DARKER//kookv

By fiamminga95

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"Due cuori, la stessa cicatrice" [COMPLETA] +++ Taehyung è un attore che dopo tanto tempo torna in corea per... More

Personaggi e Avvertenze
Prologo
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Epilogo

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By fiamminga95

Capitolo 24

Le risorse umane


L'aria era freddissima, mentre l'inverno si avvicinava sempre di più. Sull'erba verde del prato, la brina aveva lasciato un alone bianco che sembrava neve ma era solo ghiaccio. Taehyung strinse le mani nelle tasche strofinandosele un po' contro il corpo e stringendo lo scaldamani in gel che si portava dietro. Le dita si erano intirizzite quando aveva svuotato il vaso e cambiato i fiori.

Jungkook aveva tenuto un grosso mazzo di ortensie viola in mano mentre camminavano lungo la piccola via, e aveva guardato Taehyung prendere il vaso dalla vecchia lapide, ripulire l'acqua sporca e sistemare i fiori.

Taehyung adesso stava fermo, mentre vedeva Jungkook passare un panno sul marmo scuro e sopra la foto di sua madre protetta dal vetro. L'immagine era vecchia, ed era un po' sbiadita per colpa del sole, ma la signora Jeon era ancora attraente e dolce in quella foto, scattata molto prima che la sua depressione prendesse il sopravvento. Taehyung non la ricordava così, la ricordava invece con i capelli sporchi e in disordine, quando dal divano lo ascoltava parlarle e raccontare storie inventate su come stava bene a scuola e su quanto fosse amico con Jungkook.

Le uniche piccole gioie dei suoi anni di vita erano state una menzogna ma Taehyung non si pentiva di aver mentito. Aveva provato a fare la sua piccola parte, ma era solo un piccolo ragazzino che provava a tappare la falla di una diga che cedeva con la sua piccola mano. Spera che, in qualsiasi luogo fosse, la sua seconda madre lo avesse perdonato.

Jungkook passò amorevolmente la mano sulla sua foto, pulendola dai residui di brina che si erano cristallizzati sopra. Rimase per un poco in ginocchio, davanti alla tomba, osservando la foto di sua madre e Taehyung non poté fare altro che fare un passo in avanti e mettergli una mano sulla spalla.

«Credi che avrebbe approvato?» chiese, a bassa voce, Jungkook «O credi che ci avrebbe detestati?»

«No. Penso che sarebbe stata felice. Forse non se lo sarebbe aspettato, ma ci amava. Sono sicuro che se fosse viva, sarebbe felice per noi, Kookie»

L'altro si alzò in piedi, tenendo ancora bassa la testa «Se fosse viva, molte cose sarebbero diverse» disse.

Taehyung aveva dei dubbi su questo. Forse le cose sarebbero andate diversamente tra loro, ma sarebbero stati allo stesso punto. Non era la madre di Jungkook il problema. Non era mai stata un ostacolo. Voltò la testa e osservò la tomba di fianco a quella della bella donna che avevano davanti. Il marmo era sporco, l'immagine piena di umidità non si vedeva. Le erbacce ci erano cresciute sopra e non c'era nemmeno il vaso per mettere i fiori. Erano anni che nessuno metteva nemmeno un fiore sulla tomba del signor Jeon.

Jungkook non l'avrebbe fatto, e lui era l'unico che rimaneva.

Anche l'altro voltò la testa per guardare la tomba, ma strinse la mascella.

«Quando è morto tuo padre, Kookie?» chiese Taehyung, che nemmeno sapeva della presenza di quella tomba lì. Non aveva avuto nemmeno una notizia della morte di quell'uomo.

Era morto e Taehyung l'aveva scoperto solo leggendo il nome sulla tomba- a malapena visibile nella lapide trascurata.

«Tre anni fa» disse Jungkook continuando a fissare la tomba del padre «Troppo tardi, per quello che mi riguarda»

«Come?»

«Un ictus» disse l'altro, con voce glaciale «è rimasto paralizzato su un letto per qualche mese e poi ha avuto un deficit respiratorio che l'ha fatto soffocare da solo, nel suo letto»

«O mio dio ...» Taehyung si raggelò, ma non per il freddo.

«Se n'è andato troppo facilmente. Avrebbe dovuto soffrire di più»

«Non dire così» sospirò Taehyung «Era pur sempre tuo padre»

«E io sono suo figlio e gioisco ogni giorno sapendo che sta bruciando all'inferno» il suo sguardo era sempre più nero. «Anche se ... non mi converrebbe credere all'inferno. Potrei finire proprio di fianco a lui a subire le stesse torture»

«Jungkook» Taehyung lo prese per mano «Non ... smettila. Non sei affatto come lui. Non sai ... non sai fino a che punto sei diverso da lui» strine la sua mano, cercando di veicolare tutto il suo dolore.

Una parte di lui sperava di potergli parlare liberamente, riguardo a tutto quello che era successo prima che partisse per Los Angeles, ma il suo cuore voleva risparmiare a Jungkook un altro dolore che lo avrebbe fatto solo infuriare contro un uomo morto contro cui non poteva più avere giustizia. «Credimi, per favore»

Jungkook lo osservò, lo sguardo triste. Fece vagare i suoi occhi nei suoi e sospirò «L'unica cosa che me lo fa credere, è la tua presenza qui, angelo»

«Allora credi a me e basta» rispose lui poggiando la testa sulla sua spalla. «Credi solo a me»

Rimasero lì a guardare la tomba della madre di Jungkook per qualche altro minuto, prima di salutarla. Taehyung si guardò intorno, notato che da una delle tombe vicine era caduto un fiore dal vaso. Mentre Jungkook stava per andarsene, Taehyung si voltò e prese il fiore da terra. Non conosceva il tipo, ma era bianco e quasi appassito e Taehyung, facendo un passo indietro, lo depose sopra la lapide del signor Jeon.

«Taehyung» Jungkook lo fermò, prima che il fiore potesse raggiungere la superficie «Non farlo. Non tu. Non a lui»

Lui lo guardò in faccia, notando che Jungkook era particolarmente sofferente. Taehyung non capiva perché, ma spostò delicatamente la mano che lo tratteneva e poggiò ugualmente il fiore sulla lapide «Kookie, bisogna avere pietà per i morti. Anche se forse era un uomo malvagio, lo posso perdonare»

«Come fai a dire una cosa del genere?!» sbottò l'altro e Taehyung si voltò verso di lui allarmato «Come puoi dirlo di lui?!»

«Era tuo padre, Kookie. Anche se fosse l'uomo peggiore sulla terra, posso perdonarlo, se mi ha dato te»

Jungkook rimase immobile, i suoi occhi lucidi. Sbuffò amaramente e scosse la testa «Sei troppo buono, Taehyung. Come puoi essere così buono?». Lo prese per mano e lo condusse via, senza trovare niente di intelligente da rispondergli. Jungkook si lasciò condurre all'interno del cimitero, finché disse: «Vuoi andare a trovare tua nonna?»

«Sì. Non le faccio visita da molto tempo. Avrei dovuto pensare anche io a comprare dei fiori»

Si avviarono per le strade tortuose del cimitero, fino a trovare la lapide che stavano cercando. Taehyung rimase sorpreso nel vedere che la tomba era in buono stato. Non c'erano dei fiori freschissimi, ma qualcuno li aveva messi di recente. L'immagine della vecchia signora dai capelli bianchi sorrideva nella foto posta in cima. «Qualcuno viene a sistemare la tomba» disse, avvicinandosi.

«Io» disse Jungkook.

Taehyung si voltò, sorpreso «Davvero?»

L'altro annuì pacatamente «Ogni volta che vengo per mia madre»

«Perché?»

Jungkook fece un mezzo sorriso «Non andresti anche tu da mia madre, se venissi qui per tua nonna?»

Taehyung batté poche volte le palpebre e poi fece un sorriso «Non sono così dedito ai morti come lo sei tu. Ma immagino che lo farei» tornò a guardare la tomba «Mia nonna, almeno, è morta in pace» Non voleva ricordare quel giorno, l'unica consolazione di quegli anni era solo il fatto che la vecchia nonnina si era solo addormentata in veranda, guardando il suo bel giardino dopo aver sistemato la casetta per uccelli, con un sorriso soddisfatto sul viso. Non si era più svegliata, ma Taehyung sapeva che se ne era andata così, con quel sorriso.

«E lei?» chiese Jungkook «Pensi che lei sarebbe contenta?»

«Mmm» Taehyung scosse la testa «Non credo nel paradiso o nell'inferno e mi dispiace un poco che non sia mai riuscita a coinvolgermi davvero nella sua fervente religione. Se davvero esiste un aldilà, forse adesso che può vedere tutto, come spirito, potrebbe aver cambiato idea. Da viva, sarebbe stata decisamente contro di noi. Non credo che abbia mai nemmeno considerato la possibilità che fossi gay»

«Perché, lo sei?»

Taehyung si voltò a guardarlo di nuovo.

Buona domanda. «Sono stato solo con uomini. Ma non so se è stata davvero una mia scelta» considerò. Fece spallucce «L'unico da cui sono mai stato attratto sei tu. Non so se gay o etero o altre definizioni mi stanno bene». Soprattutto perché non era finito a letto con altri uomini che non fossero Jungkook perché lo voleva lui. Aveva solo accettato in silenzio chi ci provava per non avere altri problemi.

Non aveva bisogno di chiedere a Jungkook se era gay. Jungkook sicuramente era stato con altre donne, e forse era anche andato con altri uomini, in quegli anni che non si erano visti. Non aveva molta importanza, però. Per lui, almeno, non l'aveva. Le etichette andavano sempre un po' male a tutti.

«Mia nonna comunque non avrebbe capito. E praticamente ilmente, se avesse insistito, forse avrebbe anche vinto contro di te, Kookie. Sarei potuto finire con una bella ragazza a darle dei pronipoti»

«Non sarebbe mai successo»

Taehyung ridacchiò «E perché?»

«Venisse Dio a provare ad allontanarmi da te, non ci riuscirebbe»

Taehyung lo guardò ad occhi spalancati, non sorpreso dalla forza della sua convinzione, ma comunque lusingato da essa. Deglutì a vuoto e scosse la testa, in imbarazzo. Jungkook gli tornò vicino e gli cinse la vita con le braccia. «Mi dispiace nonna» disse alla lapide «Ormai non si può fare più niente»

Taehyung ridacchiò e appoggiò la testa alla sua, lasciandosi riscaldare dal suo abbraccio.

«Andiamo via, Kookie. Mi sento triste qui»


+++


«Detto sinceramente ... questa cosa mi inquieta» Yoongi sporse lo sguardo dal tavolo, dove qualche tavolo più in là Beomgyun stava mangiando il suo pranzo. Taehyung seguì il suo sguardo e poi scosse la testa.

«Beomgyu non vi darà mica fastidio. Non fa niente. A malapena parla» prese un raviolo con le bacchette e lo mangiò in un solo boccone.

«Sì ma è sempre qui» rispose Yoongi e Hobi annuì «Insomma, non possiamo nemmeno venire a pranzo insieme in pace»

«Che problema hai? Beomgyu sta lontano e non ci interrompe» rispose Jimin.

«Ok, ma ci fissa» spiegò Yoongi «Mi sento a disagio. È come essere sempre seguito da una telecamera. E poi chissà cosa dice a chi»

«Al massimo dirà al ragazzo di Taehyung che è venuto a pranzo con noi, i suoi colleghi. Sai la tragedia» Jimin alzò gli occhi al cielo «E poi è utile averlo in giro. Aiuta quando seve una mano in più e non parla e non commenta»

«Fa il robot» disse Yoongi. «E poi a che serve, se Taehyung non ha subito nessun'altra aggressione? Non c'è nessun motivo per cui continui a seguirlo. Sono settimane ormai»

«Ok, forse non c'è stata nessuna aggressione proprio perché Taehyung è sempre con una guardia del corpo. Ci hai pensato?» sottolineò Jimin «Magari Soowon si è fatto sotto perché ha visto che il Daddy di Tae-Tae è più cazzuto di lui»

«Senti ... Non siamo sicuri che sia stato Soowon»

«Ma è stato Soowon. Chi poteva essere? Tae» Jimin si voltò verso di lui «Non ci sono ancora nuovi sviluppi?»

Lui scosse la testa «No ... hanno recuperato le immagini di sorveglianza del palazzo ma non hanno mostrato niente di incriminante, solo gli intrusi che entravano e uscivano»

«Ma scusa ... ora casa tua è stata risistemata, perché non ci torni?» chiese Yoongi «Così magari ci vediamo da te qualche volta. Perché ormai ci vediamo solo a lavoro o a casa nostra. A meno che non ci vuoi far salire a casa del tuo ragazzo»

«Non posso, è accessoriata di un avanzato sistema di sicurezza. Deve essere solo lui a dare il permesso alle persone di entrare»

«E non ci vuole fare entrare?»

«Non è colpa vostra» rispose Taehyung a Jimin «Gli unici che possono entrare siamo io, il suo segretario e pochi suoi collaboratori di lavoro. Nessun altro ha accesso»

«Allora torna a casa tua, scusa» disse di nuovo Yoongi «Lì ora hai il sistema di sicurezza anche tu, puoi farci entrare»

Taehyung considerò la possibilità e deglutì il suo sorso di brodo di pollo. Si leccò le labbra e ci ragionò un po' su. «Uh ... non lo so. Anche se c'è il sistema di sicurezza, non mi piacerebbe tornare a casa a dormire da solo, dopo quello che è successo. E se tornassi lì, Beomgyu probabilmente mi starebbe ancora più intorno del dovuto. E poi ...» fece spallucce «Il mio ragazzo è sempre impegnato per lavoro, c'è poco a casa e anche io ho molto da lavorare. Non è che mi tiene chiuso in casa. Il weekend ci siamo visti lo stesso, non è vero, ragazzi?» disse. «Non è cambiato niente. Solo, non potete venire da me. Da noi, voglio dire»

«Mmm» Yoongi non sembrava convinto.

«Non ti avrà mica convinto a vendere casa tua?» chiese Hobi, invece «Ce l'hai ancora tu, una casa, vero?»

«Eh? Certo. Che dici?» Taehyung incassò le spalle «Non mi ha nemmeno parlato mai di casa mia se non per dirmi che ormai era risistemata. Anzi, mi ha anche detto se volevo andare a vederla, ma non mi interessava più di tanto. Sto bene da lui. Abbiamo una routine tranquilla»

«Ma se lavora così tanto, non ti lascia indietro?»

Taehyung scosse la testa «No, è che tempo fa avevamo litigato, e visto che la sua unica distrazione è il lavoro, aveva preso un sacco di appuntamenti per trovare un modo per distrarsi, perciò ha molte cose accumulate ... tra un po' sarà più libero» disse lui, convintamente.

«Sarà, ma è quello che dicono le mogli mantenute dei mariti ricchi» rispose Hobi.

Taehyung ridacchiò «Fidati, se so una cosa di lui e che non mi permetterebbe di fare la bella statuina o il compagno trofeo, dopo quello che è successo alla sua famiglia. E poi, non sono sicuro che gli piaccia il suo lavoro. Ovviamente lavora con dedizione ma penso che detesti la sua azienda. A volte ne parla come se le volesse dare fuoco ... perché era della sua famiglia. Spero che si impegni davvero, così comincerà a vedere i frutti di quello che fa e cominciare a considerare il suo lavoro suo e non quello che qualcuno gli ha forzatamente dato in eredità»

«Vedete?» Jimin fece un segno con la mano «Parlate sempre male di questo tipo ma Tae-Tae ha sempre la risposta pronta e parla sempre con ammirazione di lui. Smettetela di gufare»

«Sarà, ma finché non lo vedo in faccia, io di questo non mi fido» rispose Hobi e Yoongi annuì.

Finirono di mangiare, ma visto che gli altri avevano ancora da lavorare, Taehyung si prese un po' di tempo per sé. Camminò un po' per negozi, mentre ripensava alle parole dei suoi amici. No, Jungkook non era fissato con il suo lavoro, era solo il lavoro che era fissato con lui. Sicuramente se avesse potuto, avrebbe lavorato di meno.

La loro convivenza insieme stava andando bene.

Si svegliavano ogni mattina nello stesso letto, svegliati da Millie che pretendeva la colazione. Mangiavano insieme e alle sette e mezza arrivava, tutti i giorni eccetto il weekend, Jin che aggiornava Jungkook sul da farsi e portava con sé altro caffè. Taehyung guardava un po' la televisione mentre gli altri due stavano al bancone a guardare i documenti e poi Jungkook e Taehyung dividevano il bagno per lavarsi e sistemarsi per la giornata – anche se l'appartamento di Jungkook ne aveva altri due.

Si gravitavano intorno facilmente e nessuno dei due dava fastidio all'altro. Taehyung aveva la sua cabina armadio, ora piena di roba, sfortunatamente nell'altra camera da letto perché quella di Jungkook aveva giù il suo armadio ben organizzato. Si vestiva, scendevano insieme e poi ognuno andava a fare il suo lavoro. Taehyung di solito tornava prima a casa ma non gli dispiaceva stare per fatti suoi. Junkook arrivava alle sette di sera e a quel punto o andavano a mangiare fuori oppure ordinavano qualcosa.

Lo scorso weekend avevano poltrito a casa tutto il tempo, mangiando, parlando e facendo l'amore, ed era tutto talmente domestico e semplice che Taehyung non capiva come diavolo, fino a quel punto, aveva pensato che potesse essere un problema stare con Jungkook. Di cosa aveva avuto paura? Era tutto perfetto, fatta eccezione per l'incertezza dell'aggressione a casa sua.

Improvvisamente, gli venne voglia di Jungkook. Voleva vedere solo il suo viso, dirgli ciao, dargli un bacio e assicurare: «Ci vediamo dopo a casa»

Ridacchiò tra sé e sé e poi chiese a Beomgyun di portarlo fino alla Jeon. Tornarono alla macchina e Beomgyu, che ora gli faceva anche da autista, lo condusse fino al grande grattacielo e parcheggiò all'interno con il suo tesserino privato e lo portò con tranquillità fino all'ultimo piano senza che nessuno facesse domande. Comunque, Taehyung sospettava che doveva dire solo il suo nome per avere accesso anche solo agli sgabuzzini delle scope lì dentro.

Quando l'ascensore si aprì e rivelò la grande scrivania di Jin, lo vide intento a scrivere al pc. L'altro alzò lo sguardo «Oh! Taehyung. Che piacere» sorrise, sempre nel suo modo cortese.

«Dov'è K... Jungkook?» chiese, ricordandosi che era meglio non chiamare il CEO di quella azienda multimiliardaria come un biscottino proprio davanti al suo ufficio.

«È appena uscito da una riunione» guardò l'orologio, per esserne sicuro «Starà tornando qui. Puoi aspettare nel suo ufficio, se vuoi»

«Grazie» Taehyung si andò ad accomodare, sentendo Jin chiedere a Beomgyu se voleva prendere un caffè. Richiuse la porta alle spalle. L'ufficio di Jungkook lo colpiva sempre per quanto fosse grande e asettico. Non sapeva se era rimasto così dai tempi di suoi padre ... ma a giudicare dall'arredamento dal design moderno, forse no.

Si andò ad affacciare alla finestra, per guardare in basso la brulicante Seul ancora piena di vita subito dopo l'ora di pranzo. Appoggiatosi al vetro si perse nella vista, e incrociò le braccia, rapito dal modo in cui tutti sembravano muoversi come formiche lì sotto, come se le auto fossero solo macchinine giocattolo.

Dopo un po' la porta si aprì all'improvviso. «No, non mi interessa. Dì a Ji che voglio avere la pratica pronta entro domani»

«Ma signor Jeon ... non c'è tempo» disse una voce di donna.

«Non è un problema mio. Se non c'è tempo, se lo crei ...» Jungkook alzò lo sguardo e lo vide appoggiato alla finestra.

Taehyung non fece in tempo a guardare i suoi occhi, perché fu immediatamente distratto dalla donna che lo accompagnava. Era giovane, ma più grande di loro. Portava un vestino rosso dal taglio professionale, se non fosse stato per il colore fuori luogo ... e dall'ampia scollatura e lo spacco sulla gonna. Taehyung la fissò, notando quanto vicino stava a Jungkook.

«Taehyung. È successo qualcosa?» chiese Jungkook. Poi si ricordò della donna che lo accompagnava e la congedò con un gesto della mano «Mi hai sentito. Parla con Ji. Voglio avere tutto pronto al più presto»

La donna guardò prima Taehyung e poi Jungkook che la lasciò lì per dirigersi verso di lui. Lei fece un piccolo inchino e si ritirò. Prima ancora che lei potesse chiudere la porta, Taehyung disse: «Chi è quella?»

«Uh?» Jungkook si voltò per poterla guardare, ma la donna era già uscita dalla stanza. «Oh, Choi Joseong? È il capo delle risorse umane» disse semplicemente. «Comunque, dato che sei già qui, ti informo adesso di una cosa»

«Che cosa?» Taehyung si corrucciò.

«Giovedì prossimo devo andare ad Hong Kong» spiegò facendo un mezzo sospiro stressato «Siamo nel mezzo di un'acquisizione e il governo vuole avere un meeting direttamente con me e con i loro sindacati. È probabile che dovrò rimanere lì anche venerdì. Forse sabato. Non lo so»

«Ah» Taehyung ci rimase un po' male «Vuol dire che starò da solo a casa?»

«A dire il vero speravo volessi venire con me»

Taehyung spalancò la bocca e stava già per dire di sì. Eccitato, era sul punto di rispondergli e poi sbuffò, reclinando la testa «Oh, no ho le riprese in esterna da mercoledì al venerdì» grugnì «Namjoon mi ammazza se non mi presento, sono giorni che aspettano che nevichi così possiamo girare ...»

«Oh» Anche Jungkook si accigliò «Allora non si può fare ... Uh, speravo di poterti portare in giro in città nel weekend, ma penso dovremmo fare un'altra volta»

Taehyung fece un mezzo sorriso «Abbiamo tutto il tempo del mondo, no?» si piegò a bacialo ma si fermò a metà strada. Si appoggiò di nuovo alla finestra e chiese: «Tanto per curiosità, ma chi altro viene con te?»

«Jin» rispose prontamente Jungkook. «E Yeonjun e Soobin. Poi anche un paio di altri dipendenti. Ah, anche quella Choi Joseong che hai visto»

Taehyung si accigliò: «È normale che si vesta così, in ufficio?»

«Non lo so. Forse?» Jungkook inclinò la testa, un po' confuso.

«O lo fa solo quando deve parlare con te? Perché potrebbe venire nuda ad Hong Kong» disse lui con una certa asprezza.

Jungkook aprì la bocca per rispondergli ma poi rimase in silenzio. Poi fece un mezzo sorrisi «Ah, tu dici»

«Non capisco perché nessuno la rimprovera per quel vestito che si è messa. Non ha un capo che le possa ricordare il dress-code?» sbottò lui.

Jungkook alzò un sopracciglio «Certo. Io»

«E allora perché non lo fai? O ti piace vederle le tette?» Taehyung si stava innervosendo, principalmente a causa dell'espressione sorniona dell'altro.

Jungkook ridacchiò «Angelo» disse «Non sarai geloso?»

«Uh?» batté le palpebre e fissò Jungkook. Incrociò le braccia e incassò la testa nelle spalle «Perché, dovrei?» chiese, ancora più innervosito «E comunque, non lo sono. Guarda le tette e le gambe di chi ti pare»

«Allora non ci sono problemi se viene anche lei ad Hong Kong al posto tuo?»

Taehyung gli rivolse un'espressione torva «Non viene al posto mio. Fa il suo lavoro. Non prende il mio posto. Anzi. Sai cosa. Non farla venire»

Jungkook continuava a ridacchiare «Perché, è un'ottima lavoratrice»

«Non se ti vuole entrare nei pantaloni!» sbottò lui «Questo davvero non è professionale!»

Jungkook rise ancora più forte e si avvicinò a lui per dargli un bacio ma Taehyung provò a rifiutarsi, provando a scappare verso la scrivania. Jungkook lo afferrò comunque e lo baciò lo stesso «Lasciami stare. E io che volevo solo farti un saluto. Tu te ne vai per giorni con quella e io rimango a casa. No, non mi toccare» borbottò, provando a togliere la mano di Jungkook dai suoi fianchi ma l'altro continuò a ridere e spingerlo contro la scrivania finché Taehyung non fu costretto a sedersi sopra.

Jungkook riprese a baciarlo, per zittirlo, tenendolo fermo alla scrivania e riducendolo al silenzio. Taehyung gli mise le mani sulle spalle, facendo pressione per poterlo staccare da sé. Le loro labbra si separarono con un suono umido che lo fece arrossire. Jungkook continuava a sorridere, ad un soffio da lui.

«Penso che mi piaccia quando sei geloso» disse, con voce bassa e calda.

Taehyung arrossì di più «Non sono geloso» rispose, facendo un broncio ma Jungkook gli leccò il labbro inferiore che sporgeva un po' per la sua smorfia. Gemette piano e si agitò un po' contro la scrivania. Jungkook sogghignò ancora e poi lo spinse delicatamente in basso, così da far aderire la sua schiena alla scrivania. Gli prese saldamente le gambe e Taehyung sentì il cuore battergli più forte, vedendolo piegarsi sopra di lui. «Uh ...» fece, poco sincero con sé stesso riguardo l'intera situazione.

«Anche se sono lusingato» Jungkook fece scorrere le mani sulle sue cosce vestite e Taehyung rabbrividì sotto di lui «Ti posso assicurare che non ho occhi per nessuno che non sia tu. Perché dovrei guardare qualcun altro, quando Kim Taehyun è steso a gambe aperte sulla mia scrivania?»

Taehyung arrossì ancora, più forte, più intensamente e si morse le labbra sentendo lo stomaco annodarsi al suono della voce profonda dell'altro. Si stava eccitando e forse non era un bene ... ma Jungkook sembrava non esserne disturbato, anzi lo guardava ancora un ghigno. Alzò gli occhi verso la porta, pensieroso per un attimo e poi sembrò decidere qualcosa. Afferrò di nuovo Taehyung che finì di nuovo contro la scrivania, ma a pancia in giù.

Quando il suo viso sfiorò delicatamente la soffice superficie di pelle che copriva la parte centrale della scrivania di Jungkook, gli sembrò che persino il mobile lo accarezzasse. Piantò le mani sulla scrivania e deglutì a fatica, sentendo la bocca prosciugarsi di tutta la saliva e il cervello improvvisamente sciogliersi quando Jungkook gli sussurrò all'orecchio, mentre gli apriva, da dietro, di pantaloni: «Prova a rimanere in silenzio, angelo, o faremo sapere a tutti che cosa sta succedendo qui» gli leccò la parte scoperta del collo e Taehyung poggiò la fronte sulla scrivania, gemendo e fremendo.

Quando sentì l'aria fredda contro i suoi glutei nudi rabbrividì e strinse i pungi. «Kookie ...» lo chiamò anche se poteva vedere soltanto la porta dell'ufficio proprio davanti a lui. La porta non era chiusa a chiave, che chiunque poteva attraversarla da un momento all'altro. Rabbrividì di nuovo e sentì la sua erezione contro la scrivania crescere e pulsare.

«Ssshh» gli fece l'altro, accarezzandogli la parte bassa della schiena e scoprendola un po' dal maglione color crema che portava addosso. Per qualche assurdo motivo ogni suoi tocco era dieci volte più intenso, mentre Taehyung continuava a fissare la porta. «Non vuoi che ti tappi la bocca con qualcosa, non è vero, angelo?»

Un lungo gemito gli sfuggì, sotto le nuove carezze dell'altro e Jungkook si mise a ricredere «O forse dovrei?»

«Kookie ...» lo implorò di nuovo, non una certa urgenza. Jungkook aprì dei cassetti della scrivania che teneva chiusi a chiave e ne estrasse un tubetto di lubrificante uguale a quello che avevano in casa. Taehyung si voltò e gli lanciò un'occhiata eloquente, ma Jungkook gli baciò la testa «Oh, non preoccuparti. È qui da quando mi hai fatto capire che ti sarebbe piaciuto farlo nel mio ufficio»

«Non ho detto niente del genere ...» bisbigliò lui, vedendo l'altro che apriva il tubetto nuovo. Era osceno il modo in cui si stagliava contro la finestra illuminata, con il suo completo addosso e i capelli solo un po' in disordine, mentre riscaldava il lubrificante tra le sue dita.

«Mmm, davvero?» l'altro sorrise accondiscende come se stesse parlando ad un bambino «E sei venuto qui perché ... ?»

«Io ...» Taehyung rimase in silenzio, quando sentì la prima intrusione dentro di sé. Squittì piano e tornò a guardare la porta davanti a sé, mentre Jungkook si piegava a baciarli la base del collo «Non c'è problema, angelo, puoi venire qui tutte le volte che vuoi. Possiamo rifarlo tutte le volte che vuoi» mentre parlava a bassa voce proprio dietro il suo orecchio inserì un altro dito e cominciò ad allargarlo e massaggiarlo come faceva sempre, con attenzione e precisione. Bastò poco per farlo diventare una pappa accaldata e imbarazzata sulla sua scrivania che cercava di non gemere a voce altra, mentre l'altra continuava a baciargli il collo.

Dopo solo qualche altro tocco, Jungkook rimosse le sue dista. Taehyung ebbe solo poco tempo per respirare e sentire il suono distintivo della sua cintura che si apriva. Gemette di nuovo e si piegò di più contro la scrivania, in qualche dandogli più accesso al suo sedere, anche se aveva le ginocchia bloccate dal pantalone che non era scivolato completamente a terra. «Angelo. Prova a rimanere in silenzio, non vorrai che Jin ci senta»

Taehyung arrossì violentemente, ma quando lo sentì spingersi dentro di lui, non riuscì a contenersi e lanciò un inequivocabile urletto. Jungkook gli tenne una mano sulla testa, intrecciando le dita ai suoi capelli. «Mmm, magari vuoi che ti senta, non è vero angelo?»

Dalla sua bocca colava un piccolo rivolo di saliva che finì proprio sulla scrivania, mentre Jungkook si muoveva dentro e fuori di lui, colpendo esattamente il punto che sapeva lo faceva impazzire. Il suo respiro si appannava contro il mobile, e Taehyung strinse gli occhi, continuando a gemere sentendo le continue spinte e ondeggiando contro il legno. «Kookie ... oddio, Kookie

Lo sentì ridacchiare e dire qualcosa come: «Forse non ti dispiace poi così tanto»

Taehyung non pensava di potersi eccitare fino a quel punto. Tornò a guardare la porta davanti a sé e non gli importava niente se tutto il maledetto palazzo lo poteva sentire, ma percepiva Jungkook così in profondità dentro di sé riempirlo alla perfezione mentre lo tratteneva e gli dispiaceva di non poter avere uno specchio davanti per vedere l'altro, completamente vestito che lo scopava da dietro. Cercò di immaginare la sua espressione e sapeva che Jungkook era concentrato e sicuro di quello che stava facendo.

Strinse i denti. «Chi altro hai ...» gemette ancora «Chi altro hai scopato qui sopra?» chiese.

Jungkook non si interruppe, ma strine la presa sui suoi capelli. «Uh» grugnì «Nessuno, ma è la scrivania» spinse più forte e Taehyung gemette, più forte, stringendo gli occhi «di mio padre, e di mio nonno. La detesto, ma da domani sarà più bello lavorare sapendo che ti ci ho fatto venire sopra»

Taehyung fece un basso e lungo gemito, sentendo quelle parole. Jungkook sembrò trovare il suo obbiettivo: ora aveva un'immagine mentale in testa, e continuò spingere, più forte, colpendolo sempre alla prostata, facendolo urlare e rantolare «Kookie!» implorò, a afferrando l'altro bordo della scrivania per resistere alle spinte spietate dell'altro.

Con la mano destra Jungkook scese sul suo stomaco e cominciò a masturbarlo senza troppa attenzione alla sensualità. Taehyung sapeva quando l'altro agiva solo con l'intenzione di fargli avere un orgasmo e tutte le volte Taehyung era incapace di resistergli. Provò a trattenersi ma non ci riuscì e dopo un'ultima spinta più forte venne nella mano di Jungkook, chiamando il suo nome. Jungkook non si fermò finché non venne, copiosamente, dentro di lui.

Taehyung rimase ad ansiare sulla scrivania, mentre l'altro tirava fuori da un altro cassetto una busta di salviettine umide e puliva prima la sua mano e poi i glutei di Taehyung. Mentre gli allacciava di nuovo i pantaloni, disse «Uh, sarà bello sedere qui ogni giorno e ricordami come urlavi il mio nome, angelo. Sarà una bella distrazione dal mio solito lavoro»

Taehyung, sfatto e stanco, non ebbe le energie per arrossire come al solito ma fu riportato alla realtà da un piccolo dettaglio. Quando Jungkook lo rimise dritto in piedi, sentì chiaramente una sensazione umida negli slip. Sobbalzò. «Kookie ... devo andare in bagno a ...» si guardò in torno, a disagio, sentendo lo sperma caldo dell'altro che colava lentamente fuori da lui. Arrossì e si irrigidì. Jungkook lo guardava con un sogghigno.

«Oh, peccato. Non ne ho uno in ufficio» Taehyung spalancò gli occhi e rabbrividì al suo tono un po' crudele. «Sarà meglio che tu stringa i muscoli e trattenga, se non vuoi macchiarti quando esci»

Taehyung spalancò la bocca, arrossendo come un idiota. «Ma ... dammi un altro fazzoletto»

«Li ho finiti» Jungkook sorrise di nuovo e lo tirò via dalla scrivania mentre Taehyung combatteva la forza di gravità stringendo i muscoli. Lo portò fino alla porta, mentre Taehyung annaspava, a disagio e con difficoltà. «Ma non ti preoccupare» continuò «La prossima volta useremo qualcosa per tenere tutto dentro e non far sfuggire niente, va bene?» il suo tono era fintamente gentile mentre gli dava un bacio sulla fronte e apriva la porta. «Ci vediamo a casa» disse.

Lo cacciò fuori dal suo ufficio e Taehyung fu fronteggiato da Jin e Beomgyu che stavano prendendo un caffè. I due lo guardarono e Taehyung divenne rosso come un pomodoro mentre camminava piano per raggiungere l'ascensore.

Beomgyu non disse niente e lo seguì ma Jin fece:

«Ehi, Taehyung. Riesci persino a camminare?»

Taehyung divenne viola e premette ossessivamente il pulsante dell'ascensore.

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