Shadowfawn - La Ragazza Ipnot...

By CactusdiFuoco

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[STORIA COMPLETA] In un mondo dove tutti nascono con un potere unico (un potere che può essere del tutto inut... More

1. Una bambina speciale
2. Un piccolo potere per fare grandi cose
3. Prince Puma
4. Io ho un puma e tu no!
5. Meglio di no, Maris
6. Due ragazze diverse
7. Superpoteri
8. Da un grande potere non derivano grandi responsabilità
9. Di amore e di morte
10. Vuoi morire, Ryan?
11. Il piano di Cherry
12. Il grande Sam Bedstone
13. Non più la stessa famiglia
14. La Tragedia
15. All'ospedale
16. Un'amica
17. Teen Life
19. Gente nuova, vita nuova?
20. I corvi di Ariana
21. L'affetto selvatico del puma
22. I folli e i pazzi
23. Colloquio con l'assicuratore
24. Piccola sorpresa durante la terapia di gruppo
25. La grande, immensa, fantastica Cherry
26. Werhunter il genio
27. La ruota cosmica
28. Fast food
29. I misteri di Teo
30. Mille anni di nulla
31. Papà
32. Il nostro animaletto domestico
33. A casa dei Bedstone
34. Il ritorno di Maris
35. Recupero di un puma
36. Anika e Anita
37. Maschera di volpe
38. Esercitazioni pratiche
39. Una tempesta in arrivo
40. Mister Storm
41. Studenti vs Sidekicks
42. Un piccolo tête à tête
43. Cerbiatto mannaro
44. Internet
45. Sette detenuti
46. Fuoco e fulmini
47. Canzoni e fiori di ciliegio
48. Last party
49. Come si uccidono le idee
50. Faccia a faccia con lui, nel suo laboratorio
51. Il potere rivelato
52. Andate via!
Un indizio, una bella canzone: sangue di drago
53. Scala distruttiva A
54. Di un secondo più veloce
55. Strateghi eccezionali
56. Nel sotterraneo
57. Dopo la tempesta, quiete?
58. Shadowfawn
Epilogo
F.A.Q + un annuncio carino
Uno spin-off che vi piacerà: Deus-ex machina
Domanda quel che vuoi ai personaggi di Shadowfawn!
Domande sparse ai personaggi di Shadowfawn! (festeggiamo le 50.000 letture)
L'Inverno delle rose - Un sequel spin-off

18. Verso un altro ospedale

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By CactusdiFuoco

I test avevano mostrato che la ferita stava guarendo bene, il sangue perso si stava riformando alla grande e che in generale era tutto a posto, se si pensava che la paziente era stata quasi uccisa da una coltellata. La medicazione semi-rigida era stata sostituita da un bendaggio soffice e Cherry adesso poteva muovere il collo come le aggradava.

«Purché tu non faccia movimenti troppo bruschi e non ti sforzi troppo» Le aveva detto il dottore, un uomo dall'aspetto giovanile con la faccia lunga e gli occhialetti rotondi «La ferita guarirà bene»

«Mi rimarrà la cicatrice?» domandò Cherry, facendo penzolare i piedi dallo sgabello su cui era seduta

«Sì, è molto probabile» l'uomo annuì «Ma sarà sempre possibile rimuoverla con la chirurgia plastica, quando sarà completamente guarita».

La ragazza passò l'indice sul bordo della medicazione, saggiando la consistenza della garza. Non era sicura di volersi fare rimuovere la cicatrice, ma neanche di volerla addosso. Era molto confusa e l'idea che la ferita inferta da sua madre potesse lasciarle un segno, in un punto così visibile poi, la metteva a disagio. Ogni mattina, quando si sarebbe guardata allo specchio, avrebbe visto la linea bianca e dritta che un tempo era stata il taglio che l'aveva quasi uccisa.

«Comunque puoi andare. La dottoressa Cosmos ti sta aspettando alla reception».

Cherry saltò giù dallo sgabello, che sembrava essere stato costruito per persone alte il doppio di lei, e si avviò lungo il corridoio. Non aveva effetti personali che voleva portare con sé, perciò non passò dalla stanza in cui era stata recuperata e scese direttamente al piano terra.

La dottoressa Cosmos stava chiacchierando con la receptionist, il gomito appoggiato al bancone, e sembrava assolutamente radiosa. I suoi lunghi capelli scuri ricadevano lungo la schiena come una cascata ondulata, creando un contrasto gradevole con la stoffa rossa del suo vestito, femminile e stretto in vita da una cintura sottile. Indossava scarpe bordeaux con il tacco medio, lucidate così tanto da mandare lampi ogni volta che la donna muoveva i piedi.

Cherry alzò la mano in segno di saluto e la dottoressa le sorrise.

«Cherry! Allora, è andata bene?»

«Benissimo» confessò la ragazza «Il dottore ha detto che possiamo andare. Mi hanno anche cambiato la fasciatura con questa più leggera»

«Splendido» il sorriso della dottoressa era bianco, splendente «Allora vieni con me» si rivolse brevemente alla receptionist «Ciao, Carla. Adesso devo andare, ma ci possiamo vedere domani per quella consultazione, se vuoi»

«Ciao, Rosie» gracchiò la receptionist, con una voce assolutamente da ranocchia.

Cherry dovette serrare le labbra e trattenere il respiro, mentre seguiva la dottoressa, per evitare di ridere rumorosamente. Fissò Rosie, che camminava davanti a lei per guidarla, e notò quanto fosse piccina quella donna, più bassa di lei di almeno dieci centimetri. Pensò che se avesse voluto avrebbe potuto aggredirla e averne ragione in pochi secondi... ma adesso non ne aveva voglia. E il medico le aveva detto di non fare sforzi. Ma aggredire una donna alta un metro e cinquantacinque era uno sforzo, per una ragazza abituata a giocare con un puma?

Rosie si fermò a fianco di una macchina blu dozzinale, un modello che era fuori produzione almeno da dieci anni, con il paraurti tutto graffiato. Con i soldi che guadagnava, in quanto direttrice di un istituto di igiene mentale, avrebbe potuto permettersi qualcosa di meglio, dunque doveva essere una scelta quella di tenere quella vecchia carretta.

«Andiamo!» Esclamò allegramente, aprendo la portiera «Sali».

Cherry obbedì e immediatamente fu avvolta da un odore forte di limone e rose. L'abitacolo dell'auto era pulito e profumato, inimmaginabile semplicemente guardando la macchina dall'esterno.

La dottoressa Cosmos mise in moto e partì, uscendo dal parcheggio con rapidità e abilità. La sua guida era sportiva, il piede premeva allegramente l'acceleratore, il vecchio motore cantava. Le ruote mangiavano i metri con avidità e la vecchia macchinetta blu si muoveva con agilità nel traffico cittadino e anche fuori, sulla grande strada che conduceva fuori città.

Cherry si rilassò un po', osservando il paesaggio che cambiava fuori dal finestrino.

«Attaccati la cintura» Le disse la dottoressa Cosmos

«D'accordo» borbottò piano la ragazza, trafficando con la cintura di sicurezza

«Allora, sei contenta di uscire dall'ospedale?»
«Tanto sto per entrare in un altro ospedale»
«Ma è diverso. Quello dove stiamo andando è un posto fatto per fare stare bene le persone»
«Anche gli ospedali normali dovrebbero, in teoria»

«Touché! Hai ragione, dovrebbero in teoria. Ma in pratica si cerca di risparmiare sui materiali d'arredamento e sulla struttura, in favore delle medicine e degli strumenti di cui hanno bisogno per garantire la salute fisica delle persone. Nel mio ospedale, invece, l'ambiente è uno strumento per la salute mentale delle persone, quindi...»

«Mi stai dicendo che non badate a spese?» Cherry sollevò un sopracciglio, girando un po' la testa per guardare Rosie

«No» la dottoressa rise «Abbiamo un budget anche noi. Ma lo usiamo in modo diverso».

Cherry capì immediatamente che cosa voleva dire quando arrivarono nei pressi dell'ospedale psichiatrico. La struttura si ergeva maestosa in mezzo a due ali di splendidi abeti, la facciata curata bianca e rossa, e il viale che portava fino al parcheggio era tutto costeggiato da oleandri con fiori di colori diversi.

«Gli oleandri sono velenosi» Disse Cherry

«Già» confermò la dottoressa Cosmos «Per questo li abbiamo messi lontani dal laghetto»

«Avete un laghetto?»

«Sì. E anche un orto. E una stanza dei giochi con le consolle più moderne e un sacco di giochetti elettronici»

«Non sembra un ospedale!»
«Te l'avevo detto».

Cherry sospirò

«Ma chi è che paga per la mia terapia? Mica mi accogliete gratis. L'hai detto tu, avete un budget...»
«Paga la tua assicurazione» le spiegò Rosie «A quanto pare tua madre ha stipulato un costoso contratto assicurativo in cui, in caso di morte violenta di entrambi i tuoi genitori, tu avresti ricevuto una somma piuttosto consistente»
«Quindi sono ricca?» Cherry spalancò gli occhi.

La dottoressa Cosmos aspettò di finire la manovra di parcheggio, prima di rispondere

«Beh, può darsi. Non me ne intendo, dovrai parlarne tu stessa con l'agente assicurativo, che verrà a trovarti domani, mi pare. A me è stato comunicato solamente che tutta la tua terapia verrà pagata dall'agenzia di assicurazioni».

L'auto fu parcheggiata sotto un oleandro dai petali rosa; l'intrico non molto fitto delle foglie allungate e dei fiori proiettava sui finestrini ed il parabrezza un disegno gradevole, che la giovane rimase ad osservare per qualche secondo. La dottoressa Cosmos aprì la portiera e la richiuse con un gesto energico e sicuro, poi iniziò a fare il giro dell'auto per passare dall'altro lato della vettura.

«Credi che sapesse che lo avrebbe fatto?» chiese Cherry all'improvviso, appena l'altra fu davanti a lei. Si accorse che probabilmente non l'aveva sentita, così aprì anche lei la portiera e ripeté la domanda, scivolando giù dall'auto

«Non saprei» rispose Rosie, chiudendo l'auto a chiave. Appena il meccanismo scattò la donna sorrise soddisfatta e fece cenno di seguirla alla giovane con una mano. Cherry le si affiancò, trotterellando per un paio di passi prima di assumere un'andatura normale. La dottoressa era una che andava svelta per avere le gambe così corte!

«Ha fatto questa assicurazione sulla morte violente di entrambi, è troppo specifica, e poi sono morti entrambi di morte violenta davvero. Pensi che l'avesse pianificato?»

«Non abbiamo parlato di quello che è successo con i tuoi» osservò la dottoressa «Ma da quello che ne so, mi sembra difficile che abbia pianificato la propria uccisione da parte di un puma, non credi?».

Stavano camminando lungo il viale, evitando la strada per raggiungere l'entrata. Gli oleandri erano immessi direttamente nel terreno, ma erano circondati di pietrisco costruito da ghiaia grossa, che Cherry sentiva distintamente sotto le suole delle sue pantofole bianche.

Non era passata a prendere nulla da casa e indossava ancora le ciabatte che le avevano dato all'ospedale e un pigiama sanitario grigio e bianco che, a suo parere, la faceva sembrare una sorta di neonato gigante.

«Però è strano...» Insistette, ma con meno convinzione

«Magari era il riflesso di una esperienza passata, aspettarsi che le cose potessero degenerare in modo violento. Sai se è mai accaduta una morte violenta nella famiglia di tua madre, Cherry?»

«No, non credo» rispose la ragazza, guardandosi attorno. L'edificio era ancora più bello da vicino, imponente, ma non in una maniera che trovava intimidatoria.

In effetti, pensò Cherry, sua madre non le aveva mai parlato del resto della sua famiglia, né di fratelli né di genitori. Aveva sempre dato per scontato di non avere zii da parte di madre e che i suoi nonni fossero morti prima che Cherry nascesse. Era capitato diverse volte che si accennasse almeno alla famiglia di Tom, anche se la ragazza non li aveva mai praticamente incontrati, mentre neanche un fiato era stato speso sulla famiglia di sua madre.

Suo padre aveva una madre che era rimasta in città quando lui si era trasferito nei boschi con Gara, che era morta quando lei aveva quasi cinque anni. Lei non la ricordava, ma a quanto pare era venuta a conoscere la sua nipote appena nata quando Cherry era ancora un fagottino, ma aveva litigato di brutto con Gara per qualche motivo che lei non conosceva e non era più tornata, limitandosi a telefonare al proprio figlio durante le festività.

Così, senza neppure ricordarla, Cherry l'aveva sempre disprezzata. Non piaceva a sua madre, quindi doveva essere una degli altri, di quelle persone che non sapevano che farne della propria vita e da tenere a distanza. Alla luce degli eventi recenti, non sapeva cosa pensare di lei.

Desiderò che fosse viva per poterle parlare e conoscerla, davvero, senza nessuna influenza di quel mostro di Gara. In quel momento le avrebbe dato conforto avere a che fare ancora con qualcuno che avesse il suo stesso sangue, ma che allo stesso tempo non aveva nessun collegamento con sua madre.

«Non ho dei parenti segreti, vero?» Chiese Cherry

«Non si è fatto avanti nessuno per ora» disse Rosie con tranquillità e aggiunse, con un risolino «Perché? A cosa pensavi?»

«A tante cose. Ora che sono un'orfana chi sarà il mio tutore?»

«Una cosa alla volta, Cherry» la frenò gentilmente la dottoressa «Ci sono tante persone adesso che hanno interesse a sbrogliare i tuoi problemi e aiutarti, ma siamo tutti specializzati in cose diverse. Io sono qui per garantire il tuo benessere psicologico e, per quanto posso, fisico»

«Mi farebbe bene sapere se ci sarà qualcuno a prendersi cura di me»

«Io mi prenderò cura di te. Sarà bello qui, vedrai».

L'entrata avrebbe avuto un che di austero se non fosse stata addolcita dalla presenza di colori vivi: era un portone rosso più alto di entrambe le donne, all'apparenza pesante, ma decorato con motivi dalle forme tondeggianti, ombreggiato dalla presenza di un arco a semicerchio che spuntava dalla parete solida sostenuto da due colonne bianche. Per accedervi bisognava salire una piccola scalinata di gradini bassi, Cherry con le sue pantofole silenziose e la dottoressa con le sue scarpe lucide che schioccavano contro ogni gradino.

Rosie spinse il portone con una mano sola e senza difficoltà, lasciandolo aperto per lei.

«Prego» Le sorrise «Entra!»

«Ma lo tenete aperto? E se uno dei vostri pazienti scappa?»

«Non credo che uno dei nostri pazienti scapperà. C'è uno staff pronto ad ogni evenienza, e comunque, ti assicuro che la maggioranza di loro vuole stare esattamente dov'è».

La dottoressa Cosmos le rivolse un sorriso incoraggiante, che le illuminò gli occhi blu. Aveva il viso di una persona buona, anche se c'era qualcosa di forte e fermo nel suo modo di parlare e muoversi.

Cherry non le sorrise di rimando, ma annuì appena, felice di non sentire più la costrizione del bendaggio rigido.

In quell'esatto istante un uomo uscì a tutta velocità dall'uscio che la dottoressa stava mantenendo aperto per Cherry, urlando a squarciagola e facendo venire voglia alla ragazza di prendere un bel respiro e scappare via con tutta la velocità che aveva in corpo.

La prima cosa che la ragazza notò fu che era un uomo alto, tra i più alti che avesse incontrato dal vivo: si avvicinava al metro e novanta e, anche se non era magro, il suo fisico era slanciato, con le gambe lunghe, e contribuiva a far sembrare ancora più rilevante la sua stazza.

«Teo!» Esclamò Rosie stizzita, battendo un piede a terra e lasciando andare la porta, che tornò a chiudersi con un tonfo rumoroso.

L'uomo dai capelli bruni si fermò bruscamente con un paio di saltelli e fece perno su un piede solo per voltarsi con una mezza giravolta, fermandosi con le braccia allargate.

Aveva gli occhi castani e allegri, con un che di ragazzesco nel volto sbarbato che pure era chiaramente quello di un adulto, con quell'accenno di basette. Indossava una tuta blu a pezzo intero, sopra una maglia bianca e un paio di scarpe grigie col velcro.

«Sì, sarei io» Disse, rivolgendo alla dottoressa Cosmos un sorriso ampio «Il folle...» prese fiato inalando e lo liberò in un urlo belluino che fece sobbalzare Cherry: «...TEOEOEOEO!».

La dottoressa lo guardò con disappunto, tappandosi le orecchie con una smorfia. Lui si schiarì la voce «Ma lei, dottoressa Cosmos, può anche abbreviarlo se le va. Mi presentavo per il topino nuovo. Ciao!».

L'uomo agitò le lunghe dita nella sua direzione, mostrando ancora i denti bianchi nel sorriso allegro.

«Teo, dovresti rientrare. Puoi farmi questo piacere?» Domandò la Cosmos

«Ma è una così bella giornata per respirare!»

«Puoi respirare anche dentro però. Che ci fai qui fuori?».

Cherry si passò una mano tra i capelli, sentendo il cuore in gola. Beh, si iniziava bene.

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