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Da fiamminga95

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"Due cuori, la stessa cicatrice" [COMPLETA] +++ Taehyung è un attore che dopo tanto tempo torna in corea per... Altro

Personaggi e Avvertenze
Prologo
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Epilogo

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Da fiamminga95

Capitolo 18

Sorgenti calde







Il suo cellulare squillò. Il numero sconosciuto non lo allarmò, perché riceveva spesso chiamate da chi voleva incontrarlo ma che lui non conosceva direttamente: sceneggiatori, direttori e giornalisti. Per esempio, in quel momento pensava che sarebbe potuto essere uno degli addetti al servizio fotografico, ma la voce che rispose al telefono era conosciuta e rassicurante.

«Taehyung?» chiese.

«Oh ... Seokjin, giusto? Il segretario di Jungkook» riconobbe.

«Sì, sono io. Chiamami Jin, ti prego» disse con la sua voce affabile «Ti disturbo? Se non è un buon momento ci potremo risentire quando vuoi»

«Uh, no. Anzi, meglio adesso. Ho parecchio da fare fra qualche minuto» spiegò lui.

«Molto bene. Allora, il signor Jeon mi ha informato che ti trovi in grave necessità di un nuovo agente»

«Uh... sì?» Taehyung si accigliò.

«Spero che non ti offenda sapere che mi sono permesso di fare una lista di agenti che sarebbero disposti a lavorare per te. Li ho chiamati tutti singolarmente e mi sono permesso di fare una breve intervista con tutti i punti salienti comunicatimi dal signor Jeon. Mi sono premurato di inserire alcuni nomi americani, nel caso tu preferissi uno straniero»

«Cosa?»

«Sì» rispose Jin, che sembrava soddisfatto di sé stesso. «Se devo essere sincero, il nome di Ryan Miller mi ha particolarmente colpito. Ha già lavorato in precedenza con attori coreani e credo possa essere un buon sostituto per il tuo precedente agente, hanno un curriculum molto simile e mi è parso di capire che hanno quasi gli stessi contatti»

«Jin ... grazie. Non c'era bisogno ...» disse Taehyung «Spero non abbia portato via troppo tempo sul lavoro» disse, sinceramente dispiaciuto.

«Taehyung, questo è il mio lavoro. Ogni parola del signor Jeon è un ordine e ...» ridacchiò «che resti tra noi, il signor Jeon ti dà la più assoluta priorità. Ha persino preso su di sé parte del mio lavoro per permettermi di lavorare a questa ricerca» rise di nuovo «spero che il nostro interessamento non sia stato troppo indiscreto. Jeon è molto efficiente e non permette ritardi e credo non voglia che tu per primo ne abbia»

«No, no, anzi ... grazie. Non ho avuto il tempo di occuparmi da solo di questa cosa. A dire il vero mi hai risparmiato moltissimo tempo, Jin. Mi dispiace solo che vi abbia causato problemi»

«Nessun problema, è stato un piacere. Il signor Jeon non è un uomo facile da accontentare ma dopo tanto tempo passato a lavorare per lui, posso dire di essermi un poco affezionato ai suoi modi. Sono felice che abbia trovato qualcuno che lo distragga un poco dal suo lavoro ... è forse l'uomo che lavora più di tutti in questa azienda. Ma non dire che te l'ho detto»

Taehyung sorrise al telefono «No, va bene»

«Perfetto, allora ti manderò immediatamente per mail la mia lista e i contatti di ognuno. Personalmente non ho nessun diritto di sapere che scelta compirai alla fine, ma sarei curioso di saperlo ugualmente, se non ti dispiace»

«Sarai il primo che informerò della mia scelta» a Taehyung già piaceva quell'uomo così garbato.

«Molto bene. Allora ti lascio ai tuoi impegni, Taehyung. Buona giornata»

«Buona giornata anche a te, Jin. Eh, uhm ... scusa per il comportamento di Jungkook in anticipo» Jin rise alla sua ultima frase e spense la chiamata. Nello stesso momento una notifica sul telefono lo informò che gli era arrivata una mail da Kim Seokjin.

Taehyung non ebbe il tempo di aprirla che Jimin apparve. «Ehi. Ma quindi? Non sei ancora pronto? E io che faccio, mentre aspetto te?»

Jimin era già pronto per il photoshoot.

Si trovavano tutti e due in una grande stanza allestita con grandi fari, un set fotografico di grandi dimensioni. Il fotografo che si sarebbe occupato di loro era già sul set a controllare l'illuminazione e le decorazioni, ma sul lato del set c'era una giornalista che li stava aspettando e che scribacchiava qualcosa sul suo blocco note. Taehyung la indicò: «Va' a fare la prima intervista, ti seguo subito. Faccio in fretta»

Jimin sbuffò: «Odio le interviste, non so mai cosa dire»

Taehyung non aggiunse altro ma andò dalla truccatrice per farsi preparare.

Dopo diversi minuti emerse dal camerino con i suoi nuovi vestiti e il trucco abbinato. Jimin lo stava aspettando, mentre digitava al telefono. «Oh, che figo che sei»

«Hai parlato tu» gli rispose.

Erano vestiti in abiti moderni, ma mantenevano qualcosa di caratteristico dei loro personaggi. Jimin aveva una grossa spilla sul petto che aveva anche quando usava il suo costume di scena, mentre Taehyung aveva la spada di scena che usava durante le riprese. Jimin era una soffice nuvoletta: i capelli bianchissimi e cotonati erano morbidi intorno al suo viso fintamente innocente, il trucco era leggero ma aveva un po' di eyeliner con i brillantini sotto gli occhi che dava l'impressione che Jimin avesse pianto, ma con eleganza. I suoi abiti erano leggeri e vaporosi, pieni di inutili laccetti sciolti. Era a piedi scalzi, aveva piccole clip con degli Swarovski nei capelli e sulle mani. Era davvero innocente e accattivante: semplicemente incantevole.

Taehyung decisamente di meno. Aveva dei pantaloni neri di pelle aderente, delle cinte di cuoio e aneli di metallo gli percorrevano una coscia e parte del bacino. Al collo aveva una specie di collare, così come ai polsi aveva dei polsini di cuoio. Portava le scarpe, nere anche quelle, mentre la sua maglietta rossa semitrasparente lasciava poco all'immaginazione. Aveva i capelli portati all'indietro, arrotolati alle punte da colpi sapienti di spazzola e phon, mentre il suo viso era macchiato da un trucco bizzarro. Aveva un occhio appestato di nero, delle pietre rosse dovevano simboleggiare le scaglie di un drago e aveva anche dovuto infilare una lente a contatto che gli facesse sembrare la pupilla verticale. Con la spada in mano, era terribilmente inquietate e si sentiva a disagio.

Fecero il loro set fotografico, ambientato in una specie di giungla artificiale piena di nebbia. Spalla contro spalla o testa contro testa, passarono un po' di tempo a fare foto da soli ed insieme.

«Meraviglioso! Meraviglioso! Kim Taehyung, dovresti fare il modello!» gli disse il fotografo.

Non era la prima volta che si sentiva dire una cosa del genere ma arrossì lo stesso al complimento.

Una volta finito il set fotografico, Taehyung si diresse a fare la sua intervista. La signorina si presentò e cominciò a fargli alcune domande con il suo telefono che registrava. Era rilassato mentre parlava, finché la giornalista non cominciò a fare domande scomode:

«Come ti senti a partecipare ad una produzione che affronta temi simili?»

«Con simili cosa intende?» alzò un sopracciglio.

«Molte controversie ha suscitato la tematica della relazione tra il tuo personaggio e quello di Park Jimin. Non è ... un disagio dover recitare scene forse poco naturali?»

La giornalista era decisamene di parte. Stava sorridendo, ma Taehyung non contraccambiava. «Forse ho vissuto troppo in America e non vedo l'innaturalezza di cui lei sta parlando» rise, diplomaticamente. La giornalista si leccò le labbra, presa in contro piede, perché Taehyung in realtà non aveva affatto risposto alla sua domanda.

«Allora possiamo riferirci alla natura cruenta della serie. Di questo cosa pensa?»

«Penso che alle persone piaccia vedere storie come questa perché pone una netta distanza con quello che vivono tutti i giorni. Vedono certe cose in tv e possono tornare alla loro vita normale dicendosi che, fortunatamente, a loro queste cose non capitano» si corrucciò «Anche se sicuramente ci sono povere persone che subiscono o perpetuano atti di violenza, ovunque nel mondo»

Era difficile cominciare a scindere la questione della serie dalla sua vita personale.

La serie era la sua vita personale.

Lui era Omin. Jimin interpretava il suo ruolo liberamente, ma Taehyung era il vero Omin, l'angelo sempre puro e sempre buono che anche all'inferno non veniva macchiato dal peccato degli altri. Una bella storia, se non fossero le fantasie illuse di Jungkook. Si irrigidì, guardando l'intervistatrice.

«Com'è lavorar con Jimin sul set?» chiese.

«Oh, c'è grandissimo affiatamento. Jimin è un bravissimo attore, è un piacere lavorare con lui. Abbiamo una comprensione quasi immediata. Telepatica, direi» non riuscì a smettere di sorridere, parlando del suo amico.

«Molti fan sull'internet sono già appassionati alla vostra amicizia, e si aspettando una collaborazione duratura»

Taehyung alzò un sopracciglio. Lui e Jimin erano oggetto di interesse? Insomma, uscivano insieme a volte, ma non immaginava perché questo dovesse essere di qualche importanza. «Sono contento. Io e Jimin siamo diventati grandi amici» disse, senza sapere che cosa aggiungere.

«Che cosa ci dobbiamo aspettare dal suo personaggio? Come sarà diverso dal libro che milioni di persone hanno letto?»

Milioni, ma non io. Fortunatamente era bravo a parlare a braccio, improvvisando: «Sicuramente non sarà esattamente come alcuni se lo immaginano, così come lo stesso posso dire del personaggio di Jimin. Il mio è un personaggio molto complicato: tormentato e disilluso, con tendenze autodistruttive. Il punto è che ... forse non sempre il suo punto di vista sulle cose è quello corretto. Forse quello che pensa degli altri personaggi o di sé stesso, non è la verità. Cerco di portare alla luce anche questo aspetto, mentre recito. Ecco ... molte persone si reputano buone e non lo sono davvero e può succedere che chi si ritiene il cattivo della storia, invece abbia un'immagine distorta della realtà»

«Ma il personaggio di Kiomji è un narcisista manipolatore» puntualizzò la giornalista «Come si può trovare un aspetto oggettivamente positivo in lui?»

Taehyung spalancò gli occhi.

Narcisista manipolatore era una buona definizione.

Non per Kiomji ma per qualcun altro. Strinse le labbra: «Omin lo si riterrebbe un puro di cuore, eppure in fin dei conti decide di cadere in una relazione di co-dipendenza con Kiomji solo per non affrontare i suoi traumi» scosse la testa «Ma qui usciamo un poco dalla trama della prima serie, non è vero?»

La giornalista gli fece altre poche domande di rito e si congedò, con cortesia.

Taehyung rimase steso sulla sua sedia con la tesa rivolata verso il soffitto e le mani incrociate sulla pancia.

Un narcisista in una relazione co-dipendete.

Non era molto rassicurante.

Il suo telefono squillò di nuovo e Taehyung aprì il messaggio che arrivò al suo cellulare.

Sabato, abiti comodi – JK.

Taehyung non aveva nemmeno il suo numero di telefono e non voleva nemmeno sapere come l'altro aveva fatto a scoprire il suo. Chiuse gli occhi e sospirò.

Forse non era rassicurante la loro relazione ... e Taehyung si sforzava di credere che Jungkook non avesse fatto altri raggiri per costringerlo a tornare con lui se non quello di farlo assumere per quella serie ... che per quanto emotivamente sfiancante, era comunque un ottimo impiego che prometteva molto in futuro.

Dove andiamo? – TH

La risposta di Jungkook non si fece attendere molto:

Sorpresa per il mio piccolo angelo – JK

Taehyung non aveva nemmeno finito di leggere che ne arrivò un altro:

Potrei avere un altro regalo per te – JK

Di nuovo i fiori? –TH

Oh, quelli li meriteresti sempre. No, è una sorpresa. –JK

Taehyung sperò allora che non fosse un'altra macchina, ma visto che Jungkook aveva fatto lavorare Jin ore per trovargli un nuovo agente, Taehyung quasi quasi si aspettavano un appartamento in regalo, adesso.

Sorrise, senza riuscire a far smettere di far battere il suo cuore così velocemente.

Nonostante fosse cosciente che alcune cose non andavano bene ... vedere Jungkook che si prendeva cura di lui in quel modo lo faceva sentire come fatto di gelatina.

Non sapeva quanto ancora sarebbe potuto resistere.







+++







Taehyung scese dal suo appartamento e si fermò davanti alla bella macchina che gli era stata mandata. L'autista di Jungkook lo aspettava con un sorriso e il capello trattenuto sotto l'ascella. «Buon giorno, signore»

«Buon giorno» rispose lui, entrando nella macchina quando l'autista gli aprì la portiera. Taehyung si mise comodo sui sedili posteriori, trovandoli vuoti. Si chiese dove fosse Jungkook.

Quando l'auto partì e Taehyung notò che si stavano allontanando dalla città, chiese: «Dove stiamo andando?» chiese ingenuamente.

«Temo di non poterlo dire, signore» l'autista sorrise allo specchietto retrovisore e Taehyung incrociò le braccia, consapevole che non avrebbe più ottenuto risposte.

Comunque, dopo diversi minuti di macchina, iniziò a riconoscere l'ambiente circostante, finché non si ritrovarono su una strada a lui molto familiare. Rimase allibito guardando fuori perché ... com'era possibile? Eppure era palesemente la strada per l'aeroporto, quelli in cielo erano aerei che decollavano ... quello era decisamente il tornello dell'aeroporto.

«Eh?» si chiese, senza capire.

L'autista guidò all'interno dell'aeroporto ma non seguì i canali tradizionali. Imboccò un'altra strada e per assurdo, finirono in qualche modo direttamente sulla pista di atterraggio. Quando l'auto si fermò, il ragazzo scese dalla macchina senza aspettare che gli venisse aperta la porta.

C'era un jet davanti a lui. Un jet privato. Sulle scale che portavano all'ingresso, Jungkook lo guardava, la camicia bianca e i capelli neri che volavano al vento. «Ehi» gli disse, con un ghigno.

«Ma sei serio?» Taehyung si guardò intorno. «Hai un aereo?!» chiese.

Jungkook fece spallucce «Comprato qualche anno fa. Non è il più lussuoso che potresti trovare ma fa il suo dovere»

«O mio dio» Taehyung salì le scale in fretta, ignorando gli addetti dell'aeroporto che ancora stavano facendo i controlli. Sorpassò Jungkook ed entrò nella cabina, fremente di curiosità. Il jet era sottile e snello, molto elegante. C'erano pochi posti a sedere, grandi poltrone come quelle che si vedevano solo in prima classe dove si poteva anche dormire se si abbassava lo schienale. Tutto era di un piacevole color beige che rendeva l'ambiente accogliente. «Wow» passò la mano sui sedili di pelle e si voltò a guardare Jungkook che stava ancora a braccia incrociate e sorrideva.

«Perché mi fai vedere il tuo aereo?»

«Prova ad indovinare» ridacchiò l'altro.

Taehyung spalancò gli occhi «Vuoi dire che voleremo?!» spalancò la bocca «E dove vuoi andare? Non ho un cambio, non ho il passaporto ...»

«Non ce ne sarà bisogno. Saremo in grado di tornare prima di domani. Forse un po' tardi la sera, ma comunque in tempo utile per domani mattina ... a meno che tu non abbia impegni per stasera» chiese, alzando un sopracciglio.

Taehyung scosse la testa e Jungkook annuì, soddisfatto. «Molto bene. Allaccia le cinture quando ti siedi. Vado a parlare con il pilota»

«Posso sedere nella cabina di pilotaggio?» chiese eccitato «Non ho mai visto qualcuno pilotare un aereo!»

«Tutto quello che vuoi, angelo»

Taehyung ridacchiò, entusiasta.

Nella successiva mezz'ora tutto fu pronto e Taehyung era seduto dietro i due piloti del jet. Jungkook si sedette vicino a lui, per non rimanere da solo dall'altra parte. L'aereo spiccò il volo e fu una delle esperienze più eccitanti che Taehyung aveva mai fatto. Non riusciva a smettere di sorridere o di dire "wow" e "aaah!" e di guardare fuori l'immensità delle nuvole commentando come fosse emozionante.

Jungkook lo guardava in silenzio, tra un sorriso l'altro.

Il volo durò poco più di un'ora e vista la sua eccitazione, Taehyung nemmeno percepì lo scorrere del tempo. Quando cominciarono la discesa, riuscì a vedere la sagoma di quello che avevano davanti. Era un'isola ... con promotori proprio davanti a loro.

«Mi hai portato a Jeju?» riconobbe, sorpreso. «Non mi vorrai mica portare al mare!» chiese. Non era ancora stagione adatta per andare a fare passeggiate sulla spiaggia o bagni nel mare.

«No ... ma volevo portarti in un bel posto che ho scoperto di recente»

Atterrarono, ed una macchina li stava già aspettando «Kookie, ma quanto ti sarà costato un viaggio aereo senza motivo ...? Solamente di carburante e paga per i piloti ...»

«Senza motivo?» Jungkook chiuse la portiera dietro di lui «Angelo, sei il migliore dei motivi. Ho più soldi di quelli che mi servono, dovrò pur spenderli. Meglio spenderli per te che per altre futili ragioni» gli fece di nuovo uno di quei tenere sorrisi che gli illuminavano gli occhi, come se solo guardare Taehyung lo riappacificasse.

Come se lo adorasse.

Taehyung arrossì e si mise a giocherellare con il bordo del suo maglioncino, guardando in basso: era difficile resistere a Jungkook quando faceva così. E poi ... chi è quel pazzo che non sarebbe mosso da un'azione del genere? Jungkook gli dimostra il suo affetto con tutte queste azioni grandiose ...

La macchina li condusse lontano dall'aeroporto ma anche lontano dalla città di Jeju. Si inoltrarono tra stradine immerse nel verde, fino ad arrivare, molto tempo dopo, davanti ad una grande e imponente costruzione di lusso. Era un resort ai piedi della montagna Hella, che si affacciava sulla grande città di Jeju. L'aria era straordinariamente pulita, lo spettacolo e la vista incredibilmente piacevoli.

Il viaggio era durato diverse ore e Taehyung cominciava a sentirsi stanco: mise la mano sulla balaustra della balconata che affacciava sulla città, sospirando piano e godendosi il paesaggio. Jungkook arrivò dietro di lui e gli circondò la vita con entrambe le braccia, poggiando il mento sopra la sua spalla. Gli annusò i capelli e poi gli diede un bacio proprio dietro l'orecchio, stringendolo forte a sé. Taehyung poggiò la testa alla sua e sospirò di nuovo.

«Ti piace?» gli venne chiesto.

Lui annuì, pigramente, sentendosi lentamente drenare da tutta l'adrenalina e l'eccitazione che aveva mantenuto per ore. «Cosa faremo qui per il resto del pomeriggio?»

«Uh» Jungkook gli baciò una guancia «Lo so, ti ho detto che potevamo tornare in giornata ... e potremmo. Ma potremmo anche rimanere a dormire qui e tornare domani mattina, se vuoi. Sta a te decidere» lo prese per mano «Vieni, ti porto dentro»

Taehyung capì che il resort era di lusso principalmente perché aveva una Spa. A quel punto Taehyung capì perché Jungkook aveva proposto di rimanere la sera. Dopo una lunga sessione di massaggi e trattamenti, sarebbe stato estenuante fare il viaggio di ritorno. Comunque, Taehyung non si voleva ancora decidere.

«Cosa vuoi fare per prima cosa, angelo?» chiese Jungkook.

«Le sorgenti termali» disse, senza nemmeno doverci pensare «Mi è capitato di andare in qualche spa prima di adesso, ma non ho mai fatto il bagno nelle sorgenti calde naturali»

«Allora che sorgenti siano»

Furono gentilmente accompagnati ad una delle piscine private, una piuttosto piccola e appartata, separata dalle altre da grandi mura di legno. L'ambiente era molto bello. Intorno alla sorgente c'era ghiaia che scricchiolava sotto i piedi, ed immersi nel giardino avevano un albero che faceva ombra con le sue grandi foglie. Era uno scenario curato, che sembrava venuto fuori direttamente da un sogno

A Jungkook suonò il telefono prima che si potessero cambiare e lui si scusò per poter rispondere. Taehyung non si oppose, ma si spogliò prima di lui agli armadietti ed andò immediatamente ad immergersi, nudo, nella sorgente.

L'acqua era bollente ma piacevole. «Aaaaaah» sospirò, scivolando sulle pietre levigante della sorgente naturale, affondando nell'acqua piena di sali che la rendevano praticamente bianca e fumante come il latte caldo. Si immerse completamente per bagnarsi il viso e i capelli e poi rimase con le braccia incrociate sul bordo e la testa poggiata sulle mani, godendosi il calore che scioglieva ogni tensione dei muscoli.

Era una sensazione meravigliosa.

«Ti stai divertendo?» chiese Jungkook, che arrivò alla sorgente coperto dall'obbligatorio accappatoio bianco e dalle ciabatte di tessuto morbido. Taehyung gli rivolse un'occhiata sognante «Uh ... divertendo non è la parola giusta, Kookie» persino la sua voce era rilassata, più profonda, più vibrante.

Jungkook si slacciò l'accappatoio e lo lasciò cadere a terra.

Gloriosamente nudo si immerse nella sorgente e Taehyung non si degnò nemmeno di spostare lo sguardo, guardandolo spudoratamente. Jungkook si bagnò il viso e i capelli e perle di acqua calda e bianca gli scivolarono lungo i muscoli scolpiti e i tatuaggi neri.

Taehyung non si rese conto che stava trattenendo il respiro e si stava mordendo il labbro.

Jungkook alzò lo sguardo e gli fece un sorriso sornione. «Ti piace quello che vedi?»

«...» Taehyung arrossì di nuovo, più intensamente, voltò la testa mettendo il broncio, frustrato di essere stato scoperto così facilmente. Jungkook scoppiò a ridere, ma rimase lontano da lui.

Con passi felpati e suonando una campanella per avvisare della sua presenza, una donna entrò portando un vassoio «Vi ho portato il pranzo, come da voi ordinato»

Taehyung sentì Jungkook spiegarsi: «Mi sono permesso di ordinare qualcosa da mangiare»

La giovane donna non alzò lo sguardo per guardarli ma poggiò il grande vassoio che aveva tra le mani a terra vicino alla sorgente, in modo che potessero mangiare senza uscire dall'acqua.

Era un immenso vassoio di ... «Oddio. Sushi» Taehyung si avvicinò immediatamente afferrò le prime bacchette che trovò a portata di mano e prese un piccolo boccone di sashimi, gustandoselo sonoramente. «Mmm. È ottimo! Da quanto non mangiavo sushi, non ne hai idea»

Jungkook si andò a poggiare al bordo della sorgente proprio vicino a lui per osservarlo mangiare. Taehyung non si premurò di non far finta di star morendo di fame. Cominciò ad abbuffarsi come se il cibo sarebbe sparito da un momento all'altro se non l'avesse mangiato al più presto.

Mentre buttava giù l'ultimo pezzo di un roll e afferrava con le bacchette un raviolo di carne, buttò giù il boccone con un sorso di sakè. Jungkook lo osservava intensamente, senza che avesse cominciato a mangiare.

«Uhm ... scusa. Dovrei lasciarti qualcosa» disse, leccando la punta delle bacchette sporche di salsa di soia. Jungkook sorrise e scosse la testa: «Non ti preoccupare. Mi piace vederti mangiare» fece un passo verso di lui, spostandogli poi delicatamente i capelli bagnati dalla fronte «Mi piace vederti star bene, soprattutto se mi sto prendendo io cura di te»

Il suo sguardo era penetrante e Taehyung rimase trafitto dalla sua intensità e rabbrividì al gesto intimo e sensuale della sua mano tra i suoi capelli bagnati. Deglutì il boccone che aveva ancora in bocca e tornò a guardare il vassoio.

Prese un pezzo tra le sue bacchette e tenendo una mano sotto la porzione che aveva preso la offrì silenziosamente a Jungkook, cercando di smettere di arrossire come una verginella. Jungkook sorrise e mangiò quello che gli veniva offerto.

Taehyung annuì e ripeté l'azione, dando da mangiare a Jungkook e poi un po' a sé stesso, dividendo le porzioni. Jungkook non dovette nemmeno prendere le sue bacchette, mangiando tutto quello che l'altro gli dava, imboccandolo. Ad un certo punto Taehyung addirittura gli fece bere il sakè direttamente dal suo bicchiere, trattenendolo dalle sue labbra.

Mentre andava avanti, Taehyung non smise di arrossire e se possibile, si sentì sempre più accaldato, e non per la temperatura dell'acqua o per la digestione del cibo nel suo stomaco. Silenziosamente stava guardando come le belle labbra di Jungkook si chiudevano sulle sue bacchette e mangiavano, elegantemente, pazientemente aspettando quello che Taehyung voleva o non voleva dargli. Era una situazione così intima che lo faceva sentire a disagio. Ed era nudo e bagnato a pochi centimetri da lui.

Quando il cibo finì, Taehyung poggiò le bacchette e preso un fazzoletto pulì delicatamente le labbra prima sue e quelle di Jungkook, che non erano nemmeno macchiate, ad essere sinceri.

I loro corpi erano a pochi centimetri di distanza, lo sguardo di Jungkook era così penetrante che Taehyung credeva che potesse trafiggergli l'anima. «Ecco fatto» disse, a bassa voce.

Lo sguardo di Jungkook si addolcì mentre si protraeva in avanti per baciargli le labbra. Era il primo bacio che riceveva da quella giornata e Taehyung si sciolse contro di lui con un sospiro, realizzando in quel momento fino a che punto lo avesse desiderato.

Gli circondò il collo con le braccia e fece collidere i loro corpi, rispondendo energicamente al bacio. Jungkook lo tratteneva per la testa e per i fianchi e solo il tocco sicuro delle sue dita sulla pelle bastava a farlo eccitare. Oscillò delicatamente su di lui, notando che nemmeno Jungkook gli era indifferente.

Intorno a loro non c'era altro rumore oltre quello degli uccelli e il gocciolare lento dell'acqua, che il suono umido delle loro labbra.

Taehyung poggiò la fronte alla sua e sospirò, sentendo il petto pesante e lo stomaco – anche se aveva appena mangiato – in subbuglio. «Kookie» lo chiamò non sapendo bene cosa voleva in quel momento.

La mano di Jungkook scese dalla sua schiena fino alle sue natiche, con una lenta e sensuale carezza che per poco non gli mandò in corto circuito il cervello. Jungkook gli stava baciando e mordendo il collo ma Taehyung agì senza riflettere.

Fermò la sua mano e spostò il viso.

Jungkook per un attimo rimase immobile, poi fece un passo indietro «Taehyung?» chiese, il su sguardo perplesso. Taehyung non aveva mai rifiutato il suo tocco, anche se aveva provato ad allontanare lui.

«Fino a dove ti spingeresti» chiese Taehyung «per me? Dov'è il tuo limite, Jungkook?»

L'altro non rispose. Il suo silenzio, però, non era dettato dall'incertezza o dal dubbio, ma dalla mancanza di una risposta vera, e Taehyung lo sapeva. Il suo silenzio significava: Non c'è un limite, angelo.

Il suo sguardo lo confermava.

Taehyung mise altra distanza tra loro, ma Jungkook non lo lasciò andare, tenendolo delicatamente per le braccia. «Cosa vuoi da me, Taehyung? Cos'altro devo fare per dimostrarti che ti amo?»

Lui strinse le spalle, folgorato da quelle parole «Amore? Jungkook ...» scosse la testa «Non sono sicuro che tu sia capace di essere obbiettivo su questa storia. Guarda dove siamo. Mi hai portato in aereo fino a Jeju per farmi mangiare del sushi»

«Ti avrei portato in Giappone, se tu avessi portato il passaporto» rispose Jungkook a bassa voce.

«Mi hai fatto fare una lista di nuovi agenti da Jin. Perché lo hai fatto?» chiese.

«Voglio che tu stia bene. Voglio che tu sia al sicuro, e felice. È così difficile da credere?»

«Sì, se credi che solo tu possa farmi stare al sicuro o rendermi felice» rispose Taehyung a bassa voce.

«E non è così?» lo sguardo di Jungkook si incupì «Sii sincero»

«Jungkook» provò a sottrarsi alla sua presa «Non voglio dipendere da te!»

«Ma io dipendo da te, non lo capisci?» rispose l'altro, con angoscia «che cos'altro vuoi che faccia?»

«Non devi dipendere da me, Kookie. Non è così che funziona l'amore»

«È tardi per questo discorso» la presa di Jungkook si fece più stretta sulle sue braccia e l'altro lo attirò di nuovo vicino a lui, con troppa forza. Taehyung sussultò di dolore «Avremmo dovuto farlo quando avevamo dieci anni, non adesso. Non puoi parlare così adesso ... soprattutto se tu per primo stai inutilmente resistendo»

«Non è inutile»

«È inutile, perché sappiamo molto bene come andrà a finire»

«E come?» chiese Taehyung, con sarcasmo «Illuminami»

«Mi ami anche tu, non puoi far finta di niente. Non puoi smettere. Non ci possiamo riuscire, è più forte di noi» il suo sguardo era nero e penetrante e Taehyung rabbrividì. Scosse la testa, non volendo confrontarsi con le sue parole. «Jungkook ... sapere che non hai un limite mi mette paura. Non mi fa dormire la notte»

«Non ti farei mai del male, Taehyung. Piuttosto che ferirti di nuovo, piuttosto che perderti un'altra volta ...» scosse la testa «Cos'è che non capisci? Sto già combattendo per cercare di essere degno di te. Sto cercando di dimostrarti che non ti darei altro che tutto quello che vuoi. Dimmi qualcosa e te la darò. Chiedimi tutto. Vuoi che mi metta in ginocchio a supplicarti? Posso farlo» la sua voce era spezzata e i suoi occhi umidi, ma non per l'acqua della sorgente.

A Taehyung si strinse il cuore, mentre Jungkook stringeva più forte la sua presa su di lui.

«Posso mettermi a strisciare a terra ai tuoi piedi, Taehyung»

«Non voglio questo ...» disse anche lui commosso.

«Non so che fare senza di te. Sono andato avanti fin ora sapendo che prima o poi sarei riuscito a incontrarti di nuovo, ho vissuto trovando forza nel pensiero di dover combattere di nuovo per averti con me. Senza di te a cosa vale vivere la mia vita?»

Taehyung ebbe un brivido di terrore «Ti prego non dire così»

«Ma è la verità»

«Ma non dire così!» lo colpì al petto con entrambe le mani «Se davvero hai il mio interesse in mente, non dire mai più una cosa del genere!» respirava affannosamente, spaventato.

Già una volta l'aveva visto in un letto di ospedale. Per due volte aveva visto un'ambulanza portare via qualcuno che amava credendo che li aveva persi. Prima la madre di Jungkook e poi lui. Non si accorse nemmeno che stava piangendo e tremando.

«Tae ...»

«No! Non ti azzardare mai più»

Jungkook lo guardò con occhi tristi «Mi dispiace. Perdonami, non lo dirò più»

Taehyung tirò su col naso. Tremava, agitato, e non era più molto sicuro di poter sopportare la vista di Jungkook a questo punto. «Non credo di voler rimanere qui stanotte» disse, con imbarazzo.

«Capisco» Jungkook non sembrava arrabbiato «Ti ho detto che la scelta spettava a te»

«Mi dispiace»

Jungkook alzò le mani e gli prese delicatamente il viso «Non c'è bisogno, Taehyung. Te l'ho detto»

Gli accarezzò delicatamente le labbra e poi lo baciò di nuovo. Taehyung si diede dello stupido: aveva rovinato una perfetta giornata solo a causa delle sue insicurezze. Scosse piano la testa «Vorrei poter smettere di pensare, Kookie. Vorrei potermi convincere che i miei dubbi non hanno motivo d'essere. Ci sto provando»

«Lo so» sospirò l'altro, contro le sue labbra «Ma la colpa è mia. Sono io stesso ad aver piantato il dubbio. È colpa mia»

Taehyung non lo corresse.

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perché ho gli occhi molto più cechi del cuore e non sono mai riuscita a vederci amore... rebecca chiesa, sorella di federico chiesa, affronta la sua...