Sólo tú y yo. || Paulo Dybala...

By sofjiax

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"Ma io lo amo. Non ho mai amato nessun altro nel modo in cui amo lui e, onestamente, penso che non smetterò m... More

Introduzione
Capitolo 1 - Martina.
Capitolo 2 - El comienzo de todo.
Capitolo 3 - ¿Porqué esperar?
Capitolo 4 - ¿No tienes prisa, verdad?
Capitolo 5 - No me lo esperaba.
Capitolo 6 - Espectacular.
Capitolo 7 - Inspiración.
Capitolo 8 - En su casa a la mañana.
Capitolo 9 - ¿Qué responderías?
Capitolo 10 - Presentaciones.
Capitolo 11 - Embelesarse a mirarlo.
Capitolo 12 - Mí paraíso.
Capitolo 13 - Mí regalo eres tú.
Capitolo 14 - Amor.
Capitolo 16 - Te amo.
Capitolo 17 - Momentos.
Capitolo 18 - Toda tú energía.
Capitolo 19 - Su primer amor.
Capitolo 20 - New York.
Capitolo 21 - Vista desde arriba.
Capitolo 22 - New Year's Eve.
Capitolo 23 - Todo el amor en una noche.
Capitolo 24 - Promesas.
Capitolo 25 - Te deseo.
Capitolo 26 - Hasta pronto.
Capitolo 27 - La distancia sospechosa.
Capitolo 28 - Viejos amigos.
Capitolo 29 - Se vuelve a la normalidad.
Capitolo 30 - Un coloquio muy importante.
Capitolo 31 - Un nuevo capítulo.
Capitolo 32 - Dos corazones en un hogar.
Capitolo 33 - Alicia.
Capitolo 34 - Aeropuertos.
Capitolo 35 - Volver a casa.
Capitolo 36 - Ganar el campeonato.
Capitolo 37 - Laguna Larga.
Capitolo 38 - Hola, papá.
Capitolo 39 - Para siempre.
Epigolo.
Ringraziamenti.
Nuova storia.

Capitolo 15 - Inseguridades.

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By sofjiax

The lights go out and I can't be saved
Tides that I tried to swim against
Have brought me down upon my knees
Oh I beg, I beg and plead, singing
Come out of the things unsaid
Shoot an apple off my head and a
Trouble that can't be named
A tiger's waiting to be tamed, singing
You are, you are
[Clocks, Coldplay.]
~~~

Lo guardai preparare il caffé, per me, e il mate, per lui, mentre ero seduta sul divano guardando la televisione.

La mia mente non riusciva a pensare ad altro se non a quella frase: "Buen día, amor."

Continuava a risuonarmi in testa e, a differenza di altri pensieri, quello non avrei mai voluto scacciarlo.

Paulo mi raggiunse svelto con le due bevande fumanti in mano e due crêpes, che probabilmente erano venute bene solo dopo numerosi tentativi, a giudicare dall'odore di bruciato che proveniva dalla cucina.

"Mi mancava questa tue dote di cuoco, vuoi spiegarmi come cuocere le due o tre crêpes che hanno rischiato di farci morire carbonizzati poco fa?" lo presi in giro, come mio solito,
"Basta chiamarsi Paulo Dybala e non saper cucinare, però dimmi se c'è troppo dulce de leche o se va bene." poi si fermò a riflettere, "Dovrei iscrivermi a un corso di cucina." disse, convinto.
"No amor," dissi facendogli l'occhiolino, usando lo stesso appellativo che mi aveva dato lui prima, "non ti iscriverai a nessun corso di cucina. Ti proibisco di metterti in ridicolo, primo perché saresti imbarazzante, e secondo perché non ti lascerò fare una cosa che possa compromettere la tua reputazione di calciatore e ragazzo serio." sentenziai sghignazzando, e rise anche lui.

Passammo la mattinata io studiando, e Paulo giocando non so quante partite a Fifa.

Poi pranzammo, io con un hamburger gigante che avevo quasi completamente bruciato, mentre Paulo con una bistecca striminzita e l'insalata perché doveva stare leggero per gli allenamenti del pomeriggio.

Mi salutò con un bacio quando uscii per andare ad allenarsi, ed io mi stravaccai sul divano con un pacchetto di patatine e il mio fedele libro di Inglese da quattrocento pagine da studiare per l'esame successivo all'università.

Passai quel pomeriggio, di studio solitario, in modo strano: sentendo la mancanza di Paulo.

Dopo cinque capitoli da quaranta pagine ciascuno i miei neuroni chiedevano pietà, perciò pensai di far trovare la cena a Paulo, che avrebbe gradito il gesto avendo fatto un pomeriggio intero di allenamenti sotto la neve.
Decisi di ordinare del cibo argentino, sapendo che avrebbe reso molto felice Paulo.

Poi alzai il riscaldamento del bagno, in modo che potesse scaldarsi anche una volta uscito dalla doccia.

Mi sentii molto una mamma o una moglie, dipende dai punti di vista, ma avrei fatto questo e molto altro per il bene di Paulo.

A pensarci bene, Paulo era ancora tanto, forse troppo giovane per la vita ed il successo che aveva.

Ma, a differenza di altri calciatori giovani, non si era montato la testa, né viveva in un lusso esageratamente sfrenato.

Ultimamente, nonostante anche io fossi ancora tanto giovane, mi sentivo più matura e più donna.

Mancava ancora poco meno di un'ora all'arrivo di Paulo, perciò andai nel "mio" bagno, ovvero quello con la vasca, che avevo invaso di miei prodotti eliminando alcune confezioni vuote di latte detergente di Dior, che dovevano essere appartenute ad Antonella in passato.

Durante il tragitto  dall'armadietto del bagno al cestino, avevo guardato quei barattolini come se potessero uccidermi, e se Paulo avesse visto quella scena mi avrebbe presa in giro per giorni.

Mi sedetti sul bordo della vasca, aspettando che si riempisse, e pensai al fatto che stavo iniziando a vedere Paulo in ogni cosa, in ogni mio pensiero.

Questo mi era già successo, con l'unico ragazzo di cui mi ero innamorata veramente, un bel po' di anni prima, perciò si fece strada in me una naturale paura che le cose finissero male anche questa volta.

Cercai di scacciare quel pensiero, e salii i gradini per entrare nella vasca ripetendomi di vivere il momento, e essendo cosciente del fatto che difficilmente sarebbe potuta finire così tragicamente, semplicemente perché Paulo era molto diverso dal ragazzo per cui avevo perso la testa tempo prima.

Mi godei per bene l'idromassaggio della vasca di Paulo, e rimasi a mollo in quel paradiso per quasi mezz'ora.

Dopo circa venti minuti sentii le chiavi girare nella serratura, e subito dopo la voce di Paulo:
"Amor, ya llegué." [amore, sono arrivato.]
"Sono nella vasca." urlai, perché potesse sentirmi nonostante la porta chiusa.
Lo sentii avvicinarsi alla porta:
"Vado a fare la doccia, non entro a salutarti che sono tutto sudato. No, in realtà non entro perché avrei la tentazione di entrare in vasca con te e tenerti lì dentro per due giorni." rise, e risi anche io per il suo modo sporco di parlare, ma che non mi dava alcun fastidio, poi lo sentii tamburellare le dita sulla porta,
"Pervertito. Hai portato la macchina dal meccanico?" gli chiesi,
"Claro, ha detto che c'è stato una specie di black out nel sistema del cambio automatico, dovrebbe essere pronta entro dopodomani." disse, parlando più velocemente del solito,
"Cosa ordino per cena?" chiese poi,
"Nada, visto che ho già ordinato io cibo argentino."
"Mi stupisci amor, saresti un'ottima casalinga, anche se ti preferisco in versione studentessa con addosso le mie felpe." concluse, e poi sentii i suoi passi sempre più lontani.

Quando uscii dalla vasca indossai un felpone di Paulo e rimasi a gambe nude perché faceva fin troppo caldo in quell'appartamento, motivo per cui non mi asciugai nemmeno i capelli.

Arrivai in sala da pranzo e apparecchiai velocemente, poi riscaldai il cibo che, nonostante fosse appena arrivato era già freddo, per via delle temperature dicembrine.

Mentre tiravo fuori la teglia dal forno, Paulo mi sorprese abbracciandomi da dietro ed iniziando a baciarmi il collo.

Ci sedemmo a tavola, e Paulo iniziò a raccontarmi dell'allenamento, mentre io gli raccontai del mio pomeriggio di studio.

Quando ci alzammo da tavola per sederci sul divano Paulo mi confesso di essere un po' stressato per la paura di deludere le aspettative, del mister, della società, dei tifosi.

Poi, ciò che non mi sarei mai aspettata:
"Ho anche paura di deludere te." disse, con lo sguardo fisso a terra e la voce ridotta ad un sussurro,
"Me?" chiesi incredula,
"Sì, pienso che meriti una persona migliore al tuo fianco." disse, in mezzo italiano e mezzo spagnolo.

Quando pronunciò quelle parole capii tante cose di lui che non mi sarei immaginata.

Aveva paura di perdermi.

Quella consapevolezza mi colpì all'improvviso.

Sapevo che fosse molto insicuro, ma non pensavo fino a quel punto.

Lo baciai, e mi persi nel suo profumo, poi sussurrai sulle sue labbra:
"Penso che rimarrei delusa da te molto difficilmente, e non conta che tu vinca o che tu perda, sarai sempre il mio campione dentro ma, soprattutto, fuori dal campo. "
"Non voglio che il peso della mia vita, e del mio lavoro soprattutto, ricada sulla tua vita." disse poi lui,
"Non succederà. E se succedesse, sarei disposta a sopportarlo. Non sarebbe un peso per me, assolutamente." lo rassicurai,
"Ora dici così, ma non credo che tu sappia cosa significhi andare a fare una semplice passeggiata  ed essere riconosciuto, fermato, oppure uscire dallo stadio e trovarsi sommerso dai giornalisti, che sperano in risposte a domande monotone, o che addirittura di cui non esiste una risposta. Non voglio che tu mi fraintenda, amo l'affetto e il calore dei tifosi, ma a volte fare il calciatore ti mette tanta pressione addosso, e tu finisci per farla ricadere sulla tua famiglia o sulle persone che ti stanno accanto, anche se non vorresti."
"Paulo, stai continuando a trovare motivi per allontanarmi o è una mia impressione?" chiesi, forse un po' troppo acidamente,
"No, ma non voglio che tu soffra, o che la tua vita sia messa sotto pressione per causa mia."
"Stai continuando con questo discorso, quando io ti ho già detto che non è un problema. Io voglio davvero stare con te, Paulo, non importa chi o cosa io debba superare." conclusi, stupendomi della sicurezza con cui pronunciai quelle parole.
Paulo mi baciò a lungo, e mi sembrò essere più calmo.

"Hai voglia di uscire stasera?" chiese, di punto in bianco,
"Non sei stanco? Hai avuto allenamento per tutto il giorno." domandai a mia volta,
"Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda." mi sorrise furbetto.

Sospirai e poi alzai gli occhi al cielo, prima di decidermi a rispondergli:
"Allora, dove mi porta Mr. Nonsonomaistancoanchesemiallenoottoorealgiorno Dybala?"
"Cinema?" chiese, alzando le spalle con noncuranza,
"Come sai che adoro andare al cinema?"
"Non essere così stupita, a più della metà della popolazione mondiale piace andare al cinema, inoltre alle persone a cui piace il cibo dei fast food di solito piacciono anche i popcorn, quindi il mio intelligente cervello  ha solo indovinato." disse, con tono colto,
"Smettila di fare il finto imprenditore, dammi dieci minuti e sono pronta." dissi, dandogli un bacio sulla guancia, per poi dirigermi in bagno.

Mi spazzolai i capelli e misi un velo di mascara, poi infilai un paio di jeans e un maglioncino verde scuro, insieme ai miei amati stivaletti.

"Estas lista princesa?" chiese Paulo, urlando dall'ingresso,
"Sì, metto la giacca e arrivo." risposi, camminando svelta verso la cabina armadio.

Una volta usciti dalla porta Paulo mi prese la mano, facendo intrecciare le nostre dita.

Non mi aspettavo un gesto così dolce in quel momento, e ne rimasi completamente affascinata.

C'era qualcosa che ci legava, anche quando i nostri corpi non erano legati, ma il contatto con lui mi faceva sentire invincibile, quasi come se nulla potesse distruggermi, come se niente e nessuno potesse dividerci.

Hello everybody!

Ieri sera ho visto la partita, come sempre, e Paulo ha segnato un goal bellissimo, dopo 65 giorni. Non potrei essere più felice, e soprattuto più orgogliosa di lui. 💎⚪️⚫️

Giusto stamattina mi avete fatto un regalo stupendo: le 2000 letture. Stavo sclerando ve lo giuro, non so come ringraziarvi. Non è una questione di numeri, per me, ma è il fatto di immaginare che tante persone apprezzano ciò che fai a renderti
felice. 🌟

Ci sentiamo sabato prossimo, con un capitolo molto molto speciale, e decisamente importante per la storia di Paulo e Martina.

All the love. ♥️
Sofia.

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