Quarantuno in Quarantena

By bloggaggio

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Quarantuno capitoli, o meglio, quarantuno riflessioni che proveranno a raccontare questo momento che tutti st... More

#1 Come sospeso
#2 La gente non stanno bene
#3 Altro giro altra corsa
#4 Oggi ma anche no
#5 Ciao sono Lucio
#6 Ho pianto
#7 Ieri
#8 Non lo so
#9 Voce del verbo criticare
#10 Uno, due, tre
#11 A volte
#12 Sulla pelle
#13 Rivediamo i confini
#14 Scrittori, giochiamo a fare la guerra?
#15 Napule è
#16 Adulti e (non) vaccinati
#17 Piccoli mondi
#18 Abbracciamoci!
#19 Chi?
#20 Ottimismo, devo proprio?
#21 Vado a fare un giro
#22 In quei giorni
#23 Ti conosco mascherina!
#24 La smettiamo?
#26 Riaprono le librerie
#27 Politicamente corretto
#28 Il glicine
#29 L'erba del vicino
#30 Mani pulite, sempre
#31 Il 4 Maggio
#32 Venerdì 17
#33 La giusta distanza
#34 C.O.V.I.D.
#35 Fase a Due
#36 Voci di corridoio
#37 37 Orizzontale
#38 Tanti auguri a me
#39 Crescere
#40 Sanificazione
#41 Rischio calcolato
Ringraziamenti

#25 La maledizione del hashtag

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By bloggaggio

Cominciamo col dire che la scrittura di più parole priva degli spazi, è cosa strana e innaturale. Avranno pensato allo stesso modo i lettori di Leonardo, vedendo quelle scritture che procedevano contro corrente come i salmoni nel fiume. Ma lui era un genio e si poteva permettere questo ed altro.

Per l'umano scarso intelletto invece, è chiaramente complicato concepire un hashtag. Se lo si prova a scrivere tramite l'uso della tastiera, diventa automatico battere sulla barra spaziatrice. Primo, perché è così che si deve fare quando si scrive per essere compresi. Secondo, perché essendo appunto una barra, risulta il tasto più lungo della tastiera e te lo ritrovi sempre tra i piedi. Pardon, tra le mani.

Ma dove diventa quasi impossibile scrivere un hashtag è con la penna e foglio: provare per credere. Ed anche quando credi di avercela fatta, prova a rileggerlo e ne riparliamo. Da breve slogan per facilitare ed accrescere la ricerca sui social (cosa tutta da dimostrare), gli hashtag si sono trasformati in vere e proprie frasi di senso compiuto. Persino gli assorbenti hanno il proprio slogan col cancelletto. Vorrei far notare che se sono in coda da quarantacinque minuti per entrare nel supermercato non è grazie al suo hashtag, più accattivante di quello della concorrenza. È perché devo fare la spesa.

Abbiamo capito che #iorestoacasa è la cosa giusta da fare e che #andràtuttobene, perché #noisiamoitaliani, ma scusate se lo dico, io proprio non ce la faccio. Questa retorica disidratata, questo buonismo abbreviato, proprio non lo digerisco. Ho bisogno di leggere la chiarezza. Ho necessità di comprendere i fatti col ragionamento e non con l'illusoria convinzione di aver compreso. Mi dovete dire chiaramente fino a quando sarà necessario che io (spazio) resto (spazio) a (spazio) casa e quali saranno le reali garanzie che andrà (spazio) tutto (spazio) bene. Così come ho fatto per gli articoli precedenti, anche questo lo pubblicherò sui social, utilizzando i soliti hashtag per aumentare a dismisura la platea dei miei lettori. Penso di aggiungere #sonoconsapevolediessereincoerente, così salvo la faccia. #buonaPasquaatuttivoi  

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