The last Direwolf

By _WilliamShare_

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La bellissima sedicenne Daya si è sempre sentita diversa dalle sue coetanee: cerca tutti i giorni di conviver... More

1-LUCAS
2-DAYA
3-DAYA|LUCAS
4- LUCAS
5-DAYA
6-DAYA
7- LUCAS
8-DAYA
9-DAYA

10- DAYA/LUCAS

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By _WilliamShare_

Rimasi come in trance per tutto il resto del tempo, da quando tornai umana fino al momento di salire in macchina, coperta solamente dalla felpa che Lucas si era tolto per non farmi girare nuda nei pressi del 7Eleven. Aveva detto di avere un borsone con un paio di cambi nel bagagliaio e che ci saremmo presto fermati per riposare durante la notte.

Io ero sfinita, e me ne stavo rannicchiata e debole sul sedile del passeggero, gli occhi che stentavano a rimanere aperti.

Lucas accanto a me era silenzioso, cosa alquanto normale e poco strana, ma riuscivo a vedere con la coda dell'occhio che le sue nocche erano bianche da quanto stringeva il volante e, nonostante non avvertissi nessun pericolo provenire da lui, non potei fare a meno di sentirmi intimorita dall'espressione feroce che aveva negli occhi.

Non guidò per molto: doveva essere provato anche lui da ciò che era appena successo (nonostante ci fosse sicuramente più abituato di me), e circa una mezz'ora dopo fece il suo ingresso nel parcheggio di un motel.

Spense il motore ma prima di aprire lo sportello chiuse gli occhi, sospirò, e poi si voltò a guardarmi.

"Io adesso vado dentro a chiedere se hanno una stanza, poi ti faccio passare dal retro." Fece una pausa.

"Resta in macchina finché non torno, intesi?"
Io annuii, ma lui non parve convinto, e non potei certo biasimarlo.

"Sono serio. Non ho la forza di rincorrerti ora come ora. Stai dentro e aspettami, torno il prima possibile."

"Non mi muoverò." Sussurrai, guardandolo negli occhi.

Sostenne il mio sguardo, come se stesse cercando di leggervi qualcosa, poi si voltò e uscì dall'auto senza dire una parola, sbattendo lo sportello con un po' più foga di quella che mi sarei aspettata visto il tipo di macchina su cui stavamo viaggiando.

Rimasi in silenzio a pensare a tutto ciò che mi era accaduto da poche ore a quella parte, sconvolta e non ancora del tutto sicura di quello che mi sarebbe capitato di lì in poi e tremai di paura.

Mia zia... sarebbe stata preoccupatissima. Ormai ero sparita da un giorno intero. Era andata dalla polizia? Mi stava cercando?

Lucas interruppe i miei pensieri rientrando in macchina e mettendo in moto. Parlò piano mentre facevamo il giro del parcheggio fino a spostarci sul retro della struttura.

"Ho dato una patente falsa alla reception. Se la mia famiglia ci sta cercando dobbiamo essere prudenti. Se hai carte di credito non usarle, paga solo in contanti."

L'eventualità che un gruppo di cacciatori fosse sulle nostre tracce mi dava i brividi, quindi mi limitai ad annuire e rimanemmo in silenzio fino a quando Lucas non fermò la macchina di fronte alla parte posteriore dell'edificio, proprio di fronte alla porta di accesso.

Prese il borsone dal bagagliaio e sfilò dalla tasca le chiavi della stanza, per poi fare il giro dalla mia parte ed aprirmi lo sportello.

"Vuoi che ti porti sulla schiena fino a dentro? È un po' bagnato per terra."

Rimasi interdetta da quella proposta e nonostante l'idea di bagnarmi i piedi in quell'acqua sporca non mi faceva fare i salti di gioia scossi la testa.

"No, è okay. Ce la faccio."

Misi i piedi dritti in una pozzanghera appena scesi dall'auto, lasciandomi sfuggire uno squittio involontario per poi procedere in silenzio dietro Lucas all'interno dell'edificio.

I corridoi erano vuoti e fui grata alla moquette rossa che ricopriva il pavimento perché stavo cominciando a tremare dal freddo e dalla stanchezza. Ci fermammo davanti ad una delle tante porte bianche, Lucas infilò la chiave nella toppa ed aprì, accendendo le luci della stanza.

Era una doppia, con due letti ad una piazza e mezza poco distanti l'uno dall'altro, le pareti di un piacevole color pesca, un piccolo angolo cottura sulla destra ed una televisione a muro posta in alto, sopra una scrivania che faceva angolo vicino ad una finestra ampia, coperta da tende bianche e blu.

"Ho del bagnoschiuma nel borsone e un cambio da prestarti. Fai una doccia, io cerco di mettermi in contatto con il branco di New York."

Mentre ero ferma nell'ingresso lui chiuse la porta e si avviò all'interno, appoggiando il borsone su uno dei due letti e cominciando a tirare fuori il necessario per lavarmi e cambiarmi, mettendomelo fra le braccia. Io ero assolutamente immobile.

Lucas sospirò e mi sospinse verso la porta del bagno, ed allora mi svegliai.

Mi chiusi la porta alle spalle ed aprii l'acqua della doccia, lasciandola scorrere per qualche secondo affinché divenisse calda, mentre prendevo un asciugamano pulito dal radiatore a muro e mi sfilavo la felpa che avevo addosso.

La piegai con cura e l'appoggiai sul bordo del lavandino, poi entrai nella doccia e lasciai che l'acqua bollente mi scorresse addosso.

Pochi minuti dopo aver realizzato di essere finalmente sola, sentii qualcosa spezzarsi dietro di me e scoppiai in un pianto liberatorio.

————————————————————————

Lucas si lasciò ricadere sul letto, permettendosi di chiudere gli occhi dopo quelle che erano state le ore più sconvolgenti della sua vita fino a quel momento. Aveva cercato di odiare Daya dal primo momento che l'aveva vista e non ci era riuscito e dopo quello che era successo nel boschetto vicino al 7Eleven...

Non riusciva a capacitarsi della velocità con cui lei aveva messo KO quell'ibrido nel bosco, qualcosa che nonostante le doti della sua specie, lo aveva lasciato senza parole. Non aveva avuto il tempo di ammirarla la prima volta che l'aveva vista in forma lupina, ma stavolta era rimasto colpito dal riflesso argenteo del suo pelo sotto la luce tenue della sera e dell'eleganza dei suoi movimenti, così delicati e docili nei suoi confronti.

Gli era sempre stato insegnato a considerare gli ibridi come bestie assetate di sangue, assolutamente fuori controllo quando nella loro forma animale, ma questa ragazza...

Questa ragazza lo mandava fuori di testa. Non riusciva a pensare lucidamente intorno a lei e non poteva scacciare quel sentimento, il bisogno di proteggerla e di toccarla che lo stava ormai attanagliando.

E poi... gli aveva salvato la vita.

Daya uscì dal bagno dopo quelle che gli parvero ore, con una sua maglia rossa e dei pantaloni neri di spugna che le andavano enormi. Aveva i capelli bagnati, dai riflessi argento data l'acqua che vi scorreva e gli occhi lucidi e arrossati.

Doveva aver pianto.

Gli rivolse un'occhiata veloce prima di distogliere lo sguardo e dirigersi verso il letto libero, sedersi e intrecciare i capelli per poi fermarli con un elastico.

Era esile, delicata, elegante e... bellissima.

Lucas si diede un cazzotto in testa mentalmente e si alzò, diretto verso il bagno.

"Faccio una doccia." Annunciò, poi sparì dietro la porta bianca e trasse un profondo respiro.

Quando poco dopo uscì dal bagno, trovò Daya appoggiata ai cuscini del letto che si mordicchiava un'unghia e guardava in alto verso la televisione a muro, mentre faceva zapping con il telecomando. Appena lo vide fermo sulla porta, spense la televisione e appoggiò il telecomando sul comodino accanto a sé, poi scostò le coperte e vi si mise sotto.

Non farlo... si disse mentalmente.

Erano soli in una stanza d'albergo, finalmente poteva ammirarla in tranquillità senza doversi concentrare sulla strada... non aveva intenzione di spegnere la luce e dormire senza dire una parola.

Non dopo quello che lei aveva fatto per lui.

Perciò si sedette sul bordo del proprio letto e prese un respiro profondo.

"Daya io..."

La ragazza si immobilizzò ed alzò lo sguardo su di lui, in attesa. Era chiaramente stupita di sentirsi chiamare per nome.

"Sì...?" Lo incoraggiò, dopo qualche attimo di silenzio da parte sua.

"Io volevo solo ringraziarti per quello che hai fatto nel bosco. Non eri tenuta a farlo."

Lei arrossì (era evidentissimo sul suo incarnato chiaro), poi si schiarì la voce e prese a giocare con un filo che fuoriusciva dalla cucitura del copriletto.

"A dirla tutta non so nemmeno io cosa sia successo. Non mi era mai capitato niente di lontanamente simile prima d'ora."

"Ancora non riesco a capire come tu non sapessi di essere un ibrido." Disse lui.

"Ci devi essere nata, per forza, ma la prima mutazione avviene intorno ai sette anni. Perché tu non ti sei mai trasformata finora?"

Daya si strinse nelle spalle.

"Non lo so davvero. Ho sempre sofferto di crisi epilettiche, ma mia zia aveva dei rimedi omeopatici che mi hanno sempre aiutata a mantenerle sotto controllo. Erano la cosa più simile alla trasformazione che io abbia mai sperimentato."

Lucas inarcò un sopracciglio.

"Crisi epilettiche?" indagò. "Di che rimedi si trattava?"
"Era un mix di erbe" spiegò lei, rivolgendogli un'occhiata di sottecchi, ancora molto timida. " Mia zia è una specie di cartomante, crede nella magia e cose simili... a volte gioca a fare la piccola alchimista per qualche sua cliente che le chiede rimedi contro il mal di testa causato dal malocchio e così via..."

Lucas la guardò scettico.

"Non guardarmi così" ridacchiò lei, abbassando di nuovo lo sguardo.

Anche Lucas si lasciò sfuggire una risata, suo malgrado, e Daya gli parve stupita.

"Non penso che tua zia si basasse sulla magia. Ci deve essere una spiegazione scientifica. Forse sapeva della tua natura ed ha sperimentato un modo per controllare la mutazione."

Daya si strinse nelle spalle. "Non credo lo sapesse... non poteva saperlo. Gli ibridi si accoppiano e tengono le donne nel branco. Io non ho mai fatto parte di un branco, né abbiamo branchi nelle vicinanze a Serenac Lake."

Lucas scosse la testa.

"Questo è vero, ma hai detto di non aver mai conosciuto tuo padre. Potrebbe essere stato un reietto, un omega, ed essersi accoppiato con tua madre."

"Non parlare così di lei." Daya si rabbuiò e prese a giocare con una collanina che aveva al collo.

"Ti chiedo scusa. Non volevo essere offensivo."

Lei non rispose e Lucas decise che si doveva impegnare un po' di più. Non voleva stare antipatico a quella ragazza.

"Devi perdonarmi per i miei modi" riprese, "sono stato cresciuto in un ambiente in cui più uccidi più sei considerato importante. Non sono molto bravo quando si tratta di questioni delicate..."

"Già" sbottò lei, "mi hai sparato in un bosco e mi hai rapita subito dopo, non proprio quello che si definirebbe un comportamento esemplare." Sembrava che stesse per scoppiare a piangere e Lucas si protese verso di lei automaticamente, come se non potesse evitarlo.

"Mi dispiace da morire. All'inizio volevo ucciderti, è vero... o almeno consegnarti ai cacciatori e alla CIA, ma adesso voglio che tu sappia che devi stare tranquilla. Non permetterò che ti venga fatto del male."

Lei alzò lo sguardo verso di lui, implorante, gli occhi azzurri puntati nei suoi, a scrutarlo per captare la verità. Lui sostenne lo sguardo, sperando che gli credesse, pregando che non lo odiasse, fino a quando la vide allargare le narici, inspirare e rilassarsi contro il cuscino. Riprese a giocare con la collanina che aveva al collo, rimanendo in silenzio per un po'.

Poi si sedette diritta e lo riguardò negli occhi.

"Okay" esordì, "se ti prometto di fidarmi di te, risponderai alle mie domande?"

Lucas parve sorpreso.

"Riguardo cosa?"

"Me. Gli ibridi... alcune cose che ancora non capisco. Ho bisogno di capire cosa mi stia succedendo."

Lucas si sentì sprofondare nel constatare che Daya stava attraversando un cambiamento radicale in condizioni di stress e paura assolute, senza riuscire a capire cosa le stesse accadendo e fu mosso da tenerezza e senso di protezione.

Si sporse verso di lei ed appoggiò una sua mano, grande, su una di quelle della ragazza, coprendola quasi tutta da quanto era piccola.

"Hai la mia parola."

Daya mosse le dita, gli occhi che si inumidivano.

"Grazie." Sussurrò, con voce spezzata.



CIAO, HO FATTO TARDI AD AGGIORNARE PERCHé DOVEVO FINIRE DI LAVARE I PIATTI.

SCUSATEMI. E GRAZIE PER CONTINUARE A SEGUIRE QUESTA STORIA.

UN BACIONE

WILLIAM

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