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"Alzalo un po' di più" allungai il filo del palloncino facendo un piccolo nodo quando Giada alzò il pollice in sù.
"Sei sicura che non torni?" Chiesi mentre riempivo di elio l'ennesimo palloncino.
"Ho chiesto a Donato di ternerlo fuori fino alle sette" annuii mentre attorcigliavo l'orlo del palloncino e Giada faceva lo stesso.

Salii sulla piccola scala cercando di raddrizzare la scritta "buon compleanno" quando il rumore della chiave scattare ci fece voltare.
"Cosa? È qui?" Giada entrò nel panico e velocemente corsi verso l'entrata.
"Eli, per favore, torniamo al bar" supplicò Donato trascinandolo per la manica del giubbotto.
"Devo prendere il cellulare, calmati, oggi mi stai troppo addosso" sbottò Elia sorprendendosi quando mi trovò bloccargli l'entrata con ancora il fiatone.
"Buonasera" dissi tra un profondo respiro e un altro, stranendosi corrugò le sopracciglia guardandomi dall'alto.

"Non che mi dispiaccia ma cosa ci fai qui?" Chiese mentre allungando le braccia gli bloccavo l'entrata.
"Sto un po' con Giada, sai, cose da donna, quindi è meglio se uscite" spiegai guardando Donato che più basso di Elia cercava di tirarlo inutilmente.
"Devo prendere il cellulare"
"Ma non puoi, te lo prendo io" dissi di scatto bloccandolo mentre faceva un passo in avanti.
"E perché?"
"Perché?" Riproposi la domanda guardando Donato che nel panico cominciò a boccheggiare.

"Perché... perché tua sorella è nuda, si sta facendo la ceretta" dissi d'un fiato facendo sbarrare gli occhi ad entrambi.
"Allora te lo prendo io" disse Donato cercando di entrare con un sorriso, Elia gli prese l'orecchio rimettendolo al suo fianco mentre piagnucolava di dolore.
"Va bene, portamelo tu Ania" chiusi la porta correndo verso il salone dove precedentemente avevo notato il suo cellulare, tornai all'entrata porgendogli poi il cellulare.
"Grazie e se hai bisogno anche tu di fare la ceretta, chiamami che ti aiuto" disse ridendo mentre prendendogli a pugni la schiena lo incitavo ad andar via.

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"Perfetto e siamo anche in tempo" disse Giada mentre sui tacchi sistemava l'ultimo muffin sulla tavola.
"Si" risposi a mia volta guardando la nostra opera, la casa era molto grande ma fortunatamente avevamo fatto un bel lavoro.

Col passare dei minuti gli invitati cominciarono a venire, non avevo realizzato quanto Elia fosse conosciuto fin quando la casa si riempì.
"È qui, ha appena parcheggiato la macchina" urlò un ragazzo, correndo sui tacchi Giada spense le luci dando ad alcuni invitati e a me tubi di stelle filanti.
Quando sentimmo la serratura scattare e l'alta figura di Elia entrare urlammo un "sorpresa" facendo volare le stelle filanti e accendendo la luce.

Ricoperto di fili d'argento ci regalò un meraviglioso sorriso mentre con occhi scintillanti ci guardava mentre urlavamo "buon compleanno!"
"Siete impazziti?" Chiese ridendo, si poteva sentire la felicità nel suo tono.
"È per questo che ho avuto questa sanguisuga addosso per tutto il giorno" realizzò mentre tirava un piccolo ceffone dietro la schiena a Donato.

"Possiamo iniziare la festa!" Urlò Giada da brava padrona di casa facendo fiondare così le persone addosso al festeggiato.

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Mi trovavo seduta sullo sgabello a parlare con una ragazza mentre sorseggiavo il punch, Elia era circondato ancora dai suoi amici mentre beveva qualcosa, sembrava alquanto brillo mentre rideva per ogni singola parola.

Giada nel frattempo stava parlando con Donato, il povero ragazzo era rimasto stregato dalla bellezza della corvina mentre si spostava la lunga chioma dietro la schiena, il vestito blu notte le contornava le curve rendendola impossibile da staccar gli occhi.

La ragazza con cui parlavo a sua volta si allontanò fiondandosi sulla lunga tavola di alcolici, essendo che ogni volta che mi ubriacavo facevo guai mi promisi di fermarmi al punch non superando la linea.

Un divano era pieno zeppo di regali, Elia ci si avvicinò sotto incitamento degli amici ad aprire i regali.
Erano uno più costoso dell'altro e m'imbarazzai al pensiero di dargli il mio piccolo pensierino.

Mordicchiandomi un unghia accavallai le gambe facendo spostare di poco il vestito a tubino nero, sentii una mano fredda toccarmi la schiena spostando i miei boccoli.
"Ciao bellissima" un ragazzo mai visto si sedette al mio fianco cacciando quello che immaginai fosse un sorriso di "sto cercando di rimorchiarti".

"Ciao" risposi distogliendo lo sguardo, inclinando la testa cercò di rientrare nel mio campo visivo.
"Piacere Mattia"
"Piacere" risposi facendolo sorridere, probabilmente non aveva capito che non m'interessava.
"Non ti ho mai vista prima, sei della nostra università?" Chiese ancora avvicinandosi.

Mi voltai cercando di chiedere aiuto con lo sguardo a qualcuno, quando trovai Elia guardarci accigliato mimai un "aiuto" con le labbra facendolo alzare di scatto.

"Allora? Posso almeno conoscere il tuo nome?" Chiese ancora avvicinandosi di più, la puzza d'alcol mi stordì l'olfatto facendomi arricciare il naso.
"Non c'è bisogno" rispose Elia poggiando una mano sulla spalla del ragazzo, balzò per la sorpresa ridacchiando nervoso.
"Se lo dici tu" disse alzando le mani arrendendosi e allontanandosi.
"Tutto ok? Ti stava importunando?" Chiese spostandomi una ciocca di capelli dal viso.
"Adesso è tutto ok" sorrisi facendogli fare lo stesso, si voltò quando un gruppo lo chiamò, lo incitai ad andare e sorridendo ancora una volta lo guardai andare dai suoi amici.

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Stavo bevendo una birra in giardino respirando l'aria fresca, tirai meglio sulle spalle il cappotto cercando di non prendere freddo.
Avevo deciso di uscire quando avevo notato che Elia era ormai ostaggio dei suoi amici e Giada molto ubriaca stava pomiciando con Donato in un angolo del corridoio.

Sospirando notai come non conoscessi davvero nessuno oltre quei due, dovevo farmi un po' di amici.

"Cosa ci fai qui sola soletta?" La roca voce familiare mi fece voltare verso Elia che dondolante si teneva alla porta in vetro del retro.
"Mi godevo un po' la tranquillità" risposi mentre cercava di camminare rettilineo, ridendo si buttò sulla sedia al mio fianco guardandomi.
"Ti stavo cercando"
"Perché?"
"Non mi hai dato ancora gli auguri e il tuo regalo" borbottò mettendo il muso.
"Non volevo disturbarti, sembrava ti stessi divertendo con i tuoi amici" ridacchiai.

Mi attirò a sè stringendomi in un forte abbraccio, mi stringeva così forte che mi mancava il respiro.
"Elia, sto soffocando"
"Sono ubriaco ed è il mio compleanno" borbottò.
"Auguri" gli dissi lasciandogli un bacio sulla guancia, si allontanò con gli occhi sbarrati soreidendo a trentadue denti.
"Grazie"
"E questo è il tuo regalo, non è molto ma mi ricordava te" dissi prendendo il regalo posto sull'altra sedia, avevo in programma di darglielo al dopo festa ma ora sembrava un buon momento.

Iniziò a scartare l'involucro e quando la testa del pupazzo spuntò cominciò a ridere.
Avevo notato il pupazzo in vetrina, aveva i capelli neri e una piccola giacchetta di pelle mentre con un occhio chiuso faceva l'occhiolino.
"Mi somiglia?" Chiese portandolo al lato della sua testa facendo l'occhiolino, annuii ridendo.

Alzandosi cominciò a dondolare, mi alzai di scatto per aiutarlo e quando gli poggiai le mani sul braccio puntò gli occhi nei miei.

"Non voglio questo, voglio un altro regalo" disse voltandosi nella mia direzione, poggiò le mani sul mio viso non distaccando lo sguardo.
Si avvicinò strofinando il naso contro il mio, a poca distanza il suo caldo respiro si rompeva contro le mie labbra.

Elia?

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