Due cuori e un prosecco

By GiuliParadiso

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Diletta Cabello si è sempre sentita diversa: l'amica bruttina, la pecora nera della famiglia e la ragazza dai... More

DUE CUORI E UN PROSECCO
Dedica.
Capitolo 1.
Capitolo 2.
Capitolo 3.
Capitolo 4.
Capitolo 5.
Capitolo 6.
Capitolo 7.
Capitolo 8.
Capitolo 9.
Capitolo 10.
Capitolo 11.
Capitolo 12.
Capitolo 13.
Capitolo 14.
Capitolo 15.
Capitolo 16.
Capitolo 17.
Capitolo 18.
Capitolo 20.
Capitolo 21.
!!!
Capitolo 22.
Capitolo 23.
Capitolo 24.
Capitolo 25.
Epilogo.
Prosa & Coraggio: servizi editoriali
Ringraziamenti.

Capitolo 19.

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By GiuliParadiso


"Certe volte basta semplicemente uscire allo scoperto, 

non importa quanti oscuri segreti vengano alla luce."

Gossip girl.

Sono seduta in cucina a mangiare i pancake che Kevin mi ha preparato stamattina presto prima di andare ad allenamento.

Il biglietto che mi ha lasciato sul piatto mi ha fatto ridere, diceva:

"Potresti non svignartela? O almeno non con tutti i pancake. Lasciamene un po' se proprio vuoi scappare via".

Quando lo sento arrivare, il sorriso che gli rivolgo si spegne non appena noto la sua espressione preoccupata.

«Cosa succede?», gli domando subito.

Noto che cerca di mettersi sulla difensiva e rimuginare su come dirmelo.

Alla fine non dice niente e si limita a passarmi il giornale.

La foto in prima pagina ritrae me e Benedetta alla partita di Kevin e a fianco una foto di me e lui delle giornate passate al mare, con un articolo a fianco, il cui titolo comincia con: Kevin Leone Piras, il giocatore di basket più promettente dell'anno, con... la scrittrice ribelle?

«Che cazzo vuol dire?», chiedo con voce tremante.

«Che ci hanno beccati», sospira lui, passandosi una mano tra i capelli con fare agitato.

«Ma come hanno fatto?», chiedo in preda alla disperazione.

«Ci hanno seguiti, è l'unica spiegazione che potrei dare».

Dal suo viso però capisco che non è l'unica cosa che lo turba.

«C'è altro?»

«Credo che dovresti andare su instagram».

Appena prendo in mano il cellulare mi accorgo che la mia mano sta tremando, ma faccio un respiro profondo e guardo la home.

È pieno di foto mie con Kevin e per poco non lancio un piatto per aria quando guardo i commenti.

"La scrittrice? Ma davvero? Non so perché ma la cosa mi fa ridere."

"Potresti beccare tanta di quella figa... mi deludi così."

«Piccola, non li leggere. Sono stronzate dette da persone che non hanno niente da fare nella vita».

Ma io non lo ascolto e continuo.

Sono stata così tanto criticata nella mia vita che sentirne altre centomila non mi fa alcuna differenza.

"Lui non sembra così tanto intelligente. È figo, ma si sa che quelli fighi sono stupidi."

"Lei non è male. Gran carattere. Ma uno come lui potrebbe davvero cercarsi di meglio."

Una ragazza, forse il mio angelo custode, risponde al tizio.

"I brutti con i brutti e i belli con i belli? È questo il punto? A parte il fatto che Diletta Cabello, oltre ad essere intelligente e molto ironica, è anche una bella ragazza, ma poi tu ti sei visto? Metti il profilo privato, così possiamo evitare di vedere la tua faccia da c****."

Al commento mi metto a ridere e le regalo un cuoricino.

Poi decido di mettere via il cellulare e riporre queste critiche nella tasca dove ho messo tutte quelle di una vita.

«Va tutto bene?», mi chiede Kevin, facendomi una carezza sulla guancia.

Io lo guardo con tutta la dolcezza del mondo, e rispondo: «Tutto alla grande».

Ed è vero.

«Allora...», mi stringe a sé, «C'erano un paio di cose che volevo farti stanotte, prima che ti addormentassi».

Scoppio a ridere per poi mettergli le braccia intorno al collo e baciargli la fossetta.

«Va bene, ma dopo l'ultimo pancake che è rimasto», dico, correndo verso il piatto e ridendo come una pazza quando Kevin mi blocca in una stretta per evitare che lo finisca.

«Col cavolo, cicciona, quello è mio!»

La sera, dopo aver scritto intere pagine di libro nel pomeriggio e aver parlato al telefono con la mia editrice per confermare un appuntamento, mi vedo con Benedetta nel solito pub, a sorseggiare Mojito.

«Come stai?», mi chiede subito e io le sorrido per tranquillizzarla.

«Sto bene, Benny. Sai che sono una roccia».

«Già, lo vedo. Perché mi sembra che tu sia al quarto Mojito?», mi guarda di traverso.

«A casa mi sono bevuta due bicchieri di vino, post insalatina».

«Stai da panico, amica».

«Non è per le critiche», mi affretto a rassicurarla, «è perché i miei genitori, zecche come sono, dopo aver scoperto la notizia vogliono che porti a casa Kevin questo weekend. Vogliono conoscerlo», e nel dirlo per poco non mi metto a piangere.

«Ma non lo hanno conosciuto al matrimonio di tuo fratello?»

«Oddio», esclamo, sbarrando gli occhi, «Chissà cosa avrà pensato mio fratello Tommaso».

Non ci avevo pensato. In fondo, sono abbastanza amici da quel che so, quindi ci ritroveremo in una situazione molto imbarazzante.

«Va be', ma quello sta in Sardegna ora», cerca di farmi ragionare Benedetta.

«Va be, ma pensa alle cene di famiglia, i pranzi di Natale e tutto il resto».

Capisco che l'alcol sta dando i suoi frutti quando Benedetta mi guarda con un sorrisetto furbo.

«Allora stai pensando in grande».

«Sta pensando il Mojito per me, lo sai!»

«Non me la bevo!»

«Me la bevo io per te?», la faccio ridere, prima di sorseggiare un altro po' del mio cocktail.

«Quindi lo porti a Reggio Emilia?»

«Già, non ho nemmeno amici da presentargli, visto che li ho fatti fuori tutti quando mi sono trasferita».

«Hai fatto bene! Anche se avrei usato il coltello che la pistola. Il dolore è molto più lento e acuto», sta al mio gioco, facendomi ridere.

La verità è che ho chiuso i rapporti con tutti prima di trasferirmi.

Il fatto è che avevo un gruppo di amiche, ma più crescevamo e più constatavamo di essere tremendamente diverse.

E io ho sempre voluto il meglio per me e la mia vita.

Ognuno, alla fine, è semplicemente andato per la sua strada. Loro ad accontentarsi della vita e io occupata a farne della mia qualcosa di meraviglioso.

«C'è qualcosa in questo periodo dell'anno?»

«Una sagra di paese. Ci annoieremo a morte», confermo i suoi dubbi.

«Non credo di essere mai stata ad una sagra di paese», mi dice perplessa. Probabilmente la sta mettendo nella lista di cose da fare dopo il Capodanno.

«Certo, sei milanese doc».

«Che tipo di sagra è?»

«La festa dell'uva. Assaggi di vini e robe varie, sai?»

«No. Ti ho detto che non sono mai stata ad una sagra».

«Non offenderti», mi metto a ridere davanti alla sua espressione, «guarda che non ti perdi molto».

«Ah no? Mi stai dicendo che fanno l'assaggio dei vini. Dei vini! Per due alcolizzate come noi è la festa più bella del mondo».

«Ma è vino scrauso, roba da un euro».

«Ti danno un chicco d'uva, insomma».

«Sarebbe un affare molto più allettante».

«Allora poi dimmi come va. Ce lo vedo proprio Kevin Leone Piras alla festa dell'uva».

E al solo pensiero scoppio a ridere.

Vi piacciono le sagre di paese? Mamma mia io le odio, infatti non ci metto più piede!
***
Commentate e votate!
Giulia Paradiso.

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