L'Accademia

By GiulSma

11.4K 512 4.1K

•Primo volume della serie Le cronache dei Prescelti Celestiali• "Avete presente quella sensazione di inquietu... More

Premessa
1|L'Accademia
2|Il Gruppo 7
3|Gli Élite
4|Il Campo dei guardiani
5|Ametron
6|Athariel
8|Le sfide (parte 1)
9|Le sfide (parte 2)
10|Il nuovo membro
11|Giuramento
12|Il primo allenamento con gli Élite
13|Love is in the air
14|Benvenuta Marta
15|Prove contro prove
16|Giustizia
17|Missione (parte 1)
18|Missione (parte 2)
19|Missione (parte 3)
20|Missione (parte 4)
21|Missione (parte 5)
22|Dichiarazione di guerra
23|La fine di un sogno durato troppo
24|L'Albero Dorato
25|Casa dolce casa
⚜️Curiosità⚜️
Gerarchie, commenti e teorie
Come leggere LCDPC
Ringraziamenti

7|Croce sul cuore

315 15 112
By GiulSma

Era il pomeriggio della domenica dove avevano annunciato chi avrebbe preso parte alle sfide e mi trovavo seduta attorno ad un lungo tavolo di legno scuro a forma di ovoidale insieme ai dieci classificati.
Era difficile per me ascoltare il discorso del professore, soprattutto se tutti avevano uno sguardo omicida puntato su di me.
Sarei stata sicuramente la prima che avrebbero fatto fuori.

«Le sfide saranno dieci e avranno luogo ogni pomeriggio alle quattro in palestra, da domani fino a quando non si avrà decretato il vincitore» spiegò il professore osservando per bene i fogli che aveva davanti. «È fondamentale presentarsi con la divisa da ginnastica ad ogni sfida. Durante il periodo delle prove salterete delle lezioni, ma questo non vi esenta dal consegnare i compiti che dovranno fare anche i vostri compagni, escluse le relazioni di laboratorio. Siete i migliori tra tutti i novellini, li saprete fare anche la notte» Sospirò chiudendo la cartellina rossa. «Ho finito, me ne vado. Ricordate che domani dovrete presentarvi alle quattro del pomeriggio nella parte di cortile vicino alla palestra. Non si accettano ritardi, prendetevi le vostre responsabilità. Vi lascio chiacchierare un po' prima di rimandarvi nelle vostre camere»

Appena se ne andò tutti si voltarono verso di me fulminandomi con sguardi minacciosi.
Volevo solo sprofondare sotto terra e magari trovare un po' di pace. Mi sarei fatta qualche amico lì, magari dei lombrichi o addirittura una talpa.

«Tu sei quella scelta dal direttore» affermò Nicholas. Si avvicinò con passo lento e minaccioso, come una iena pronta a buttarsi sulla carcassa di qualcuno. «Cosa ci avrà mai visto in te Mr. Slave? Sei così magra e piccola, non potresti nemmeno sollevare un peso da un chilo, figuriamoci impugnare un'arma vera e propria e difendere la vita del direttore. Non sei nemmeno qui da tanto» Si avvicinò ancora di più. «Cos'hai tu più di noi?»

Nulla. Assolutamente nulla. Ero una persona normale che voleva una vita normale e magari anche qualche privilegio in più, tipo l'acqua calda illimitata durante le docce.
E per realizzare i miei sogni dovevo poter diventare un'Élite.

Ma tutto quello aveva un prezzo assai caro: avrei dovuto lasciare i miei compagni di gruppo, dividermi da Eleonora, essere odiata da tutti... E non era neanche detto che avrebbe funzionato.
Non faceva per me, non ero fatta per emergere ma bensì per restare nella mischia come una ragazza qualunque. Io ero invisibile e dovevo rimanerlo.

«Quindi? Rispondimi. Cos'hai tu più di noi?» mi chiese Nicholas scuotendomi.

«Non lo so» deglutii a fatica guardandomi intorno. Vedevo solo una decina di sguardi gelosi e infuriati puntati su di me come dei coltelli affilati.

La porta si aprì di scatto ed entrarono gli Élite. Non sapevo se esserne sollevata o terrorizzata.
In quella stanza c'erano tutti i miei nemici e io non avevo alcuna via di uscita.

Appena Bryn mi vide accennò un sorrisino divertito e si avvicinò con il suo caratteristico passo lento da predatrice e la sua risatina perfida.
Tutti i ragazzi si spostarono per farle strada come sudditi di fronte alla loro regina e lei giunse da me squadrandomi dall'alto in basso.

«Sei una ragazza piuttosto curiosa, lo sai?» mi chiese avvicinandosi talmente tanto che temetti che le nostre fronti si sarebbero potute scontrare. Mi fissò attentamente nei miei occhi color nocciola e continuò a stuzzicarmi. «Mi stupisce che il direttore abbia voluto fare un'eccezione solo per una come te. Eppure non sembri avere delle abilità fuori dall'ordinario o una cieca fedeltà al direttore. Cosa fa di te una persona così interessante agli occhi dell'uomo più potente al mondo?»

Era la seconda volta che me lo chiedevano, ma sapevo che in quel caso dovevo dosare per bene le parole che avrei usato altrimenti mi sarei ritrovata la gola tagliata da uno dei tanti coltelli che possedeva quella ragazza.

«Non so perché il direttore mi abbia scelto, perché non glielo chiedi tu? Sei la sua preferita, no?»

Bryn digrignò i denti. «Non posso. Significherebbe insinuare che la sua decisione non è giusta e per quanto io sia importante non posso farlo. Dubitare è vietato» Sorrise. «Ma non è vietato questo»

Tirò fuori un coltello e fendette l'aria davanti a noi. L'unica cosa che ero riuscita a vedere era il bagliore luminoso del coltello davanti ai miei occhi, poi uscì il sangue.
Il mio braccio. Bryn mi aveva fatto un taglio leggero sul braccio.

«Ora sei marchiata, proprio come si fa con gli animali. Sei di mia proprietà e risponderai solo a me»

La spinsi indietro furibonda. «Col cavolo!» E me ne andai in infermeria.

Ci misero meno di cinque minuti a disinfettarmi la ferita e a bendarmela. Le infermiere mi dissero anche che non avevo bisogno di alcun tipo di punto, il taglio era stato fatto con una precisione da maestro ed era così sottile da essere visibile solo per via del sangue che usciva.

Quindi era quello il livello di Bryn? Era spaventoso.

Ritornai nella mia stanza e vidi Eleonora con gli occhi gonfi di pianto.
Senza pensarci mi buttai di fianco a lei e la avvolsi in un caldo abbraccio chiedendole perché di tutta quella tristezza improvvisa, anche se potevo immaginare a cosa fosse dovuta.

«I-io...» singhiozzò lei. Le passai un fazzoletto mentre le accarezzavo gentilmente il braccio. Vederla così triste mi spezzò il cuore. «Io voglio tornare a casa... Non ce la faccio più a stare in questo posto!»

La strinsi più forte. «Eleonora, io e te abbiamo fatto una promessa, ricordi? Usciremo da qui insieme, solo che... ci vorrà del tempo...»

Le sfuggì un singhiozzo disperato. «Lo so, ma sappiamo entrambe che è una falsa promessa. Tu diventerai un'Élite perché sei fantastica e ti dimenticherai di me e della nostra promessa»

«Non è vero» Sospirai accennando un sorriso sollevato. «Io non potrò mai raggiungere un livello così alto. E poi, se questo significa lasciare te e il gruppo 7, posso rinunciarci. Tanto non sono neanche stata qualificata regolarmente, non penso che avranno qualcosa da ridire se mi ritiro o se faccio così schifo da farmi eliminare subito»

Sentii il respiro regolare di Eleonora sopra la mia spalla. Mi avvicinai per guardarla in faccia e notai che si era addormentata. Ero così noiosa da farla addormentare?

Scherzi a parte, era davvero stanca dopo quella lunga giornata piena di emozioni. Ovviamente una portata così ampia di sensazioni, emozioni e fatiche non era facile da digerire, soprattutto se si aveva solo tredici anni. Se non fosse stato per il simbolo sul mio avambraccio che mi dava sempre forza e energia per continuare ad andare avanti nonostante tutto, a quest'ora non sarei qui a raccontarvi la mia storia.

Appoggiai dolcemente la testa di Eleonora sul suo cuscino e la lasciai dormire pacificamente su quel letto grigio e cigolante.

Sospirai e uscii dalla stanza diretta verso l'ufficio del direttore Slave. I corridoi erano vuoti e le lampade al neon tremolavano ad ogni passo che facevo. Erano così sensibili, avrebbero dovuto cambiarle.

Mi avvicinai alla porta dell'ufficio, ma sentii delle voci provenire all'interno e indietreggiai velocemente.
Solo dopo, spinta dalla curiosità, mi avvicinai di più per ascoltare.

«Rispondi, Breyanna, hai attaccato tu quella studentessa causandole una ferita che potrebbe compromettere le sfide?» Slave sembrava furioso. «RISPONDI, BREYANNA!»

La ragazza esitò. «È vero, l'ho ferita»

«Mi deludi, Breyanna, specialmente sapendo da che condizione vieni. Stai diventando sempre di più come quella che tanto odiavi» Sospirò. «Credo che farti notare questa cosa sia molto più che punirti. Un'autoflagellazione è ciò che ti servirebbe»

Mi allontanai dalla porta prima che Bryn potesse uscire da lì. Non dovevo assolutamente farmi vedere da lei soprattutto perché Slave l'aveva disintegrata e ora avrebbe disintegrato anche me.

Appena fui sicura che se ne fosse andata, bussai alla porta dell'ufficio e venni accolta dal direttore che mi fece accomodare su una sedia molto più comoda rispetto a quelle a cui mi ero abituata.

«Buon pomeriggio, cosa ti porta nel mio ufficio?» mi chiese raggiante facendo toccare i polpastrelli delle sue mani come i cattivi nei film.

«Voglio lasciare le sfide» dissi lasciando l'uomo perplesso. «Non mi ritengo all'altezza»

Mr. Slave mi guardò attentamente negli occhi senza dirmi niente. Sembrava profondamente deluso da ciò che gli avevo appena detto e non aveva molti torti. Mi aveva scelta e io avevo rifiutato l'opportunità, ma non mi sentivo affatto in colpa dato che lo odiavo.

E poi non volevo sfidare delle persone che mi avrebbero volentieri pestato a morte per eliminare la concorrenza per poi avere il compito di proteggere a costo della vita quel trentenne psicopatico.

«Sei sicura di voler rinunciare ad un'opportunità così preziosa?» mi chiese alzando un sopracciglio.

Annuii lentamente abbassando lo sguardo e mi morsi il labbro inferiore. Stavo facendo una figuraccia a rifiutare un'opportunità del genere, ma era meglio così o altrimenti avrei dovuto dire addio ad Eleonora.

«C'è un motivo ben più profondo che la tua insicurezza, non è così? Hai paura di riuscire a superare le sfide e di abbandonare i tuoi compagni di gruppo perché inconsapevolmente sai già come superare qualsiasi prova ti si presenti davanti» mi analizzò il direttore. «È per questo che ti ho scelta. Continui a sminuirti nonostante sai che puoi fare molto di più dei ragazzini della tua età. Tu sai qualcosa che nessuno sa. Puoi mentire ai tuoi amici e a te stessa, ma non puoi mentire a me»

«Io non sono come pensa. Non sono capace di affrontare qualsiasi prova e non posseggo delle capacità pari o superiori a quelle degli altri candidati» replicai.

«Sei davvero testarda, ragazzina» sospirò. «Rifiuto la tua richiesta di ritirarti. Ti ho scelta io stesso e non ritornerò sui miei passi per una mera questione di moralità nei confronti dei tuoi compagni di gruppo» Si alzò dalla sedia coprendomi con la sua ombra. Non avevo mai notato quanto fosse alto quell'uomo. «Tu parteciperai alle prove e darai il meglio di te, in cambio io ti prometto che tutelerò il tuo gruppo affinché abbiate gli stessi diritti degli altri» Mi porse una mano. «Affare fatto?»

Con un solo discorso aveva ribaltato tutta la situazione. Quell'uomo ci sapeva fare e mi spaventava più di chiunque altro.
Però, se avesse tutelato i miei compagni, forse avrei potuto fare lo sforzo di presentarmi alle prove. Non aveva detto che avrei dovuto vincerle quindi potevo anche non sforzarmi per raggiungere la cima e fermarmi prima così da poter stare insieme ai miei compagni.

La sua mano pallida e fredda era tesa davanti a me e aspettava solo che la stringessi. Assecondai il suo volere facendo ondeggiare le mani su e giù e poi lasciai la presa guardando negli occhi Mr. Slave.

«Sono felice che tu abbia deciso di ascoltarmi» disse accennando un sorriso. «Spero di vederti superare la prima prova domani pomeriggio. E cerca di stare attenta alla tua ferita»

Annuii timidamente alzandomi dalla sedia e poi uscii dall'ufficio con passo svelto.
Dovevo ritornare nella mia stanza prima che Eleonora si svegliasse e si accorgesse della mia assenza.

Guardavo solo le piastrelle grigie del pavimento mentre che andavo spedita verso un percorso che avevo imparato a fare in automatico.
Non volevo guardare in faccia nessuno.

Improvvisamente vidi degli stivali neri posizionarsi davanti a me. Non feci in tempo a fermarmi che andai a sbattere contro un ragazzo degli Élite.
Alzai lo sguardo e i miei occhi vennero benedetti con la vista del ragazzo più bello dell'Accademia se non del mondo intero.

Aveva la mia età. I suoi occhi blu oltremare erano ipnotici e mi fissavano incuriositi e divertiti.
Gli occhi. Sì, proprio quegli occhi blu avevano il potere di evocare centinaia di farfalle impazzite nel mio stomaco e di mandarmi la faccia totalmente in fiamme. Sì, proprio quegli occhi e quei capelli biondi e morbidi che creavano naturalmente una piccola onda verso la sinistra.
Mi sarei improvvisata una surfista o un marinaio solo per navigarci dentro.

Ma era un Élite. Uno di quelli che aveva tentato di farmi fare caput. Caput, Giulia, CAPUT!

Di fianco a lui apparvero due terrificanti occhi smeraldo.
"Il diavolo" pensai per un attimo. "Il diavolo è qui col suo braccio destro".

Venni spinta con violenza dentro la lavanderia e ruzzolai fino a toccare il muro. Per fortuna le pile di vestiti sparsi avevano attutito il colpo.

«Spero che il messaggio ti sia arrivato chiaro» disse Bryn pestandomi il braccio dove mi ero ferita poco prima a causa di un suo coltello. «Ti odio e ti renderò la vita un inferno»

Perché? Non lo stava già facendo?

«Sei andata dal direttore per ritirarti, non è così?» mi provocò Bryn. «Sei così codarda che non ti si può nemmeno definire novellina. Sei solo un verme, una pulce, una nullità tra le nullità»

«Non è vero» replicai fissandola negli occhi.

«Puoi mentire a me, ma non puoi mentire a te stessa. Sai che questa è la verità» continuò.

Le lanciai addosso un cappotto che avevo trovato lì vicino, poi presi la carica e le saltai addosso buttandola a terra. Tutto sotto quei bellissimi occhi del "principe azzurro".

Venni sbalzata via e caddi nello stesso punto di prima, ritrovandomi con un calzino in bocca.

Pistola. Bryn aveva una pistola in mano e la stava puntando su di me.

«Non puoi schiacciare il grilletto» le dissi. «Ho sentito cosa ti ha detto il direttore sul taglio che mi hai fatto. Se spari sai bene a cosa vai contro. Ti toglieranno il tuo ruolo, ti puniranno e di Bryn non rimarrà altro che un vago ricordo di quanto tu fossi crudele e snob. Le persone come te vengono dimenticate facilmente e volentieri»

Bryn si voltò verso il principe azzurro. «Thomas, torna dagli altri»

Il ragazzo annuì e se ne andò. Ma prima di uscire mi rivolse un ultimo sguardo impietosito.
Mi bastò quello per sentirmi in paradiso.

La porta venne chiusa. La pistola cadde, vuota, senza alcun proiettile caricato dentro.
E cadde anche Bryn.

Incredula e preoccupata mi avvicinai, temendo di dover usare un calzino sporco per farle recuperare i sensi.
Era crollata a terra, tremante e in lacrime. Era un crollo nervoso, uno di quelli potenti, e io ero bloccata con lei, una ragazza mentalmente instabile munita di tante armi.

«E ora cosa stai facendo?» le chiesi confusa. «Non volevi mica rendere la mia vita un inferno?»

«Sono diventata come lei... Sono diventata come lei... Sono diventata come lei...» continuava a ripetere.

Si era presa la testa fra le mani e si stava dondolando lentamente come una pazza.

«Lei chi?» insistei.

Bryn fermò la sua cantilena. «Quando sono arrivata qui, c'era una ragazza a capo degli Élite. Io avevo a malapena dodici anni ed ero molto ingenua ai tempi, così ingenua che avevo seguito una donna dentro un furgone che mi ha portata qui. Quella ragazza era crudele. Appena arrivata mi aveva preso di mira e aveva reso la mia vita un inferno. Nessuno osava opporsi o dirle nulla, nemmeno i miei amici, avevano tutti paura. Così mi malmenava, ogni giorno. Non riuscivo a sdraiarmi a letto tali erano forti le botte che prendevo e le infermiere si erano stancate di vedermi tutti i giorni da loro»

Tremava come una foglia, tanto che dovetti metterle le mani sulle spalle per farla calmare.
Per quanto fosse stata crudele, era pur sempre umana. Le avrei fatto finire il suo monologo e poi sarei scappata via prima che cambiasse umore e tornasse a volermi uccidere.

«Così i miei amici diminuirono e io diventai sola. Sola è stanca. E un giorno reagii di fronte a tutti. Quella ragazza venne da me durante il pranzo con un coltello affilato dicendo che voleva marchiarmi come sua proprietà... e lì scoppiai. Prima che potesse colpirmi le strappai il coltello dalle mani e le tagliai la gola di fronte a tutti. Morì lì, a diciassette anni, e in quel momento nacque la Bryn che conosci. Fui subito chiamata dal direttore che impressionato mi rese un membro degli Élite e mi allenò. Infine, con la scomparsa dell'ultimo capo io ho preso il suo posto e ora eccomi qua... a seguire le orme della persona che tanto odiavo»

«Che schifo»

Bryn mi guardò come se fossi pazza. Be' non aveva tutti i torti.

«Intendo che hai passato una vita da schifo qui all'Accademia, non mi stupisce che tu sia così... però se odiavi tanto questa persona perché alla fine sei diventata come lei?»

«Non lo so...» Mise la schiena contro il muro e portò le gambe al petto nascondendoci dentro la faccia. «Sono patetica»

«Non sei patetica, sei Bryn»

«E cosa sono io?»

«Bryn, ovvio no?»

La ragazza ridacchiò. «Hai ragione, sono Bryn... ma che tipo di Bryn sono?»

Mi massaggiai il mento. «Una tipa tosta che marchia le sue vittime e si veste come Zorro, ma senza mantello e maschera» Lo avevo detto davvero ad alta voce?

La vidi sorridere asciugandosi le lacrime. «Sei pazza» ridacchiò. «Decisamente pazza. Ma anche stupida perché avrei potuto usare questo momento per ucciderti»

«E non lo farai, vero?»

Scrollò le spalle. «No, oggi no. Non ho più voglia di usare le mie armi oggi»

Mi diede un pugno sul braccio.

«Ahia! E questo per cos'era?» chiesi sconvolta.
Bryn sorrise soddisfatta. «Questo è un regalo per te, non ti piace?»

«No, per niente» guardai la porta e mi ricordai di Eleonora. Dovevo tornare da lei. «Ora devo andare»

Provai ad alzarmi ma Bryn mi tirò giù. «Non prima che non ti abbia strappato una confessione»

«Va bene, ma fai in fretta»

«Che cos'era quel simbolo che hai modellato col ferro? Mr. Slave ne è ossessionato ma a me sembra solo una stupidata»

Feci spallucce. «È una stupidata davvero. Ho visto molte persone con un tatuaggio simile in giro e volevo provare a modellarlo perché mi sembrava figo. Però voglio lasciare che il direttore si immerga nelle sue paranoie fino a impazzire così non gli ho detto nulla»

«Sadico. Per una volta approvo, quell'uomo non è stato molto gentile con me oggi. Direi che chiudere un occhio con te per fargli un dispetto sia il modo migliore per punirlo» Mi porse la mano. «Tregua?»
Gliela strinsi. «Tregua. Ma quanto dura esattamente?»

«Poco. Inizia a correre»

Ed ecco che l'incantesimo si era già spezzato.
Mi rialzai velocemente e afferrai la maniglia della porta.

«Ah Giulia, un'ultima cosa» Mi girai impaziente. «Non dire ad anima viva quello che è successo qui dentro o spezzerò la tregua»

«Croce sul cuore e che io possa morire» la rassicurai sorridendo. «Nessuno saprà nulla di ciò che è successo in una stanza piena di calzini sporchi»

Le sorrisi e me ne andai senza fare a meno di pensare: "Giulia, tu sei pazza, ma ora sei una pazza con una nemica in meno"

Continue Reading

You'll Also Like

27.7K 1.4K 8
È il grande momento. Fairy Tail l'attendeva da sempre. Il giorno in cui Natsu avrebbe messo a posto la testa accasandosi. E con chi se non con la sua...
56.9K 2.9K 36
Jace le ha fatto la proposta. Clary ha risposto. No. Una parola senza senso, che fa sanguinare il cuore dello Shadowhunter. Perché lei non ha dato s...
1.2K 340 126
Tania, Asada, Regha e Isked scoprono di essere le quattro gemelle figlie della passata regina di Locus solo ricevendo una lettera che le esorta a to...
11.8K 1K 13
E se un giorno scoprissi che la tua vita è una favola? Che già tutto è stato scritto? Le tue scelte, i tuoi incontri e i momenti della tua vita... tu...