Shadowfawn - La Ragazza Ipnot...

By CactusdiFuoco

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[STORIA COMPLETA] In un mondo dove tutti nascono con un potere unico (un potere che può essere del tutto inut... More

1. Una bambina speciale
2. Un piccolo potere per fare grandi cose
3. Prince Puma
4. Io ho un puma e tu no!
5. Meglio di no, Maris
6. Due ragazze diverse
7. Superpoteri
8. Da un grande potere non derivano grandi responsabilità
9. Di amore e di morte
10. Vuoi morire, Ryan?
11. Il piano di Cherry
12. Il grande Sam Bedstone
13. Non più la stessa famiglia
14. La Tragedia
15. All'ospedale
16. Un'amica
17. Teen Life
18. Verso un altro ospedale
19. Gente nuova, vita nuova?
20. I corvi di Ariana
21. L'affetto selvatico del puma
23. Colloquio con l'assicuratore
24. Piccola sorpresa durante la terapia di gruppo
25. La grande, immensa, fantastica Cherry
26. Werhunter il genio
27. La ruota cosmica
28. Fast food
29. I misteri di Teo
30. Mille anni di nulla
31. Papà
32. Il nostro animaletto domestico
33. A casa dei Bedstone
34. Il ritorno di Maris
35. Recupero di un puma
36. Anika e Anita
37. Maschera di volpe
38. Esercitazioni pratiche
39. Una tempesta in arrivo
40. Mister Storm
41. Studenti vs Sidekicks
42. Un piccolo tête à tête
43. Cerbiatto mannaro
44. Internet
45. Sette detenuti
46. Fuoco e fulmini
47. Canzoni e fiori di ciliegio
48. Last party
49. Come si uccidono le idee
50. Faccia a faccia con lui, nel suo laboratorio
51. Il potere rivelato
52. Andate via!
Un indizio, una bella canzone: sangue di drago
53. Scala distruttiva A
54. Di un secondo più veloce
55. Strateghi eccezionali
56. Nel sotterraneo
57. Dopo la tempesta, quiete?
58. Shadowfawn
Epilogo
F.A.Q + un annuncio carino
Uno spin-off che vi piacerà: Deus-ex machina
Domanda quel che vuoi ai personaggi di Shadowfawn!
Domande sparse ai personaggi di Shadowfawn! (festeggiamo le 50.000 letture)
L'Inverno delle rose - Un sequel spin-off

22. I folli e i pazzi

915 76 54
By CactusdiFuoco

In quel momento Cherry si svegliò. Fuori c'era il sole e lei non si sentiva affatto riposata.

Si cambiò, andò in bagno e scese a fare colazione. Seguì le indicazioni fino alla sala comune nella quale si poteva socializzare e mangiare insieme, un posto tutto ingombro di tavoli che somigliava terribilmente ad una mensa scolastica, ma con colori più tenui e finestre più grandi.

«Buongiorno, Ciliegina!» La salutò il folle Teo, sventolando una mano «Vieni a sederti accanto a me?».

Cherry non sapeva se sedersi accanto ad un pazzo potesse essere una buona idea, così scosse la testa e lo superò in fretta, dirigendosi al tavolo dalla quale si poteva scegliere una porzione di cibo mista, composta come la si voleva. C'erano torte con semi di papavero, salsicce calde, bacon, té verde o alla pesca, spremuta d'arancia, latte, yogurt e cereali di diversi tipi. Si preparò una tazza di latte freddo con i fiocchi d'avena e la portò in un angolino riparato, ad un tavolo dove nessuno era seduto.

La sala non era particolarmente frequentata: o era troppo presto, o la maggior parte dei degenti si facevano portare la colazione in camera. C'erano due ragazzi magrissimi, il tizio che un tempo era stato forse (almeno a detta di Ariana) un soldato ma ora era un appassionato di giardinaggio, una ragazzina sovrappeso con delle occhiaie molto visibili che portava al collo un pentacolo d'oro, l'infermiere con i rasta John Murray, e il folle Teo.

Cherry iniziò a mangiare lentamente. Pensò che questa storia di Ariana che le controllava i sogni non poteva andare avanti e che era necessario incontrarla per farle capire chi comandava: dopo mangiato sarebbe andata dalla dottoressa Cosmos e le avrebbe chiesto di aiutarla. Inoltre fra poche ore avrebbe anche incontrato l'assicuratore, che le avrebbe detto quale sarebbe stato il suo destino. Qualcuno l'avrebbe adottata? Cherry aveva parenti ancora vivi, da qualche parte, disposti a prendersi in casa una ragazza adolescente? Oppure sarebbe diventata un'adulta emancipata e, a soli sedici anni, avrebbe ereditato tutti i soldi di Gara insieme all'indennizzo dell'assicurazione?

Cherry non sapeva bene cosa avrebbe dovuto fare per prima cosa, se avesse ricevuto tutto quel denaro. Forse si sarebbe comprata una casetta piccola piccola, facile da pulire e curare, in mezzo alle montagne rocciose, così avrebbe potuto stare insieme a Prince per sempre. O forse si sarebbe comprata un grandissimo appartamento lussuoso a New York, dove Prince avrebbe potuto vivere da pascià sdraiato fra enormi cuscini di seta, e lei avrebbe potuto lavorare come supereroina per mantenere il loro stile di vita da ricconi.

Cherry stava fantasticando sull'idea di possedere una piscina con dentro carpe koi vive, quando qualcuno si sedette accanto a lei lasciandosi ricadere sulla panchetta. Era Teo, che la guardava con un'espressione contenta, tamburellando lentamente le dita sul tavolo.

«Hey!» Esclamò Cherry «Che ci fai qui?»

«Il mio lavoro!» lui si indicò un cartellino, che penzolava dal taschino della sua tuta blu.

"Teo Il Folle, addetto alle pubbliche relazioni". Il cartellino sembrava ufficiale, era plastificato e firmato dalla dottoressa Cosmos, perciò Cherry ne dedusse che "Il Folle" doveva essere il cognome di Teo e non un soprannome, per quanto fosse azzeccato.

«Come puoi leggere qui» Disse l'uomo «Sono un addetto alle pubbliche relazioni»

«Io non sono il pubblico» gli fece notare Cherry

«Hai ragione solo a metà. Vedi, facciamo finta che io stia facendo un soliloquio, per esempio come sto facendo adesso. Tu mi stai ascoltando parlare, e ti senti intrattenuta, o magari oltraggiata dal mio parlare: in entrambi i casi, tu sei il mio pubblico. Quindi, io sono addetto alle relazioni con te, che sei il mio pubblico. E non mi va di vederti qui tutta sola e imbronciata»

«Sei un pedofilo?» Cherry lo guardò dal basso

«Certo che no!» Teo parve oltraggiato «Perché mi hai fatto una domanda simile?»

«Non so. Sei un uomo adulto che sembra parecchio interessato ad avere una relazione con me, che sono una minorenne»

«Oh. Non quella relazione, bimba!» la faccia di Teo era genuinamente disgustata «Non sono interessato, mi dispiace. Cioè, non mi dispiace in realtà, né per te né per me. Non sembra che io ti piaccia, comunque, quindi c'è poco da essere dispiaciuti. E tu non mi piaci neanche, quindi è tutto a posto»

«Grandioso. Visto che non ti piaccio, che ne pensi di andartene e lasciarmi mangiare in pace?»
«Non provo attrazione romantica per te. E neanche sessuale. Ma provo curiosità e sono interessato al tuo potere»

«Neanche sai qual'è il mio potere!» sbottò Cherry

«È per questo che sono interessato» sogghignò Teo «Qual'è il tuo potere?»

«La legge sulla privacy mi permette di non rispondere a questo quesito. Ora posso mangiare in pace?»

«Mangia pure. Se vuoi parlo io finché non hai finito di mangiare. Poi mi rispondi tu»

«Tu fai il seccatore con tutti quelli nuovi, qui?»
«Può darsi di sì, può darsi di no...» disse lentamente Teo, misterioso

«Oh, andiamo! Significa sì, non è vero? Rompi le scatole a tutti» Cherry colpì il latte più volte con il cucchiaio, affondando diversi fiocchi d'avena galleggianti «Perché te lo lasciano fare?»

«Perché sono bravo ad aiutare le persone. Dico davvero. Dimmi che problema hai e io te lo risolvo in un quattro e quattr'otto».

Cherry guardò la mano dell'uomo, che non aveva smesso di tamburellare il tavolo neanche un secondo, da quando si era seduto accanto a lei. Era un ritmo strano, lento, ma gradevole.

«Chi ti dice che ho un problema?» Domandò lei, infilandosi in bocca una cucchiaiata di cibo

«Hai gli occhi così cerchiati di nero, bimba, che sembri un panda. Ne deduco che: o hai una circolazione orribile, oppure stanotte non hai dormito. In entrambi i casi hai un problema. E in entrambi i casi posso risolvertelo»

«Ah, sì?»

«Sì»

«Va bene. C'è una tizia, Ariana, che...»

«Non dire altro!» Teo drizzò la schiena e le dita che tamburellavano cambiarono ritmo, più veloci «So esattamente cosa ti ha fatto Ariana. Ma per essere più sicuro te lo domanderò. Ha cercato di fare amicizia con te, ma per farlo ti ha fatto venire gli incubi?»
«Ehm... più o meno...»

«Finisci di mangiare. Andiamo a parlare con quella peste! Non lo farà più, dopo che l'avrò strigliata per bene!».

Cherry finì rapidamente la sua ciotola di latte e cereali e la posò insieme agli altri contenitori da lavare, poi seguì Teo, che gesticolava in modo poco comprensibile, fuori dalla sala.

«Perché a te è permesso vederla?» Domandò Cherry, quasi correndo per stare al passo delle lunghe gambe dell'uomo

«Perché a me non può fare niente» rispose Teo, fiero «E comunque a tutti è permesso vederla. Solo che non ci vuole andare nessuno, da lei»
«E non ci vogliono andare perché...?»
«Perché è una pazza»
«Ah. Ma non sei pazzo anche tu?».

Teo si fermò di colpo e Cherry dovette frenare per non sbattergli addosso.

«Folle!» Strillò lui «Sono folle, non pazzo. C'è una differenza gigantesca»

«Ok, ok, se lo dici tu!» Cherry allungò le mani in avanti per mantenere la distanza «Non lo sapevo»

«Ma se te l'ho detto appena mi sono presentato!»

«Non me lo ricordavo. Scusa, scusa»

«Ok. Ti perdono. Andiamo» e ricominciò a marciare ancora più veloce di prima.

Cherry notò che il suo passo era irregolare: due lunghi e uno corto, a battere un ritmo preciso e rapido. Come se non bastasse, l'uomo canticchiava qualcosa fra i denti, un motivetto che lei non conosceva.

I due passarono attraverso un corridoio senza finestre, illuminato da tubi al neon, e iniziarono a scendere una scala di pietra rustica, che poco o nulla aveva a che fare con lo stile del resto dell'edificio. Era come se esistessero due ospedali: la parte "emersa", sopra il livello del terreno, bianca, moderna e piena di luce e ordine, e la parte "sotterranea", a cui si accedeva passando per quella scala, con un'architettura quasi medievale e un odore umidiccio da prigione.

Subito dopo la scalinata vi era un breve corridoio e un cancelletto di metallo. A lato del cancello vi era un cubicolo dalle pareti metalliche in cui sedeva un uomo corpulento, dai capelli rasati quasi a zero, che indossava occhialetti troppo piccoli per la sua faccia e che stava compilando un sudoku sotto la luce sfarfallante di una luce a led gialla.

«È il guardiano» Disse Teo, rivolto a Cherry «Lui fa in modo che i pazzi non scappino per unirsi ai folli».

Cherry pensò di iniziare a capire, più o meno, qual'era la differenza fra pazzi e folli.

«Ciao Teo» Salutò il guardiano «E questa bella signorinella chi è?»

«Si chiama Cherry» rispose il folle «È nuova. Ariana non l'ha fatta dormire per tutta la notte. Puoi farci entrare, Oliver?».

Il guardiano premette un pulsante e il cancelletto di fronte a Cherry e Teo si aprì.

«Mi raccomando» Disse Oliver «Ricordati le misure di sicurezza»

«Sissignore!» Teo fece il saluto militare, battendo i tacchi delle scarpe col velcro l'uno contro l'altro, poi spinse il cancelletto ed entrò, seguito da Cherry.

Camminarono attraverso un corridoio molto più largo, lastricato di pietra. Sulle due pareti si aprivano delle vere e proprie celle spaziose, con sbarre di metallo o lastre di plexiglass che dividevano il contenuto dall'esterno. La maggior parte delle celle erano vuote, ma in alcune si potevano vedere persone rannicchiate sul fondo, che dormivano sulle brandine o per terra.

«Questo posto mette i brividi...» Sussurrò Cherry

«Perché? A me piace!» esclamò Teo

«Tu sei folle»

«Sì, lo so. Grazie, Cherry!»

«Chi è questa gente?»

«Sono i pazzi criminali» spiegò Teo «Alcuni sono in attesa della pena della sostituzione, quindi non staranno qui per molto. Altri non sono capaci di intendere e di volere, quindi non possono essere detenuti in carceri tradizionali. E poi c'è Ariana».

Si fermarono di fronte ad una cella illuminata da diverse lampadine. All'interno c'era una ragazza piccina su una sedia a rotelle, che dormiva beatamente con la testa sorretta da un voluminoso cuscino, le mani dalle dita incrociate poggiate morbidamente sulle gambe. Aveva un'incarnato pallido, ma luminoso, e lunghissimi capelli rossi.

«Questa è Ariana?» Domandò Cherry sottovoce, sorpresa «Non me l'immaginavo così»

«Così come?»

«Così... bambolina di porcellana. È carina. Quanti anni ha?»

«Quattordici»

«E perché sta qui? In mezzo ai criminali condannati alla sostituzione? Voglio dire, che avrà mai fatto di così orribile...»

«Non può essere condannata alla sostituzione solo perché è minorenne» spiegò Teo, iniziando a battere con il pugno contro le sbarre, con un ritmo lento e pacato «Ma è stata una sidekick di Werhunter»

«È stata un'aiutante di Werhunter?»

«È quello che ho appena detto. Ma capisco, è una cosa che lascia sempre sbigottita la gente...».

Ariana si svegliò per via del rumore e batté i pugni sui braccioli della sedia a rotelle. In quel momento, Cherry vide con la coda dell'occhio che anche gli altri detenuti addormentati iniziavano a muoversi e si chiese se fosse per colpa dell'ossessivo rumore prodotto da Teo, oppure se fosse una cosa collegata allo stato di veglia di Ariana.

«TEO!» Ringhiò la ragazzina dai capelli rossi «Ti ho detto di non svegliarmi in questo modo!»

«Ma qualcuno qui è stato cattivo, eh?» il folle rise, scuotendo la testa «Non ti meriti un favore. Ti stai comportando di nuovo male»
«Non ho fatto del male proprio a nessuno!» i suoi occhi, di un azzurro così pallido da sembrare bianco, si posarono su Cherry «Oh, e tu sei la ragazza nuova! Ti ricordi di me? Sono Ariana, quella del corvo...»
«Mi ricordo di te!» esclamò Cherry, con amarezza «Sei malvagia al midollo!»
«Che cosa ho fatto?» la ragazzina abbassò la voce, mortificata «Non ti ho fatto niente...»

«Sei entrata nei miei sogni! Mi hai mentito!»
«Era solo uno scherzo innocente»

«Innocente un corno! Non riesco più a dormire!»

«P-perché? Non ti ho mostrato niente di brutto nel sogno. Ho solo parlato un po' con te, volevo che mi venissi a trovare...»

«Ho visto mia madre morta, nel sogno!»

«Io neanche so com'è fatta tua madre» piagnucolò Ariana «Non sono stata io. Io ti ho solo parlato con il corvo. Volevo solo fare amicizia...».

Cherry si avvicinò alle sbarre e vi si aggrappò, raccolse il potere e lo scagliò contro la ragazzina, ipnotizzandola

«Dimmi la verità!» gridò «Sei stata tu a mandarmi l'incubo dei corvi? Quello con il cielo grigio?».

Dopo un istante di silenzio, in cui il suo sguardo si era fatto vuoto, Ariana singhiozzò «No! Non sono stata io! Non sono stata io! Era il tuo incubo, io volevo solo fare amicizia! Pensavo che non ti avrei spaventata, pensavo... ma rovino sempre tutto» la ragazzina si coprì gli occhi, scoppiando in lacrime «Sono stupida. Sono così stupida. Mi dispiace Cherry, davvero! Mi dispiace!».

Era sincera, di questo Cherry ne era sicura. Ariana non poteva sapere della sua condizione mentale, del suo stato d'ansia, e voleva davvero fare soltanto amicizia anche se l'aveva spaventata a morte. Quanto all'incubo con i corvi che urlavano "una di noi", quello doveva essere colpa del trauma e non dell'influenza di Ariana.

Cherry si sentì cattiva ad averla accusata così.

«Ora ti tiro fuori» Disse Teo tranquillo, rivolto alla ragazzina sulla sedia a rotelle «E ti picchio»

«No!» esclamò Cherry, afferrandogli un braccio «Lasciala stare! Non fa niente! Non fa niente davvero, si è scusata, adesso va tutto bene»

«Ma potrebbe entrare di nuovo nei tuoi sogni. Devo punirla»

«No, no! Teo. Teo, ti prometto che non accadrà mai più. Non è vero, Ariana?».

La ragazzina in sedia a rotelle alzò la faccia dalle mani e tanto bastò perché Cherry catturasse di nuovo il suo sguardo e la ipnotizzasse, ordinandole poi di non entrare mai più nei suoi sogni senza permesso e di scusarsi ad alta voce per dimostrare a Teo che era pentita.

«Sono pentita» disse Ariana, con una mano sul cuore «Non entrerò mai, mai più nei pensieri di Cherry senza il suo permesso. Lo prometto, davvero».

Teo non parve convinto e storse il naso, ma la sua mano cambiò ritmo e prese a battere una sorta di tarantella con le unghie e non ripeté che voleva picchiare l'invalida.

«Hai visto» Cherry sorrise «È tutto a posto. Mi hai aiutata, grazie. Il mio problema è risolto».

Ed era risolto sul serio: ora che l'aveva ipnotizzata, la giovane Gale era certa che Ariana non avrebbe più interferito con i suoi sogni senza permesso, anzi, avrebbe potuto persino ordinarle di darle dei sogni rilassanti e divertenti, così da cancellare gli incubi e il ricordo dei suoi genitori morti.

L'uomo guardò Cherry alzando il sopracciglio destro, poi Ariana alzando solo quello sinistro. Si strinse nelle spalle. «Okay» Acconsentì, breve, si aprì in un sorrisone allegro ed indicò il soffitto con un dito «Saliamo allora, ti riporto fuori dalla miniera, ciliegina!»

«As-aspetta» singhiozzò Ariana, allungando una mano verso i due.

Cherry sentì una sorta di pietà e fece cenno a Teo di fermarsi. L'uomo incrociò le braccia al petto, cominciando a battere la punta del piede a terra.

«Mi dispiace se, se ti ho offesa in qualche modo» Disse la ragazzina, tirando su col naso «Non volevo, te lo giuro! Possiamo provare lo stesso ad essere amiche?»

«Potrei non essere una buona amica» la avvertì Cherry, soppesandola

«Saresti l'unica» Ariana abbozzò un sorriso senza allegria. Non era dolce-amaro come quello di un adulto vissuto: stava cercando di sorridere per lei, di mostrarsi una compagnia appetibile e allegra.

Teo inspirò rumorosamente, oltraggiato, stringendo più forte le braccia al petto «Oh! Vuoi dire che noi non siamo amici?»

«Uhm... io non...?» chiese Ariana, che sembrava spaventata dalla domanda

«Hai ragione» Teo si strinse nelle spalle «Bisogna prenderla con filosofia. Non si può essere amici di tutti»

«Altrimenti non si è amici di nessuno» completò Cherry, guardando la quattordicenne. Se il suo aspetto sembrava l'illustrazione di una sacerdotessa di qualche culto perduto, con quegli occhi chiarissimi e la lunga capigliatura rossa, adesso la vedeva minuscola e triste, e si chiese cosa avesse potuto combinare, anche come assistente di Werhunter, per meritarsi un posto in quella topaia.

«Cosa? No no, altrimenti si è smidollati senza preferenze personali» Teo scosse la testa con un'espressione di disappunto, attirando la sua attenzione «E a me piacciono troppe cose perché mi piacciano tutti. Andiamo bimba, prima che si sveglino anche gli altri pazzi».

Il folle auto-dichiarato sciolse le braccia dal petto e iniziò ad allontanarsi; due passi lunghi e uno corto. Da un po' più lontano Cherry si rese conto di quanto fosse energica la sua andatura, come se avesse avuto le molle sotto i piedi.

«Cherry, ti prego». La voce di Ariana era piccola, implorante. La ragazzina si stava sporgendo in avanti sulla sua sedia a rotelle, come se avesse desiderato spiccare il volo e raggiungerla come uno dei corvi che creava nei sogni.

La giovane Gale poggiò una mano sulle sbarre e le disse sottovoce, in fretta: «Tornerò a trovarti, Ariana. Ma tu mantieni la tua promessa».

«Assolutamente!» esclamò la ragazza, e il suo intero viso si illuminò di sollievo e contentezza.

Cherry la salutò con la mano e si ricongiunse a Teo, che aveva continuato a camminare senza di lei. Dette un'occhiata timorosa intorno: alcuni dei pazienti si erano svegliati e li osservavano passare; l'idea che alcuni di loro si fossero macchiati di crimini abbastanza gravi da meritare la sostituzione la rendevano molto, molto nervosa. Non voleva che la guardassero, che sapessero che lei era lì.

«Allontanati dalle celle, ciliegina» Le suggerì Teo, con un sorrisone tutto denti.

Cherry ubbidì, appena in tempo: una mano si era protesa attraverso le sbarre della cella accanto a lei e artigliò l'aria un paio di volte a pochi centimetri di distanza, come se non si capacitasse di non aver preso niente. Cherry sentì un'ondata breve di brividi risalirle lungo la schiena.

L'uomo che aveva cercato di prenderle un braccio aveva un'espressione ottusa e arrabbiata che le disegnava la pelle d'oca sulle braccia. Teo diede uno schiaffetto sulle nocche della mano tesa, e l'uomo la ritirò in fretta e se la guardò trasognato.

«Ehi, mani a posto Sammy!» Lo redarguì Teo con un abbaiato, mentre Cherry gli si avvicinava d'istinto.

«Quanti sono? Quanti sono?» Chiese l'uomo imprigionato, con voce chioccia

«Cinque» rispose tranquillo Teo «Rilassati, Sammy! Cinque alberi, come vuole Gesù»

«Cinque alberi...». Il paziente si ritirò sul fondo della propria cella spoglia, continuando a borbottare le stesse due parole ancora e ancora. Il folle si strinse nelle spalle e ricominciò a camminare, seguito dalla giovane con le lentiggini, che continuava a voltarsi indietro per controllare quel "Sammy".

«Cinque alberi come vuole Gesù?» ripeté Cherry sottovoce, interrogativa.

«Oh, non so cosa voglia dire, ma non credo significhi davvero qualcosa. Con certi pazzi ci sono delle formule magiche, funzionano come i computer: immetti il codice giusto e attivi quello che ti serve. È così che funzionano i pazzi. Qualcosa li rompe e smettono di ragionare sulle cose, ed è per questo che impazziscono: perché si ricordano solo delle cose che hanno capito quando ancora funzionavano, ma non sono più in grado di pensare, adattarsi a quello che hanno intorno e capire perché quelle cose a cui continuano a pensare sono importanti»

«E i folli?»

«I folli non smettono mai di pensare, anche quando una persona normale penserebbe di aver capito quello che c'era da capire» le fece l'occhiolino «È per questo che io sono qui» indicò i propri piedi «E lui è lì» ed indicò la cella che si erano lasciati alle spalle.

Cherry aggrottò le sopracciglia, seguendolo fino a tornare alla parte "emersa" dell'istituto psichiatrico. Il fatto che Teo si fosse riferito alle "persone normali" voleva dire che non si considerava normale: quanto era in grado di capire della propria condizione? Era davvero folle, anche se continuava a dirlo in giro? E poi, era possibile rendere un paziente dell'ospedale anche un suo dipendente?

«Abbiamo finito per fare una bella chiacchierata alla fine, ciliegina» Disse Teo, muovendo la testa a destra e a sinistra come se stesse sentendo una canzone che gli piaceva

«Alla fine sì, credo»

«Sono un bravissimo addetto alle pubbliche relazioni. Hai parlato con me e con Ariana» gongolò lui «E ho risolto il tuo problema»

«Non farti strane idee però» lo ammonì Cherry «Interrompermi tutte le mattine mentre faccio colazione non è okay».

«Oh, non preoccuparti. So che ci sono un sacco di cose che non ti piacciono, non sei una smidollata. Per questo ti piaccio io»

«Guarda che tu rientri tra le cose che non mi piacciono»

«Magari cambieresti idea se sapessi quante cose invece piacciono ad entrambi»

«Ma se neanche mi conosci! Come fai a dire una cosa del genere?»

«Ad esempio» incrociò le braccia dietro la propria schiena e fece una giravolta su un piede solo, tenendo l'altra gamba dritta «So che, avendone l'opportunità, a tutt'e due piace scavalcare i muri e farsi un bel giretto sotto la luna. Aiuta la circolazione del sangue e dei pensieri!».

Cherry si bloccò in mezzo al corridoio, cercando di capire in fretta i sottintesi di quello che gli aveva appena detto.

«Stai per ricevere visite: dovresti prepararti» le raccomandò il folle.

Prima che lei potesse aggiungere altro, lui si allontanò fischiettando una canzone natalizia del tutto fuori luogo, lasciandola lì.

Erano solo farneticazioni di una persona folle, o Teo sapeva della sua uscita notturna? Da quanto? Era una cosa pericolosa?

Però... se davvero lo sapeva, non aveva detto nulla alla dottoressa Cosmos.

Cherry guardò male il punto in cui era sparito e si avviò verso la propria camera per prepararsi all'incontro che Teo le aveva preannunciato, probabilmente quello con il suo agente assicurativo.

Doveva ipnotizzare quel folle alla prima occasione.

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