Babysitter ●Niall Horan●

By FlickerOfNiall

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Niall è uno studente universitario, che per pagarsi la retta ha fatto tanti di quei lavori negli ultimi anni... More

1) Prologo
2) IL babysitter
3) Principe Niall
4) Ti proteggo dalle ombre
5) Primo giorno
6) Al parco
7) Niall fa i problemi, Niall risolve i problemi
8) Spiccare il volo
9) I due bambini
10) Caso chiuso
11) Farlo impazzire
12) Scusa
13) Che hai sulla mano?
14) Bacio amaro
16) I miei occhi su di te
17) Intenzioni
18) Ti odio
19) Tredici settembre
20) Esprimete un desiderio
21) Tale madre...
22) Caramelle gommose
23) Tappeti elastici
24) Le pagine della nostra vita
25) Perfettamente pronti
26) Natale in famiglia
27) Epilogo

15) Quella Jonelle

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By FlickerOfNiall

Niall cammina. È uscito dal bar di Zayn e continua a camminare senza che possa fermarsi. Beh, per il suo cervello sta camminando, ma in realtà continua a barcollare sul marciapiede muovendosi a destra e sinistra. Se solo provasse a camminare in linea retta cadrebbe come una pera.

Forse ha esagerato con i drink, ma insomma, non si sofferma nemmeno sul fatto che davanti a lui ogni cosa giri.

Sta solo facendo la strada in automatico. Camminare gli dovrebbe fare bene, no?

Ovviamente con il cervello fuso che ha in quel momento non si rende conto che il luogo in cui è diretto è quasi dall'altra parte della città. Ma chissà come, per qualche miracolo inspiegabile, ci arriva eccome.

Vede la casa da lontano e fa un verso di gioia.

Le macchine gli passano accanto e lui non se ne cura. Nemmeno quando una di queste si ferma accanto a lui sul marciapiede.

Lo sportello si apre, ma Niall non vede chi scende dall'auto. «Niall?»

Jonelle è uscita dal suo studio un po' più tardi del solito. Non vedeva l'ora di tornare a casa e ha premuto l'acceleratore forse un po'  troppo.

Di sicuro, l'ultima cosa che si aspettava è notare a una trentina di metri da casa sua, un ragazzo fin troppo familiare che barcolla con il rischio di gettarsi in strada.

Non ci ha pensato due volte ad accostare e scendere dall'auto per capire che diavolo stia facendo.

Il ragazzo solleva la testa in ritardo, dopo essersi sentito chiamare.

«Non mi piace il nome Niall. Chiamami Joseph.»

Il modo in cui parla, strascicando ogni parola, rende ancora più chiaro a Jonelle quale sia lo stato in cui si trova il ragazzo.

«Niall, che stai facendo?»

«Joseph ho detto. Seph. Seb. O Sebastian.»

«Dove stai andando?»

«In quella casa. Dovevo fare qualcosa lì che mo-mo-me-ente-ne-mente non ricordo.» dice, iniziando a ridere stupidamente.

Jonelle sospira e si avvicina. Lo afferra per il viso con entrambe le mani. È gelido sotto le sue dita. «Ni, guardami. Sono Jonelle.»

«Lo so chi sei. Tu sei una stronza.»

Jonelle sospira. «Sì, lo so.» ammette. «E ti avevo detto di non volerti vedere per le prossime quarantotto ore. Invece guardati...»

«Sono bello?»

«Sì, bello ubriaco.»

Niall si appoggia improvvisamente alla donna, forse perché non riesce più a stare in piedi. Finisce per abbracciarla e affondare il viso nel suo collo.

Jonelle sospira di nuovo e infila la mano tra i capelli biondi del ragazzo.

«Ti prego, prendimi con te.» borbotta, lagnandosi un po'.

«Sono troppo grande per te, piccolo.»

«Ma a me piaci. Io non ti piaccio?»

E inaspettatamente, prima che lei possa anche pensare di dare una risposta, Niall inizia a piangere sulla giacca della donna. Beh, tanto per sembrare ancora di più un bambino. D'accordo.

«Niall... hey.» lo allontana un po' solo per guardarlo in viso e tentare di asciugare le sue lacrime con le dita.

«Mi dispiace.» dice, prima di piegarsi in avanti e iniziare a vomitare.

«Cazzo.» Jonelle cerca di ignorare che lo abbia fatto sulle scarpe di entrambi. Lo sorregge per le spalle, cercando di aiutarlo a non cadere. E imprecando, chiedendosi quanto diavolo abbia bevuto. Per l'amor di dio. Probabilmente è pure colpa sua.

Jonelle storce il naso. Non pensa di essersi mai trovata in una situazione simile. Neanche quando suo marito si era preso quel bug intestinale anni prima. Tutto quello sottolinea come Niall non faccia parte della sua generazione.

«Okay, va tutto bene.» cerca di rassicurarlo, accarezzandogli la schiena. «Hai finito?»

Niall si raddrizza e si asciuga le labbra sul polso. Jonelle cerca di non essere disgustata. Sua figlia le ha fatto passare anche di peggio nel corso degli anni.

«Che ne dici se entriamo in casa e ti diamo una bella ripulita? E poi puoi dormire sul divano.»

«Sarebbe bello dormire con te. Come hai fatto quella volta...» Niall biascica e si aggrappa a Jonelle per iniziare a camminare.

«Va bene, piccolo. Allora dormiamo insieme nel mio letto.» non sa perché lo abbia detto, probabilmente perché gli sta facendo pena. Probabilmente perché sente un forte senso di protezione, di quelli che ha solo quando si tratta di Harper.

«Mi piace quello che hai detto... mi piaci...»

Fossero riusciti ad arrivarci in casa sarebbe stato fantastico. Ma Niall ha deciso di non reggersi più in piedi e cade per terra, portandosi giù anche Jonelle. Fortuna che stavano ormai sul giardino di casa e la caduta è stata attutita dal prato.

«Niall?»

Il ragazzo non risponde. Jonelle se lo sistema sulle gambe e si rende conto che è incosciente. E il panico la assale. Perché Niall è svenuto tra le sue braccia e lei non sa cosa fare.

*

«Gli avevo detto di venire qui alle dieci.» Louis è incazzato. Ma quell'arrabbiatura mostra solo quanto sia preoccupato per il suo amico imbecille. Harry lo sa.

Il riccio invece è silenzioso. È un po' spaventato, perché Zayn ha spiegato loro le condizioni in cui era Niall e non lo trovano da nessuna parte.

Dove può essere andato da solo a quell'ora, barcollando? Non doveva essere troppo lontano. Ma hanno controllato l'intero quartiere e dell'universitario non c'è traccia.

Per di più non risponde al telefono, perché, scoprono poco dopo, lo ha lasciato nella macchina parcheggiata davanti al locale.

«E invece è venuto molto prima.» Zayn è perfino uscito dal locale per aiutarli nella ricerca, prendendosi gli insulti della sua fidanzata.

«E si è ubriacato perché...?» chiede Louis, prima di guardare Harry ancora in silenzio ed esclamare: «Per l'amor di dio, Haz. Dì qualcosa. Mi stai spaventando.»

«Ho solo paura... Niall è imprevedibile da sobrio. Pensa da ubriaco, oh mio dio...» dice a bassa voce.

«Si è ubriacato perché ha fatto un danno al lavoro.» Zayn cerca di attirare di nuovo l'attenzione su di sé ed evitare che i due vadano veramente nel panico. «Non gli ho voluto chiedere, ma dal modo in cui mi parlava della donna a cui ha dato il video della sicurezza, suppongo che ci abbia provato con lei.»

«Jonelle.» dice Harry, come se abbia appena avuto un'illuminazione. «Sarà andato da lei. Sai dov'è il suo ufficio per caso?» chiede in fretta, tirando fuori il telefono.

E in quel momento gli arriva una chiamata: è Liam Payne.

Risponde senza neanche pensarci. Perché Liam è il suo capo, ma è anche il cognato di Jonelle. «Payno, dimmi tutto.»

«Scusa, Harry. Non sapevo chi altro chiamare. Conosco solo te che può aiutarci con lui.»

«Parli di Niall?» chiede con il cuore che gli batte troppo veloce.

«Sì, è qui da noi. Ti do l'indirizzo.»

«Sta bene?» chiede poi. Ha bisogno di saperlo.

«Diciamo di sì.»

Harry annuisce anche se l'altro non può vederlo, ma Zayn e Louis lo stanno fissando con gli occhi sbarrati.

«Sto arrivando.»

*

Jonelle ha paura. Paura che Niall sia così messo male da essere andato in coma etilico. Non sa neanche come avvenga se deve essere sincera. E il modo in cui si sta facendo prendere dal panico per quel ragazzo le risulta quasi esagerato.

«Niall. Piccolo, svegliati.» gli da degli schiaffetti sul viso invano.

Non si accorge neanche che la porta di ingresso di casa sua si sia aperta. E Liam è corso fuori, raggiungendoli. «Joni? Ma che diavolo...?»

«Liam, aiutami...» 

Ma non c'è bisogno di dire altro, che Niall apre i suoi occhi blu e si lamenta.

«Oh grazie a dio...» sussurra la donna.

«Jo... smettila di toccarlo.» sono le prime parole di Niall.

Jonelle è confusa, non capisce fino a quando è Liam a parlare: «Joni, hai la mano sul suo pacco.»

Oh. E lei non se ne era accorta. L'ha semplicemente poggiata lì involontariamente. La allontana di colpo.

«Forse era meglio prima.» borbotta Niall.

«Idiota. Mi hai spaventato a morte!» Jonelle lo attira a sé e lo stritola in un abbraccio.

«Hai un buono odore. Ma è troppo forte. Potrei stare per vomitare.»

«Ma è ubriaco?» chiede Liam, ancora in piedi davanti a loro.

«Sì.» dice Jonelle, mentre Niall contemporaneamente borbotta: «No.»

«Come ti senti, piccolo?» la donna vuole sentirgli dire bene, ma vuole una risposta sincera.

«Meglio di prima. Sono uno stupido idiota.»

Jonelle sente Liam armeggiare con il cellulare e poi parlare al telefono con qualcuno.                

La donna si mette a ridere per le parole dell'universitario biondo, cercando piuttosto di non piangere. Avrebbe voglia di piangere, solo per sfogare tutta l'ansia e l'angoscia che ha provato fino a qualche minuto prima.

«Sì, un pochino lo sei.»

«Anche tanto.» 

«Più idiota che stupido.»

«Questo mi fa stare meglio.» borbotta Niall. «Ho sonno.»

«Che ne dici se ci alziamo e andiamo dentro? Dopo puoi dormire quanto ti pare.»

«Okay...»

Con l'aiuto di Liam è molto più facile rimetterlo in piedi e portarlo dentro. Lo fanno sedere sul divano e da lì in poi, Niall capisce poco di ciò che accade intorno a lui. Non sa neanche quando e come siano spuntati Harry e Louis.

E non si rende conto neanche di quando una bambina di cinque anni che sarebbe dovuta essere a letto da un po', spunta dalle scale piangendo.

«Mamma?»

Jonelle, accovacciata davanti a Niall, che cerca di fargli bere dell'acqua da un bicchiere, volta la testa verso sua figlia. «Piccola, perché non stai dormendo?»

«Che cos'ha il mio Niall?» bene, ci manca solo Harper che inizia a piangere vedendo Niall un po' andato per colpa dell'alcool. Beh, Jonelle allora non è l'unica a preoccuparsi vedendo l'universitario in quel modo.

«Non voglio l'acqua. Mi sto bagnando tutto.» biascica Niall nel frattempo, cercando di allontanare Jonelle.

«Liam, ci pensi tu ad Harper?»

Suo cognato annuisce e va a prendere la bambina in braccio, cercando di consolarla e cullandola, mentre le ripete che Niall starà bene tra poco. La bambina poggia la testa sulla spalla dello zio, ma non stacca gli occhi assonnati dal ragazzo sul divano.

«Niall, andiamo. Serve per farti riprendere.» dice Harry.

«Qualcuno di voi può prendere dei crackers? Stanno in uno stipetto della cucina.» dice Jonelle e Louis sparisce in cucina per eseguire all'ordine.

«Sto bene, lasciatemi in pace.» biascica Niall, poggiando la testa all'indietro, sulla testiera del divano.

Jonelle si solleva e si siede accanto a lui, iniziando ad accarezzargli i capelli. Inutile dire che in un attimo Niall si accovaccia contro il corpo della donna.«Jo, mi dispiace. Mi dispiace.» inizia a ripetere in una litania continua e lamentosa.

«Ssh, è tutto okay.» lo accarezza con la mano, passandola su e giù sul suo braccio.

Harry li guarda senza dire una parola. Per i suoi occhi è uno scenario strano, perché Niall non ha mai reagito in quel modo con una sbornia. L'ha sempre presa a ridere. Adesso invece sembra quasi... depresso.

A quel punto nella stanza cala il silenzio. L'unico sottofondo i singhiozzi morbidi di Harper.          

Louis torna con un pacchetto in mano e lo apre per poi porgerlo a Jonelle.

«Piccolo, mangia questi. Dai, un pezzetto.» gli mette praticamente una parte di cracker in bocca. Niall mastica lentamente, fatica ad ingoiare ma alla fine ce la fa.

Continua così per un po', poi sembra quasi addormentarsi tra le braccia della donna.

«Lo portiamo a casa?» Louis lo domanda, perché non sa cosa fare.

«Potete anche lasciarlo qui da me.» risponde subito Jonelle. «Non voglio che stia da solo nel suo alloggio.»

Harry sorride. «Tranquilla, lo porto a casa da me. Non c'è bisogno che ti occupi di lui tutta la notte.»

«Sicuri? Non è un problema.»

Harper a quel punto dorme, esattamente come Niall. E Liam fissa Jonelle come se fosse un alieno. Chi diavolo è quella donna? Da quando in qua tratta le altre persone in quel modo?

«Domani devi andare al lavoro. Ci pensiamo noi a lui.» dice Harry.

«Beh, mi sa che lui non potrà venire al lavoro.» dice Louis, mentre Harry toglie Niall dalle braccia della donna e lo mette in piedi.

«Gli avevo dato il giorno libero comunque. Va bene.»

Harry riesce a caricarsi Niall in spalla per miracolo. Anche Louis è stupito, visto che di solito il suo ragazzo è una giraffa maldestra. Ma con Niall quella volta sembra farcela abbastanza. Il ragazzo ubriaco resta comunque in catalessi, anche messo sottosopra.

Jonelle li scorta fino alla macchina in cortile e dice loro di chiamarli per qualsiasi cosa e magari di farle sapere come sta Niall la mattina dopo.

Gettano il ragazzo in macchina e dopo aver ringraziato la donna, vanno via dal vialetto, direttamente verso casa di Harry. «Quella donna è cotta di Niall.» dice Louis con ovvietà.

Ed Harry scrolla le spalle. «Magari era solo preoccupata.»

Jonelle intanto guarda la macchina che si allontana, fino a quando non svolta l'angolo. Solo allora torna all'interno, per ritrovarsi faccia a faccia con suo cognato, che ha le braccia incrociate al petto e la spalla poggiata al muro. 

«Harper è tornata a dormire?»

«Sì, l'ho messa a letto.»

«Perché mi guardi in quel modo?»

Liam continua a fissarla. La raggiunge sul divano quando lei si lascia cadere pesantemente su di esso.

«Non vedevo quella Jonelle da anni.»

La donna volta la testa di scatto. «Ma di che stai parlando?»

«Precisamente da quando Harper ebbe la bronchite a tre anni. O quando a Natale di sette anni fa...»

«Non nominarlo.» lo ammonisce subito Jonelle, sapendo esattamente a cosa si riferisca.

«Lui tornò a casa ed era sconvolto per qualcosa che aveva visto là fuori, tanto che non riusciva a sorridere e tu...»

«Lo tenni stretto tutta la notte, sperando che si rilassasse. Il giorno dopo svegliandosi tra le mie braccia, mi sorrise.»

Liam sorride. «Non pensavo esistesse ancora quella donna.»

«Credevi fosse morta con lui?»

«No. Assolutamente. Ma credevo che fosse fin troppo nascosta per tirarla fuori. E invece Niall...»

Jonelle sospira. «Lui non va bene per me, Liam. Lui... io sono sposata.»

«Lo eri. E sappiamo entrambi che... sh, non interrompermi, era mio fratello e lo conoscevo come le mie tasche, non avrebbe voluto che restassi sola come stai facendo. E se quel ragazzo porta a galla la Jonelle senza la corazza...»

«Lui è troppo piccolo.»

«Andiamo, Joni. Chi se ne importa. Quel ragazzo è più intelligente di me. Ci sa fare con tua figlia e si è ridotto come una spugna dopo che hai respinto il suo bacio.»

«E questo come lo sai?»

«Oh, perché Sean venne a casa ubriaco come Niall quando facesti lo stesso con lui.»

«Ma ai tempi avevo altre ragioni.»

Liam si mette a ridere. «Però alla fine lo hai sposato.»

Jonelle scrolla le spalle.

Un senso improvviso di angoscia la pervade all'istante. Forse non avrebbero dovuto tirare fuori suo marito. Perché è come se ogni sentimento che ha affrontato quando le hanno detto di aver perso la persona che amava, stia tornando in superficie.

Niall è troppo simile a Sean. Sembra quasi l'incarnato di quello che il militare era un tempo. E lei non può... no, non può ricascarci.

E ora come ora, ha decisamente paura di quella vecchia Jonelle. Preferisce quella di ghiaccio, menefreghista e all'apparenza perfetta e indistruttibile.

«No, Liam. Non farò di nuovo lo stesso errore.»  

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