Capitolo 22 - New Year's Eve.

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Set your dreams where nobody hides
Give your tears to the tide
No time.
There's no end, there is no goodbye
Disappear with night
No time.
[Wait, M83.]
~~~

Notammo una grandissima coda per entrare, perciò dovemmo rimanere fuori ad aspettare per più di mezz'ora.
Quando, finalmente, fu il nostro turno, mostrammo al buttafuori i nostri biglietti e, dopo aver appoggiato i nostri cappotti all'entrata, ci dirigemmo mano nella mano verso due grandi ascensori Un'altra decina di ragazzi, più o meno tutti della nostra età, entrò nella grande cabina fatta solo di specchi, e uno di essi schiacciò il tasto luminoso 30.
Mi sembrava impossibile pensare che avrei passato quella serata così in alto, così vicino al cielo.
Quando le porte automatiche si aprirono, entrammo in quella gigantesca stanza illuminata solo dalle luci colorate.

Riconobbi subito la canzone, era Believer, degli Imagine Dragons.
Ero sempre stata una loro grandissima fan, perciò mi misi a cantare a squarciagola, mentre Paulo mi cingeva la vita da dietro.
Non avevo ancora alzato lo sguardo, ma quando lo feci trovai un soffitto composto interamente da vetrate, chiaro segno che avremmo potuto vedere i fuochi d'artificio.

Ballammo per più di due ore, senza fermarci, e l'universo intorno a me sparì.
C'eravamo solo noi due, solo io e Paulo.
Le sue mani si muovevano dolcemente intorno ai miei fianchi, mentre le mie mani gli circondavano il collo per poi spostarsi, di tanto in tanto, in mezzo ai suoi capelli o sul suo petto.

La voce di Paulo mi riportò alla realtà:
"Amor, prendiamo qualcosa da bere?"
chiese, appoggiando le sue labbra umide sulle mie, in un gesto pieno di dolcezza.
Io mi limitai ad annuire, per poi intrecciare le mie dita con le sue, mente ci dirigevamo verso il bar.

Dovemmo aspettare quasi venti minuti prima di poter ordinare due drink, e mi chiesi come facessero gli americani a non avere una crisi di nervi ogni volta che dovevano aspettare per quantità di tempo enormi.
Paulo scelse un Margarita, io un Old Fashioned, da sempre uno dei miei drink preferiti.

Ci sedemmo su due sgabelli davanti al bancone del bar, sorseggiando il liquido contenuto in dei bicchieri che parevano essere fin troppo costosi.
L'amaro sapore dell'alcool si fece strada nella mia bocca, raggiungendo rapidamente la mia gola, facendola bruciare non poco.

Osservai la scena dalla prospettiva del mio sgabello: era immensa, piena di luci, e stracolma di corpi appiccicati, tutti lì per festeggiare la fine di quell'anno che, per alcuni, era stato allegro e spensierato e che, per altri, era stato causa di dolore e sofferenza.
Fu, ancora una volta, la voce di Paulo a distrarmi dai miei pensieri:
"Ti va di vedere com'è lì fuori?" chiese, indicando la terrazza alla nostra destra, nella quale c'era al massimo una trentina di persone, niente in confronto alla folla che riempiva la sala in cui ci trovavamo in quel momento,
"Non abbiamo i cappotti. E poi manca un quarto d'ora a mezzanotte." mormorai, non del tutto convinta di voler rifiutare,
"Prendi questa." disse Paulo, sfilando la giacca nera che aveva indossato sopra alla camicia bianca,
"Non esiste, non rimarrai solo con la camicia quando fuori ci sono due gradi, se va bene." protestai, ma fu inutile, perché Paulo posò la giacca sulle mie spalle, incastrando successivamente le sue dita alle mie.
Si alzò, aspettando che facessi lo stesso, e poi cominciò a camminare in mezzo alla folla, mentre mi aggrappavo alla sua mano quasi fosse un'ancora di salvezza.
Quando fummo finalmente davanti ad una grande vetrata aperta, uscimmo e ci trovammo solo con una trentina di persone che, sparse per quell'enorme spazio, sembravano meno di dieci.
Camminammo sulle piastrelle grigio topo finché non arrivammo alla ringhiera.

"Amor, guarda quante stelle." disse la voce calda di Paulo appena fummo fuori,
"Sono bellissime." risposi, alzando lo sguardo al cielo nero illuminato da tante piccole stelle chiare.

Sentii la mano di Paulo cingermi da dietro, accarezzandomi la schiena di tanto in tanto.
Mi strinsi nelle spalle, avvertendo un brivido a quel contatto. Il vento mi pizzicava la pelle del viso, e socchiusi gli occhi che erano in procinto di lacrimare a causa della brezza.
Il vento mi pizzicava la pelle del viso, e socchiusi gli occhi che erano in procinto di lacrimare a causa della brezza.

Aprii gli occhi e rimasi senza parole: la città sotto di noi non aveva né un inizio né una fine. Era infinita, tutta illuminata, i grattacieli si contrapponevano ai palazzi, il ponte di Brooklyn era chiaramente visibile, ed era completamente illuminato da lucine color oro.
Sui tetti dei grattacieli le scritte enormi e luminose, che indicavano il nome dell'azienda, erano di colori più accesi che mai, e si intonavano perfettamente tra di loro, quasi fossero state studiate per essere tutte incastrate tra di loro.
Mi persi completamente in quella visione, la visione della città in cui avevo sempre sognato di andare da sempre, e in cui ora mi trovavo con l'unica persona potessi dire di aver amato veramente.
Non avrei mai desiderato qualcun altro al mio fianco in quel viaggio.

Avevo perso quasi completamente la cognizione del tempo, finché sentii il livello del volume della sala alzarsi, e vidi in lontananza uno schermo luminoso sul quale lampeggiava il conto alla rovescia dei minuti.
Capii che mancavano pochi minuti alla mezzanotte, e che il 2018 era ormai giunto al termine. Per me era stato un anno di grande crescita personale: avevo imparato ad apprezzarmi di più, e a dare il massimo di me stessa per raggiungere i miei obbiettivi.

Sentii le braccia forti di Paulo circondarmi i fianchi:
"Vuoi entrare?" gli chiesi, sperando che stesse pensando ciò che stavo pensando io,
"Tu vuoi?" domandò lui,
"Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda." lo ammonii, lasciando che le mie mani si perdessero nei suoi capelli, mentre i nostri corpi si stringevano sempre di più nell'abbraccio con quale ci stavamo dimostrando l'amore molto più di quanto avessimo potuto esprimere a parole i nostri sentimenti.
"Io non vorrei entrare, ma se tu vuoi, andiamo." disse, con quello che era un sussurro sulle mie labbra.
Posai il mio dito sulle sue labbra, e lo zittii:
"Qui è perfetto. Non voglio entrare, voglio restare qui con te." sussurrai, per poi unire le nostre labbra.

Le altre persone presenti in precedenza, ora dovevano essere entrate per aspettare la mezzanotte, perché io e Paulo eravamo soli su quella terrazza, se non per una coppia che si trovava esattamente dalla parte opposta alla nostra, e che doveva aver avuto la nostra stessa idea.

Sentimmo un urlo assordante qualche centinaio di persone, che ora facevano il conto alla rovescia, ed iniziammo a farlo anche noi a voce relativamente bassa, accanto alla ringhiera della terrazza, con il mondo sotto di noi, tutta la vita davanti, e il nostro amore a legare i nostri cuori.
Sentimmo un "Ten." urlato dalla sala, ma noi cominciammo a contare in spagnolo.
"Diez."
Sorrisi ricordando i momenti difficili dell'anno, ma che mi avevano portata ad essere chi ero in quel momento, e fui incredibilmente fiere di me stessa.
"Nueve."
Mi passarono davanti i miei successi universitari, e la tenacia con cui stavo lottando per ottenere il lavoro dei miei sogni.
"Ocho."
Nella mia mente si materializzarono le persone più importanti per me: i miei genitori, mia sorella e i miei migliori amici.
Pensai ai momenti dell'anno trascorsi con loro, e sorrisi ampiamente.
"Siete."
Quella sera in discoteca, la sbronza e il mio telefono smarrito.
"Seis."
Il primo incontro con Paulo, quando mi restituì il telefono, e mi offrì un caffè.
"Cinco."
Le nostre ventiquattro ore in Liguria sulla
sua Lamborghini.
L'alba, e la spiaggia di Varigotti.
Il nostro primo bacio.
"Quattro."
Passammo a contare in italiano.
Mi tornò in mente Juve-Inter, e la serata passata con lui.
"Tre."
La nostra prima volta.
Il Natale trascorso insieme, la collana che mi regalò Paulo, e che ora tenevo stretta tra le dita della mano sinistra.
"Due."
Il nostro primo "ti amo."
"Uno."
Aprii gli occhi, guardai dentro a quelli di Paulo, più brillanti che mai.

Lo amavo da impazzire.

Sentii un fortissimo urlo collettivo provenire dalla sala da ballo, mentre i miei occhi erano puntati al cielo scuro, tra colmo di stelle e che ora si stava illuminando ancora di più grazie agli infiniti fuochi d'artificio di mille colori:
"Happy New Year."

Hello everybody!
Ecco il nuovo capitolo.
Scusate per il ritardo, sono stata sommersa di cose. Alla prossima settimana.
All the love. ♥️
Sofia.

Sólo tú y yo. || Paulo Dybala. Where stories live. Discover now