Electric Hunger Games {FE Cro...

By JessStark14

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|Felici Electric Hunger Games! E possa la buona sorte essere sempre a vostro favore!| 2021, la FIA, come Capi... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
End Credits
Ringraziamenti

Capitolo 25

95 3 82
By JessStark14

Jakarta

Con la gara in Indonesia il circus della Formula E riprende il largo per le gare extraeuropee, si tornerà tra due settimane a Berlino prima di partire un'ultima volta per oltreoceano e finire la stagione in Inghilterra. Domani, otto maggio, sarà la festa della mamma, ma nessuno dei piloti è intenzionato a festeggiare, ora più che mai temono per la loro vita e purtroppo uno di loro domani dovrà fare il regalo più orribile che si possa fare a una madre, uccidere suo figlio in diretta mondiale. Tutti i piloti alleati di André e Jean, compresi loro due, adesso temono per la loro vita. Sanno che probabilmente Lucas non morirà oggi e tantomeno domani, e con lui è rimasto solo Nico Muller. Le probabilità che muoia uno di loro sono più alte di quelle di Nico, ma sperano di avere ancora un po' di tempo, nessuno vuole essere costretto a dire addio a un suo collega prima del previsto. Robin oggi è quello più in crisi, se ne sta nel retro del suo box il più a lungo possibile, cercando di nascondere le lacrime a tutti, improvvisamente sente che qualcuno potrà portargli via tutto oggi e, incredibile a dirsi, l'idea di morire non gli va più molto a genio. L'olandese non lascia avvicinare nemmeno il suo compagno di squadra, se ne sta rintanato in un angolo e cerca di placare il suo attacco di panico da solo, facendo dei respiri profondi.

Amore mio, non essere spaventato. È la voce di Antonio, che si fa sentire sempre più spesso da qualche settimana a questa parte. Robin non sa se interpretarlo come un fattore positivo o negativo, vorrebbe poter escludere senza problemi la seconda opzione, ma non se la sente.

"Toni... ho paura..." la voce di Robin è un sussurro tra i singhiozzi, quasi riesce a sentirlo il tocco leggero delle dita di Antonio che gli asciugano le lacrime, ma in realtà nessuno frena la loro corsa, nemmeno le sue stesse dita. "Mi manchi ogni giorno di più, ma non voglio morire..." dentro di sé l'olandese sta combattendo una battaglia all'ultimo sangue tra il desiderio di restare in vita e quello di morire per tornare dal suo amato e non avere più nessun problema.

Lo so Robin, andrà tutto bene, non morirai oggi. Sei diventato la versione migliore di te stesso in questi mesi.

"Ho bisogno di vederti di nuovo, di toccarti... non sono la versione migliore di me stesso Toni... non so nemmeno più chi sono davvero... e in fondo, che differenza farebbe morire per davvero? Sono morto con te a Marrakech sei mesi fa ormai..." l'olandese nasconde il viso tra le mani e tira le gambe verso di sé, cercando di farsi il più piccolo possibile, non riesce a calmare il suo respiro, e il pensiero di andare a correre oggi lo spaventa più che mai. "Non so nemmeno chi sta vivendo nel mio corpo in questo momento, non lo so più ormai... questo non sono io." le lacrime continuano a rigargli il viso, e spera di scomparire in qualche modo, di non essere costretto a correre.

Sei e sarai sempre l'uomo di cui mi sono innamorato, e nemmeno la più crudele delle vite, nemmeno il cambiamento più radicale cambierà i miei sentimenti per te. Torneremo a stare insieme, è una promessa. Robin vorrebbe poter fermare la sensazione che lo prende tutte le volte che la voce di Antonio sta per lasciarlo solo un'altra volta, vuoto che avanza lentamente dentro di lui che non riesce mai a contrastare.

"Ti prego non andare... ti amo..." mormora, ma il portoghese lo ha di nuovo lasciato da solo, e il terrore minaccia di non abbandonarlo tanto presto, se non chiederà aiuto a qualcuno. Robin si alza di forza dal suo nascondiglio ed esce dal suo box, asciugandosi come può le lacrime, in lontananza vede André appena fuori dal suo box ed è dal tedesco che lo conducono i suoi piedi, è la prima persona che ha visto e l'unica di cui si fida davvero in questo momento oltre a Sam, ma non sa dove sia l'inglese. L'olandese non dice una parola, ma il tedesco non ha bisogno di spiegazioni, non quando vede i suoi occhi rossi, non quando sente le sue braccia attorno a sé e il suo viso affonda nella sua tuta dorata, fregandosene di quello a cui potrebbe portare il suo gesto, ma a Robin non importa più. André lo abbraccia, stringendolo piano e sentendo le lacrime dell'olandese che iniziano a bagnargli la tuta, gli occhi nascosti al mondo per non mostrarsi fragile più del dovuto, gli occhi azzurri del tedesco che cercano all'interno del box suo marito, Jean che lo guarda apprensivo e il tedesco che improvvisamente sente tutto il dolore di Robin, gli occhi che gli si riempiono di lacrime e lui che abbassa la testa per coprirsi con la visiera del cappellino, lasciando che una lacrima furtiva gli righi la guancia.

La gara regala una sorpresa inaspettata al gruppo, e alquanto sgradita a Lucas. Sam è riuscito a tenere Nico fermo nell'ultima posizione, e il fatto che debba ucciderlo André fa infuriare Lucas ancora di più. Per fortuna ci pensa Daniel a tenerlo fermo, altrimenti il brasiliano si sarebbe arrampicato sul palco e avrebbe ucciso il tedesco con le sue stesse mani. Ma Lucas non può toccare André, i commissari non glielo permetterebbero nonostante lui sappia di essere il loro favorito, questa violazione delle regole non gliela lascerebbero passare di certo. Lo svizzero si ritrova sul palco insieme ad André e a una vasca trasparente relativamente bassa con circa trenta centimetri d'acqua, i due uomini vengono invitati a entrarci, Nico fa un cenno con la mano ad André, come a dirgli di aspettare un attimo. Si volta verso il pubblico e cerca Lucas con lo sguardo.

"Lucas, mi dispiace..." il brasiliano lo guarda con odio, ma è un odio fittizio, in realtà stava comunque usando lo svizzero per i suoi scopi, e lui sarebbe morto in ogni caso per portarlo alla gloria, per quanta gloria possa esserci nel diventare il campione del mondo di una competizione che ha ucciso tutti i tuoi colleghi per riuscire a coronare te vincitore. Nico distoglie lo sguardo dal brasiliano e si sposta su Robin, che ha già capito che gioco stesse giocando il suo vecchio compagno di squadra in DTM. L'olandese lo guarda con il mento sollevato e gli occhi appena socchiusi, in prima fila. "Robin, ti amo, scusami per tutto."

"No, non meriti perdono Nico. E io non ti ho mai amato, perciò morirai solo." risponde l'olandese, facendo segno ad André di procedere. Il tedesco si avvicina, anche lui ha capito che ruolo stesse giocando Nico in tutto questo dalle parole di Robin.

"In ginocchio Muller." dice André, tagliente, avvicinandosi a lui minaccioso. Il più giovane si inginocchia ubbidiente nell'acqua bassa, ma il suo sguardo è pieno di rabbia, sperava di morire dopo André. Il tedesco si avventa su di lui, mettendogli le mani attorno al collo e facendolo cadere di schiena nell'acqua. Gli schizzi di Nico sott'acqua sono segno di una battaglia che lui non è intenzionato a perdere, ma ha trattenuto troppa poca aria perché ci riesca. Gli occhi dei due uomini si incontrano nonostante le increspature dell'acqua, e Nico lotta ancora con André per tornare in superficie e riprendere aria. "Smetti di opporre resistenza, sarà solo peggio." André non ha bisogno di stringere le mani attorno al collo di Nico, lo tiene semplicemente attaccato al fondo della vasca aspettando che i suoi polmoni soccombano al bisogno d'aria. Nico non si arrende facilmente, e con un movimento che André non riesce a prevedere, si aggrappa alla tuta del tedesco sulla sua spalla e tira con tutta la forza che ha, strappando il tessuto e lasciandogli la spalla scoperta, che presto si bagna per via degli schizzi d'acqua, la mano dello svizzero trova la pelle scoperta del tedesco e con le unghie lo graffia, facendogli spuntare in viso una leggera smorfia di dolore. Nico apre la bocca, da cui escono tante bollicine d'aria che non riesce a fermare, e i suoi polmoni si riempiono d'acqua. Lo svizzero non si agita quasi più, le bollicine d'aria diventano sempre meno e le sue braccia si accasciano accanto al suo corpo. André lo lascia andare e si rialza, bagnato dalla testa ai piedi e con la tuta rotta, osserva lo svizzero sommerso dall'acqua che non si muove più e si allontana senza guardarsi indietro.

Non passano che pochi minuti, tutti i piloti si sono già spogliati delle loro tute e messi i loro vestiti normali quando dall'esterno dei box una voce al megafono attira la loro attenzione, chiedendo a tutti di uscire e di farsi trovare di fronte al palco. Gli otto piloti rimasti si radunano in poco in prima fila, davanti alla folla che ancora aspetta, il commissario che li ha chiamati si trova al centro del palco, e ha una cartellina con un foglio appoggiato sopra.

"Ci troviamo ormai a un punto di svolta nella competizione, e io e i miei colleghi abbiamo deciso di dare una chance di salvezza a uno di voi. Abbiamo riflettuto a lungo su quale potesse essere, ma l'ultima parola spetta al pilota coinvolto, che dovrà darci una risposta domattina appena tornerà nel paddock. Naturalmente è una scelta a sua discrezione, non si otterranno vantaggi o svantaggi a seconda di essa. Si offre dunque al pilota che ha vinto più volte quest'anno, che dunque ha dovuto uccidere più degli altri, la possibilità di ritirarsi dalla competizione. Si dispone altresì che in caso di accettazione della proposta da parte del suddetto pilota, che verrà eliminata una gara dal calendario, in modo che ci sia comunque, alla fine, un vincitore degli Electric Hunger Games, in questo caso, la gara di Londra in programma domenica 10 luglio 2022. In caso egli accetti, verrà insieme al pilota vincitore dei giochi, liberato da qualunque vincolo riguardante la competizione e non sarà invitato né tantomeno obbligato a prendere parte alla seconda edizione, ma rimarrà la possibilità per lui di prendervi parte comunque." Come se lui si facesse abbindolare, ovvio che accetterà e non metterà mai più piede qui... sempre che riesca a sostenere il peso dei demoni che gli avete creato costringendolo a uccidere un sacco di persone, pensa Sam, mentre guarda il commissario con le braccia incrociate. Rimangono tutti in silenzio, in attesa che l'uomo riveli loro il nome del pilota cui sarà concessa la grazia.

Il pilota in questione non si palesa di fronte a tutti, ma il diretto interessato sa bene di essere lui. André entra nella sua stanza prima di Jean e trova sul letto una busta bianca, lo sa che viene dai commissari, sa cosa c'è dentro, non vuole aprirla. Si siede sul letto e sospira, la prende in mano e sente un nodo in gola che non riesce a sciogliere. André non può abbandonare i giochi, non può lasciare il gruppo abbandonato a se stesso, hanno bisogno di lui per fermare tutto. Non vuole lasciare Robin solo con se stesso, si è affezionato all'olandese e vederlo soffrire da fuori non è un'opzione. Lo sa che probabilmente Robin morirà comunque se non fermano i giochi in tempo, fermarli dall'esterno è praticamente impossibile.

Qualcuno che bussa alla porta lo distoglie dai suoi pensieri. Jean, pensa subito André. Non si sbaglia, quando apre la porta c'è proprio il francese ad aspettarlo. Non posso lasciarlo qui da solo, glielo avevo promesso. Gli basta la vicinanza di Jean per prendere la sua decisione: deve restare dentro, correre fino alla fine sperando di salvare più persone possibili. Quando sono chiusi nella stanza, sicuri che nessuno possa vederli, si baciano, ma Jean lo sente che c'è qualcosa di diverso che non riesce a identificare. Le labbra di André si muovono sulle sue con lentezza, ma non sono morbide come al solito, André è teso, deve dirgli qualcosa. Jean capisce di avere ragione quando guarda André negli occhi: sono spenti, André è un libro aperto, non riesce a nascondere bene quello che ha dentro, tantomeno a lui.

"Sono io, Jean. Sono io quello che stanno cercando." non riesce più a tenerselo dentro, André chiude gli occhi e appoggia la fronte a quella di Jean. Vorrebbe nascondere il gran casino che ha dentro, ma non ci riesce bene e questo il francese lo capisce meglio di chiunque altro.

"È perfetto André, puoi scappare e vivere, ci potrai aiutare da fuori e fermeremo i giochi... ci troveremo di nuovo quando tutto sarà finito." André non sa come dirglielo, Jean gli sembra così felice e sta per distruggere tutto il suo entusiasmo.

"Non accetterò la loro proposta, Jean." André vede il sorriso di Jean andare in mille pezzi, gli piange il cuore, ma sa che è per il bene di tutti, è l'unico modo che ha per proteggere lui e gli altri piloti dalla sua. "Non mi fido di loro, c'è di sicuro qualcosa che non dicono, e poi non posso e non voglio abbandonarvi, non voglio lasciare te qui ad affrontare tutto questo da solo."

"Perché credi che io non sia in grado di gestire il tutto? Credi che non sia abbastanza forte per andare avanti da solo? Ti prego André, togliti da questo casino, non posso sopportare l'idea di vederti morire su quel palco."

"Jean questa cosa è mille volte più grande di te, da soli siamo finiti, possiamo già considerarci morti, se stiamo in gruppo siamo abbastanza forti da contrastare il sistema, non posso abbandonarvi..." Jean si stacca da André e va verso la finestra che dà sulla città, cala il gelo nella stanza.

"Tu credi che io sia debole? Che non sia in grado di andare avanti da solo in questo gioco?" André si sente ferito dalle parole del francese, non era il messaggio che voleva fare passare.

"No Jean, non credo che tu sia debole, ma non voglio lasciarti qui da solo, non voglio vederti morire e non poter fare niente, ti amo così tanto..." Jean improvvisamente si gira, lacrime scendono sulle sue guance, si riavvicina ad André e gli lascia un bacio leggero sulle labbra prendendogli il viso in mano.

"Se questo serve a farti accettare la loro proposta allora è meglio che io me ne vada, domani mattina vai dai commissari, ritirati e vai via. Ti amerò per sempre André..." non ha tempo di reagire che Jean è già fuori dalla stanza, André non riesce a credere a nulla: è solo, Jean se n'è andato.

Nel corridoio Jean si sforza di non sembrare debole come André lo crede, ma le lacrime non tardano ad arrivare. Vorrebbe nascondersi, sa dove, di certo non nella sua stanza, André potrebbe trovarlo e anche solo vederlo vorrebbe dire rovinare tutto.

Così si ritrova fuori al buio, perso nel centro di Jakarta, avvolto nell'anonimato di una città che non dorme mai. Nonostante sia ormai quasi estate tira un vento freddo, Jean non sa dove andare, si lascia guidare dal caso e i suoi passi lo portano vicino al circuito. Si appoggia alla rete metallica e quando è certo che nessuno lo stia guardando scoppia in un pianto isterico. André voleva restare solo per lui e per il gruppo, era pronto a sacrificarsi per il loro bene e lui l'ha costretto ad andarsene. Si maledice per non aver avuto un'idea migliore, ora è finita per entrambi e Jean sente una solitudine che non provava almeno da inizio stagione. Ha perso tutto, adesso è solo veramente e ha paura. Aveva ragione André, ha bisogno di lui, non è abbastanza forte per farcela da solo. Si siede con la schiena contro il muro e si abbraccia le ginocchia, raggomitolato su se stesso, alla ricerca di quel calore che già gli manca.

"Jev? Cosa ci fai qua, non dovresti essere con André?" Jean alza la testa e si trova Sam davanti, tra tutti quelli che poteva incontrare, proprio il suo ex compagno di squadra.

"Sam per favore, lasciami in pace..." Jean vuole la solitudine che crede di meritarsi, non ha bisogno di qualcuno che gli faccia la morale.

"No, non ti lascio in pace quando sei in lacrime, dietro al circuito, di sera. Cosa è successo?" Sam si siede vicino a lui e gli appoggia una mano sulla spalla. Jean non vuole guardarlo e temporeggia, non vuole ancora parlare di ciò che è successo con André, anche se sa di potersi fidare di Sam.

"Tu perché sei qui? Domani abbiamo una gara e potrebbe morire chiunque, dovresti riposare."

"Non si dovrebbe rispondere a una domanda con un'altra domanda, che cosa è successo Jean?" Sam lo sa che deve tirare fuori le parole dal suo amico con le pinze e non sempre è facile, ma ci è sempre riuscito, ci riuscirà anche stavolta.

"Ci siamo solo più noi e Lucas... ci ammazzeremo a vicenda se non faccio qualcosa..." Sam si accorge subito del cambiamento nella voce di Jean e soprattutto del suo riferirsi solo a se stesso quando fino al pomeriggio lui e André avevano sempre agito insieme.

"Jean-Eric Vergne se non mi dici cosa sta succedendo te lo tiro fuori come ai vecchi tempi e me lo ricordo bene quanto lo odiavi, avanti." Sam si alza in piedi e per una volta sembra infinitamente più alto del francese. Jean si passa le mani tra i capelli, si sforza di rimanere composto, ma il solo pensiero di André solo nella stanza lo spezza in due senza possibilità di rimetterlo a nuovo.

"Sono completamente solo Sam." Jean alza gli occhi in direzione dell'inglese che non capisce cosa voglia dire "È finita, tra me e André."

"Cosa ha combinato stavolta, sentiamo." Sam lo sa che la loro separazione non durerà che qualche ora, sa quanto siano legati. Nonostante ciò, vedere Jean in quello stato gli fa venire voglia di prendere a schiaffi il tedesco. Sam ha visto Jean soffrire in tutti i modi possibili, l'ha visto nel suo momento peggiore e l'ha visto rialzarsi. Con André è cambiato tutto: l'ha tirato fuori dalla sua sofferenza, gli ha dato qualcosa in cui credere.

"È colpa mia, lui non ha fatto nulla di male..." Jean si ferma perché i singhiozzi gli impediscono di parlare. Sam lo capisce, ha dovuto avere a che fare con questa situazione più e più volte quando erano compagni, prima che andasse tutto a rotoli.

"Lui dov'è adesso?" Jean non alza lo sguardo, non sa nulla, resta in silenzio e aspetta che Sam gli ponga un'altra domanda, a cui magari sia più facile rispondere "Jean per favore, qualsiasi cosa sia successa si risolverà, tu e André siete inseparabili, non potete stare l'uno senza l'altro."

"L'ho perso Sam, non tornerà più..." con tutta la sua forza di volontà Jean butta fuori quelle parole prima di riprendere a piangere, Sam si guarda intorno per accertarsi che non ci sia nessuno che possa scoprirli, o sicuramente entrambi finirebbero sul palco il giorno successivo.

"Jean calmati per favore e vieni con me, qui è troppo rischioso." gli sembra di essere tornato ai tempi della seconda stagione, quando doveva trascinare Jean fuori dal box perché troppo debole anche solo per alzarsi, quando doveva tenerlo in piedi al ritorno da una festa e stare a fargli da balia tutta la notte per timore che stesse male. Adesso il francese si fa trascinare per Jakarta in uno stato di completa disperazione mista a stanchezza che gli impedisce di processare anche la minima cosa senza crollare in un pianto incontrollabile. Sam lo riporta all'hotel, ma nella sua camera, un piano sopra quelle di Jean e di André. "Ora bevi e con calma mi spieghi cosa è successo tra te e Lotterer." Sam lo fa sedere sul letto e gli porge un bicchiere d'acqua che Jean beve a fatica, poi sospira.

"È lui Sam, lui è quello che può ritirarsi, ma non vuole farlo..." Sam storce il naso, perché non vorrebbe ritirarsi se ne ha l'opportunità? Lui sarebbe al sicuro e potrebbe aiutarli a fermare completamente i giochi "Dice che non si fida, che c'è qualcosa che non dicono e che vuole restare per il gruppo, perché se siamo da soli possiamo già considerarci morti..." per quanto sia poco, Sam capisce già di più e comprende le ragioni di André "Sam, lui vuole proteggere me, non vuole lasciarmi solo in questo posto..." ora per Sam è tutto più chiaro: André non vuole lasciare Jean, si sacrificherebbe per lui, sarebbe anche disposto a morire pur di non separarsi da lui.

"E perché allora tu sei qui a piangere come un disperato?" Sam si siede vicino a lui in attesa che Jean ricominci a parlare, gli prende il bicchiere dalle mani e lo aspetta.

"Perché l'ho lasciato..." Jean scoppia di nuovo in lacrime e Sam fa quello che può per tranquillizzarlo, ma il francese sembra inconsolabile. L'ultima volta che ha avuto a che fare con questa situazione era finita con Jean stretto a lui mentre ancora singhiozzava, il giorno dopo si era svegliato con il francese sdraiato completamente addosso a lui e la maglia del pigiama ancora bagnata dalle lacrime di Jean. Dopodiché è arrivato André e Jean è cambiato completamente, tra loro è subito scattato qualcosa ed era inevitabile che si mettessero insieme prima o poi.

"Perché ti fai così del male Jean? Lo sai anche tu che non riesci ad andare avanti senza di lui. André l'ha capito e anche lui non può fare a meno di te, è per questo che vuole restare, fuori correrebbe il rischio di vederti morire e non potrebbe fare nulla..." Sam lascia che Jean si appoggi contro di lui e che pianga finché riesce.

"Non posso tornare da lui con la coda tra le gambe, ho preso la mia decisione..."

"Sei sempre stato così orgoglioso, anche per ciò che contava veramente, eri disposto a lasciarlo se questo voleva dire ammettere di aver sbagliato davanti all'altro." Jean si alza in piedi e come in camera di André va verso la finestra a guardare la città.

"Chissà come sta per colpa mia, dov'è..." Jean si stringe da solo, sforzandosi di vedere le sue braccia come quelle di André per sentirsi meglio. Sam lo affianca e nonostante sappia che Jean non ha bisogno di sentire niente, gli parla comunque.

"Che ne dici di stare un po' qui? Lasciare che le acque si calmino per poi tornare da lui?" Jean si limita solo ad annuire, Sam non risponde più e per questo il francese non può che essergli riconoscente.

Jean si sveglia nel cuore della notte, Sam è sdraiato scompostamente sul letto e ai piedi di questo c'è una bottiglia di vodka a metà. Jean non ricorda di aver bevuto tanto, ma il mal di testa che ha gli dice tutt'altro, sarà che le sensazioni dopo aver pianto così tanto sono tutte amplificate. Scrive un biglietto a Sam per dirgli che è tornato da André e per non svegliarlo, visto che è apparentemente messo peggio di lui. Jean sa che non troverà nessuno alle quattro del mattino nei corridoi dell'albergo e si muove senza preoccuparsi troppo. Arriva dopo varie difficoltà davanti alla stanza 206, fa per bussare, ma sa che André non gli risponderebbe. Mentre studia cosa fare si ricorda di quella chiave che André aveva infilato nella tasca dei suoi pantaloni senza farsi vedere, ci mette un minuto buono a ricordare in che tasca fosse e ad estrarla. Quando è nuovamente davanti alla porta, esita, non sa come potrebbe reagire André nel vederlo dopo tutto quello che ha combinato. Nonostante ciò prende coraggio e apre la porta con la chiave. Ciò che si trova davanti lo lascia bloccato sulla porta: André è steso a terra, con una loro foto in mano bagnata dalle lacrime. Per un attimo Jean pensa al peggio, che i commissari lo abbiano scoperto e che siano venuti ad ucciderlo, ma quando gli si avvicina sente il suo respiro regolare. Semplicemente si è addormentato sul pavimento.

"André svegliati..." Jean sussurra piano per svegliare l'uomo che ama e non ci va molto prima che il tedesco apra gli occhi, un po' a fatica. André alla vista di Jean scatta seduto e ciò gli causa qualche giramento di testa.

"Mi sono addormentato sul pavimento... sarò stato esausto..." André si passa una mano tra i capelli, ora che Jean lo osserva bene ha un aspetto cadaverico, probabilmente non ha smesso di piangere fino a che non si è addormentato.

"Ti aiuto a coricarti, vieni." Jean gli porge una mano, ma nemmeno lui è così sicuro di essere in grado di sostenerlo. Infatti appena André si regge in piedi, Jean perde l'equilibrio e cade sul letto addosso a suo marito.

"Jean sai di alcool, dove sei stato?" gli occhi di André lo rendono incapace di parlare, lo paralizzano e gli fanno fare tutto ciò che il tedesco vuole. Così, nonostante nessuno dei due abbia detto una parola, Jean si abbassa per baciare André. Gli era già mancato il contatto di quelle labbra sulle sue, il solo pensiero di non sentirlo più lo fa stare male, gli fa venire la nausea.

"Mi dispiace André, mi dispiace per tutto quello che ti ho detto prima, sono un idiota..." Jean è decisamente ubriaco, André se ne accorge perfettamente, ma lo sa che dice la verità, Jean non è per niente capace a mentire.

"È okay, va tutto bene, domani andrò dai commissari e..." Jean lo zittisce di nuovo e ancora una volta André ricambia il bacio come se la sua vita dipendesse da quello.

"Non andare dai commissari ti prego, hai ragione, ti prego... ho bisogno di te qui..." Jean piange ancora, ma André gli asciuga le lacrime tempestivamente.

"Sei ubriaco marcio, ne riparliamo in un altro momento..."

"Tu promettimi che resterai."

"Te lo prometto Jean, te lo prometto."

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