3. Cose da (non) fare nel giorno di riposo

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Cosa fanno gli altri nel loro giorno di riposo? Si riposano.
Invece, cosa deve fare Ermal Meta nel suo unico giorno di riposo? Portare la sua bici da qualcuno in grado di aggiustarla.

La bicicletta è l'unico mezzo che posso permettermi attualmente e senza quella mi sento perso.

Mi dirigo verso il meccanico, spingendo la bici. Poi, il rumore di un'auto mi distrae. È raro trovare della gente in giro la domenica mattina nel posto in cui abito.
Il rumore si fa sempre più vicino e istintivamente, cerco di spostarmi verso il lato destro della strada. Poi, l'auto rallenta.

C'è un fuori strada nero che sono sicuro di non aver mai visto prima, che si sta avvicinando. Sollevo le spalle e torno a guardare avanti, ma l'auto mi supera. Decido di fermarmi per vedere cosa succede. Insomma, quel quartiere lo conosco come le mie tasche e sono sicuro di non aver mai visto prima quell'automobile.

Il veicolo finalmente accosta e resto visibilmente sorpreso nel vedere il suo volto all'interno di esso.
"Ciao Ermal, hai bisogno di una mano?" Mi chiede, indicando la mia bici.

Indossa un chiodo di pelle nera e una t-shirt dei Guns n'Roses che credo abbia dai tempi del liceo, il suo ciuffo è scompigliato ed oggi appare sorridente.
Mi ci vuole un po' per riprendermi da quella visione.

"Stavo...stavo portando la bici dal meccanico" gli dico.
Ermal, sembri una ragazzina innamorata, regolati!

Lui non risponde. Con un gesto veloce, slaccia la cintura di sicurezza e scende.
"Ti dó un passaggio" si offre e prima di potergli rispondere qualsiasi cosa, solleva la bici e la carica sulla parte posteriore della macchina.

Osservo ogni suo movimento, il modo in cui i muscoli delle braccia aumentano di volume quando sono tesi e forse non dovrei darlo così tanto a vedere, perché mi rendo conto che, se accadesse a me, morirei d'imbarazzo. Eppure, non riesco a smettere.

"Pensi di salire o vuoi restare lì impalato per tutto il giorno?" Chiede, facendomi arrossire di colpo.

Decido di non ribattere, sono davvero imbarazzato. Entro in auto silenziosamente, mi siedo al posto del passeggero e chiudo lo sportello.
Poi sale anche lui, indossa la cintura di sicurezza e mette in moto.

Mi sento come un liceale e inizio a sudare freddo.
Okay, Ermal, calmati, porca miseria!
"'Ndò stà 'sto meccanico?" Mi chiede, tenendo con una mano il volante e con l'altra una Marlboro accesa.

Gli dò le indicazioni e lui mi ascolta attento, continuando ad aspirare ed espirare il fumo. Una volta finito, butta la sigaretta dal finestrino e si concentra sulla guida.

"Hai pranzato?" Mi chiede, dopo avermi rivolto un'occhiata veloce.

"No, non ancora" rispondo.

"Mh, se ti va, dopo essere andati dal meccanico, potremmo mangiare, che ne dici?"

È un invito?

"Si, certo che mi va"
Sono felice e ansioso nello stesso tempo.
Raggiungiamo velocemente l'officina e scendo dall'auto per spiegare il problema a Franco, il meccanico.

"A papà, ce sta n'amico mio che c'ha problemi cò la bicicletta!" Esclama Fabrizio.

Ma come ho fatto a non pensarci prima?
Il cognome di Fabrizio è Mobrici e il negozio si chiama proprio "Officina Mobrici". Oltretutto, è l'unica officina aperta anche di domenica.
Però che stronzo, non mi ha detto nulla e ha fatto finta di niente per tutto il tragitto!

"Fabrì alla buon ora! Che c'ha 'sta bici?"

"Eh, me sa che è rotta la catena. La devi cambià" dice Fabrizio.
Suo padre guarda prima me e la bici, poi lui, per un tempo che sembra un'infinità, in cui nessuno dei due osa dire una parola.

Far away-MetaMoroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora