Paradise; Max Verstappen.

De givemepvrpose

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Non è facile quando sei la ragazza da relazione seria. Non è facile, soprattutto quando ti ritrovi a desider... Mai multe

Prologo.
Parte 1.
Parte 2.
Parte 4.
Parte 5.
Parte 6.
Parte 7.
Parte 8.
Parte 9.

Parte 3.

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De givemepvrpose

Ethan entrò nella mia stanza, posando le sigarette ed il cellulare sulla scrivania, prima di lanciarsi sul divano. Sembrava turbato da qualcosa, quasi come me. Per un solo istante avevo pensato che fosse di nuovo Max a bussare alla mia porta, come sempre mi ero illusa.
Ethan si guardò in torno, poi il suo sguardo si posò sulla scatola di cioccolatini che Max mi aveva portato e sorrise.

«Sapevo che te li avrebbe portati.» commentò ironico, facendomi spalancare gli occhi. «Quando Lando mi ha detto che doveva fare il babbo natale segreto a Max, gli ho consigliato quei cioccolatini. Mi ricordavo fossero i tuoi preferiti ed ero sicuro che te li avrebbe dati.» spiegò poi. Mi sedetti al suo fianco, non sembrava arrabbiato, anzi sembrava quasi soddisfatto di aver indovinato. «Era qui ieri sera, giusto?» domandò poi.

Aprii per l'ennesima volta la porta della mia camera, chi se non Max?

«Non è il momento.» dissi semplicemente, chiudendo di nuovo la porta. Ovviamente, come il suo solito, non mi lasciò concludere la mia azione e posizionò una mano sulla porta per tenerla aperta. «Max, veramente. Non è il momento, non sono dell'umore giusto per battibeccare inutilmente con te, non ho il tempo da perdere mentre ti rigiri nella mia stanza senza rispondere ad una mia sola domanda. Quindi, per piacere, va via. Non hai altro da fare?» sbottai velocemente, quasi senza nemmeno respirare mentre parlavo. Lui rimase immobile ad ascoltarmi, poi deviando completamente ciò che avevo appena detto, mi spinse di poco ed aprì la porta entrando nella stanza. Esasperata, chiusi la porta alle mie spalle. «Prego, entra pure. Quando mai decido qualcosa io?» chiesi con tono ironico. Max tra le sue mani si rigirava un pacchetto con un fiocco rosso, che posò sul letto prima di sedersi sul divano. «Da quando mi fai regali?»

«Lando era il mio babbo natale segreto. Non posso mangiarli.» rispose atono, facendomi avvicinare curiosa. Trovai la carta semi aperta e la tirai via, scoprendo una scatola di dolci. «Sapevo che ti piacevano.» aggiunse, notando probabilmente il sorriso che mi era nato sul volto. «La tua dipendenza da cioccolato è abbastanza grave.»

«Dipendenza? Solo perché tu non ne mangi e devi dimagrire non significa che io ho una dipendenza!» ribattetti ironica, sedendomi al suo fianco. Mi allungai verso di lui e gli lasciai un bacio sulla guancia - giusto per dargli fastidio -, poi aprii il primo cioccolatino.

«Ecco perché non ti porto mai nulla.» commentò invece lui, pulendosi la guancia. Alzai gli occhi al cielo e riportai tutta la mia attenzione sulla mia cioccolata, l'unica cosa che poteva aiutarmi in quel caso. Tra Max che si presentava senza alcun valido motivo nella mia camera – oltre a quello di esaurirmi – ed Ethan... con cui le cose non andavano così come quando erano iniziate. Ed il perché lo sapevo abbastanza bene: non c'era quella scintilla. Quella scintilla che invece, con il biondo al mio fianco, era sicuramente scattata ma solo dal mio lato. A riprendermi dai miei pensieri fu il cellulare, sullo schermo il nome di Ethan. Spalancai gli occhi e sospirai, poi chiusi la chiamata. «Vuoi davvero trascorrere tutto il tempo senza dire niente?» mi domandò Max, allontanando il cellulare dalle mie mani quando la chiamata da parte di Ethan arrivò di nuovo.

«Dovrei rispondere.» dissi, cercando di recuperare il cellulare dalle sue mani, ma lui chiuse la chiamata. «Max!»

«Non hai risposto alla prima, non volevi rispondergli.» si giustificò semplicemente. Alzai gli occhi al cielo e afferrai un altro cioccolatino. «Vuoi trascorrere tutto il tempo senza dire niente?» chiese nuovamente.

«Cosa dovrei dire, Max? Se ti faccio domande cambi discorso, non mi rispondi.»

«Domande su cosa? Tu non ricordi cos'è successo quella sera.» ribatté lui, facendomi alzare di nuovo gli occhi al cielo. Parlare con Max era estenuante, sembrava quasi avere un discorso e girare intorno al solito argomento dove però non arrivava mai la risposta.

«Meglio così, no?» domandai esasperata, recuperando una barretta di cioccolato.

«Quello ti fa male.» disse lui, indicando la mia cioccolata.

Spalancai gli occhi, poi gli lanciai contro il primo cuscino che riuscii ad afferrare. «Tu mi fai male! Non hai alcun permesso di giudicare cosa faccio, cosa mangio, con chi voglio parlare a telefono e quando! Vattene!» gli urlai di nuovo contro e lui sembrò quasi arrendersi. Si alzò dal divano senza dire niente, poi si fermò quasi vicino alla porta. «Perché l'hai fatto? Lo sapevi che sarebbe finita così. Lo sapevi bene che mi piacevi.» sussurrai, ma lui non mi rispose - non sembrò nemmeno toccarlo quello che avevo appena urlato - ed uscì dalla stanza.

«Si.» risposi, ammettendo. «Però non abbiamo fatto nulla.» mi ritrovai a dover spiegare, anche se lui non aveva chiesto nulla, infatti alzò le spalle.

«Noi non stiamo insieme. E poi, se ti devo dire la verità, avevo capito che tra di voi era successo qualcosa. Quando l'hai visto quella sera al bar quasi ti sei illuminata, ma in realtà ti capisco: siamo entrambi attratti dagli stronzi. La mia ex mi ha fatto dannare per mesi...» mi raccontò lui, scuotendo poi il capo.

«Tu sei un ragazzo perfetto, Ethan.»

«Anche tu, Edith. Non ho idea di come non se ne accorga anche lui. Ma... tra di noi non scatta quella scintilla, che sicuramente è scattata con Max.» terminò lui il mio discorso, cogliendo in pieno il punto. Annuii, sprofondando poi sul divano, stanca. «Cos'è successo tra voi due?» domandò cautamente dopo qualche secondo di silenzio.

Mi strofinai gli occhi per cercare di reprimere le lacrime che mi stavano per nascere, afferrando poi un cuscino da stringere al petto. «Ad una festa di Daniel, lui era particolarmente ubriaco ed abbiamo ballato insieme. Era da un paio di settimane che ci parlavamo, ci guardavamo, era capitato spesso che ci trovassimo nella situazione di un bacio, ma io avevo sempre frenato. Io... diciamoci la verità, non sono il tipo suo. E non parlo di aspetto fisico, io sono la ragazza da-»

«Sei la ragazza da storia seria, equilibrata, cioccolatini e rose. Lui non mi sembra il tipo.» interruppe, descrivendomi perfettamente.

«Si, infatti. Proprio per questo giorni prima gli avevo parlato e lui sembrava avermi capito, e mi ha detto che quella cosa non poteva andare avanti, che non avrebbe portato a nulla, che lui è il tipo che a mala pena si ricorda il nome della ragazza con cui va a letto. Ed io ero anche d'accordo, perché avevamo una bella amicizia che non volevo perdere, però poi...»

«Però poi ci sei andata a letto?» domandò lui.

«No! Per fortuna, no. Ci siamo baciati.» spiegai, ricordando ancora bene quelle sensazioni di quella sera. «Anche se penso che se non ci avessero interrotti ci sarei finita a letto.» ammisi poi, per la prima volta a voce alta. Sospirai, incrociando le braccia al petto mentre riflettevo su quella situazione.

«A Max piaci, a modo suo.» commentò lui, ed io annuii. Si, ovvio che gli piacevo.

«Si, gli piaccio solo per portarmi a letto. Ed io a letto, con un tipo che poi mi tratta con quella freddezza, non ci vado. Per quanto possa piacermi, non riesco a farlo.» chiarii, ma il nostro discorso fu interrotto dal rumore della porta. Mi alzai confusa, ed aprii la porta. «Max!»

«Edith!» disse, imitando il mio tono di voce, poi rise. Lo guardai confusa e sorpresa, non immaginavo che anche dopo ieri sera si presentasse alla mia porta. Max scosse il capo e mi sorrise, poi si spostò dal muro a cui era poggiato e quasi lo vidi barcollare. «Sembri sconvolta come se tu avessi visto un fantasma.» commentò poi, poggiando la mano sulla porta della camera pronto per spalancarla ed entrare.

«Aspetta, no. Cosa vuoi?» domandai, tenendo la porta semichiusa dietro la mia schiena. Già mi risultava difficile sopportare Max, non riuscivo ad immaginare Max ed Ethan insieme. Soprattutto se Max era ubriaco.

«Sta sera non ho cioccolatini per corromperti, Edith.» disse, poggiando di nuovo la mano sulla porta, ma lo bloccai di nuovo portando una mano sul suo petto per allontanarlo. «Che hai?» domandò quasi offeso.

«Io che ho? Tu che hai! Smettila di venire in camera mia! Soprattutto se hai bevuto.» lo accusai, pronta per sgattaiolare di nuovo in camera e chiudergli la porta davanti al viso, ma lui mi blocco per il braccio, posandomi con poca grazia contro il muro di fianco all'entrata. «Max-» cercai di bloccarlo, ma lui spalancò la porta.

«Hei Max!» salutò Ethan, sporgendosi dal divano con un enorme sorriso sul volto. «Grazie per averle regalato questi cioccolatini, sono i nostri preferiti! Vuoi guardare un film con noi?» domandò poi, ed io cercai di interpormi tra i due per calmare quegli sguardi di sfida che si scambiavano. Max alzò il sopracciglio, sembrava sia curioso che confuso. A salvarmi da quell'imbarazzo fu il cellulare di Max, che squillò. Sia santificato il cellulare.

«Grace.» rispose atono, allontanandosi di qualche passo. Mi voltai verso Ethan e gli chiesi che diamine aveva in mente di fare, ma poi Max tornò alla porta e dovetti voltarmi di nuovo verso di lui, pronta ad invitarlo ad uscire.

«La tua ragazza, giusto? Sai cosa sarebbe bello? Se tu la portassi qui e tutti e quattro guardassimo uno di quei film romantici natalizi!» propose Ethan, alzandosi dal divano per affiancarmi, posando un braccio intorno al mio fianco. Io, il mio quasi fidanzato, Max e la sua ragazza in camera mia a guardare un film romantico natalizio? Una tortura! «Oppure non sei il tipo, Max?» lo sfidò e mi portai una mano alla fronte. Max accettava sempre le fide.

🞯

Dopo meno di mezzora ci ritrovammo tutti e quattro nella mia stanza. Grace – ora che potevo studiarla senza la luce fioca del lampione del retro di un locale – era veramente bella. I suoi occhi tendevano verso il grigio, i suoi capelli rossi erano perfettamente lisci e ricadevano sulla schiena mentre una semplice maglietta bianca faceva risaltare le sue lentiggini. Era comodamente seduta sul lato sinistro del divano, le sue gambe fasciate dal jeans chiaro erano poggiate su quelle di Max, mentre assaggiava i cioccolatini che Max mi aveva portato. «Sono deliziosi. Chi te li ha portati?» chiese, facendomi entrare nel panico.

«Ethan.» risposi velocemente, portando una mano sulla spalla del ragazzo al mio fianco, che resse il gioco ed annuì. Effettivamente, era stato lui a consigliarli a Lando che li aveva dati a Max, quindi era la verità. In parte.

«Max, dovresti regalarmi questo tipo di cose anche tu!» commentò lei, rubando un altro cioccolatino. Max annuì ed io riportai il viso sulla televisione, dove da più di venti minuti rigiravo con il catalogo natalizio di Netflix. «Vado a fumare, scegliete un film!» disse poi, alzandosi velocemente dal divano per raggiungere il terrazzino della camera.

«Vado anche io.» disse Ethan, recuperando le sigarette dal tavolo della scrivania, lasciandomi da sola in camera con Max.

«Avresti potuto portarli a lei i cioccolatini.» commentai ovvia, ricevendo in cambio solo un'occhiata gelida, come suo solito. Continuai a scorrere la lista di film, poi mi voltai verso di lui. «Che film consigli?»

«Ti sembro il tipo da film natalizio?» domandò ironico, portando di nuovo lo sguardo sullo schermo del suo cellulare. Non riuscii a non dargli ragione, non riuscivo ad immaginare Max trascorrere un pomeriggio sul divano con una ragazza a guardare un film romantico natalizio, anzi non riuscivo ad immaginarmelo in nessun momento romantico. Perché lui non lo era.

'Non sono il tipo da storia d'amore' me lo aveva detto qualche giorno prima che mi ritrovassi a baciarlo in quel locale. 'Tu sei il tipo da storiella romantica, di rose e fiori, cuori rossi e palloncini. Io sono il tipo che non si ricorda nemmeno il tuo nome se scopiamo, fattene una ragione' me lo aveva detto, mi aveva avvisata. Ed io c'ero cascata comunque. 'Non ho tempo per queste stronzate' mi aveva anche detto, ma io cosa avevo fatto? Mi ero gettata liberamente tra le sue braccia.

Ethan tornò in camera, sedendosi di nuovo al mio fianco. «Perché non lo decidete voi maschi il film?» sbottai poi, alzandomi dal divano. Raggiunsi Grace fuori al terrazzo, aveva quasi terminato la sigaretta. Ero terribilmente curiosa di sapere come aveva fatto ad incastrare Max. Si voltò verso di me quasi sorpresa, poi mi sorrise. Non sembrava sapere niente di quello che era successo tra me ed il suo ragazzo, quasi mi sentivo in colpa, forse quando l'avevo baciato stavano già insieme? «Non dovresti rovinarti così...» commentai, indicando le sigarette.

«Oh, lo so. Me lo dice anche sempre Max, ma non ci riesco.» disse lei, sembrando quasi dispiaciuta per il suo vizio, ma comunque prese l'ultimo tiro prima di spegnerla nel posacenere.

«Tu e Max... da quanto state insieme? Non ti ho mai vista a qualche gara...»

«Mh, saranno un paio di mesi, cinque forse?» disse, cercando di pensarci su, poi alzò le spalle. Cinque mesi significa che quando aveva baciato me era già fidanzato. Mi sentii quasi di vomitare, non solo aveva tradito, ma aveva reso me l'amante. Mi voltai verso di lui, che intanto discuteva con Ethan e capii che per lui tutto era una gara, una sfida. E quel bacio che ci eravamo scambiati era solo per dimostrare che anche io potevo arrendermi a lui. Mi poggiai alla ringhiera del balcone e guardai di nuovo verso Grace che ignara sorrideva guardando le stelle, non sapeva che il suo ragazzo, la persona che lei chiamava 'amore', in realtà l'aveva tradita con me e forse anche con altre ragazze, andando ben oltre un bacio. Forse avrei dovuto dirglielo, per non farla soffrire ulteriormente. «Ma io e Max non stiamo veramente insieme.» aggiunse lei, spiazzandomi.

«In che senso?»

«Noi andiamo a letto insieme, ci divertiamo. Ma non stiamo realmente insieme. Sarebbe una tortura avere una reale relazione con un tipo come lui, chissà quante altre si è portato a letto in questi mesi.» rispose, e sembrò tranquilla in quello che diceva. «Pensa, un paio di sere fa l'ho telefonato e lui sa che se lo chiamo di sera è per farlo venire in camera mia. E lui cosa fa? Ha chiuso la chiamata per ben tre volte! Sicuramente era a divertirsi altrove.» mi spiegò poi. Un paio di sere fa, quando Max era in camera mia... lui aveva chiuso la chiamata. E no, non era per divertirsi con un'altra. Perché lo aveva fatto? «Certo, è molto bello, ma sai quanto fa soffrire uno come lui? Preferisco divertirmi, in quel campo penso sia il migliore.» aggiunse poi, decantando le sue doti, facendomi imbarazzare. Per quello che avevo provato io, potevo darle ragione. «Sei fortunata ad avere un ragazzo che ti porta i cioccolatini, credimi. L'unica cosa che mi regala Max sono questi.» disse ancora, spostando il colletto della maglia, lasciando fuoriuscire un reggiseno di pizzo viola scuro. Per quel poco che riuscii a vedere, sembrava qualcosa di estremamente costoso.

«È molto bello.» commentai, lasciandola poi ricoprire.

«Oh, ci credo. Ricamato a mano, costerà una fortuna. Ma credo che il costo valga il divertimento, se sai cosa intendo.» disse lei, facendomi l'occhiolino. Arrossi di nuovo, immaginando qualcosa che andava oltre quello che io avevo mai provato in vita mia, a mala pena sapevo come si indossava un completino intimo di quel tipo. «Lo vedi così aggressivo normalmente, ma non hai idea a letto... ma non penso che tu ti annoi con Ethan, ha dei bei muscoli sotto quella maglietta. Cosa fa?»

«Lui disegna i caschi per un pilota.» risposi, voltandomi verso Ethan. Lui era veramente un bel ragazzo, forse quello che tutte sognano, ma come ci eravamo detti prima, eravamo troppo simili. A noi piacevano gli stronzi. «Torniamo dentro?» chiesi poi. Grace annuì e mi seguì, sedendosi poi nuovamente al fianco di Max, portando le gambe sulle sue. «Avete scelto?»

«Si, andiamo sul classico. Mamma ho perso l'aereo!» rispose Ethan, portando un braccio intorno alle mie spalle. Annuii, cercando di concentrarmi sul film. Posai il capo sulla spalla del ragazzo al mio fianco, lasciandomi avvolgere dalle sue braccia. Non riuscii a non guardare per almeno qualche secondo la coppia al mio fianco, Max rimase a guardare il suo cellulare, mentre Grace non provava alcun fastidio a non essere considerata. Forse erano la coppia perfetta.

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