Sólo tú y yo. || Paulo Dybala...

By sofjiax

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"Ma io lo amo. Non ho mai amato nessun altro nel modo in cui amo lui e, onestamente, penso che non smetterò m... More

Introduzione
Capitolo 1 - Martina.
Capitolo 2 - El comienzo de todo.
Capitolo 3 - ¿Porqué esperar?
Capitolo 4 - ¿No tienes prisa, verdad?
Capitolo 5 - No me lo esperaba.
Capitolo 7 - Inspiración.
Capitolo 8 - En su casa a la mañana.
Capitolo 9 - ¿Qué responderías?
Capitolo 10 - Presentaciones.
Capitolo 11 - Embelesarse a mirarlo.
Capitolo 12 - Mí paraíso.
Capitolo 13 - Mí regalo eres tú.
Capitolo 14 - Amor.
Capitolo 15 - Inseguridades.
Capitolo 16 - Te amo.
Capitolo 17 - Momentos.
Capitolo 18 - Toda tú energía.
Capitolo 19 - Su primer amor.
Capitolo 20 - New York.
Capitolo 21 - Vista desde arriba.
Capitolo 22 - New Year's Eve.
Capitolo 23 - Todo el amor en una noche.
Capitolo 24 - Promesas.
Capitolo 25 - Te deseo.
Capitolo 26 - Hasta pronto.
Capitolo 27 - La distancia sospechosa.
Capitolo 28 - Viejos amigos.
Capitolo 29 - Se vuelve a la normalidad.
Capitolo 30 - Un coloquio muy importante.
Capitolo 31 - Un nuevo capítulo.
Capitolo 32 - Dos corazones en un hogar.
Capitolo 33 - Alicia.
Capitolo 34 - Aeropuertos.
Capitolo 35 - Volver a casa.
Capitolo 36 - Ganar el campeonato.
Capitolo 37 - Laguna Larga.
Capitolo 38 - Hola, papá.
Capitolo 39 - Para siempre.
Epigolo.
Ringraziamenti.
Nuova storia.

Capitolo 6 - Espectacular.

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By sofjiax

When the night has come
And the land is dark
And the moon is the only light we'll see
No I won't be afraid, no I won't be afraid
Just as long as you stand, stand by me
So darlin', darlin', stand by me, oh stand by me
Oh stand by me, stand by me
If the sky that we look upon
Should tumble and fall
Or the mountains should crumble to the sea
I won't cry, I won't cry, no I won't shed a tear
Just as long as you stand, stand by me.
[Stand by me, Ben E. King.]
~~~
Camminammo per dieci minuti prima di arrivare all'auto di Paulo, che tirò giù i sedili anteriori e prese a frugare nel baule, tornando nell'abitacolo con una bottiglia di Coca Cola, un pacco di biscotti e una coperta enorme, poi sentii il mio sedile diventare caldo:
"Paulo?"
"Si nena?" rispose lui, mentre apriva i biscotti
"C'è una sigaretta che sta per farci andare a fuoco sotto al mio sedile oppure i tuoi sedili sono magici?" chiesi con voce un po' spaventata.
Lui scoppiò in una sonora risata:
"Ho i sedili riscaldati. Davvero non hai mai vista una macchina con i sedili così?" mi chiese continuando a ridere di gusto,
"No, mio padre ha un'Audi e mia madre una Punto. Sai com'è, noi comuni mortali normalmente non ce ne andiamo in giro su una Lamborghini." dissi, facendogli l'occhiolino.
"Domani mi ringrazierai per aver dormito al caldo, e non essere diventata di ghiaccio." sorrise ironicamente.

Mangiammo un paio di biscotti e poi telefonai a mia madre fingendo fosse tutto normale, misi in carica il cellulare con il power bank, presi una delle mie salviette struccanti dalla borsa e rimossi il trucco, tolsi gli stivaletti e il capotto e mi stesi sui sedili dell'auto di Paulo, che erano più comodi del mio divano e del mio letto messi insieme. Si avvicinò a me, mi baciò, e poi mi diede un bacio sui capelli sussurrando:
"Buenas noches nena."
"Notte." gli sorrisi, accarezzandogli dolcemente i capelli.
Pochi minuti mi addormentai ancora con il sorriso stampato sulle labbra, per via di quella giornata quasi surreale.

Sentii qualcuno accarezzarmi i capelli, e quando aprii gli occhi vidi il braccio di Paulo che mi cingeva la vita, e con l'altra mano stava accarezzando la mia folta chioma color cioccolato. Mi sedetti sul sedile, che era ancora caldo, e sorrisi a Paulo:
"Sono le sei del mattino, non volevo svegliarti nena, anche perché io amo dormire, però non volevo farti perdere anche l'alba, abbiamo già perso il tramonto ieri." mi disse continuando ad accarezzarmi i capelli,
"Grazie, per avermi svegliata. Sarei rimasta troppo male se mi fossi persa l'alba."
Mi diede un bacio sulla guancia, ma lo sorpresi girandomi e posando le mie labbra sulle sue, e una volta che ci staccammo l'uno dall'altra lui prese a baciarmi dolcemente il collo.
I baci sul collo erano i miei preferiti, da sempre.
Mi facevano impazzire, erano la cosa più bella del mondo.

Aprii il parasole dell'auto, che conteneva un piccolo specchio, e presi la mini spazzola che avevo sempre in borsa e mi spazzolai i capelli leggermente mossi, che poi raccolsi in una mezza coda, misi un filo di mascara, mente Paulo mi guardava incredulo, per qualche motivo:
"Hai anche un vestito aderente e delle scarpe tacco dodici in quella borsa? Stai tirando fuori il mondo." rise, e io risi per la sua battuta un po' volgare, ma non ero il tipo di ragazza che si offendeva o si scandalizzava per quelle battute, anche perché molto spesso ero io stessa la prima a farle,
"Non mi piace essere impreparata ma, purtroppo per te, niente vestito." scherzai, facendogli la linguaccia, e lui scoppiò a ridere unendosi a me.

Misi gli stivaletti e presi il telefono dalla borsa, per controllare le notifiche, e solo in quel momento mi ricordai che era sabato, e avrei quindi dovuto passare la mattinata con Mel e Leo per pranzare insieme, come di consueto. Paulo notò la mia espressione e non poté evitare di sorridere, l'avrei fatto anche io:
"Estas bien nena?"
"Ho combinato una casino, Mel mi ucciderà e Leo non vorrà mai più avere nulla a che fare con me." dissi, in modo platealmente tragicomico,
"Cosa hai fatto di grave?" mi chiese Paulo, immaginando il peggio vista la sua espressione,
"Dovevamo pranzare fuori e passare la mattinata insieme ma io sono qui. Non intendo che vorrei essere altrove, anzi, però loro mi odieranno."
Paulo stava per parlare quando alzai la mano per bloccarlo, e telefonai a Melissa:
"Dimmi che non stai per darmi buca."chiese, probabilmente già consapevole della mia risposta,
"Paulo mi ha portata a Savona, non tornerò per pranzo, avrei dovuto dirtelo, lo so."
"Okay divertiti." sbuffò, fredda, e poi riattaccò senza darmi il tempo per ribattere.
Melissa odiava i ritardi, e le disdette dell'ultimo secondo, perciò ero abituata alle sue scenate, visto che la puntualità non era il mio forte.

Cercai di non pensarci molto, sapendo che le sarebbe passato in massimo due giorni, e misi inutilmente il cappotto, perché vidi Paulo accendere l'auto, perciò non saremmo andati a piedi.
Il navigatore cominciò a parlare, ma io non chiesi dove fossimo diretti.
Circa dieci minuti dopo mi resi conto che stavamo andando in un posto a cui ero molto affezionata, perché ci avevo trascorso numerose vacanze estive quando ero molto piccola, e per qualche motivo mi ricordava molto la mia sorellina.
"Mi stai portando a Varigotti vero?" chiesi, con un sorriso smagliante,
"L'intenzione era quella, visto che mi hanno detto che è un bel posto, ma possiamo andare da qualche altra parte." disse, dalla sua voce traspariva un'insicurezza insolita,
"Io conosco benissimo Varigotti, ti porto io in un posto stupendo per vedere l'alba," lo rassicurai, "e poi mi ricorda mia sorella, non so bene perché, probabilmente perché ci venivano da piccole." continuai, con un po' di malinconia.
"Non mi hai mai detto di avere una sorella." disse Paulo, curioso come sempre,
"Si chiama Lisa. Ha sette anni meno di me, perciò ne ha..." iniziai a contare sulle dita, facendo scoppiare a ridere Paulo,
"Ne ha quindici." conclusi fiera,
"Siamo molto legate, e ogni estate facciamo un viaggio insieme in qualche città europea, solo io e lei. Mi manca molto, ma so che si sta godendo ma sua adolescenza." gli sorrisi.
Dopo averlo detto mi resi conto che Paulo non poteva sapere del legame affettivo che avevo verso quella piccola cittadina, perciò realizzai che riusciva ad azzeccare ogni minima cosa, a rendermi felice, senza nemmeno saperlo.

Arrivammo a Varigotti in venti minuti di viaggio, e il cielo stava cominciando a schiarirsi.
Usciti dall'auto lo trascinai in una spiaggia a cui ero particolarmente affezionata, la Spiaggia del Malpasso; ogni volta che andavo in vacanza in quel piccolo paesino all'ora del tramonto e dell'alba andavo con mio padre, quando ero piccola, e con mia sorella o da sola, una volta cresciuta, in quella spiaggia dalla sabbia color oro, a guardare il giorno nascere o concludersi.
Sulla destra c'è una scogliera, e poi appena in mezzo al mare c'è un grande scoglio, su cui mi ero arrampicata un paio di volte, procurandomi tagli e graffi sulle gambe in cambio di un cielo dalle mille sfumature, mentre il resto delle volte salivo sulla scogliera e mi fermavo lì anche per ore, con il mare e il cielo.

Ci arrampicammo sulla scogliera e dovetti constatare che la mia già pessima agilità e il mio equilibrio fossero in continuo peggioramento.
Una volta seduti, feci alcune foto, e poi mi godei il sorgere del Sole e, senza volerlo, mi scese una lacrima: un po' per i ricordi adolescenziali, un po' per la bellezza di quel momento:
"Che succede nena?" mi chiese Paulo preoccupato,
"Nulla, sono solo un po' troppo emotiva. Sul serio, guarda questo posto, è spettacolare." mi asciugai le lacrime, "Sono una persona tanto sensibile, ci farai l'abitudine." dissi, senza rendermi conto di aver immaginato Paulo nel mio futuro, abituato a tutte le piccole cose che mi facevano commuovere.
Mi diede un bacio dolce, ma che valse più di qualsiasi parola che avrebbe potuto dirmi in quel momento.
Rimanemmo lì, tra i baci e l'alba, fino al completo arrivo del giorno.

Poi, a malincuore, lasciammo quel posto così magico, e portai Paulo a fare colazione in un piccolo bar sul corso, che faceva dei croissant a cui era impossibile resistere.
Vedendo che erano già le otto tornammo verso la sua auto, pronti per rientrare a Torino. Avrei tanto voluto restare di più, ma non mi sembrava giusto verso Paulo che il giorno successivo avrebbe avuto una partita, tra l'altro con l'Inter, in cui avrebbe dovuto dare il massimo, e in più quel pomeriggio avrebbe avuto allenamento.

Il viaggio fu, come tutti i miei viaggi di ritorno, un po' malinconico, ma con la consapevolezza di aver passato le ultime ore meravigliosamente.
Arrivammo in Tangenziale Sud e ci trovammo imbottigliati nel traffico mattutino, chi andava a lavorare, chi portava i figli a scuola, chi partiva e chi, come noi, tornava.
Il traffico mattutino, al contrario delle persone "normali" mi metteva di buonumore, perché significava che c'era gente, e se c'era gente c'era vita; i posti affollati mi piacevano, le grandi città anche, infatti mi ero trasferita a Torino da una piccola cittadina che distava circa settantacinque chilometri dalla metropoli a cui ero affezionata sin da bambina, e in cui ora vivevo.
Fui distratta dalla voce di Paulo, che iniziò a canticchiare in spagnolo. Presi la sua mano mano che, inaspettatamente lasciò, per appoggiare la sua sulla mia coscia, ed il mio cuore perse un battito al suo tocco.

Non smisi di sorridere da quel momento a quando arrivammo sotto casa mia, mentre facevamo il solito karaoke delle sue canzoni preferite.
"El partido empieza a las ocho y media, [la partita inizia alle otto e mezza] posso passare a prenderti alle 6 prima di andare a Vinovo per andare allo stadio con gli altri," disse, ed io annuii,
"però fai un giro nel centro commerciale accanto allo Stadium, non stare fuori che fa freddo." aggiunse, e il fatto che si stesse preoccupando per me mi scaldò il cuore,
"Grazie, per questi due giorni, per domani, per tutto." gli sorrisi,
"È meglio se sotto alla mia maglia metti un vestito, ti porto a cena in un bel posto." mi sorrise, e poi mi diede un bacio, ed io sorrisi sulle sue labbra.

Entrai in casa, stanca ma felice, dopo quasi ventiquattro ore fuori, e corsi in bagno a fare una doccia che durò circa un'ora e poi decisi di sorprendere Mel e Leo: ero molto stanca, ma gli avevo già dato buca per la mattinata in centro, perciò decisi di farmi trovare con loro per pranzo. Indossai un maglioncino grigio, un paio di jeans e poi presi il mio giubbotto Colmar nero, perché il cappotto l'avevo sporcato con il cappuccino quella mattina, facendo sì che Paulo mi prendesse in giro per buona parte del viaggio di ritorno perché "ero peggio di una bambina di cinque anni."

Presi il tram perché, nonostante casa mia fosse a due passi dal centro e dall'università, ero fin troppo pigra e il tram in circa cinque minuti mi portava nei posti in cui andavo più spesso. Mi sedetti su un sedile gelato, che mi fece pensare ai sedili riscaldati della Lamborghini di Paulo, e sorrisi. Passai cinque minuti davanti alla Piadineria e, conoscendo i miei amici, a mezzogiorno e dieci puntuale arrivarono, e quando mi videro sembrò avessero visto un fantasma. Mel mi abbracciò senza particolare motivo, ma ne fui felice perché pensavo che fosse ancora arrabbiata; mentre Leo volle sapere tutti i dettagli con Paulo.

Tutti e tre mangiammo la solita piadina prosciutto cotto e mozzarella, e nel pomeriggio andammo al cinema a vedere un film di fantascienza, che io odiavo profondamente, perciò mi sembrò infinito.
Quando finalmente finii, io e Mel salutammo Leo e poi andammo a casa mia; studiammo un po' e cenammo insieme e, strano ma vero, non ordinammo nulla, ma addirittura cucinai io.
"Mandami un messaggio quando arrivi a casa." dissi mentre le porte dell'ascensore si chiudevano dietro a Melissa,
"Sei più paranoica di mia madre." mi guardò storto, con il tono di voce di una quindicenne ribelle e svogliata.

Mi infilai a letto poco dopo, parlai su FaceTime con la mia famiglia, e poi ricevetti un messaggio di Paulo:
"Mi sei mancata oggi nena."
"Anche tu. Sono esausta, notte."
"Buenas noches, princesa."
Mi aveva chiamata principessa.

Sentivo che, per qualche ragione, questo ragazzo dagli occhi color ghiaccio non avrebbe mai smesso di stupirmi.

Hey there,
how you doing?
Io sto morendo dentro, non so come farò domani a tornare a scuola. 😭
Spero che voi siate messi meglio di me.
Grazie ancora di tutto.
All the love,
Sofia. 🌟

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