Danger-Zone |KookTae|

By -bigbabol-

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La Danger-Zone è chiamata così per un motivo, se non sai sopravvivere non oltrepassare quella barriera, mai. ... More

-Trama-
1-Duecentomila Won
2-Il nuovo studente
3-Faccia da Seoul
4-Finestre salvavita
5-Passamontagna
6-Parlare
7-Il patto con il Diavolo
8-Regole
9-Lasciarsi andare
10-Nemici
11-Ragazzo perfetto
12-Coinquilini
13-Spiegare
14-Che la festa abbia inizio (pt.1)
15-Che la festa abbia inizio (pt.2)
16-Solo bugie
17-Perché?
18-Piccoli gesti
19-Sciogliere
20-Ti voglio bene
21-Polso
22-Colpa mia
23-Maledetta la speranza
24-Credulone
25-Trappola
26-Eroe
I personaggi rispondono
27-Bambola di ceramica
28-V come Vendetta
29-Le ragazze sono strane
30-Vipere e Serpenti
31-Cotte
32-Nei bassifondi
33-Mini-market
34-Sconosciuti
35-Cattive notizie
36-Moccioso
37-Non posso
38-La cosa importante
39-Va tutto bene
40-Bentornato papà
41-Dì qualcosa
42-Sognare
43-Un disastro
44-Carta vincente
45-Mia cara nonna
46-Decido io
47-La mia storia
48-Chiamata terminata
49-Abbiamo un grosso problema
50-È tempo di dirci addio
51-Lui non è più qui
52-Non sto sognando, vero?
53-Ci ha abbandonati
54-Piangere è solo per i forti
55-Assalto alla scuola
56-Il gioco del silenzio
57-Insetticida per umani
58-Il peggio deve ancora venire
59-Sono un mostro
60-Hai altri piani da raccontarmi?
61-Illusi, codardi ed egoisti
62-Dalla stessa parte
63-Speranza
64-Sinonimo di Inferno
66-Non più
67-Solo se il destino vuole
-Epilogo-
-Ringraziamenti-
Vi ringrazio moltissimo PT2 +novità (?)

65-Dopo tanto tempo

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By -bigbabol-

*

*

—lontano, probabilmente,

Abbiamo finito di parlare con la decima persona della lista che ci ha fornito Jennie e posso affermare di essere stanco, sia fisicamente che mentalmente.

Ci sono state molte persone che sono scoppiate a piangere nel ripensare ciò che i Park hanno fatto e il cuore mi si stringeva così tanto che quasi non riuscivo a respirare più. In quei momenti, Yeun mi stringeva la mano e incitava la donna o l'uomo davanti ai suoi occhi di andare avanti, di confessare per salvare la Danger-Zone.

Sono stati momenti orribili eppure ho realizzato che io — di questa merda di città — non so quasi niente. E "per fortuna" aggiungerei, ho sentito storie che mi hanno fatto salire i brividi lungo la schiena per quanto raccapriccianti siano state.

Adesso arriva la fase più pericolosa: scattare foto alla luce del Sole per far vedere a tutti come i Park abbiano ridotto quello che dovrebbe essere di proprietà dello Stato senza alcuna autorizzazione da parte dei piani alti.

Il problema sono le guardie. Sono certo che non esiteranno ad attaccare quando capiranno il nostro piano e questo non possiamo permettercelo se vogliamo salvare queste persone distrutte dall'interno come abbiamo promesso.

E io voglio mantenere le mie promesse a qualsiasi costo.

«Quanto tempo ci rimane prima che Bogum arrivi qui?» sussurro cercando di non farmi sentire da Jungsu, addormentato comodamente sul letto affianco al nostro mentre russa.

«Ha inviato un messaggio a tutti i suoi sottoposti, — risponde a bassa voce. — sarà qui entro dodici ore esatte. Ho già gli screen delle conversazioni con i suoi fedeli, possiamo aggiungere anche questo al piano.»

Annuisco lentamente, mettendo insieme tutti i pezzi all'interno del mio cervello.

«Riusciremo a sconfiggerlo?» domando, abbassando la testa.

«Certo che sì. — afferma, serio, poggiandomi una mano sulla spalla con dolcezza. — Vuoi che ti ripeta il piano? Per esserne sicuro?»

«Sì, mi farebbe sentire... meglio, credo.» mormoro, rilasciando un lungo sospiro.

«Va bene. — commenta, stirandosi sul letto e osservando il soffitto. — Abbiamo intervistato quella povera gente, preso video e audio delle loro storie. Le editeremo anche giorno e notte per renderle perfette. Dobbiamo scattare delle foto ai luoghi più danneggiati di questo posto e anche alla scuola, dato che persino il governo sa che la scuola era forse l'unico luogo messo bene della Danger-Zone. — sbuffa, quasi seccato. — Poi, dobbiamo tornare a Seoul per sistemare il tutto e pubblicarlo sul giornale della mia famiglia e sul mio canale Youtube.»

«Il giornale più famoso d'Asia, no?» chiedo, per sicurezza, guardandolo con la coda dell'occhio.

«Certamente, secondo te come mai i miei genitori erano dei ricconi? — domanda, ironico, mettendo su un piccolo sorrisetto divertito. — Avevano un'azienda e nel tempo libero anche un giornale di fama mondiale. Forse questo è stata l'unica cosa giusta che hanno fatto. — sospira brevemente, girandosi su un fianco nella mia direzione. — Per il canale Youtube, hai visto con i tuoi occhi che parlo di argomenti attuali, idee mie o anche solo considerazioni personali. Sono abbastanza famoso. — ridacchia e lo imito, annuendo. — Tae, non devi preoccuparti: io voglio aiutare questa gente, voglio aiutare mio fratello e... voglio aiutare te. — bisbiglia. — Devi credermi.»

«Io-Io so che tu mi vuoi aiutare davvero, non fraintendere. — ribatto, incrociando le braccia al petto senza incrociare il suo sguardo preoccupato. — Ma è davvero difficile credere che qualcuno mi sta aiutando... questo posto cambia tutti, davvero. Mi ha reso nettamente meno fiducioso verso gli umani.»

«Posso davvero capirti, Tae, e non ti metterei mai fretta, non preoccuparti. — replica. — Semplicemente, fidati di me. Di tutto quello che mi hai raccontato non posso biasimarti se non mi credi.»

«Grazie, Yeun.» sussurro con un groppo in gola, chiudendo le palpebre per qualche istante.

Percepisco il braccio del ragazzo attorno alla mia vita che mi trascina lentamente giù, sul materasso, facendomi stendere e avvicina il mio corpo al suo, stringendomi.

Non so cosa provare a questo contatto. Non provo disagio o fastidio, affatto, ma non posso dire nemmeno di star percependo le farfalle nello stomaco oppure brividi di piacere... solo il vuoto: non provo assolutamente nulla.

Quasi non scoppio a piangere, schiacciandomi più contro Yeun e trattenendo i singhiozzi.

Chiudo gli occhi, provando ad addormentarmi. Domani sarà una giornata fin troppo faticosa e già vorrei essere  a Seoul per sistemare tutto questo casino. Aish... se soltanto Park Bogum  non fosse un figlio di puttana pazzo, tutto questo non sarebbe mai successo.

Alla fine, con la testa piena di tutti gli avvenimenti di oggi, crollo e mi addormento tra le braccia confortevoli e forti di Yeun.

- - -

Esco di casa, mettendomi le mani sui fianchi e roteando lo sguardo al cielo — scuro, con nuvoloni carichi di pioggia — provando a non concentrarmi sulle urla insistenti da parte di Jungsu sul nostro venire con noi in "missione".

Suo fratello, ovviamente, non vuole, perché ha paura che gli possa capitare qualcosa di brutto e non vuole perderlo. In fondo, lo capisco, mio padre non voleva farmi partire per lo stesso motivo.

Mia madre invece è rimasta indifferente. Le cose che ci siamo urlati contro quel giorno hanno totalmente distrutto il nostro rapporto già sgretolato in parte. Seppur, all'inizio, io ci sia rimasto abbastanza male, adesso tento di non pensarci e di andare avanti.

A lei non importa, perché dovrebbe importare a me?

Invece papà era preoccupatissimo, mi ha chiesto più volte se fossi davvero certo di quello che volevo fare e dopo parecchie rassicurazioni mi ha lasciato andare a malincuore, facendomi promettere che sarei tornato il più presto possibile.

Yeun esce, sospirando e scuotendo la testa. Mi affianca senza guardarmi e gli afferro la mano, preoccupato. Alza lo sguardo nella mia direzione.

«Che succede? L'ha presa così male?» domando, confuso.

«Sì. — risponde, stringendo la mascella. — Non capisce che lo faccio per lui, dice che lo tratto come un bambino.»

«Gli passerà, Jungsu non porta rancore, è un'anima troppo buona per farlo.» lo rassicuro, stringendogli un'ultima volta la mano per poi lasciarla e ricominciare a camminare.

Oggi Lalisa non è dei nostri poiché Jennie l'ha costretta a non venire con noi sempre per lo stesso motivo di Yeun. Adesso lei ci aspetta in una piccola via vicino alla scuola dato che inizieremo a scattare le foto da quel punto.

Ripercorrere la Danger-Zone mette paura, lo ammetto, più del solito. Non si sente assolutamente nulla però dobbiamo stare ugualmente attenti se delle guardie decidessero di passare proprio in questo momento.

Il mio battito torna normale e mi rilasso leggermente quando arriviamo nel luogo prestabilito e troviamo immediatamente Jennie, la quale si stacca dal muro e cammina a passo svelto verso di noi, preoccupata.

«Che succede?» le chiedo, percependo l'ansia salire nuovamente.

«Ho incontrato parecchie guardie prima di venire. — spiega, storcendo la bocca. — Sembra che tengano d'occhio specialmente la zona dei Bassifondi che, guarda caso, è prossima alla mia casa.»

«Dobbiamo sbrigarci allora, non voglio farti correre altri rischi.» sospiro rumorosamente.

La mora si limita ad annuire per poi avanzare ed entrare a scuola tramite una porta secondaria mai vista e rotta. La seguiamo senza guardarci né dirci una parola, fin troppo concentrati. Fin da subito posso notare come la scuola sia ridotta: se prima era messa male, adesso nemmeno assomiglia ad un istituto di istruzione dello Stato.

«Oh, questo piacerà molto ai lettori.» ridacchia Yeun, estraendo la macchina fotografica dallo zaino e incominciando a scattare foto, mostrando le pareti buttate giù, i pavimenti con — letteralmente — dei buchi.

Passiamo così almeno un'ora a fotografare tutti i posti messi peggio della scuola e alcuni mi hanno fatto anche salire il vomito. Arriviamo davanti alla porta di una classe e quasi non svengo.

«R-Ragazzi! — sibilo, le palpebre spalancate. — Qui c'è del s-sangue!»

Yeun è immediatamente al mio fianco, lo stesso Jennie, qualche istante dopo. La ragazza spinge leggermente la porta e varca la soglia, seguita da Yeun. Prendo un grosso respiro e decido di unirmi anche io a quest'impresa che porterà solo casini.

Tutto è buio: le finestre sono chiuse malamente da delle tempo e un'odore acre riempie l'aria. Tasto velocemente la parete vicino e non appena tocco l'interruttore della luce, la stanza s'illumina e pian piano vediamo la raccapricciante scena.

Porto una mano alle labbra per evitare di sboccare realmente quando vedo il cadavere putrefatto di un ragazzo. Il sangue secco proviene dal buco nella sua nuca, a specchio con quello sulla fronte causato ovviamente da una pistola.

«Porca puttana— » mormora Jennie, sconvolta.

«Dio mio, sono animali. — sbotta Yeun, stringendo i pugni. — Hanno lasciato qui a dissanguarsi un povero liceale... Si può essere così schifosi e senz'anima? Li voglio tutti dietro le sbarre.»

Non riesco nemmeno ad aprire bocca per commentare. Rimango in silenzio quando il ragazzo inizia a scattare foto precise e crude, immortalando il povero ragazzo di cui oramai non si distingue nemmeno il volto.

Chissà da quanto tempo è qui...

Percepisco le lacrime bruciare e non appena sto per lasciarmi andare ad un pianto silenzioso, ecco che Jennie mi agguanta per il braccio, trascinandomi vicino la finestra a passo veloce.

«Cosa— Jen— » balbetto, confuso, osservandola mentre spalanca le tende.

Yeun ci raggiunge, non capendo molto della situazione e sistemandosi velocemente la fotocamera attorno al collo, prendendomi per il polso.

«Ci sono delle guardie. — bisbiglia la mora. — Le ho sentite.»

Sgrano gli occhi e aguzzo l'udito, sentendo finalmente il passo frenetico e possente di tre o quattro guardie sempre più vicine. Il cuore ricomincia a battere furiosamente all'interno della mia cassa toracica e mi appendo al braccio di Yeun, lanciandogli un'occhiata terrorizzata.

«Va tutto bene. — sussurra nella mia direzione, stringendola mascella. Torna a guardare Jennie, avanzando verso la finestra e portandomi con sé. — Sfondo il vetro e andiamo.»

Detto fatto, con un pugno il vetro si frantuma e Jennie contribuisce. Il rumore provocato, però, aumenta il cammino dei soldati— che più che cammino sta diventando una corsa per raggiungerci e annientarci.

La mora salta ad occhi chiusi senza pensarci nuovamente e Yeun si arrampica sul parapetto della finestra, portandomi di forza vicino a lui a causa dei miei muscoli che non vogliono collaborare.
Sono paralizzato dalla paura.

«Va tutto bene, Tae.» sorride, accarezzandomi la guancia. Guarda dietro di me e un lampo di paura attraversa il mio sguardo, risvegliandomi da quella mezza-trance in cui il mio corpo era caduto.

Prendo un veloce respiro profondo mentre le guardie a pochi passi da noi si sbilanciano nella nostra direzione, le mani tese per afferrare i nostri vestiti, impedendoci così di scappare. Già mi vedo con una pistola puntata alla tempia e il mio sangue zampillare dalla testa.

Ma riusciamo— riusciamo ad andarcene. 

Il mio corpo emette un sonoro tonfo seguito da un mio forte gemito di dolore quando tocco il terreno bagnato sotto di me, provocandomi un gran male al fianco e alla gamba destra.

«Taehyung? Tutto bene?!» chiede velocemente Yeun, scuotendomi per una spalla.

«Tutto okay...» mormoro, ancora stordito, riuscendo a mettermi seduto, reggendomi la testa con una mano e sospirando.

«Grazie al Cielo.» sbotta, coinvolgendomi in un abbraccio che — malgrado tutto — mi fa sorridere lievemente, contento.

«Dobbiamo andarcene, ci hanno visto e ci seguiranno.» dice, Jennie, sbrigativa, tirandomi per un braccio in modo sbrigativo.

Mi sollevo subito, trattenendo una smorfia di dolore e ricominciamo a correre via dalla scuola, seguendo Jennie chissà dove.

«Andiamo a casa di Jeongguk.» risponde alla mia tacita domanda.

L'aria viene risucchiata dai miei polmoni e mi blocco di scatto, in mezzo ad una stradina stretta e buia, guardando con occhi spalancati e sconvolti la mora.

 «Taehyung, non è proprio il momento di— » sbotta, furiosa, la mora, voltandosi nella mia direzione con un dito sollevato.

Le sue parole vengono bloccate da un'altra voce.
Dalla sua voce.

Percepisco le gambe molli e il cuore che sussulta violentemente portandomi anche ad accelerare il mio respiro, rendendolo irregolare, come se avessi appena corso per quindici chilometri senza mai fermarmi.

Gli occhi mi si riempiono di lacrime e vedo sfocata la figura di Jungkook, a pochi metri da me dopo tanto — troppo — tempo.

«Taehyung?!»









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