DARKER//kookv

Bởi fiamminga95

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"Due cuori, la stessa cicatrice" [COMPLETA] +++ Taehyung è un attore che dopo tanto tempo torna in corea per... Xem Thêm

Personaggi e Avvertenze
Prologo
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Epilogo

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Bởi fiamminga95

Capitolo 2

La Bella e la Bestia





Taehyung si era diretto quella mattina agli studios.

Aveva firmato qualche giorno prima il contratto e adesso cominciavano tutti quegli atti preparativi alla realizzazione della serie: la costruzione delle scenografie, la rifinitura dei costumi, la sistemazione dei set interni e la scelta di quelli esterni.

Taehyung non lavorava da molto una serie tv o un drama. Era molto più lavoro rispetto ad un film, anche solo per la quantità di screen time che gli era richiesto. Oltre a questo, Dragon Master era una serie fantasy, perciò gli si richiedevano nuove abilità.

Agli studios avrebbe incontrato il suo coprotagonista e insieme avrebbero dovuto cominciare immediatamente un training fisico specifico per la serie.

I drama asiatici erano a volte poco rifiniti rispetto a quelli occidentali, soprattuto quando si parlava di combattimenti ed effetti speciali tuttavia la produzione mista avrebbe assicurato alla serie una direzione seria su tutti i fronti.

Entrato agli studios venne indirizzato in una sala conferenze. Quando lo videro entrare ricevette numerosi inchini dai presenti. Erano tutti attori secondari o comparse che avrebbero dovuto ricevere anche loro un'infarinatura di addestramento.

I suoi occhi furono immediatamente calamitati dalla persona più attraente di tutta la stanza.

Alcuni degli altri attori avevano le solite caratteristiche apprezzate in film o serie asiatiche: alti, il viso appunta e gli occhi grandi, mentre il soggetto davanti a lui, che lo riconobbe e si alzò in piedi quando lo vide, era diverso dagli altri.

E Taehyung non si riferiva solo ai suoi capelli colorati di rosa pastello, ma al suo viso attraente.

Park Jimin era la co-star della serie. Taehyung aveva sentito dal suo manager che su internet molti si era lamentati della sua presenza nel cast perché a quanto pare non rispecchiava il suo personaggio. Non lo poteva sapere: non aveva letto né la sceneggiatura né il libro da cui la serie era stata tratta.

Tuttavia Taehyung sapeva che la storia dei loro personaggi sarebbe stata una storia d'amore omossessuale. Forse. Si doveva ancora sapere cosa la produzione avrebbe deciso di censurare e cosa no. Nonostante questo il personaggio di Omin era il più amato di tutta la saga, perciò Taehyung immaginava che nessuno sarebbe stato soddisfatto, perché ogni appassionato aveva un'idea diversa in mente.

Jimin era più basso di lui, e più muscoloso. Aveva il viso rotondo e gli occhi stretti ma piacevoli, il naso piccolo e due meravigliose labbra carnose. Mmm pensò Taehyung: se la storia sarà fedele al libro ad un certo punto dovremo baciarci.

Poteva capire perché Jimin era piaciuto alla produzione: era mascolino nel fisico ma androgino nei tratti del volto, era più basso degli altri e avrebbe funzionato bene come interesse sentimentale di un altro uomo, in una storia come quella che dovevano mettere in atto.

«Taehyung» Jimin gli fece un piccolo inchino con la testa e lui rispose allo stesso modo «Mi chiamo Park Jimin. Spero lavoreremo bene insieme» poi allungò la mano e Taehyung la prese per stringerla calorosamente. La stretta di Jimin era salda e forte, non come la sua debole e fiacca ma l'altro ragazzo aveva delle mani paffute e piccine, così diverse dalla forza che veicolavano.

Park Jimin sembrava fatto di ossimori.

Sorrise e Taehyung già piaceva. «Piacere di conoscerti Park Jimin»

«Oh, non essere così formale» il ragazzo con i capelli rosa fece un occhiolino sedendosi di nuovo alla sedia e Taehyung lo imitò, con un mezzo sorriso. Gli piaceva che la voce dell'altro fosse morbida e acuta. Quella di Taehyung invece era bassa e baritonale e si adattava molto alle sue performance (anche se normalmente parlava anche lui in modo un po' più acuto). «Ho visto che sono solo qualche mese più grande di te. Lavoreremo insieme per molto tempo»

«Sarò un lavoro lungo, sì lo credo anche io» commentò Taehyung accavallando le gambe «Hanno in programma cinque stagioni da dieci puntate l'una. Spero che non decideranno di riprendere tutto insieme, ma usare tempi più lunghi come in America»

«Non lo so» Jimin fece spallucce «Non possono sapere quanto ci vorrà. Potremmo non fare nessun successo ... oppure farne tanto e aumentare le puntate. Inoltre l'ultimo libro della saga non è uscito e se dovessimo arrivare fin lì con l'adattamento non sappiamo quante puntate ci vorranno per adattare l'ultimo libro. Penso che sarà qualcosa di fenomenale! Sono davvero curioso di vedere cosa farà JJJ. I suoi libri sono una bomba! Non ho dormito la notte quando è uscito l'ultimo volume e l'ho letto tre volte»

«Davvero?» Taehyung si corrucciò «Non ho letto i libri. A dire il vero non so nemmeno bene la trama. Il mio manager non me l'ha ben spiegata ma mi ha solo detto che avrei dovuto assolutamente fare il provino»

L'altro sbatté le palpebre, sorpreso «Sei serio? Solo i sassi non hanno letto quel libro a questo punto! È una delle cose più fighe che abbia mai letto ... ovviamente all'interno del suo genere, non voglio esagerare. E poi il fatto che la storia sentimentale tra i due protagonisti sia così ben fatta ... non trovi questo genere di rappresentazioni così facilmente. E soprattutto, non al punto da diventare così famose. Dovresti proprio leggere il libro, ti servirà anche a capire il tuo personaggio. È piuttosto difficile. Il mio è già più semplice»

«In che senso?» chiese Taehyung.

«Allora» Jimin si strofinò il mento «Omin è sempre perfetto. È quel genere d personaggio a cui ne sono capitate di tutti i colori, cose sempre peggiori di quelle di prima e nonostante tutto rimane buono e puro, sempre fedele a sé stesso. È per questo che piace al pubblico. È l'unico che rimane senza macchia quando tutto il resto va a farsi fottere. Poi l'autore è molto bravo: ti innamori di Omin fin dall'inizio come se ne innamora il protagonista. Vuoi solo che abbia una gioia, per una volta. Kiomji invece è molto diverso»

«So che è il protagonista ma in qualche modo è anche il cattivo della storia» spiegò Taehyung, che di più non sapeva.

Jimin annuì «Esatto. Lui è il protagonista, ma la maggior parte dei problemi sono causati da lui. Vedila così, è un po' come la storia di un super cattivo che si innamora dell'eroe ma non riesce fino alla fine a smettere di essere super cattivo. È un personaggio molto complesso che per un sacco di tempo detesti. Quando ho letto il primo libro ... wow, che rabbia. La metà di quello che succede lo ha causato lui e l'altra metà sono solo conseguenze. E Omin è quello che le subisce. È una storia molto drammatica e anche cruda»

Dopo un attimo di silenzio, Jimin stinse le labbra «Mi chiedo quanto censureranno. Ad un certo punto del secondo libro il mio personaggio viene violentato»

Taehyung rimase immobile, guardando avanti a sé. Con i brividi sulla pelle si voltò verso Jimin che si grattava il mento pensieroso «C-cosa?»

«Oh, mmm. Già» Jimin fece una smorfia «Nel libro non viene descritto, ovviamente. Si vedono solo le conseguenze ... ma immagino facilmente che l'intera situazione verrà tagliata o riadattata come un tentativo di assassinio. Guarda, il libro è pieno di queste cose. È molto cupo e deprimente. Piangi ogni due pagine e ci sono davvero pochi capitoli che non ti fanno venir voglia di chiudere tutto e dimenticarti del mondo» Jimin alzò le spalle «Ma lo scrittore è davvero bravo, giuro. O scrittrice, non lo so. Nessuno sa chi sia JJJ e posso capire anche perché non abbia voluto rivelare il suo nome. Avrebbe avuto un sacco di mamme inferocite alla porta di casa. Forse in altre parti del mondo è più facile parlare di queste cose, ma in Corea? È un miracolo»

«Non mi metti molta voglia di leggere il libro» Taehyung si strinse nelle spalle «Non sono il tipo che legge molto, e sono facilmente impressionabile»

Jimin gli fece pat pat sulla spalla, comprensivo: «Mi dispiace. Ma io sono sicuro che la serie andrà alla grande. È proprio il genere di cose che piace al pubblico. Se non vuoi leggere il libro, forse è il caso che te lo faccia raccontare da qualcuno»

Taehyung lo sguardò di sottecchi: «Immagino che quel qualcuno vorresti essere tu»

Jimin fece un ghigno «Guarda che se comincio a parlare non smetto più. Sono un fanboy»

«I fanboy mi piacciono» commentò Taehyung.

Jimin ridacchiò: «Forse dovremmo andare a mangiare fuori o prendere un caffè uno di questi giorni. Per conoscerci meglio»

Taehyung fece un sorriso tirato. Era facile per lui attrare persone. Per qualche motivo stava simpatico alla gente, ma difficilmente quelli che lo reputavano amico sapevano qualcosa di più di lui. Spesso e volentieri fermava la conoscenza a "qual è il tuo cibo preferito" e manteneva un po' di più le distanze. Jimin non gli sembrava il genere di persona che si accontentava di mantenere un rapporto professionale senza scendere in una conoscenza approfondita.

«Mmm, o-ok. Certamente» disse, agitato.

«Fico!» Jimin gli fece segno con il pollice in su, appena in tempo per alcuni membri della produzione di entrare nella sala e presentarsi. La conferenza cominciò e Taehyung cercò di starli a sentire, anche se era rimasto colpito dalle parole di Jimin.

Perciò la storia era davvero così violenta come gli era stato già detto.

Il suo umore si incupì. Non era affatto bravo a mantenere le distanze dai personaggi che interpretava. Troppo spesso si era perso nelle loro emozioni, ed era quello che di solito gli permetteva di recitare così bene ... ma non era bravo ad uscire da emozioni negative, senza avere un certo supporto.

La conferenza andò avanti e tutti i presenti ricevettero informazioni su dove e come cominciare il training. Il suo sarebbe stato quello più sfiancate, perché insieme a Jimin avrebbe dovuto imparare ad usare una spada, o almeno a far finta di saperlo fare.

Era la prima volta che Taehyung lavorava in quel modo, i suoi film erano stati sempre ambientati nella contemporaneità. Non riusciva però a farsi prendere dalla gioia di affrontare qualcosa di nuovo.

Le parole di Jimin gli ronzavano ancora nel cervello.

Dopo quella breve conferenza loro due e altri attori secondari furono inviati in un'altra sala dove avrebbero dovuto prendere loro le misure per i costumi. Jimin saltellò allegramente per tutto il corridoio e quando aprì la porta della stanza piena di manichini, scartoffie e tessuti arroccati suoi tavoli urlò:

«Hobiiiii!!!!».

Un giovane alzò la testa da un ipad mentre si rigirava tra le mani una matita elettronica. Aveva i capelli metà rossi e metà arancioni, con la frangia lunga e arricciata dalla permanete. Aveva due grossi occhiarli quadrati sul naso e due metri da sarto al collo. «Chimmie» commentò, alzando lo sguardo. «Avete già fatto?» chiese.

Jimin andò ad abbracciarlo e quel tale Hobi gli diede un bacio sulla testa, contraccambiando il suo abbraccio. «Guarda Hobi, ti ho portato il famoso Kim Taehyung!» disse tutto entusiasta l'altro ragazzo.

Tutti e due, con i loro capelli stravaganti erano una strana coppia. Taehyung fece un inchino e si presentò. L'altro fece lo stesso «Benvenuto. Sono Jung Hoseok, il capo costumista»

«Piacere» Taehyung era sinceramente sorpreso che un ragazzo così giovane fosse a capo di una sezione così importante come quella dei costumi. Impressionato gli fece un sorriso mentre Jimin metteva una mano intorno ai fianchi di Hoseok in modo intimo.

Taehyung fece finta di non farci caso.

«Il nostro Hobi qui» lo indicò con la testa «è uno dei più famosi costumisti in Corea e in Cina. Da quando ha cominciato a lavorare tutti i suoi progetti hanno ricevuto premi su premi su premi. È specializzato in drama storici e fantasy. Dovresti vedere alcuni dei suoi costumi! Si riconoscono subito in mezzo a quelli degli altri. Con un po' di fatica è arrivato ad essere il capo per questa produzione»

«Sì, ed un paio di spintarelle» commentò Hoseok incastrandosi la penna sopra un orecchio, vicino agli occhiali.

«Ohi, chi non è stato raccomandato un pochino qui dentro?» Jimin mise il broncio e tornò a guardare Taehyung. «Qui ci conosciamo un po' tutti»

«Mi pare ovvio» disse in modo conciliante Taehyung.

Hobi si tolse di dosso Jimin e lo mise al centro della sala «Diamoci una mossa Chimmie. Conosco le tue misure ma fammi accertare che non sei ingrassato»

«Ohi» Jimin gli diede un colpetto «Al massimo sono diventato più muscoloso»

«Addirittura»

Hoseok manovrò facilmente Jimin che si fece sistemare e manovrare come una bambola. Hoseok fu efficace e rapido e a Jimin non sembrò dare fastidio il modo in cui l'altro lo toccava anche intimamente per prendere le misure di ogni parte del suo corpo. Jimin concluse in fretta, e toccò subito a Taehyung.

Hobi lo sistemò bene al centro della stanza mettendogli le mani su entrambe le spalle «Mmm. Sarà un piacere vestirti» si rigirò tra le mani il metro da sartoria «Sei perfettamente proporzionato e il tuo viso e molto simmetrico. Staresti bene anche con addosso una busta di plastica» commentò, mentre gli misurava la lunghezza delle sue spalle e della schiena da scapola a scapola. Taehyung arrossì davanti allo specchio.

Ovviamente riceveva un sacco di complimenti, con il lavoro che faceva. Era consapevole di essere una persona che tutti definivano attraente, ma ogni volta che riceveva un complimento non riusciva a non arrossire: era più forte di lui.

«Uuuh» fece Jimin «Sei arrossito» gli girò intorno «Hai un viso davvero molto espressivo. Cavolo mi ruberai tutta la scena»

«Dubito» commentò sinceramente Taehyung. Jimin era quella persona un po' diversa dagli altri, capace di far innamorare di sé uomini, donne e tutto ciò che c'era in mezzo. Non disse nulla comunque, per non sembrare inquietate. Jimin invece lo guardava con un sogghigno.

«Oh ma vaffaculo» la porta si aprì con un rumoraccio e Taehyung sobbalzò di paura.

Gli altri due che aveva intorno non sembrarono sorpresi. «Maledizione al chi diavolo mi ha detto di ... Oh» il nuovo arrivato si fermò, guardando la scena «Scusate, non pensavo stessi già lavorando, Hobi»

«Yoongi» Jimin andò a salutare il nuovo ragazzo con la stessa energia con cui aveva salutato Hoseok. Lo strinse le sue braccia e gli diede addirittura un bacio sulla guancia.

Taehyung guardò altrove.

«Yo, chill» disse Hobi «Prendi una delle mie tisane» indicò un angolo della stanza dove era semi nascosto tra dei tessuti colorati un bollitore elettrico. Yoongi, insieme a Jimin che ancora aveva le braccia intorno alla sua vita, si diresse verso il bollitore e lo accese.

«Posso fumare?»

«Non sui miei tessuti» commentò Hobi, tornando a prendere le misure a Taehyung. «Che è successo?»

«JJJ, ecco cosa è successo» rispose quel misterioso Yoongi mentre il bollitore cominciava a fare rumore. Jimin poggiò la testa sulla sua spalla e Taehyung cominciava a chiedersi se fosse sempre così affettuoso con tutti.

Attraverso lo specchio vedeva il riflesso di questo nuovo ragazzo: alto più o meno quando Jimin, era più magrolino, ma portava abiti che gli cascavano larghi e lunghi. Aveva una mascherina appoggiata sotto il mento e due occhiaie intorno agli occhi dal taglio elegante. La sua pelle era pallidissima, da fare invidia a tutti gli attori di drama che cercavano di sembrare sempre più bianchi di quello che erano.

Tuttavia la prima cosa che saltava agli occhi erano i suoi eccentrici capelli verde menta. Taehyung strinse le labbra, chiedendosi se tutti in quella produzione aveva deciso di avere capelli stravaganti o solo quei tre, che sembravano comunque conoscersi molto bene.

Taehyung riconobbe il nome dello scrittore del romanzo e affinò le orecchie.

«Sono settimane che ancora non mi risponde. Non gli ho chiesto di rivelarmi la fine dell'ultimo libro ho solo chiesto informazioni su cosa possiamo assolutamente tagliare dal primo libro e cosa no! Non mi pare una richiesta assurda, dico bene? E ora sono agli sgoccioli con la presentazione del pilot. Dio, ho bisogno di fumare»

Dietro di lui Jimin preparò una tisana dal forte profumo di fragole, dentro un bicchiere di carta, e lo porse a Yoongi.

Hobi si voltò di nuovo verso Taehyung: «Lui è Min Yoongi, uno degli sceneggiatori»

«Oh, piacere» Taehyung gli fece un sorriso e un piccolo inchino ma l'altro fece una smorfia nervosa.

Jimin agitò la testa «Lascia stare, Yoongi sembra sempre di cattivo umore, ma in realtà è un tenero cuore»

«Guarda che ti denuncio per diffamazione, Minnie» disse l'altro sorseggiando la sua tisana bollente. «Comunque, lo sa tutto il mondo chi sei, Kim Taehyung»

«Mmm. Grazie?» chiese senza sapere come rispondere.

Jimin diede un colpetto a Yoongi e l'altro fece un'altra smorfia. «Sii più educato»

Hobi scosse la testa e si piegò per misurare la lunghezza delle gambe di Taehyung «È così da quando andava a scuola»

«Era insopportabile» spiegò Jimin.

«Andavate a scuola insieme?»

«Alla scuola d'arte di Seul, sì. Io e Yoongi siamo dello stesso anno»

Questo spiegava la loro intimità e la loro amicizia: dovevano conoscersi da molto tempo. Taehyung sorrise a tutti e tre, segretamente invidiando il loro legame. Lui non aveva nessuno che potesse considerare amico così stretto.

Almeno, non più.

Tornò a guardarsi allo specchio, cercando di ignorare il borbottio amichevole degli altri tre, che improvvisamente gli fece tornare in mente altre risate e altri sorrisi.

Non ci pensare. Non ci pensare.

Fu inutile, perché lo stesso sorriso gli tornò in mente.

Quando Hobi disse di aver finito di prendere le misure, Taehyung si spostò dal centro della sala come l'avessero strattonato. Non si sentiva più a suo agio. Fece un mezzo sorriso finto, quando Jimin lo osservò interrogativo.

«Se non c'è altro io andrei» disse.

Gli altri tre si guardarono «Ohi, Taehyung» disse Jimin «Se ci aspetti per dieci minuti possiamo andare a mangiare qualcosa insieme» fece un sorriso conciliante mentre sia Hoseok che Yoongi si voltarono a guardarlo. Jimin li adocchiò tutti e due e poi tornarono a guardare Taehyung, come spaventati dall'occhiataccia di Jimin.

«Uhm, sì dai» propose Hoseok ma Yoongi rimase zitto, bevendo dal suo bicchiere.

Taehyung si strinse nelle spalle «Mi piacerebbe ma ho un appuntamento con il mio manager. Magari la prossima volta»

«Oh» fece Jimin «Ok. Allora ci vediamo presto»

«A presto» rispose Taehyung facendo un inchino e volatilizzandosi dalla stanza.

Uscì dagli studios e tornò nella sua macchina, diretto a casa sua. Improvvisamente non aveva più voglia divedere nessuno, di nascondersi nel suo letto e dormire per smettere di pensare.

Mentre stava guidando la sua macchina tedesca, si fermò ad un semaforo rosso e guardò fuori dal finestrino.

Davanti a lui c'era la vetrina di una libreria.

In saldo c'era una nuova edizione di quel maledetto libro. Strinse le labbra e tornò a guardare avanti a sé.

Forse era stata una cattiva idea proporsi per quel ruolo.





+++





A Jungkook piaceva il nuovo bambino.

Con Da-da in mano, il suo orsacchiotto grande quasi la metà di lui, aveva cominciato a cercare la compagnia di Tae-Tae.

Ormai lo chiamava così: era un bambino un po' strano e Jungkook non capiva sempre cosa gli passasse per la testa o metà delle reazioni che aveva. Comunque lo seguiva dappertutto come una peperella con la madre.

La sua tata, che di solito si prendeva cura di lui, li guardava sempre da lontano, assicurandosi che i loro giochi non fossero troppo violenti. Non lo erano mai: a Jungkook non piacevano i giochi aggressivi. Tae-Tae del resto, era un bambino che passava dall'essere silenzioso e immobile come una statua, o una bambola, ad essere energico ed esuberante in meno di tre secondi.

Jungkook rideva sempre, anche se a volte lo sguardo di Tae-Tae gli metteva ansia. Non che sapesse cosa volesse dire. Aveva quattro anni e non capiva perché a volte si sentisse così quando vedeva Tae-Tae con gli occhi distanti e il respiro silenzioso. Lo andava a punzecchiare senza apparente motivo, ma lo faceva per assicurarsi che fosse sveglio e vivo.

Era un po' come un robottino che all'improvviso si spegneva.

Ecco, quello non gli piaceva.

Ora erano nella casa della signora Kim.

La nonnina aveva preparato i biscotti e i due bambini li stavano mangiando di gusto mentre guardavano la televisione. Jungkook aveva portato con sé alcuni dei suoi giochi perché Tae-Tae non ne aveva nessuno. Jungkook invece ne aveva molti, e non aveva problemi a regalarli. Con alcuni di loro non aveva nemmeno mai giocato.

Intorno a loro, sul tappeto c'erano macchinine giocattolo, dinosauri, pupazzetti e scatole piene di puzzle. Jungkook amava giocare con i peluche, fare finta di avere un gruppo di amici che lo seguivano ovunque. C'era Da-da e Reddy, poi c'erano anche Lola e Pin-pin, tutti i suoi animaletti preferiti che lo accompagnavano sempre. Di solito parlava con loro, e se giocava c'erano sempre anche loro.

Erano i suoi migliori amici.

Era solo un po' brutto che non parlassero veramente. Jungkook però poteva parlare per loro, così non dovevano rimanere in silenzio.

Tra Dada e Lola ora c'era anche Tae-Tae.

Lui non era un animaletto di peluche, lui era un altro bambino vero, quindi Jungkook non doveva far finta che gli rispondesse. Tae-Tae rispondeva davvero. Ogni volta che Tae-Tae parlava, Jungkook era davvero molto felice: quando giocavano insieme a volte non era d'accordo con lui e voleva fare le cose in modo diverso. Nessuno dei suoi amici animaletti lo aveva mai fatto perciò a lui andava molto bene. Era più divertente così.

E poi con Taehyung era divertente giocare nel parco giochi!

Ne aveva uno nel giardino, e anche se era grande e tutto per lui, Jungkook non ci andava mai. Era pieno di altalene e scivoli e posti per arrampicarsi e giocare ma il problema era che i suoi amichetti non potevano fare tutte queste cose con lui. Dopo un pochino Jungkook si stancava subito, perciò preferiva rimanere dentro casa a sfogliare i libri e far vedere ai suoi amici le figure disegnate tra le favole.

Taehyung invece adorava muoversi: quando cominciava a correre e saltare non si fermava più.

Avevano fatto un sacco di cose insieme. Taehyung l'aveva spinto sull'altalena, aveva scivolato insieme a lui sullo scivolo e avevano persino giocato a fare i pirati intorno al castello di plastica. Jungkook si era dispiaciuto che i suoi amici non avevano potuto giocare insieme a loro, ma Taehyung, e non lo voleva dire ad alta voce per paura che gli animaletti lo sentissero, era più divertente.

Tae-Tae era sempre gentile con i suoi amici e a volte parlava con loro come Jungkook non aveva mai fatto, così aveva scoperto che in realtà a Pin-Pin, la pecorella rosa che aveva, non piaceva il suo fiocco blu, così Jungkook grazie all'aiuto di Tae-Tae che lo aveva capito, aveva messo un altro fiocco giallo.

A Taehyung piaceva fare giochi molto attivi e si tirava sempre dietro Jungkook che a volte sarebbe voluto rimanere nella sua stanza da giochi a guardare i suoi libri o ascoltare le sue favole registrate, ma Taehyung si addormentava sempre quando lo facevano, perciò Jungkook lo faceva solo quando era da solo.

E non era più tanto spesso.

Il bambino si voltò a guardare la sua tata: era sul divano dietro di loro che sfogliava un giornale mentre la signora Kim stava stirando, alzando ogni tanto gli occhi su di loro.

Era una donna bassa e tozza, i suoi capelli erano tutti bianchi e portava dei grossi occhiali spessi che facevano sembrare i suoi occhi giganti. Era una brava vecchietta. Portava sempre il grembiule e nelle tasche aveva sempre delle caramelle: a volte aveva fatto segretamente cenno a Jungkook e gli aveva messo le caramelle in mano facendo segno di non dire nulla a nessuno. «Sei sempre troppo magro, Kookie» gli diceva con una carezza sulla guancia.

Jungkook non aveva mai conosciuto sua nonna, ma si immaginava che sarebbe stata così, come la nonna di Taehyung, che era molto fortunato.

La tata, quando lui aveva chiesto perché Tae-Tae ora stesse con la nonna, gli aveva risposto in un modo che non aveva capito. Forse i genitori di Taehyung erano come i suoi: molto impegnati a lavorare e lo avevano lasciato con la nonna come lui veniva lasciato con la tata.

Jungkook avrebbe preferito stare anche lui con la signora Kim. La tata era buona, ma gli dava sempre compiti da fare che a lui non piacevano e che lo annoiavano. La signora Kim invece faceva i biscotti e dava caramelle.

Taehyung vicino a lui guardava La Bella e la Bestia alla televisione mentre si sporcava tutta la bocca e le mani con il cioccolato dei biscotti. Non aveva buone maniere quando mangiava e la tata aveva spiegato che non tutti i bambini erano come lui, con la possibilità di imparare subito a stare a tavola.

L'altro bambino aveva addosso ancora i suoi vestiti larghi e grossi mentre stava a gambe incrociate a guardare la tv ad un palmo dallo schermo.

A Jungkook non piaceva quel cartone: era da bambine. Avrebbe voluto guardare Il re leone, ma Tae-Tae aveva cominciato a piangere e quindi lo aveva fatto vincere. «Non mi piace che Simba rimane da solo. Mi fa paura quando muore suo papà» aveva detto.

Invece Taehyung guardava a bocca aperta, sporca di cioccolato, mentre la bella e la bestia ballavano da soli nel salone deserto. Jungkook pensava ancora che fosse una cosa da femmine, ma se lo faceva piacere, come tutte le favole che vedeva.

Qualcuno bussò alla porta e la signora Kim andò ad aprire.

Jungkook non ascoltò nemmeno quello che gli adulti si stavano dicendo.

Sentì una voce familiare e saltò in piedi, precipitandosi alla porta: «Mamma!» urlò andando ad abbracciarle le gambe. «Mamma»

«Jungkookie, amore» la sua mamma si piegò per prenderlo in braccio «Hai fatto il bravo ometto?»

Lui annuì con decisione. Certo che era bravo.

Se non faceva il bravo la mamma non sarebbe venuta più, come già faceva suo padre.

Sua mamma sorrise. Era la mamma più bella del mondo, Jungkook lo sapeva. Era sempre buona e dolce, anche se non si vedevano tanto. Jungkook le aveva chiesto se poteva rimanere più tempo con lui ma lei doveva andarsene sempre, insieme al papà.

Papà faceva paura, e la mamma lo mandava sempre via quando c'era lui.

Jungkook provava a fare il bravo, così anche il papà sarebbe venuto a salutarlo ogni tanto, ma non riusciva mai ad essere bravo abbastanza.

«Signora Jeon»

Nonna Kim aveva fatto un piccolo inchino.

«Mi hanno detto che Kookie ha un nuovo amico. Non è vero, amore?» lo strinse meglio tra le sue braccia.

Jungkook allargò gli occhi «Sì!» si sporse dall'altro lato e indicò il divano «Tae-Tae ... uh» si strinse le manine al petto, guardandosi intorno.

Taehyung non c'era più.

«Tae-Tae?» chiamò di nuovo e vide Nonna Kim andare a sporgersi oltre il muro divisore della cucina.

«Ehi, Taehyungie. Va tutto bene» la signora parlò oltre il muro.

Tae-Tae voleva giocare a nascondino? Jungkook guardò prima la nonna e poi sua madre, senza capire.

Sua mamma lo poggiò di nuovo a terra e Jungkook sgambettò con le sue gambe ossute fino oltre il soggiorno.

Taehyung era rannicchiato dietro il muro. E aveva gli occhi spalancati. Anche quando aveva incontrato la sua tata aveva voluto giocare a nascondino così. «Ehi Tae-Tae, ti faccio vedere la mia mamma. Vieni!» provò a prendergli la mano ma l'altro si rannicchiò ancora di più per non farsi toccare.

Jungkook guardò nonna Kim che si era piagata con difficoltà vicino a loro. Prese un lembo del suo grembiule e pulì il viso sporco di cioccolato di Taehyung «Va tutto bene, amore. La signora Jeon è tanto buona. Non ti preoccupare, vuole solo dirti ciao. Non vuoi dire ciao alla mamma di Kookie?»

Taehyung alzò gli occhi e guardò prima sua nonna e poi Jungkook. Si alzò in piedi e si aggrappò alle gambe della nonna, mentre tutti e tre si affacciavano nel soggiorno. «Ehi Tae-Tae! Lei è mia mamma!» disse Jungkook, indicando sua madre.

Lei era rimasta in piedi vicino all'ingresso. Stava sorridendo ma non sembrava felice.

Jungkook non capiva. Tornò a guardare Taehyung che si stava nascondendo ancora dietro sua nonna.

La mamma fece un passo avanti e si piegò a terra per poter guardare i bambini dritti in faccia. Jungkook si mise affianco a lei.

«Ciao, Taehyung» disse con la sua voce buona. Jungkook era contento che a sua mamma piacesse Taehyung e che fosse gentile anche con lui. «Io sono la mamma di Kookie. Mi hanno detto che tu e mio figlio siete diventati amici. Non è vero?»

Jungkook annuì con decisione mentre seminascosto dalle gambe di sua nonna Taehyung fece un piccolo cenno. Sua mamma sorrise di nuovo «Sono contenta! Jungkook non ha tanti amici, ma sono sicura che vi vorrete sempre bene»

«Sì!» rispose Jungkook. Voleva essere contento, ma non capiva perché la situazione gli faceva venire da piangere. Perché Taehyung aveva paura di sua mamma? La mamma era buona!

«Signora Jeon, va tutto bene. Si deve solo abituare ad un nuovo adulto» disse la nonna di Taehyung.

Sua madre si alzò in piedi per parlare tra i grandi. «Capisco» disse «C'è qualcosa di cui potrebbe avere bisogno?»

«Penso che dovrò comprargli dei nuovi vestiti. I suoi sono di seconda mano presi dalla beneficenza della chiesa. Non ha nessuno giocattolo» La signora Kim abbassò lo sguardo su Tae-Tae e gli accarezzò la testa «E se la signora conoscere un nutrizionista o un pediatra esperto, potrebbe darmi il nome? Taehyung mangia tantissimo ma è ancora così piccolo»

«Quanti anni ha?» chiese sua mamma.

«Sei»

Sua madre rimase in silenzio e abbassò gli occhi su Taehyung. Jungkook fece lo stesso «Non sembra» disse con voce piatta la madre.

Jungkook le diede ragione nei suoi pensieri. Lui e Jungkook sembravano coetanei.

«Farò il possibile signora Kim. Avrà tutto l'aiuto possibile con Taehyung, glielo assicuro»

Quando la mamma e la tata salutarono la signora Kim e Taehyung, Jungkook capì che era venuto il momento di tornare a casa. Mise il broncio: non voleva, ma sapeva che fare i capricci non valeva a nulla.

La signora Kim gli sorrise: «Forse Kookie vuole rimanere un altro po'? Potrebbe fare un pigiama party con Taehyung, se vuole»

L'altro bambino alzò lo sguardo su sua nonna, gli occhi grandi e lucidi. Jungkook, invece, saltellò, aggrappandosi alla gonna nera del completo di sua madre «Oh, mamma, ti prego! Ti prego, ti prego, ti prego, ti prego! Solo oggi!»

Sua madre sorrideva, e non sembrava volerglielo negare: «Certo, se Taehyung vuole».

Jungkook si voltò a guardare il suo amico, il quale fece un piccolo cenno e un leggero sorriso.

«Sì!!» Jungkook strinse i pugni in aria e andò a prendere per mano Taehyung «Ti racconto le favole che ho imparato prima che andiamo a dormire Tae-Tae»

L'altro bambino sorrise e gli strinse la mano. Mentre stavano per correre verso la stanza di Taehyung (una stanza da grandi con un letto enorme e nessun giocattolo) sua mamma lo chiamò di nuovo.

«Kookie aspetta, ti devo dire una cosa importate»

Tutti e due i bambini si voltarono verso di lei ma lei continuava a sorridere: «Taehyung può cominciare a mettersi il pigiama, ci metterò un attimo solo»

«Io preparo qualcosa da mangiare per cena» disse anche nonna Kim.

La mamma si avvicinò a Jungkook e lo prese in braccio. Il bambino la guardò, pieno di aspettative.

«Jungkookie, dobbiamo fare una piccola conversazione da grandi, va bene?» Si sedettero insieme sul divano. Il bambino si mise una mano sul petto e disse: «Oh, io sono grande, sono grande!»

«Lo so, amore» sua madre gli diede un bacio umido su una guancia rotonda e rosa e Jungkook ridacchiò. «Ascolta la mamma. Sei un bravo bambino Jungkook la mamma è molto fiera»

Lui non rispose ma rimase a guardare con occhi spalancati il bel viso di sua madre, che continuò: «E devi continuare a fare il bravo bambino anche con Taehyung. Anche se si comporta in modo strano o ti fa arrabbiare non devi urlare con lui, va bene?»

«Tae-Tae è strano» Jungkook annuì «a volte sta zitto e immobile per un sacco di tempo. Prima ride e poi piange»

«Lo so amore. Ascoltami» gli accarezzò la testa per spostargli i lisci capelli neri da davanti il viso. «La mamma e la tata, e anche la signora Kim ti vogliono tanto bene. A volte però i grandi non sono sempre buoni. A volte i grandi sono cattivi e non vogliono bene ai bambini»

«Come papà?» chiese lui.

Sua madre non rispose ma lo guardò a lungo «No, Jungkook tuo padre ti vuole bene. È solo tanto impegnato»

Jungkook non rispose.

Sua mamma era sempre triste quando parlava di papà e anche se diceva così, Jungkook non ci credeva molto. Sua madre continuò ad accarezzargli la testa: «A volte i grandi sono cattivi, come i cattivi delle favole» sua mamma rimase sovrappensiero per un poco e poi disse: «Ti ricordi la favola di cenerentola?»

«Sì!» annuì lui.

«Ecco, Taehyung è un po' come Cenerentola» sua madre sorrise si più. «Viveva con la matrigna cattiva. Ma adesso è qui con noi, come Cenerentola che è andata a vivere con il principe azzurro. Non pensi che dopo la fine della favola, il principe sia stato sempre buono e gentile con Cenerentola, perché sapeva che nella sua vecchia casa l'avevano trattata così male?»

«Uh» lui annuì «Quindi ... quindi devo fare il principe azzurro?»

Sua madre ridacchiò: «Se vuoi. Basta che tu sia gentile con lui, anche quando ti fa arrabbiare ... ma lo so che il mio bambino è tanto buono e non si arrabbia mai»

Era vero. Jungkook non si arrabbiava mai.

«Va bene!» disse.

Gli piaceva questa cosa. Era come un gioco a cui doveva giocare sempre! Doveva giocare sempre a fare il principe azzurro. «Bravo bambino» sua madre gli diede un altro bacio e lo lasciò andare. Lui la salutò di nuovo e corse nella stanza di Taehyung.

Lo trovò che stava guardando in una scatola di cartone. Aveva una foto in mano.

«Chi è?» chiese, indicando la fotografia. C'era una signora che non sorrideva, anche se nelle foto si dovrebbe sorridere. Somigliava a Taehyung, ma non era bella. Sua mamma era mille volta più bella, ma Jungkook non lo disse ad alta voce.

«È la mia mamma» disse Taehyung a bassa voce, facendogli vedere bene la foto. «Non c'è il mio papà»

Jungkook guardò la foto «E dov'è il tuo papà?»

Taehyung alzò le spalle «Non lo so»

Il bambino lo osservò per qualche secondo e poi gli mise entrambe le mani in faccia, con un sonoro schiocco «Ahio» disse Taehyung voltandosi verso di lui e Jungkook gli massaggiò le guance «Sei proprio come Cenerentola! Con la matrigna e tutto il resto»

«Non mi piace Cenerentola» commentò Taehyung con la faccia ancora stretta tra le mani di Jungkook. «Mi piace di più la Bella e la Bestia»

«Ok. Tu fai la Bella e io la Bestia»

L'altro si staccò da lui «Ma la bestia è un mostro brutto e cattivo. Non puoi fare la bestia» si corrucciò.

«Allora faccio il principe! Dopo che si è trasformato» Jungkook si mise le mani sui fianchi con decisione. Taehyung sembrò pensarci un po' mentre metteva la foto di nuovo nella scatola di cartone «Uh. Ok. Allora giochiamo alla Bella e il principe che prima era la bestia» si guardò intorno «Da dove cominciamo?»





+++





Jungkook si riscosse. Il suo grande appartamento era silenzioso se non per il ronfare basso si Molly, il suo gatto birmano, nel cuscino vicino a lui.

Allungò una mano per accarezzare il suo pelo lungo e setoso.

Da molto non ripensava alla sua vecchia casa. Non andava nella sua proprietà da anni.

Molly aprì gli occhi e lo guardò, chiudendo le palpebre sonnacchiose sui suoi occhi azzurro zaffiro. Il rombo lieve delle sue fusa lo stavano già calmando. L'orologio sul comodino segnava le quattro di notte e Jungkook si mise in piedi per andare a farsi una doccia.

Il sudore sul suo corpo nudo si raffreddò all'istante una volta uscito dalle coperte.

Che strano sognare di nuovo sua madre. Forse era il caso di tornare a farle visita.

Con un nuovo mazzo di fiori in mano le avrebbe detto: Perdonami mamma. Mi hai chiesto di fare il Principe Azzurro e sono diventato la Bestia.

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