciato.
"Che vuoi?" Sbottò poggiando un braccio sulle mie spalle.

Giada a bocca aperta alternava lo sguardo da me a lui.
"Perché attiri tutti sti ragazzi? Prima il becchino e ora il pezzo di legno" Giada aprì ancora di più la bocca ascoltando quelle parole.
"Sei geloso?" Chiese la sorella coprendosi la bocca ridendo.
"No" rispose immediatamente con schiettezza.
"No?" Richiese ridendo.
"Ho detto no" sbottò camminando più veloce e tirandomi troppo forte mi fece cadere, sentii la caviglia a pezzi mormorando versi di dolore.
"Voi litigate e ci vado di mezzo io?"

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La distorsione alla caviglia procurò nient'altro che un enorme gonfiore e una fasciatura.
Mi trovavo davanti al caminetto con un appoggia piedi avanti, la base di Genshin riempiva la stanza mentre mi godevo la pace dei sensi.

"Ania" la testa corvina spuntò dalla porta socchiusa mentre gli occhi azzurri erano bassi per l'imbarazzo.
"Si?" Chiesi alzando lo sguardo nella sua direzione.
"Mi dispiace, per colpa mia ti ho rovinato la vacanza ma... ho portato la festa qui" aprendo la porta scoprì le due bottiglie di vino, ridendo poggiai il telefono sul comodino mentre lui entrava.

Stappò entrambe le bottiglie odorando i tappi di sughero, rimasi sorpresa non immaginandolo un intenditore di vini.
Me ne passò una e alzai le sopracciglia, una a testa? Era intenzionato a farmi male?

Cominciando a bere seguii il suo esempio prendendo dei sorsi, l'aroma dolce ma frizzantino m'inebriò lasciandomi alquanto sorpresa.

"È davvero buono" constatai facendolo annuire.
"Mi dispiace... non so perché mi sono comportato in quel modo" sospirò prendendo un sorso.
"Ti ha dato fastidio che quel ragazzo mi aiutasse"
"No ma... no" alzò una mano come per stopparmi.
"Mi hai privato di conoscere un bel ragazzo in vacanza" presi un lungo sorso sentendo il vino fare già effetto, era tanto buono quanto pesante.
"Non hai bisogno di quel cretino, puoi avere di meglio"
"Tipo?" La domanda mi fuoriuscì scherzosa ma lo sguardo di Elia divenne serio.

"Meglio di quello o di quel becchino"
"Becchino?"
"Quello Stefano" mi buttai a letto facendo attenzione alla caviglia, con ancora la bottiglia in una mano lo guardai mentre mi fissava.

"Allora chi? Non appena mi si avvicina qualcuno o provano a parlarmi scacci tutti dicendo che non sono all'altezza"
"Ma non vanno bene" sbottò staccandosi dalla bottiglia, riuscivo a vedere che il vino stava prendendo il sopravvento anche di Elia.
"E perché?"
"Perché non voglio" alzai le sopracciglia mentre guardandomi si mordeva il labbro inferiore, si portò i capelli scuri indietro con una mano per poi sospirare sonoramente.

"Perché non voglio che qualcuno ti possa portar via".

Dream OnWhere stories live. Discover now