Sólo tú y yo. || Paulo Dybala...

By sofjiax

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"Ma io lo amo. Non ho mai amato nessun altro nel modo in cui amo lui e, onestamente, penso che non smetterò m... More

Introduzione
Capitolo 1 - Martina.
Capitolo 2 - El comienzo de todo.
Capitolo 3 - ¿Porqué esperar?
Capitolo 4 - ¿No tienes prisa, verdad?
Capitolo 5 - No me lo esperaba.
Capitolo 6 - Espectacular.
Capitolo 7 - Inspiración.
Capitolo 8 - En su casa a la mañana.
Capitolo 10 - Presentaciones.
Capitolo 11 - Embelesarse a mirarlo.
Capitolo 12 - Mí paraíso.
Capitolo 13 - Mí regalo eres tú.
Capitolo 14 - Amor.
Capitolo 15 - Inseguridades.
Capitolo 16 - Te amo.
Capitolo 17 - Momentos.
Capitolo 18 - Toda tú energía.
Capitolo 19 - Su primer amor.
Capitolo 20 - New York.
Capitolo 21 - Vista desde arriba.
Capitolo 22 - New Year's Eve.
Capitolo 23 - Todo el amor en una noche.
Capitolo 24 - Promesas.
Capitolo 25 - Te deseo.
Capitolo 26 - Hasta pronto.
Capitolo 27 - La distancia sospechosa.
Capitolo 28 - Viejos amigos.
Capitolo 29 - Se vuelve a la normalidad.
Capitolo 30 - Un coloquio muy importante.
Capitolo 31 - Un nuevo capítulo.
Capitolo 32 - Dos corazones en un hogar.
Capitolo 33 - Alicia.
Capitolo 34 - Aeropuertos.
Capitolo 35 - Volver a casa.
Capitolo 36 - Ganar el campeonato.
Capitolo 37 - Laguna Larga.
Capitolo 38 - Hola, papá.
Capitolo 39 - Para siempre.
Epigolo.
Ringraziamenti.
Nuova storia.

Capitolo 9 - ¿Qué responderías?

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By sofjiax

After the wreckage
After the dust
I still hear the howling, I still feel the rush
Over the riots, above all the noise
Through all the worry, I still hear your voice
So, tell me how to be in this world
Tell me how to breathe in and feel no hurt
Tell me how 'cause I believe in something
I believe in us
Tell me when the light goes out
That even in the dark we will find a way out
Tell me now 'cause I believe in something
I believe in us.
[Us, James Bay.]
~~~

Suonò il campanello, presi un respiro profondo e mi sistemai i capelli, ed andai ad aprire la porta cercando di essere il più "normale" possibile.

"Hola nena, come stai?" sorrise, e poi mi baciò ma io mi staccai,
"Rischi di prenderti tutto il mio mal di gola." gli sussurrai, ridacchiando,
"Correrò il rischio," disse con un sorriso smagliante, appoggiando la borsa del Carrefour sul tavolo,
"Cosa hai preso?" chiesi, e sorrisi nel vedere che aveva comprato tutto quello che gli avevo detto essere i miei cibi preferiti, e che gli avevo mostrato domenica mentre facevamo la spesa.

Misi a posto le cose che mi aveva portato, lasciando fuori i biscotti, e feci cadere goffamente la confezione delle pizze surgelate. Paulo rise, e poi torno serio:
"Comunque non scherzavo, questa è solo un'influenza ma starei male io piuttosto che vedere te stare male." disse, e la solita voce allegra e decisa si fece un po' timida, mentre la sua espressione lasciava intendere che stesse cercando di capire se la frase che aveva appena detto avesse senso.

Rimasi scioccata da ciò che Paulo mi aveva appena detto, sentii gli occhi diventare lucidi per la commozione, e dovetti deglutire un paio di volte per ricacciare giù le lacrime.
Ero senza parole, perciò mi limitai ad andare verso Paulo e mettergli le braccia al collo, per poi baciarlo.

"Non voglio che ti sembri che le tue parole non mi hanno fatto nessun effetto, solo che potrei scoppiare a piangere per la commozione da un momento all'altro." gli sussurrai e lui annuì, intanto che sedemmo sul divano.

Mancavano sei giorni all'antivigilia di Natale, e Paulo mi raccontò su come il Natale fosse diverso in Argentina.

Nonostante i miei sforzi, non riuscii a immaginare il Natale argentino, passato sotto il sole cocente, ma quando seppi che Paulo avrebbe passato il Natale a Torino da solo mi balenò in testa un'idea:
"Perchè non vieni da noi per Natale? So che sembra una proposta azzardata ma credimi i miei genitori ti adoreranno, e tu non passerai il Natale a giocare a Fifa in quel tuo appartamento gigante." dissi, parlando fin troppo velocemente,
"Estas segura de lo que me has preguntado?" [sei sicura di ciò che mi hai chiesto] chiese, senza rendersi conto di parlare spagnolo, "Comunque ci sto, ma solo dopo che i tuoi hanno approvato, e sei sicura che ti va bene partire da qui il ventitré pomeriggio? Perché io alla mattina ho allenamento." chiese, insicuro, e parlando molto più velocemente del solito.
"Ho intenzione di darti conferma live." sorrisi, e mossi ma mano sul divano in cerca del mio telefono, mentre il mal di testa che tornava a tormentarmi.

Composi il numero di mia mamma e al terzo squillo rispose:
"Mamma? Ciao volevo chiederti se posso portare un ospite speciale da noi per Natale?"
"Martina mi stai dicendo che ti sei trovata il ragazzo?" gracchiò, e io guardai Paulo imbarazzata, chiedendogli aiuto con lo sguardo,
"Dai mamma non tirare fuori le solite cavolate, ma tu e papi sarete felici quando vi dirò il nome." risi, immaginandomi la faccia di mio padre quando gli avrei detto che avrebbe passato il Natale con Paulo Dybala; poi pensai al fatto che non sapevo come definire la relazione tra me e Paulo, che ci conoscevamo da appena un mese, ma a me pareva di conoscerlo da anni.
"C'è papi accanto a me, metto il viva voce e dici il nome di questa superstar." mi prese in giro mia madre,
"Papi preparati, l'ospite speciale è... Paulo Dybala. Prima che tu dica qualsiasi cosa, l'ho conosciuto perché è stato lui a ritrovare il mio telefono quando l'ho perso in discoteca." dissi, senza sapere che reazione aspettarmi,
"Oddiooo!" sentii mia madre, "Dì a Paulo che sarà il pranzo di Natale più bello della sua vita. Però Marti, qualsiasi cosa ci sia tra voi due non sono psicologicamente pronto per avere dei nipotini." disse mio padre, con il suo solito umorismo che metteva sempre tutti di buonumore, ed io e Paulo scoppiammo a ridere quando sentimmo mia madre in lontananza dire: "Non scherzare su certe cose, da Martina mi aspetto di tutto."

Salutai i miei genitori, e poi corsi tra le braccia di Paulo che mi strinse forte, facendomi sentire davvero al sicuro.

Guardammo un programma a premi su un canale di cui non sapevo nemmeno l'esistenza, e poi il ciclo iniziò a farmi davvero stare male, ma decisi di non dire nulla a Paulo, presi una coperta e iniziai a mangiare barrette ai cereali come se non ci fosse un domani. Si fece ora di cena, e capii che Paulo non aveva nessuna intenzione di andarsene, e la cosa mi rese parecchio felice.

Ad un certo punto si alzò, mi diede un bacio sulla fronte e poi disse: "Dimmi il numero della tua pizzeria preferita."

Iniziò ad apparecchiare il tavolo, intanto che parlava con la pizzeria; ero estremamente sorpresa da quel suo gesto: stava ordinando una delle mie cose preferite perché io avevo l'influenza, e per altro era chiaro che sarebbe rimasto da me per la notte, o almeno fino a tardi.

Mangiammo la pizza, e io non riuscii a togliermi il sorriso dalle labbra nemmeno un secondo, in più la febbre mi era passata e il mal di pancia era diminuito da quando avevo iniziato a mangiare: guardai quel momento da fuori, come se non facessi parte della scena, e mi resi conto che era davvero perfetto.
Non avrei potuto desiderare niente di meglio.

Pensai a tutte le cose belle che mi erano successe da quando vivevo a Torino, ed erano davvero tante.

La mia prima adolescenza era stata un po' malinconica, per via della mia esagerata sensibilità, ma poi ero tornata alla tipica felicità adolescenziale.

Mi alzai per lavare i piatti, vidi Paulo togliersi le scarpe per buttarsi sul mio divano, e non potei fare a meno di sorridere nel vedere quella scena così insolita ma allo stesso tempo quotidiana, a cui mi sembrava di essere abituata da sempre.

Quando finii andai a sedermi accanto a Paulo, e lo vidi un po' nervoso, ma decisi di non dire nulla.

Lo osservai giocherellare con i lacci della felpa, e poi si decise a parlare:
"Lo so che è presto, lo so che può sembrare una cosa non ragionata, ma..." si bloccò a pensare, e io sperai con tutte le mie forze che continuasse, "Cosa risponderesti se ti chiedo di essere la mia ragazza?" disse, sbagliando il verbo, ma in quel momento era l'ultimo dei miei pensieri.
"Sì. Sì, sì, si!" lo baciai, lo baciai come non avevo mai fatto prima, lo baciai con una passione con cui non avevo mai baciato nessun altro.

Nonostante in quel momento la mia mente facesse fatica a formulare qualsiasi tipo di pensiero, pensai di essere la ragazza più felice del mondo.

E mi decisi ad ammettere a me stessa ciò che mi negavo da tre settimane a quella parte: Paulo mi piaceva da morire, non era ancora amore, ma sapevo che lo sarebbe diventato.

Aprii gli occhi e mi accorsi di essere sul divano, Paulo era accanto a me e mi teneva la mano.
Non ricordavo di essermi addormentata, né che Paulo mi avesse detto che sarebbe rimasto a dormire da me. Lasciai la sua mano, gli diedi un bacio sui capelli, e corsi a vestirmi e prepararmi per l'università.
Feci il caffè, e poi svegliai Paulo, che si guardò intorno confuso, ma sorrise appena mi vide:
"Que hora es?" chiese, dandomi un bacio sulla guancia,
"Sono le sette e un quarto," gli comunicai, "perché non fai una doccia e poi vieni a fare colazione?" proposi, e lui si alzò felice, annuendo.

Mi truccai nella mia stanza, perché in bagno c'era Paulo, e quando lo vidi uscire notai in lui un sorriso smagliante, più accennato del solito.

Realizzai che stavamo insieme, e corsi a dargli un bacio, semplicemente perché volevo che sapesse quanto fosse importante per me, quanto fossero state quasi surreali per me quelle ultime settimane.

Paulo mi accompagnò in università, ma quella mattinata non fu tranquilla come mi aspettavo. Essendo stata con Paulo tutto il tempo, non mi ero fermata a pensare al fatto che lui fosse un personaggio pubblico, e soprattutto che la gente credesse che lui fosse ancora fidanzato con Antonella.

Cercai di non pensarci troppo, sperando che in un modo o nell'altro l'avremmo fatta funzionare, quella cosa magica che c'era tra noi due.

Oltre a tutto, quel giorno avevo il tanto temuto esame di Linguaggi della pubblicità, ma non ne avevo fatto parola né con Paulo, né con nessun altro.
Era una cosa che facevo sempre, parlavo di un esame solo dopo averlo fatto, probabilmente per scaramanzia.

La giornata passò velocemente e una volta tornata a casa misi una tuta da ginnastica, poi affittai un'auto per un paio d'ore e andai a fare la spesa e un paio di commissioni. Affittare una macchina era una cosa che facevo spesso, soprattutto perché, pigra com'ero, la voglia di portare la spesa dal supermercato a casa a piedi spesso mancava.

Alla cassa dovetti aspettare circa mezz'ora in coda, perché la signora che stava pagando aveva preso un articolo senza prezzo, perciò la cassiera aveva dovuto chiamare l'addetto, che era un po' lentino dal mio modesto punto di vista.

Quando finalmente uscii dal supermercato mi resi conto di non aver ancora iniziato a comprare i regali di Natale, perciò feci un giretto in centro e ne comprai un paio.

Quando realizzai di trovarmi sotto casa di Paulo, decisi di suonare il citofono.
Presi l'ascensore, uscii e lo vidi sorridente appoggiato alla porta:
"Che ci fai qui?" disse, iniziando a baciarmi per poi trascinarmi dentro,
"Ero in giro e sono passata a salutarti. Pensa che ho affittato una macchina per fare la spesa e non sono ancora andata a sbattere contro un muro, e non ho nemmeno tirato sotto qualcuno." raccontai, fiera.

Scoppiò a ridere, e poi riprese a baciarmi, finché finimmo sul suo divano, senza fermarci.

Circa dieci minuti dopo, Paulo mi stava abbracciando, ma dovetti fare la guastafeste:
"Devo andare, devo portare a casa la spesa e riconsegnare la macchina, sennò mi fanno pagare il supplemento." sbuffai.

Mi lasciò andare, con l'espressione di un bambino arrabbiato e mentre uscivo disse: "Mettere sotto qualcuno in macchina è omicidio colposo, e non vorrei venire a trovarti in prigione. Stai attenta." disse, sorridendo ironicamente,
"Non ho preso la patente ieri. Piuttosto stai attento tu, con quella macchina da rally che ti ritrovi, corri il rischio di investire 30 persone di fila." scherzai.

Ci baciammo un'ultima volta, e poi entrai in ascensore.

Portai a casa la spesa, poi riconsegnai la macchina e, una volta tornata a casa a piedi, feci una doccia, mangiai un hamburger, e poi guardai un'infinità di episodi di Gossip Girl.

Andai a letto solo dopo che Paulo mi aveva mandato un messaggio in cui mi dava la buonanotte.
Stava diventando la mia dipendenza.

Mi svegliai il giorno seguente con un male alla schiena abbastanza forte, nonostante il ciclo fosse quasi terminato.

Mi alzai dal letto controvoglia, e iniziai a maledirmi perché il giorno prima avevo dimenticato di comprare la Nutella.

Mi preparai ed uscii per andare all'università. Nonostante camminare quando si ha il ciclo sia una scocciatura immensa, decisi di andare all'università a piedi, perché mia nonna aveva sempre detto che camminando i dolori mestruali diminuivano palesemente.

Incontrai Leo, e poi quando vidi Mel in corridoio le corsi dietro e le raccontai che io e Paulo stavamo insieme, e che avrebbe passato il Natale con noi.

Il giorno prima l'avevo vista solo per dieci minuti, e non avevo avuto tempo di raccontarle tutto:
"Cosa? Natale con noi? Paulo Dybala? Ommioddio. Ma i tuoi cosa hanno detto?" chiese incredula,
"A mio padre credo sia quasi venuto un infarto dalla felicità, mentre mia madre ha accettato e forse si è sentita un po' in dovere di dover fare tutto più lussuoso, senza sapere che Paulo è una delle persone più semplici e genuine del mondo." dissi, orgogliosa e felice,
"Sono contenta per te, davvero. Però stai attenta, ti ho detto tante volte di stare attenta alle persone di cui ti fidi, sei rimasta scottata fin troppe volte, non vorrei ti succedesse anche questa. Soprattutto perché lui è un calciatore, non vorrei che ti usasse come cotta passeggera tra una fidanzata e l'altra." disse Melissa, con un tono di voce quasi materno.

Le sue parole, però, per me erano quasi inutili, visto che mi fidavo ciecamente di Paulo. Non nego di avere avuto un po' di paura di soffrire ancora, ma questa volta avevo rischiato, e se fosse andata male avrei potuto dire di averci provato, ed essere orgogliosa di me stessa.

"Starò attenta, ma la mia domanda è: porterai anche Ricky?"
Lei annuì e poi ci dirigemmo in classe.

Riccardo era il ragazzo di Melissa dal primo anno di università, si erano conosciuti per causa mia: lui era un mio compagno di corso, e molto spesso mi facevo rispiegare le materie che non capivo da lui, così da non chiedere tutto a Leo, e non rischiare di trasferirmi direttamente dal mio amico per farmi spiegare matematica.

Quella giornata all'università fu molto stressante, e appena finite le lezioni tornai a casa, cenai, feci una doccia e mi addormentai poco dopo.

Il giorno dopo mi svegliai tardi, e arrivai a lezione con più di mezz'ora di ritardo, ma non era un problema: ci ero abituata.

La giornata passò abbastanza velocemente, pranzai con Leo, tornai a casa e chiamai su FaceTime mia sorella, che mi mancava davvero tanto.

Quando chiusi la chiamata mi scappò una lacrima, perché avrei voluto avere la mia famiglia vicina, senza rinunciare alla mia vita a Torino.
Finii per piangere, ma qualcuno suonò il campanello.

Pensai fosse la mia vicina, anche lei studiava all'università, che doveva chiedermi qualcosa, ma mi stupii nel vedere Paulo.
Era molto impegnato con gli allenamenti, perciò non pensavo ci saremmo visti fino a sabato, invece era lì davanti a me. Quando vide i miei occhi lucidi il sorriso gli sparì dalle labbra e mi abbracciò forte. Non avrebbe potuto fare cosa migliore.

Hey everyone!
In questo capitolo c'è una grande, anzi grandissima svolta per la storia di Paulo e Martina. 🤪
Hope you like it.
All the love. ❤️
-Sofi.

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