Far away-MetaMoro

By attimieterni

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[completa] Il giovane Fabrizio Mobrici torna a Roma con suo figlio Libero dopo cinque anni trascorsi lontano... More

1. Il tizio del marciapiede
2. Vuoi che ti baci?
4. Ho voglia di baciarti.
5. È stato solo un bacio
6. Un pezzo di cielo in più.
7. Quale casino?
8. Ricciolì
9. Fabrizio ha un'altra?
10. Continuo a fallire.
11. Mi piace baciarti.
12. Voglio che tu sia sincero con me.
13. L'unico errore qui sono io
14. Tutto ha un senso.
15. Si tratta di Fabrizio, non é vero?
16. Incasinato.
17. Andiamo
18. Lo stiamo facendo di nuovo.
19. Perché non me lo dici tu?
20. Da nessuna parte
21. Perché non me l'hai mai detto?
22.Eppure ho imparato tanto da lui.
23. Non é vero che non fa niente.
24. Aspetta, voglio baciarti.
25. È sbagliato.
26.Pessima idea, Ermal.
27.Io non ci credo.
28. Sono un coglione.
29. Assaggiarti.
30. Si, sono geloso.
31. Ti va di dirmelo ancora?
32. Si puó sapere cosa ti prende?
33. Resta...Per favore.
34. Tu e papà siete fidanzati?
35. Fai pace col cervello.
Il trailer ufficiale della storia.
36. Mi dispiace.
37. Dimmi che ti piace
38. Sono anni che ti aspetto.
39. Non é vero che è bellissimo?-Epilogo
⚠️⚠️SPAM⚠️⚠️

3. Cose da (non) fare nel giorno di riposo

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By attimieterni

Cosa fanno gli altri nel loro giorno di riposo? Si riposano.
Invece, cosa deve fare Ermal Meta nel suo unico giorno di riposo? Portare la sua bici da qualcuno in grado di aggiustarla.

La bicicletta è l'unico mezzo che posso permettermi attualmente e senza quella mi sento perso.

Mi dirigo verso il meccanico, spingendo la bici. Poi, il rumore di un'auto mi distrae. È raro trovare della gente in giro la domenica mattina nel posto in cui abito.
Il rumore si fa sempre più vicino e istintivamente, cerco di spostarmi verso il lato destro della strada. Poi, l'auto rallenta.

C'è un fuori strada nero che sono sicuro di non aver mai visto prima, che si sta avvicinando. Sollevo le spalle e torno a guardare avanti, ma l'auto mi supera. Decido di fermarmi per vedere cosa succede. Insomma, quel quartiere lo conosco come le mie tasche e sono sicuro di non aver mai visto prima quell'automobile.

Il veicolo finalmente accosta e resto visibilmente sorpreso nel vedere il suo volto all'interno di esso.
"Ciao Ermal, hai bisogno di una mano?" Mi chiede, indicando la mia bici.

Indossa un chiodo di pelle nera e una t-shirt dei Guns n'Roses che credo abbia dai tempi del liceo, il suo ciuffo è scompigliato ed oggi appare sorridente.
Mi ci vuole un po' per riprendermi da quella visione.

"Stavo...stavo portando la bici dal meccanico" gli dico.
Ermal, sembri una ragazzina innamorata, regolati!

Lui non risponde. Con un gesto veloce, slaccia la cintura di sicurezza e scende.
"Ti dó un passaggio" si offre e prima di potergli rispondere qualsiasi cosa, solleva la bici e la carica sulla parte posteriore della macchina.

Osservo ogni suo movimento, il modo in cui i muscoli delle braccia aumentano di volume quando sono tesi e forse non dovrei darlo così tanto a vedere, perché mi rendo conto che, se accadesse a me, morirei d'imbarazzo. Eppure, non riesco a smettere.

"Pensi di salire o vuoi restare lì impalato per tutto il giorno?" Chiede, facendomi arrossire di colpo.

Decido di non ribattere, sono davvero imbarazzato. Entro in auto silenziosamente, mi siedo al posto del passeggero e chiudo lo sportello.
Poi sale anche lui, indossa la cintura di sicurezza e mette in moto.

Mi sento come un liceale e inizio a sudare freddo.
Okay, Ermal, calmati, porca miseria!
"'Ndò stà 'sto meccanico?" Mi chiede, tenendo con una mano il volante e con l'altra una Marlboro accesa.

Gli dò le indicazioni e lui mi ascolta attento, continuando ad aspirare ed espirare il fumo. Una volta finito, butta la sigaretta dal finestrino e si concentra sulla guida.

"Hai pranzato?" Mi chiede, dopo avermi rivolto un'occhiata veloce.

"No, non ancora" rispondo.

"Mh, se ti va, dopo essere andati dal meccanico, potremmo mangiare, che ne dici?"

È un invito?

"Si, certo che mi va"
Sono felice e ansioso nello stesso tempo.
Raggiungiamo velocemente l'officina e scendo dall'auto per spiegare il problema a Franco, il meccanico.

"A papà, ce sta n'amico mio che c'ha problemi cò la bicicletta!" Esclama Fabrizio.

Ma come ho fatto a non pensarci prima?
Il cognome di Fabrizio è Mobrici e il negozio si chiama proprio "Officina Mobrici". Oltretutto, è l'unica officina aperta anche di domenica.
Però che stronzo, non mi ha detto nulla e ha fatto finta di niente per tutto il tragitto!

"Fabrì alla buon ora! Che c'ha 'sta bici?"

"Eh, me sa che è rotta la catena. La devi cambià" dice Fabrizio.
Suo padre guarda prima me e la bici, poi lui, per un tempo che sembra un'infinità, in cui nessuno dei due osa dire una parola.

"Si, sicuro c'è un problema con la catena. Ora la cambio. Puoi passà stasera a riprendertela?" Mi chiede.

"Si, penso di farcela"

"Va bene, dai. Allora se vedemo stasera!" Dice, spingendo la mia bicicletta verso l'interno dell'edificio. "Tu che fai, Fabrì, resti qui a pranzo?"

"No, ho un altro impegno. L'ho già detto a mamma che oggi avrei pranzato fuori".

Il padre non prosegue oltre e dopo qualche istante, ritorniamo in macchina.
"Te porto in un posto"

Fabrizio accosta davanti al parco, è pieno di gente oggi. Camminiamo per un bel po', senza dire una parola. Poi, ci sediamo su una panchina. In lontananza, si sentono gli schiamazzi di alcuni bambini.

Fabrizio resta a guardarli, come incantato.
"A mio figlio non piacciono i giardinetti, preferisce giocare alla play o andare con mio fratello allo stadio" mi confessa, accendendosi un'altra sigaretta. "Ad esempio, oggi dovevamo andare insieme al mare, però mio fratello se l'è portato allo Stadio Olimpico a guardà la Roma" si stringe nelle spalle. "Io invece, venivo sempre qui fino a qualche anno fa..." aggiunge e posso percepire una certa amarezza nelle sue parole.

Vorrei chiedergli di più, ma decido di non farlo. Sarà lui a parlarmene, se vorrà.
Sto per dire qualcosa, ma proprio mentre schiudo le labbra per parlare, una bambina scivola dalla sua bici.

Fabrizio scatta in piedi e corre verso di lei, lo seguo.
"Ti sei fatta male, piccola?" Le chiede, inginocchiandosi al suo fianco.

"Non sono piccola" sbuffa lei, scuotendo la testa, tra un singhiozzo e l'altro.

"Ah, che stupido, hai ragione! Tu sei una signorina. Ma sai, a volte anche le signorine si fanno aiutare" le sorride. La bambina lo guarda ancora poco convinta, ma almeno ha smesso di piangere.

"Se io fossi un cavaliere e tu una principessa ti lasceresti aiutare?" Le domanda, con un tono di voce dolcissimo. La bambina annuisce e poi scopre le ginocchia sbucciate.
Fabrizio tira fuori dalla tasca della giacca di pelle un fazzoletto che inumidisce alla fontana più vicina.

"Questo é un oggetto magico, se lo tieni così sulla ferita, passa tutto" la rassicura e la piccola sembra essersi effettivamente tranquillizzata, perché sorride.

A quel punto arriva la madre, visibilmente scossa. "O mio Dio, piccola, ti sei fatta male?"

"Un po' si, ma è arrivato un cavaliere e mi ha guarita con l'acqua magica"
È una scena dolce, ma anche un po' patetica per i miei gusti. Sono cresciuto  in fretta, nonostante avessi voluto un cavaliere, una fata, qualcuno che mi aiutasse a scappare da quell'inferno di casa in Albania, ma non c'era nessuno. Con il tempo, ho smesso di crederci e ho iniziato ad odiare le favole che mi raccontava la mia mamma per farmi dormire sereno.

Sento la madre che ringrazia Fabrizio e lui che risponde con un "nessun problema, signora". Poi, le due si allontanano e mi accorgo che di tanto in tanto la bambina si gira per guardare Fabrizio.

"Che c'è?" Mi domanda, sedendosi su una panchina.

"Dove hai imparato?"

Lui fa spallucce:"boy scout. Mio padre voleva che andassi per forza, così sarei diventato un vero uomo" pronuncia l'ultima parola cercando di imitare la voce di suo padre e un po' mi viene da ridere, ma mi fermo quando vedo un velo di tristezza nei suoi occhi.
Immagino non sia stato per niente facile per lui.

"Mi sarebbe piaciuto vederti con la divisa da boy scout" gli dico, per sdrammatizzare.

"In effetti ero un gran figo, tutte le ragazze mi cadevano ai piedi."
Che vanitoso!
Ridiamo a quell'affermazione e mi soffermo ad ascoltare lo splendido suono della sua risata.

"Già, suppongo tu lo fossi davvero" mi lascio sfuggire.

"Sei sempre così diretto?" Chiede, sollevando un sopracciglio.

"No... a dir la verità no. Mi succede solo con certe persone" gli dico. "Il che è piuttosto imbarazzante, lo so".

Scuote la testa:"è divertente invece" afferma Fabrizio, guardandomi di nuovo e sento di nuovo quella carica elettrica che attraversa tutto il mio corpo. È in questo momento che mi accorgo di voler sapere di più.

"Come mai te ne sei andato?" Gli domando, senza peli sulla lingua. Credo sappia che mi riferisco a quando, cinque anni fa, di colpo ho smesso di vederlo camminare su quel marciapiede ogni santissimo giorno.

Lui serra la mascella:"Hai ragione, forse il tuo essere così diretto può mettere un po' in imbarazzo"

"Scusami, Fabrizio. Io non...non volevo"
Ma che cazzo, Ermal! Hai rovinato tutto...
Abbasso lo sguardo, mi sento davvero in colpa.

Poi, la sua mano arriva sulla mia gamba e istintivamente, torno a guardarlo:"non fa niente, Ermal" sospira e in questo momento sembra davvero un altro ragazzo.
Meno spavaldo e direi quasi spaventato.

"Sto a morì de fame, annamo a magnà?" Propone, spezzando il silenzio che era calato tra di noi.

Quindi? Cosa fanno gli altri durante la loro giornata di riposo?
Non lo so, ma io ho tutta l'intenzione di passarla con Fabrizio Mobrici.

Spazio autrice
Ecco che i primi dubbi iniziano ad emergere e, come avete potuto notare, Fabrizio è un personaggio mooolto misterioso, che darà parecchio filo da torcere al nostro Ermal.

Comunque VOI SIETE COMPLETAMENTE FOLLI! Sono stata inondata di notifiche e messaggi per questa nuova storia, non ci posso credere! E pensare che all'inizio non volevo nemmeno pubblicarla...
Ci tengo a ringraziarvi tutti, uno per uno, davvero.
Vi abbraccio, al prossimo aggiornamento. ❤️

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