Nel sangue e nel fuoco - Cron...

By Ielenia

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STORIA INTERROTTA [SECONDO VOLUME DELLE CRONACHE DI IRVANIA] Gli avventurieri hanno lasciato Riverwood in tut... More

Prologo
Capitolo 1. Ciò che attende il viaggiatore
Capitolo 2. Il fiore in boccio
Capitolo 3. Incontri - Parte prima
Capitolo 3. Incontri - Parte Seconda
Capitolo 4. Scommesse
Capitolo 5. Interessi Comuni - Parte Prima
Capitolo 5. Interessi Comuni - Parte Seconda
Capitolo 5. Interessi Comuni - Parte Terza
Capitolo 6. Conoscenze - Parte Prima
Capitolo 6. Conoscenze - Parte Seconda
Capitolo 7. Libertà
Capitolo 8. Crocevia
Capitolo 9. Vele spiegate
Capitolo 10. Strategie
Capitolo 11. Destini Incrociati - Parte Seconda
Capitolo 12. La nebbia
Capitolo 13. Politica
Capitolo 14. Legno e fuoco - Parte Prima
Capitolo 14. Legno e Fuoco - Parte Seconda
Capitolo 15. Verità - Parte Prima
Capitolo 15. Verità - Parte Seconda
Capitolo 16. Sincerità - Parte Prima
Capitolo 16. Sincerità - Parte Seconda
Capitolo 17. Fanatismo
Capitolo 18. Il respiro del fuoco - Parte Prima
Capitolo 18. Il respiro del fuoco - Parte Seconda
Capitolo 19. Il deserto - Parte Prima
Capitolo 19. Il Deserto - Parte Seconda
Capitolo 20. In cammino
Capitolo 21. All'ombra dei ricordi - Parte Prima
Capitolo 21. All'ombra dei ricordi - Parte Seconda
Capitolo 22. La Tempesta

Capitolo 11. Destini Incrociati - Parte Prima

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By Ielenia

Il giorno restante trascorse placido per quasi tutti i membri della Crocevia. Nessun avvistamento di navi nemiche turbò la navigazione del capitano Morven e la regolarità del fiume permise ben presto a tutta la ciurma di rilassarsi e imbastire canti tradizionali e chiacchiere leggere con i combattenti arruolati quel mattino.

Tra loro, il mezz'elfo con le vesti da incantatore e l'halfling solare fecero presto a ritagliarsi una posizione di rispetto, e i marinai furono lieti di osservare i trucchi magici del primo e i giochi di mano del secondo; nessuno all'interno del gruppo di avventurieri si stupì della facilità con la quale i due si mescolarono alla ciurma.

CJ, da un lato, era palesemente nel migliore dei posti che potesse desiderare, circondato da gente abituata a scommettere a carte, svuotare barili di birra e raccontare le più sconce delle battute, cose alle quali l'halfling non solo era abituato, ma che adorava. Daniel, dall'altro, aveva trovato nell'equipaggio un pubblico ben disposto a sentirlo narrare delle loro gesta, anche se edulcorate per evitare troppi dettagli, e soprattutto desideroso di vederlo ancora materializzare stupendi fuochi intangibili tra le mani o ripulire con uno schiocco di dita il ponte, risparmiando ai mozzi parte del lavoro della giornata.

Mentre i due si divertivano con l'equipaggio, dunque, il resto del gruppo allentò a poco a poco la guardia, finendo per riuscire a rilassarsi davvero, forse per la prima volta da che avevano lasciato Riverwood. A bordo della nave non vi era il pericolo di essere riconosciuti e segnalati al culto, non finché non fossero sbarcati almeno, e gli avventurieri realizzarono ben presto che qualunque minaccia si fosse avvicinata alla Crocevia sarebbe stata segnalata con sufficiente anticipo da permettere a tutti loro di prepararsi.

La vastità e tranquillità stesse del Drago d'Argento erano una garanzia di protezione, e a tutti loro sembrò di aver trovato rifugio almeno per un po' tra quei flutti scintillanti e sotto un sole che prometteva buoni auspici per tutta la giornata a venire. Jake, Ben, Dad e Jord sedevano in quel momento all'ombra del cassero, chiacchierando di piani futuri e godendo del fresco degli spruzzi che arrivano fino a loro. Di tanto in tanto, il nano raccontava loro qualche nuovo dettaglio dei suoi studi, ma nessuno dei tre auditori ne era realmente dispiaciuto e anzi, la sua voce era diventata un elemento piacevole in quella quiete placida e gradevole.

Mentre loro discutevano, Eco faceva la spola tra i quattro nuovi compagni e l'equipaggio, con l'intento di apprendere il funzionamento di quella nave che tanto gli rammentava il passato, mentre Spock, seduto sulla murata a prua, si godeva la pace e la solitudine di quel trespolo nel quale nessuno aveva il cuore di disturbarlo.

Quando infine il sole declinò oltre il profilo dei monti e le ombre cominciarono ad allungarsi, l'equipaggio imbastì un pasto rapido sul ponte, adibendo a sedili i barili di merce meno pregiata e condividendo con entusiasmo il rancio con i nuovi arrivati, quasi fossero diventati a tutti gli effetti parte integrante della vita della nave.

La Crocevia si saturò di risate e scherzi, ai quali lo stesso Morven prese parte con letizia, e presto gli avventurieri si sentirono travolti da quel clima brillante e libero. Solo Spock si tenne in disparte, desideroso di preservare la tranquillità raggiunta durante la mattinata, e pasteggiò a prua inspirando con piacere l'aria fresca e profumata della notte sempre più densa. Anche se il buio si stendeva solido davanti ai suoi occhi, e i canti e le risate saturavano l'aria e invadevano la quiete, il druido era in grado di percepire il battito leggero della vita che brulicava intorno al fiume, una sinfonia del tutto dissimile da quella scordata e alcolica della nave, e alla quale sentiva di appartenere con ogni fibra del proprio corpo.

Ai margini di quel brusio, iniziava però a intuire anche i primi segni della presenza del deserto, che a qualche chilometro dalla prua della nave estendeva la sua influenza sulla natura circostante. Lo avvertiva allo stesso modo in cui aveva percepito l'innaturalità del baratro di Collediquercia e la cosa lo incuriosiva e preoccupava al contempo.

Non aveva mai scoperto cosa avesse dato origine al Deserto del Nord ed era certo che ben pochi su Irvania lo sapessero per davvero. Leggende e dicerie fioccavano intorno a quella porzione brulla e inospitale di terra, ma in tutti i suoi studi si era imbattuto solo in supposizioni, spesso astruse e poco sensate, e mai in spiegazioni coerenti.

Eppure sentiva che una ragione doveva esserci, per quel vuoto spaventoso privo di vita, e più ne percepiva la presenza in avvicinamento più desiderava posarvi lo sguardo sopra, nella speranza di poter dare lui stesso un nome e una forma alla ragione di tanta devastazione.

Concentrato com'era nel contemplare il buio davanti a sé, quasi non si accorse della presenza che si fermò, silenziosa, accanto a lui. Finché non udì un respiro teso e avvertì il movimento di un paio di braccia che si posavano sulla murata, ad appena un passo da lui.

Istintivamente si irrigidì e volse il capo verso il nuovo arrivato con un certo fastidio. Lo scorse nel chiarore tenue delle lanterne disposte su tutta la nave e riconobbe uno dei mozzi che aveva visto correre freneticamente da una parte all'altra della Crocevia solo poche ore prima, per svolgere i compiti più ingrati.

«Perdonami» mormorò il mozzo, intuendo forse la sua irritazione ma mantenendo il capo rivolto verso il fiume davanti a loro. «Non volevo disturbarti, cercavo solo un po' di tranquillità.»

Per un attimo, Spock fu tentato di far notare allo sconosciuto che la sua presenza lì disturbava la sua, di tranquillità, ma qualcosa nel tono di voce dell'altro lo colpì. Il mozzo aveva quasi sussurrato, eppure il druido aveva avvertito una sfumatura di malinconia palpabile, nelle sue parole. E c'era dell'altro. Una sensazione di stranezza che filtrava da quella figura, e che lo incuriosiva.

Si trovò a osservare con più attenzione il giovane, cercando di intuirne l'aspetto nella penombra della quale erano ammantati. Vide che era esile, forse anche troppo per un ragazzo che lavorava su una nave. Doveva essere nuovo, suppose, e forse prima di allora non aveva mai fatto lavori pesanti. Strano, ma forse non troppo improbabile. La curiosità però a quel punto si era accesa, e neanche il druido era in grado di assopirla del tutto.

Con un sospiro, gli rispose. «Non importa. C'è abbastanza posto per entrambi», sorprendendo se stesso per primo. Non lo avrebbe certo detto, se l'altro non fosse stato una presenza tanto bizzarra.

Il mozzo sollevò appena il capo per guardarlo e Spock notò che gli rivolgeva un sorriso timido. «Grazie» disse piano, e questa volta in tono sufficientemente alto perché il druido potesse notare che qualcosa di strano effettivamente c'era: aveva una voce acuta, molto poco mascolina.

Incuriosito, Spock si forzò a proseguire quella strana discussione. «Una bella notte» osservò, fingendo di interessarsi all'oscurità che circondava la nave.

Un cenno del capo fu tutto ciò che ottenne in risposta e per un momento il druido pensò che la conversazione sarebbe morta lì. E forse, pensò, era meglio così.

«Sembra invitare a lasciarsi andare, non trovi?» rispose però dopo qualche secondo il mozzo, con un altro sospiro. «Una cosa facile. Un tuffo, e con questo chiasso nessuno si accorgerebbe di nulla.»

Quella risposta colse Spock del tutto alla sprovvista. «Un'ora strana per nuotare» osservò, tornando a squadrare il mozzo con più attenzione. Il giovane teneva le mani saldamente ancorate alla murata della nave, come se cercasse di trattenere se stesso da compiere quel gesto che, a quanto pareva, nella sua mente aveva già assunto una forma concreta.

«In ogni caso,» riprese il druido, proseguendo in quella che stava diventando una discussione stranamente lunga per le sue abitudini, «sarebbe davvero un peccato lasciarsi andare senza aver lottato, non trovi?»

«Credo sia necessario saper riconoscere quando si ha perso» ribatté prontamente il mozzo, e questa volta Spock fu certo che la voce tradisse qualcos'altro, oltre alla malinconia. Adagio, il druido si alzò e si mosse verso la figura, per poterla scorgere meglio. I canti dei marinai e le chiacchiere dei compagni riecheggiavano allegri alle loro spalle, ma li ignorò e così parve fare anche il suo interlocutore. Questi fissava ancora il fiume oltre il bordo della nave ed era difficile intuire i tratti del suo viso perché lo teneva leggermente inclinato, nascosto sotto un copricapo sgualcito.

«Permettimi di correggerti» disse piano il druido, sporgendosi un altro poco. «Ma per la mia esperienza, non si è perso fintanto che si è ancora vivi, e si ha la forza per lottare.»

Una risatina soffocata giunse dalla figura. Malinconica, come tutto il resto. «Forse sono proprio le forze a mancarmi, allora.»

«Be', la cosa buona delle forze, è che si possono sempre recuperare, anche dopo un combattimento andato male.»

«E se fosse un'intera guerra, che ho perso?»

Adagio, il druido era riuscito a portarsi abbastanza vicino alla figura da poterne scorgere meglio il profilo esile, e da intuire che sotto gli abiti slargati si celasse un corpo fin troppo affusolato per appartenere a un giovanotto. «Allora puoi sempre iniziarne una nuova» rispose, soddisfatto di aver trovato una spiegazione alla stranezza di quella voce acuta.

«Non credo di potercela fare» sospirò la figura, scuotendo il capo.

«Posso chiederti per cosa lottavi?»

Una pausa, lunga più delle precedenti, tanto dilatata che Spock pensò che fosse meglio voltarsi e tornare a sedere dove era stato fino ad allora. Prima che potessse allontanarsi, però, il mozzo rispose. «Libertà, forse? Non so più nemmeno io.»

A Spock sfuggì un sorriso. «Sai, c'è qualcosa di molto bello riguardo alla libertà» mormorò, dando ancora le spalle al giovane mozzo.

«E cosa?» lo sentì rispondere.

«Che ci raggiunge quando meno ce lo aspettiamo. Basta saperla riconoscere, e allungare le mani per afferrarla.»

E detto questo lo lasciò lì, domandandosi al contempo per quale motivo una giovane tanto malinconica vestisse i panni di un mozzo a bordo di una nave mercantile.

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