Behind a Kiss ~ [Taekook]

By Li4129

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[COMPLETA] Behind a kiss - Dietro a un bacio. Cosa c'è dietro a un bacio? Per il 19enne Jungkook dietro a un... More

I n t r o d u z i o n e
U n o
D u e
T r e
Q u a t t r o
C i n q u e
S e i
S e t t e
O t t o
N o v e
D i e c i
U n d i c i
D o d i c i
T r e d i c i
Q u a t t o r d i c i
Q u i n d i c i
S e d i c i
D i c i a s s e t t e
D i c i o t t o
D i c i a n n o v e
V e n t i
V e n t u n o . u n o
V e n t u n o . d u e
V e n t i d u e
V e n t i t r e
V e n t i q u a t t r o
V e n t i c i n q u e
V e n t i s e i
V e n t i s e t t e
V e n t o t t o
V e n t i n o v e
T r e n t u n o
T r e n t a d u e
T r e n t a t r e
T r e n t a q u a t t r o
T r e n t a c i n q u e
T r e n t a s e i
T r e n t a s e t t e
T r e n t o t t o
T r e n t a n o v e
Q u a r a n t a
Q u a r a n t u n o
Q u a r a n t a d u e
Q u a r a n t a t r e
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Q u a r a n t a c i n q u e
Q u a r a n t a s e i
Q u a r a n t a s e t t e
Q u a r a n t o t t o
Q u a r a n t a n o v e
C i n q u a n t a
C i n q u a n t u n o
C i n q u a n t a d u e
C i n q u a n t a t r e
C i n q u a n t a q u a t t r o
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C i n q u a n t a n o v e
S e s s a n t a
S e s s a n t u n o
S e s s a n t a d u e
S e s s a n t a t r e
S e s s a n t a q u a t t r o
S e s s a n t a c i n q u e
S e s s a n t a s e i
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S e s s a n t o t t o
S e s s a n t a n o v e
E p i l o g o
C a r t a c e o!
N u o v e S t o r i e

T r e n t a

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By Li4129


~

Erano passati tre giorni da quando il cuore di Jungkook era stato spezzato, tre giorni che aveva passato chiuso in casa a piangere ed urlare fino a perdere la voce. Non andava all'università, non mangiava, non rispondeva alle infinite chiamate di Jimin. Era chiuso tra quelle quattro mura che piano piano stava riempiendo con il suo dolore, con la sua tristezza e con le sue lacrime. Non immaginava che l'amore potesse fare così male e si maledì per aver desiderato così tanto innamorarsi.

Odiava Taehyung, lo odiava per averlo fatto innamorare così facilmente e per avergli spezzato il cuore con altrettanta facilità ed odiava non riuscire ad odiarlo davvero. Odiava se stesso perché, nonostante tutto, non riusciva a non amarlo ancora. Voleva strapparsi di dosso quei sentimenti per liberarsene come faceva con le erbacce in giardino ma, l'amore che provava per il castano, aveva le proprie radici ben piantate nel cuore di Jungkook e strapparle via non era possibile.

Gli era bastato così poco per perdere la testa per Taehyung eppure per dimenticarlo non gli sarebbe bastata tutta una vita.

Era incredibile quante lacrime il corpo umano di un individuo a pezzi potesse produrre, sembravano infinite e sempre più salate. Le guance di Jungkook non erano asciutte da ormai troppo tempo, il naso gli colava come conseguenza e la gola gli bruciava. Urlava e singhiozzava come se in quel modo il dolore potesse uscire più velocemente, lasciando il posto alla pace, pace che Jungkook vedeva ancora molto lontana. In quei tre giorni si chiese varie volte se tutto quel dolore sarebbe mai sparito o se semplicemente avrebbe imparato a conviverci, ma per ora era lì, ad invadere ogni sua singola cellula.

Era la quindicesima chiamata che riceveva da Jimin quel giorno ed era la quindicesima chiamata alla quale non rispondeva. Non aveva le forze per rispondere, non le aveva per far niente. Si era ridotto ad essere un corpo col cuore trafitto da milioni di lame mentre aspettava inerme la sua fine.

Era sul divano, rinvoltato in una coperta, come se quel calore potesse guarire il freddo che sentiva al cuore. La tv era accesa ma non la stava guardando, non la sentiva nemmeno perché i suoi stessi singhiozzi erano tutto ciò che arrivava alle sue orecchie.

All'ennesima chiamata senza risposta, Jimin decise che fosse arrivato il momento di controllare di persona. Non era normale che Jungkook saltasse tutti quei giorni di università e che non rispondesse a nessuna delle sue chiamate. Gli era sicuramente successo qualcosa e lui doveva assicurarsi che stesse bene.

Erano appena le undici di mercoledì mattina ma, in quel momento, al biondo non interessava il fatto che avrebbe perso qualche ora di lezione all'università, gli interessava solo controllare lo stato di Jungkook. Corse fuori dall'aula prima che finisse la pausa e si diresse fuori dall'università. Era quasi all'uscita quando venne fermato dalla voce del suo migliore amico.

«Salti le lezioni adesso? Non ti facevo il tipo.» Scherzò Taehyung.

«Tae, non ho tempo per le tue stronzate adesso.» Rispose.

«Perché? Che devi fare di tanto urgente?» Domandò curioso il castano.

«Devo andare da Jungkook.» Gli comunicò Jimin.

«Perché? Sta male?» Gli chiese Taehyung.

«Non lo so, ma sono tre giorni che non si fa vedere e non risponde alle mie chiamate. Sto iniziando a preoccuparmi.» Gli spiegò Jimin.

Taehyung sapeva perché Jungkook non stesse andando all'università, sapeva di essere il motivo di quella sua improvvisa assenza, sapeva di avergli fatto del male ma non pensava così tanto e non pensava che questo avrebbe fatto stare male anche lui. Come Jimin, anche il castano aveva provato a scrivergli il giorno dopo con la scusa della felpa lasciata a casa sua ma, in realtà, voleva solo accertarsi che stesse bene e che non stesse più piangendo per lui. I giorni erano passati e Jungkook non si era presentato né all'università né in palestra e fu lì che realizzò di come, non volendo, lo avesse ferito profondamente.

Jimin sospettava che in tutto questo c'entrasse Taehyung, ne era quasi certo, ma la conferma l'avrebbe avuta solo da Jungkook. Riprese a correre, ignorando il castano ancora immobile all'ingresso dell'università, e si diresse verso la casa del moro. Bussò, suonò il campanello, urlò il suo nome, ma Jungkook non si decideva ad aprirgli.

Non voleva entrargli in casa senza il suo permesso ma sapeva che, se non avesse fatto così, sarebbe restato lì fuori ad aspettare per sempre. Prese allora la chiave di scorta che il moro teneva nascosta sotto un vaso sul pianerottolo di casa e aprì la porta.

Era già preparato al fatto che, molto probabilmente, avrebbe trovato un Jungkook triste all'interno di quell'appartamento ma la scena che si ritrovò di fronte gli spezzò il cuore. Ancora sul divano e racchiuso nella sua coperta, Jungkook perdeva lacrime dagli occhi ormai rossi e gonfi. Jimin si avvicinò a lui e, senza dire una parola, lo abbracciò. Rimasero in quella posizione per decine di minuti fino a quando i singhiozzi iniziarono a cessare.

«Che ci fai qui? Dovresti essere a lezione.» Fu la prima cosa che Jungkook gli disse mentre si asciugava le ultime lacrime.

Jimin non poté fare a meno di notare come la voce del moro fosse ridotta ad un sussurro, triste e graffiata da giorni di grida ininterrotte.

Sapeva che Jungkook stesse cercando di evitare di parlare del perché del suo malessere, per questo disse quello come prima cosa, ma Jimin non si sarebbe fatto ingannare. Voleva che il più piccolo si sfogasse, lo usasse come spalla su cui piangere per poi tornare a ridere e a vivere come era solito fare prima.

«Ti ho chiamato un po' di volte in questi giorni, sai?» Disse il biondo. «So che la mia voce al telefono è veramente orribile però non è una scusa per ignorarmi in questo modo.»

Jungkook alzò lo sguardo per incontrare gli occhi del suo amico e vide in lui la preoccupazione, l'affetto e, soprattutto , la voglia di vederlo sorridere di nuovo. Si pentì di essersi chiuso in se stesso, di aver pianto in solitudine. Aveva bisogno di braccia che lo stringessero, mani che gli asciugassero le lacrime e qualcuno che gli volesse bene.

«Vuoi che ti prepari qualcosa per pranzo?» Gli chiese poi.

«Non ho fame.» Rispose Jungkook, spostando il suo sguardo verso le sue mani che prese a torturare.

Jimin aveva ben intuito che in quei giorni il suo amico non avesse mangiato quasi per niente, in fondo bastava guardarlo attentamente per capirlo.

«Beh, io ho una fame da lupi invece, quindi preparo qualcosa.» Disse e sparì in cucina a preparare una zuppa.

Poco dopo un profumo davvero invitante si sparse per tutta la casa, facendo venire l'acquolina in bocca a Jungkook che non toccava cibo da ormai troppo tempo.

«Mi sa che ne ho preparata troppa, non mi so mai regolare con le quantità. Dai Kookie aiutami a finirla. Sarebbe un peccato sprecarla, è così buona!» Gridò Jimin dalla cucina.

Jungkook allora si alzò dal divano portandosi dietro la coperta come fosse un mantello e si accasciò su una delle sedie della cucina mentre aspettava che il biondo gli servisse un piatto della zuppa che aveva appena preparato.

Mangiarono in silenzio ma per Jimin fu comunque una vittoria perché finalmente il moro non stava piangendo e stava mettendo qualcosa sotto i denti.

«So che sei qui perché vuoi sapere cosa è successo.» Ruppe il silenzio Jungkook a fine pasto.

«No Kookie, io sono qui per assicurarmi che tu stia bene. Se non ti va di parlare della ragione delle tue lacrime va bene, non ti costringerei mai a farlo, ma se ti va io sono qui.»

«Ho il cuore a pezzi, Jimin.» Confessò improvvisamente Jungkook.

«Per colpa di Taehyung, vero?» Chiese il biondo.

«Per colpa mia.» Rispose, stupendo l'altro.

«Colpa tua? Ma che dici?» Domandò confuso Jimin.

«Colpa mia, sì. Sono stato io ad innamorarmi di lui nonostante sapessi che non crede nell'amore. Sono stato io a credere che ogni suo gesto, ogni suo tocco, ogni suo bacio fosse dettato dai miei stessi sentimenti.»

«Ogni bacio?» Chiese sconvolto il biondo.

«L'ho baciato, Jimin. Ho lasciato che mi baciasse.» Disse il più piccolo per poi scoppiare nuovamente in un doloroso pianto. «Perché l'ha fatto, Jimin? Perché mi ha baciato?» Continuò tra i singhiozzi.

«Kook...» Lo chiamò il maggiore mentre lo chiudeva in un nuovo abbraccio, più dolce e stretto del precedente.

Le lacrime di Jungkook gli bagnarono il maglioncino ed ogni singhiozzo gli provocò una fitta al cuore perché, vedere il suo amico ridotto così, gli faceva un male cane.

Adesso capiva il dolore del più piccolo, aveva donato a Taehyung oltre che il suo cuore anche il suo primo bacio, un bacio che aveva conservato per scambiarlo come segno d'amore e non di mera attrazione. E Taehyung glielo aveva strappato via, non curante del significato che esso avesse per Jungkook.

«Io non credo di farcela.» Sussurrò il moro con la voce ancora spezzata dal pianto.

«A fare cosa?» Chiese Jimin preoccupato.

«A sorridere di nuovo.»













___________
Spazio autrice:

Io ve l'avevo detto che Jimin sarebbe stato l'angelo custode dei taekook... al momento si concentra su jk ma vedrete che sarà d'aiuto anche per Taehyung.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto nonostante non sia felicissimo. Fatemi sapere.

Vi auguro Buon Anno e spero che il 2022 vi porti tante cose belle.

💙💙

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