Red as the blood.

By annalisa_910

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Louis Tomlinson, diciotto anni, ed Harry Styles, sedici anni, si rincontrano nei corridoi di un ospedale senz... More

Prologo.
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Epilogo.

3.

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By annalisa_910

19/10, Venerdì.

Doveva inviare un messaggio ad Harry.

Ciò che Louis si era ripetuto per tutto il giorno, era che doveva mandare un messaggio ad Harry al più presto per farsi dare il suo indirizzo e per andare a trovarlo.

Il punto era che si erano ormai fatte le cinque del pomeriggio, ma Louis doveva ancora scrivergli.

Erano ore che si ripeteva di farlo, dato che non riusciva a smettere di pensarci.

Ci stava pensando anche in quel momento, con la testa poggiata sulle gambe di Zayn e le ginocchia piegate, con Liam seduto sullo schienale della panchina su cui passavano la maggior parte dei loro pomeriggi. 

Doveva davvero scrivere ad Harry.

«Zayn, ti avevo chiesto una sola cosa...»

«Ci risiamo» sbuffò il moro gettando la testa all'indietro, «lo so che mi avevi dato i soldi per comprarti le sigarette, Liam, ma non ho fatto in tempo e non sono andato al tabacchino.»

«Sì però che palle, sai benissimo che sono minorenne e non vogliono mai darmele.»

«Ah perché io invece sono maggiorenne?»

Louis sbuffò rumorosamente quando li sentì ricominciare a battibeccare, e rassegnandosi all'idea che presto o tardi sarebbe arrivato il momento di farlo, decise finalmente di aprire la chat con Harry per mandargli un messaggio.

«No, però in un modo o nell'altro riesci sempre a fartele dare.»

«Sì, ma non posso procurartele io ogni volta. Chiedile a Louis, piuttosto.»

«Che c'entro io adesso?» sbuffò quando si sentì chiamato in causa, posando il cellulare in tasca.

«Hai ragione, Louis è maggiorenne! Lou, perché non ce le compri tu le sigarette?»

«Giustamente ho soldi da buttare...»

«Te li diamo noi, ovviamente» Zayn alzò gli occhi al cielo prendendo il pacchetto di sigarette per darne una agli amici, «tu non devi far altro che entrare in un tabacchino, mostrare il tuo documento e uscire con i nostri pacchetti.»

«Non posso comprare sempre tre pacchetti alla volta» protestò Louis accendendo la sua sigaretta. «Poi mi spiegate come fate a non farvi dare neanche un fottuto pacchetto di sigarette a diciassette anni e mezzo, non è mica erba!»

«Non è colpa nostra se tutti fanno i controlli per paura degli sbirri» disse Liam con la sigaretta tra le labbra, «non è un caso se faccio tesoro dei miei pacchetti.»

«Infatti scrocchi da noi» gli ricordò Zayn fingendo un sorriso, «e scrocca anche Louis che è maggiorenne e può comprarne tonnellate, se è per questo.»

Louis alzò gli occhi al cielo lasciando cadere un braccio a penzoloni, «te ne ho chiesta solo una l'altro giorno...»

«Come ti pare» lo assecondò il moro espirando un tiro e guardando altrove.

Louis decise di lasciarlo perdere, e chiuse gli occhi concentrandosi solo ed esclusivamente sulla sua sigaretta.

Aveva bisogno di quei pomeriggi con Liam e Zayn. Lo aiutavano a staccare, a distrarsi.

Aprì appena gli occhi solo dopo aver inspirato l'ennesimo tiro, e arcuò un sopracciglio quando beccò Zayn a guardarlo.

«Che c'è?» gli chiese sorridendo.

Il moro scosse la testa, «niente.»

«No, mi stavi fissando, ora mi dici a cosa stavi pensando.»

«Lo vuoi davvero sapere?» domandò Zayn lasciando cadere la cenere della sigaretta a terra.

Louis annuì.

«Sto pensando a quanto tu sia idiota per esserti fatto prendere a pugni dal ragazzo di una che ti sei portato a letto.»

Liam portò subito il palmo libero davanti alla bocca per trattenere una risata. 

Louis, invece, non rise affatto.

«È colpa del mio occhio nero?»

«Spicca troppo, amico. Ti giuro, è esilarante!»

«Vaffanculo» protestò fingendosi offeso, «ti ho detto che non è stata colpa mia.»

«Però potevi chiederglielo, Tommo...»

«Perché tu chiedi alle ragazze che si buttano addosso a te se sono fidanzate?»

Liam alzò gli occhi al cielo quando Louis gli rispose in quel modo, «no, ma...»

«Ma niente, è lei che è cretina» concluse il maggiore gettando la sigaretta finita il più lontano possibile.

Zayn fece lo stesso pochi secondi dopo e, aspettando che lo facesse anche Liam, tornò a guardare l'amico ancora poggiato sulle sue gambe.

«Però guarda il lato positivo; meglio essere picchiati per essere andati a letto con una ragazza fidanzata, che per essere frocio.»

«Vero» annuì Liam dandogli ragione, «almeno hai reso Sulkin un cornuto.»

«Ah beh, allora sì che quest'occhio nero ne vale la pena» Louis fece una risata amara, sempre più stupito dalle affermazioni degli amici. «Dovresti davvero smetterla con le battute sui froci, Zay.»

«Oh, che palle che sei, neanche ti sentissi chiamato in causa!»

«Non mi sento chiamato in causa, però dopo un po' diventi ripetitivo e tutto questo tuo odio per i gay non ha senso.»

«Io non odio i gay, odio quelli che si comportano da gay. Sai, quelli che muovono il polso in modo strano e che camminano come se avessero un palo in culo, tipo... com'è che si chiama...» si chiese, tentando di ricordare il nome della persona che aveva in mente. «Stan...»

«Stanley Lucas?» propose Liam.

«Stanley Lucas! Quello è proprio un frocio perso! Vi prego, ma avete mai visto come si muove?»

«Sì» rise Louis annuendo, «fa morire dal ridere.»

«Visto? Lo vedi che lo pensi anche tu? Perché devi fare il finto moralista se sei d'accordo me?»

«Perché io non penserei mai di mettere le mani addosso a un frocio, Zayn.»

«Beh, beato te allora.»

«Quindi se tu scoprissi che tua sorella è lesbica le metteresti le mani addosso?»

«Ma mia sorella è una femmina!»

«Cosa c'entra che è una femmina?» scoppiò a ridere Louis sedendosi, «quindi due femmine che si baciano vanno bene ma due maschi che si baciano fanno schifo? Ma ti senti quando parli?»

«Mh, sì. Andiamo, non vorrai dirmi che se vedi due ragazzi che si baciano non giri la faccia?»

«Sì ma lo stesso discorso vale anche con le ragazze, non è che le femmine sì e i maschi no.»

«Quindi hai ammesso che ti gireresti.»

«È ovvio che mi girerei, non è che se non li odio come fai tu allora guardo i porno gay o, peggio ancora, bacio un ragazzo. Semplicemente non mi importa e penso che tutti siano liberi di fare quello che vogliono, basta che lo facciano lontano da me.»

«Sono d'accordo» annuì Liam alle sue spalle, «anche per me possono fare quello che vogliono, basta che non me lo facciano sotto il naso.»

Louis annuì sempre più convinto tornando a guardare Zayn che, una volta reso conto di essere in minoranza, piegò il ginocchio per appoggiarvi su il gomito.

«Sapete che la vostra idea non cambierà il mio modo di pensare, giusto?»

«Sì» lo assecondò Louis riprendendo il cellulare per vedere se gli fosse arrivato un messaggio.

«Lou, che ore sono?»

Harry: Quando vuoi, tanto io sono a casa.

C'era una posizione allegata.

«Louis.»

Quando si sentì chiamare per la seconda volta da Liam, Louis scosse la testa e vide immediatamente l'ora.

«Le cinque e mezza.»

«Che palle» sbuffò il ragazzo scendendo dalla panchina, «devo andare a casa.»

«Di già?» domandò Zayn facendo il broncio, dispiaciuto. 

Liam annuì, «purtroppo. Ci vediamo domani a scuola?»

Il moro annuì di rimando, «Loueh, tu rimani un altro po'?»

Louis scosse appena la testa per smettere di guardare il cellulare, e «no» disse alzandosi in piedi, «devo andarmene anch'io.»

«Ma come? Ve ne andate tutt'e due?»

«A quanto pare» risposero in coro Louis e Liam.

«Fate schifo» sbuffò Zayn alzandosi a sua volta, «e va bene, allora ci vediamo domani» salutò entrambi prima con il cinque, e poi con il pugno.

-

Appena Harry era tornato dall'ospedale, aveva scritto subito a Niall per invitarlo a casa sua. 

Il biondo era così contento che non sapeva neanche come avesse fatto ad aspettare le tre del pomeriggio per infilare una giacca, salutare sua madre e uscire di corsa.

Non si era sorpreso quando aveva trovato Anne alla porta, al posto di Harry.

Certo, era stato strano dato che l'amico aveva l'abitudine di raggiungere la porta in un nano secondo quando sapeva che Niall sarebbe andato a trovarlo, ma decise di far finta di niente.

Dopo aver salutato Anne con il più caloroso degli abbracci, - e dopo averla aggiornata su come stesse sua madre - si era fatto strada in camera di Harry per passare con lui l'intero pomeriggio.

Come ogni giorno però, dopo avergli raccontato gli argomenti da studiare di ogni materia, il più piccolo gli chiese un altro tipo di novità, come se grazie agli occhi di Niall avesse potuto ancora vedere ciò che stava succedendo lì fuori, dove non aveva più la possibilità di andare.

Niall aveva cominciato a raccontargli dei gossip sui suoi compagni di classe e, tra un racconto e l'altro, non si era nemmeno accorto di quanto tempo fosse passato.

«No Harry, ti giuro, stanno facendo una guerra infinita perché nessuno vuole mettersi al primo banco, e sai io che faccio? Mi godo lo spettacolo dal terzo!» continuò a raccontare, felice di vedere Harry ridere per quel racconto.

Doveva ammetterlo, poteva aver inventato qualcosa solo per farlo divertire, ma non gliene si poteva fare una colpa.

«I prof non dicono nulla?»

«Dicono che da quando non copio più da te sono peggiorato» storse il naso fingendosi offeso, «vaglielo a dire che non è colpa mia che copio, ma della persona da cui copio.»

Harry scoppiò a ridere sia per la battuta che per il suo broncio, e piegò una gamba per stringerla al petto.

«E... non hai più visto Payne?»

«Non ho visto Louis» negò Niall alzando gli occhi al cielo, «puoi chiedermelo direttamente, non c'è bisogno che ci arrivi pian piano partendo da Payne.»

Harry sorrise a trentadue denti alzando appena il mento, «non hai visto Louis?» domandò con uno sguardo apparentemente innocente.

Niall scosse la testa in segno di rassegnazione, e «no» rispose trattenendo l'istinto di colpirsi la fronte con il palmo, «non l'ho visto. Perché?»

«No, così...»

«Sì, certo. Perché ti interessa? Non penserai mica che ti terrò aggiornato su di lui tutti i giorni, vero? Anche perché ti ricordo di aver detto che te la saresti fatta passare una volta visto in ospedale.»

Harry abbassò la testa giocando con le proprie mani.

Ma non era stato Niall a dire che gli avrebbe concesso ogni tipo di domande i primi periodi?

Perché ad Harry sembrava di ricordare così, e si augurò che nemmeno lui non lo avesse dimenticato.

E poi non è che voleva sapere tutto ciò che faceva Louis ogni giorno, gli aveva solo chiesto se lo aveva visto, tutto qui. Non gli sembra una cosa così grave.

«Difficile dimenticarlo se mi ha proposto di venire qui a casa per distrarmi.»

Lo disse tra i denti, incapace di tenere quel pensiero per sé.

Sperò che Niall non lo avesse sentito, ma «come, scusa?» gli domandò il ragazzo.

Harry non glielo aveva ancora detto perché aveva paura che il suo scetticismo potesse distruggere tutto il suo entusiasmo, ma sapeva che lo avrebbe fatto, prima o poi. 

Solo... sperava di non farselo scappare in quel modo.

E invece.

«Harry, che hai detto?»

Di fronte a quella insistenza, non poté più tirarsi indietro.

«Ho detto che mi ha chiesto se mi avrebbe fatto piacere se fosse venuto a trovarmi.»

Niall sollevò entrambe le sopracciglia, incredulo.

«Stai scherzando?»

«No» rispose Harry scuotendo la testa, «non sto scherzando proprio per niente.»

«Tu sei pazzo.»

«Se è perché pensi che io creda di poter avere una chance solo perché mi ha detto una cosa simile ti fermo subito perché...»

«No Harry, tu sei pazzo perché sai benissimo che se legherete ti ritroverai in quel tunnel buio da cui non potrai mai uscire chiamato 'friendzone'. Ce l'hai presente? Quella zona in cui finisci quando la persona che ti piace ti vede solo come un amico...»

«La conosco benissimo» lo interruppe il più piccolo a testa bassa, «lo so, non c'è bisogno che tu me lo ricordi, ma ti ho già detto che farò il possibile per farmela passare e ti ho chiesto di assecondarmi all'inizio, non credo che sia così difficile. E poi a me andrebbe bene rimanere solo amici.»

Niall storse il naso dispiaciuto quando riconobbe quella bugia, e si morse la lingua per non infierire e per non dirgli che no, non era vero, di quel passo non l'avrebbe mai visto come un amico e ci sarebbe solo rimasto male.

Quel silenzio che si era creato venne interrotto dalla suoneria di Harry.

Il ragazzo prese il cellulare per vedere chi fosse, e «è Louis» informò l'amico mostrandogli il display.

Numero Sconosciuto: Posso venire da te più tardi?

Numero sconosciuto: Mandami l'indirizzo eventualmente

Numero sconosciuto: Ovviamente sono Louis

«Perché non hai il suo numero in rubrica?»

«Perché ieri mi ha chiesto di dargli il mio numero così mi avrebbe scritto lui» gli rispose Harry aprendo la chat per scrivergli.

Niall si morse il labbro indeciso, ma vedere il sorriso del suo migliore amico dovuto solo a qualche messaggio ricevuto dal ragazzo che gli piaceva gli fece mandare al diavolo ogni suo buon proposito; okay, magari era vero che non sarebbe andata a finire bene tra loro due, però non era giusto spegnere il suo entusiasmo fin dall'inizio e non lasciarlo gioire per quelle piccole cose.

Perciò, «che gli stai scrivendo?» gli chiese per andargli incontro.

«Che può venire perché sono a casa» gli rispose Harry senza sollevare lo sguardo, inviandogli la posizione.

Vedendolo improvvisamente freddo nei suoi confronti, Niall si sentì ancora più in colpa.

«Hey» lo chiamò trattenendo uno sbuffo, mostrandogli per l'ennesima volta quanto il suo bene andasse oltre ogni cosa, «scusami se sono così brusco con te, ma sai che odio vederti stare male e... non voglio che accada, credimi.»

Harry annuì posando il cellulare sul letto, «lo so, Niall.»

«E invece non lo sai, perché stai pensando in che modo uccidermi perché non riesco a farti godere le cose belle. Lo so, ti conosco troppo bene.»

Il più piccolo rise sotto i baffi storcendo un po' il naso, «un pochino» confessò mostrandogli una mano, separando di poco l'indice e il pollice.

Niall non lo biasimò.

«Lo so» disse, «è che... forse ho bisogno di un po' di tempo anch'io. Però ti prego, non escludermi. Non ti trattenere per paura che io ti dica qualcosa che può distruggere le tue aspettative. Sono disposto a star zitto, ma non smettere mai di raccontarmi ciò che ti succede.»

Harry annuì e gli sorrise appena, disposto a dargli una seconda chance.

«Okay» mormorò, «va bene. Anche perché non penso che riuscirei a nasconderti qualcosa, ma... okay. Se dici che la smetterai con questo tuo atteggiamento, allora ti dirò sempre tutto...»

«Sì» annuì Niall senza lasciargli il tempo di rispondere, «giuro solennemente che terrò le battute per me e che non spegnerò più il tuo entusiasmo!»

Harry sorrise per quelle parole ma, allo stesso tempo, si morse una guancia indeciso.

«Ciò non significa che tu non debba mettermi in guardia. Nel senso, quello che mi hai detto prima era del tutto inappropriato, ma non nascondermi mai le cose brutte solo per non farmi rimanere male.»

«Oh, io mi auguro per lui che non ci saranno cose negative in futuro, altrimenti lo riduco in frantumi.»

«So che ne saresti capace» annuì Harry a testa bassa, riprendendo il cellulare quando lo sentì squillare un'altra volta.

Niall fu felice di non dover specificare di essere del tutto serio e, aspettando che Harry rispondesse al messaggio appena ricevuto, lo vide spalancare gli occhi all'inverosimile e sorridere come non mai.

«Oddio Harold, che ti prende...»

«Niall, te ne devi andare. Subito.»

«Cosa? Perché?»

«Perché tra dieci minuti arriva Louis. Muoviti, sloggia!»

«Ma mancano dieci minuti...»

«E allora? Vuoi che ti becchi sotto al portone e pensi che io ti abbia cacciato solo perché sta arrivando lui?»

«Oh non ci credo...» sbuffò il biondo alzandosi dal letto, «alla faccia del 'non è niente d'importante'!»

«Alla faccia del 'se vuoi i primi periodi ti faccio sclerare'! Su Niall, non mi far alzare dal letto, ci sentiamo quando se ne va!»

«Tu sei pazzo» protestò il più grande scuotendo la testa. «Vedi un po' te, lo conosci da sì e no tre giorni e io, il tuo migliore amico da anni, devo andarmene di casa tua solo perché ti piace...»

«Tic toc, il tempo stringe Niall!» gli ricordò Harry picchiettandosi il polso vuoto, «vai via!»

A quell'ennesimo richiamo, Niall sbuffò rumorosamente e prese la giacca dalla sedia dietro la scrivania, per poi urlare: «non ti sopporto!» prima di uscire dalla sua stanza e andarsene.

-

Se Louis aveva seguito correttamente le indicazioni che gli aveva dato Harry, doveva essere arrivato. 

Anzi, era sicuramente arrivato, dato che sul campanello, insieme a un cognome che non aveva mai sentito prima, c'era scritto 'Styles'.

Sì, quella era decisamente casa di Harry.

Louis coprì quella scritta con due dita per suonare il campanello e, per fortuna, la porta non venne aperta molto tempo dopo.

Il punto però, è che non era stata aperta da Harry.

Fu una donna ad accoglierlo.

«Ciao» lo salutò quest'ultima piegando la testa da un lato, tentando di ricordare dove lo avesse già visto.

Era inutile che si impegnasse, stava per dirle Louis; non si erano mai visti prima d'ora.

«Tu chi sei?»

«Sono Louis» si presentò porgendole una mano, «sono... un amico di Harry.»

La donna alzò appena il mento, scettica. «Anne» gli rispose stringendogli mano, «non so se Harry vuole ricevere visite...»

«Oh, ehm, l'ho sentito poco fa e mi aveva detto di venire, quindi... suppongo di sì...» tentò timido.

Anne sospirò interdetta, prima di scuotere la testa e alzare un dito nella sua direzione. 

«Vado a chiederglielo un secondo. Tu intanto accomodati pure» lo invitò facendogli strada in casa, per poi chiudere la porta alle sue spalle.

Louis rimase all'ingresso ad aspettare, e quando la donna tornò poco dopo, la vide indicare la camera di Harry con un sorriso. «Va' pure» lo invitò facendogli cenno con il capo.

Dopo aver avuto finalmente via libera, Louis raggiunse in fretta la stanza. 

«Permesso...» mormorò bussando alla porta, aprendola appena.

«Hey» lo salutò Harry sollevandosi appena, «tutto bene?»

«Diciamo di sì. Tua madre mi ha guardato malissimo» rise Louis a testa bassa.

«Immagino, fa così con tutti quelli che non conosce.»

«No Harry, mi ha guardato proprio male male.»

Il più piccolo rimase un secondo a guardarlo, e quando lo vide sedersi ai piedi del letto, si avvicinò appena a lui per riconoscere quello strano odore che aveva addosso.

«Sarà per la puzza di fumo» annuì quando la riconobbe.

Louis si prese il colletto della felpa per odorarlo, e «ho fumato prima di venire, si sente così tanto?» domandò.

«Abbastanza. Io devo starne alla larga per via della malattia, probabilmente ti ha guardato male anche per questo.»

«Oddio, non lo sapevo...» si scusò Louis mortificato, ma Harry scosse immediatamente la testa.

«Non ti preoccupare, non fa niente.»

Quando non vide Louis affatto convinto, decise di sviare l'argomento in qualche modo.

«Oppure... può averlo fatto pervia del tuo occhio nero.»

«Oh, sì, giusto. Posso garantirle che non sono in grado di fare del male nemmeno a una mosca, se vuoi. Non so, magari si tranquillizza...»

«Può essere» rise Harry piegando le gambe e appoggiandoci i palmi sopra. «A proposito, non mi hai ancora detto come te lo sei fatto...» gli ricordò con tono vago, fingendo di non saperlo.

Era solo curioso di sapere cosa gli avrebbe raccontato, tutto qui.

Louis alzò gli occhi al cielo sfiorandolo con i polpastrelli, «è veramente una lunga storia, e non credo ti interessi» rispose sollevando una spalla.

Harry era davvero tentato di dirgli che non solo gli interessava da morire, ma purtroppo era anche venuto a conoscenza del motivo.

«Però ti basta sapere che ho ricevuto ben due pugni e che il secondo, che per fortuna non ha lasciato segni, è quello per cui il mio amico si è preoccupato di più.»

«Addirittura? Più dell'occhio nero?»

«Già. È stato sul naso, quindi è uscito parecchio sangue e ha pensato bene di portarmi in ospedale.»

«Melodrammatico il tuo amico...»

«Sì? L'ho pensato anch'io! Poi come gli viene in mente di portarmi in ospedale se sa benissimo che io ho paura delle siringhe e di tutte quelle cose, scusa?»

«In effetti hai ragione» annuì il più piccolo grattandosi nervosamente il ginocchio, «tua madre non ha detto niente quando ti ha visto?»

«Mi ha minacciato di darmi il resto in realtà» confessò Louis trattenendo una risata.

Harry non la trattenne affatto, perché scoppiò a ridere scuotendo la testa.

«Intendevo dire se ti ha dato qualcosa per farti stare meglio.»

«Oh, sì! Mi ha dato una borsa con il ghiaccio che ho dovuto tenere per venti minuti. Mi ha costretto a farlo i primi due giorni.»

«Solo ghiaccio?» domandò Harry incerto.

«Mh, sì. Perché? Serve altro?»

«Dopo circa tre giorni ci vuole un panno umido, altrimenti ti passa dopo tantissimo tempo.»

«Ah» sospirò Louis imbronciando le labbra, «no, allora no. Ma tu che ne sai?»

«Mia madre» ripose Harry, come se quelle due parole bastassero come spiegazione.

Non diede il tempo a Louis di capire cosa stesse facendo, che si voltò e si alzò dal letto.

«Dove stai andando?»

«A prendere un panno umido, no?»

«Ma stai tranquillo, non ce n'è bisogno» lo fermò circondandogli il polso per invitarlo a rimanere sul letto. Non era il caso che si alzasse per un motivo così futile.

«Sì che ce n'è bisogno, così ti passa prima. Vuoi venire con me o mi aspetti qui?»

Louis sollevò un sopracciglio incredulo ma, di fronte a quella determinazione, non poté far altro che scuotere la testa e alzarsi.

Lo seguì fuori dalla stanza a braccia conserte e, una volta arrivati in bagno, appoggiò la spalla contro il muro e aspettò che Harry recuperasse un panno da uno scaffale.

«Continuo a pensare che stai esagerando.»

«Shh!» lo zittì Harry frugando nel mobile sotto al lavandino, «ormai è troppo tardi per fermarmi; mi sono alzato dal letto.»

«Nessuno ti ha costretto.»

«Grazie» sbuffò, e sorrise quando riuscì a trovare ciò che stava cercando.

Aprì il rubinetto e aspettò che l'acqua si facesse calda. Solo quando la sentì tiepida, portò il panno sotto al getto per bagnarlo e strizzarlo forte più volte.

Louis sorrise quando notò tutta la cura che ci stava mettendo, e piegò appena la testa intenerito quando lo vide sollevare il panno e portare l'altra mano sotto per non farlo gocciolare a terra.

«Vieni con me.»

Harry gli fece strada fino in camera, e aspettò che Louis si sedesse a gambe incrociate sul letto per inginocchiarsi di fronte a lui.

«Chiudi gli occhi.»

«Io continuo a dubitare dell'efficacia di questo tuo metodo...»

Harry si imbronciò appena, e «chiudi gli occhi» ripeté avvicinando il panno umido al suo viso.

Con un sospiro, Louis decise di fidarsi chiudendo gli occhi.

Non appena sentì il calore del panno prima sull'occhio scuro, e poi sul naso, trattenne il fiato socchiudendo le labbra.

«Meglio?» domandò Harry con un sorriso, notando quella sua reazione.

Louis annuì impercettibilmente per non far strusciare il panno, e al più piccolo bastò per sorridere ancora di più e applicare una leggera pressione per fare in modo che quel metodo fosse ancora più efficace.

Sollevandosi sempre di più sulle ginocchia e concentrandosi sul premere quel panno senza fargli male, non si accorse nemmeno di aver posato l'altra mano sulla sua guancia e di aver cominciato ad accarezzarla con piccoli movimenti del pollice.

Fu Louis ad accorgersene dopo un po', ma, invece di commentare la cosa, preferì aprire gli occhi per guardarsi un po' intorno.

«Di chi è quel letto?» domandò indicando il letto vuoto accanto a quello di Harry.

«Di mia sorella.»

«Ah. E dov'è tua sorella?»

«Fuori città. Va al college.»

«Davvero?» chiese Louis entusiasta, «e quanti anni ha?»

«Tre più di me. È del '90.»

«Che palle, è più grande di me» sbuffò imbronciando appena le labbra, «e ogni quanto la vedi?»

Harry boccheggiò incredulo quando gli sentì dire quelle parole, e tolse immediatamente la mano dalla sua guancia riducendo la cura che stava usando per passargli il panno sul viso.

«Viene quando ci sono le vacanze.»

«Ah, capito» annuì Louis tornando a guardarsi intorno.

Seguirono dei minuti di silenzio in cui nessuno dei due osò muoversi, finché Louis non pose una domanda con la voce talmente alta da far spaventare Harry.

«Ma quella TV è collegata all'Xbox, vero?»

Harry seguì il suo dito con un groppo in gola, e annui forzando un sorriso.

«Sì, lo è.»

«Oddio, se mi dici che hai l'ultima versione di Fifa potrei venire veramente a vivere qui!»

Quando sentì quella frase, Harry si morse il labbro indeciso se confessarglielo.

Non era più così sicuro di volerlo rivedere considerando il modo in cui sarebbero andate a finire le cose, figurarsi poi così spesso.

«Tu non ce l'hai?»

«No! Sono rimasto fermo alla versione scorsa, quella nuova non riesco a trovarla!»

Già, anche Niall aveva avuto molte difficoltà a trovarla per regalargliela ma, dopo averla cercata in ogni angolo della città, ce l'aveva fatta.

«Sì, ce l'ho.»

Louis rimase così sorpreso e felice per quella notizia che si allontanò immediatamente dal panno per sorridere come non mai, e Harry dovette impegnarsi con tutte le sue forze per non distogliere lo sguardo e rimanere a guardarlo pensando che, per quanto si ostinasse a negarlo a Niall e a se stesso, difficilmente gli sarebbe stato indifferente quel ragazzo.

«Davvero? Oh cazzo, ci voglio giocare subito! Mi hanno detto che la grafica è spettacolare e...»

Non riuscì neanche a terminare la frase, che venne interrotto dalla suoneria del suo cellulare.

Solo quando lo prese, Harry si sentì libero di abbassare lo sguardo e riflettere sul guaio in cui si stava cacciando.

«Mamma?» rispose Louis a telefono, «che palle, non puoi andare tu?»

Harry si sedette sui propri talloni aspettando che il ragazzo chiudesse la chiamata, e «ma io sono a piedi...» ricordò quest'ultimo con tono polemico.

«Va bene, ho capito» annuì alzando gli occhi al cielo, «sì, prego, ci sentiamo dopo» salutò chiudendo la telefonata e alzandosi dal letto.

«È successo qualcosa?»

«Devo andare a prendere le mie sorelle a danza, mia mamma ha avuto un problema e non può.»

Harry annuì e si mise a gambe incrociate guardandolo raccogliere le sue cose prima di uscire, e «Louis, la tua felpa» gli ricordò indicando il mobile di fronte al letto.

«Oh, giusto. Ora la... anzi, meglio di no, se vado a prendere Daisy e Phoebe si fa tardi e non mi va di portarla per tutta la città. Ti dispiace se la lascio qui? La prendo la prossima volta che vengo, così mi fai vedere quanto sei bravo a giocare» propose piegando la testa verso la televisione.

Harry aprì la bocca per rispondergli, ma la richiuse subito dopo per scuotere il capo.

«No. Cioè, tranquillo. Va bene. Vieni a prenderla quando vuoi.»

«Perfetto» annuì Louis sistemando il cappuccio della felpa con cui era andato da lui, «allora ti scrivo io quando posso venire, okay? O vuoi scrivermi tu?»

«No no, fai tu, tanto io sono sempre qui.»

Louis non si accorse nemmeno del tono triste e quasi indifferente che Harry aveva usato, e si avviò alla porta per uscire.

«Comunque non farti mai problemi a scrivermi per... che ne so, un po' di compagnia. Intesi?»

Il più piccolo annuì e forzò di nuovo quel suo sorriso rispondendogli: «okay», prima di agitare una mano nella sua direzione per salutarlo.



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