Capitolo 14.

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C'è qualcosa di strano e potente nelle immagini in bianco e nero.
(Stefan Kanfer)

È il primo anno che partecipo ad una serata di beneficenza.

Ho sempre ammirato quelli che guadagnano abbastanza da poter donare un po' dei loro soldi, e pensare che ora posso fare anche io una cosa così grande, mi riempie il cuore di emozione.

«Questa mostra è pazzesca», sussurra Benny, invitata come me alla mostra.

«Già, ci sono quadri pazzeschi».

«Come mi sarebbe piaciuto avere il talento del disegno».

«Fai così schifo?», le chiedo mostrando interesse.

«Schifo? Una volta ho disegnato un poni ed è venuto fuori un ratto», dice schietta, facendomi ridere.

«Almeno qualcosa di comprensibile è venuto fuori. Comunque, anche io sono una frana», la rassicuro.

Questa sera ho optato per un vestito nero velato che lascia scoperta praticamente tutta la schiena e mette in mostra un altro tatuaggio. Per la precisione una scritta lungo tutta la colonna vertebrale.

i capelli questa sera ondulati mi ricadono lungo la spalla destra e il trucco leggero non mi fa sembrare troppo cupa o volgare.

Mi piaccio. Tanto. E forse è la prima volta nella vita in cui stasera mi sento dannatamente bella.

L'abbronzatura rimasta, inoltre, mi dona lucentezza e risalta il colore marrone dei miei occhi.

Io e Benedetta ci perdiamo tra le varie opere presenti ed io, d'un tratto, rimango ammaliata da un quadro composto da un gioco di ombra e luce che mi porta a pensare alla doppia personalità. Come una sorta di Alter Ego.

«Ti piace?»

Una voce alle mie spalle mi fa voltare di scatto e appena noto che è Kevin non posso far altro che sorridergli.

Anche lui è bellissimo stasera e molto elegante.

«Lei è l'artista?», lo prendo in giro, ma lui accetta la sfida e sta al gioco.

«Non glielo dico fin quando non mi dice cosa ne pensa».

«Penso sia un quadro molto bello, forse il migliore», dico, assumendo un tono sensuale.

«Perché non ha mai visto una mia fotografia», si morde il labbro per non ridere.

«Lei è un'artista molto umile signor Piras. Crede che potrei comprare una sua fotografia?»

«Dipende da cosa vuole farci».

«Lo vuole proprio sapere?»

Kevin scoppia a ridere, finendo il suo calice di prosecco e dando il bicchiere al primo cameriere che vede aggirarsi intorno.

«No, in effetti no. Ma solo perché non la voglio far essere troppo scurrile».

«Con chi sei qui?»

«Alcuni ragazzi della squadra», si guarda intorno come se li stesse cercando, «E tu?», chiede poi.

«La mia amica Benedetta».

Kevin si ferma un attimo a guardarmi, come se non mi avesse ancora osservata attentamente.

I suoi occhi blu risalgano lungo tutto il mio vestito per poi incatenarsi ai miei occhi marroni.

«Stasera sei bellissima», sussurra, facendomi percepire, attraverso il suo sguardo ipnotico, che sta dicendo la verità.

«Solo stasera?», lo provoco.

«Ma quanto le piace giocare, signorina Cabello», dice con tono divertito, non togliendomi gli occhi da dosso.

«Soprattutto con chi sa stare al gioco».

«Perché ti piace?», chiede, indicando il quadro dietro di me.

Io mi giro e riprendo ad osservare l'opera.

«Non lo so...», sussurro, «mi dà quel senso di inquietudine che allo stesso tempo mi affascina».

So che non dovrei toccarlo, ma è come se le mie dita si muovessero da sole, andando contro ogni regola.

«È come se mi rivedessi attraverso questi colori netti. Il bianco e il nero. Il tutto e il niente».

«Ti piace vivere così?», mi chiede d'un tratto.

«Così come?»

«Senza le vie di mezzo».

«Effettivamente a volte è stancante», ammetto.

«Ti posso svelare un segreto?»

Io non dico niente e mi limito ad annuire, ed è come se in questo secondo di silenzio mi sentissi del tutto a mio agio con questa persona. Incapace di sapere come possa essere la paura del giudizio, perché so che lui non mi giudicherebbe mai.

Ed è una sensazione strana, lo so. Ma guardando Kevin è come se guardassi qualcuno che conosco da tutta una vita.

È possibile un'emozione così?

«Non dev'essere necessariamente così. Si può vivere anche attraverso i colori e le sfumature.

È bello pensare che si può andare oltre, sai? Che celato al nero e al bianco può esserci un tocco di rosa».

«E tu chi sei?», chiedo sottovoce, ad un metro di distanza da lui.

«Credo una sfumatura».

«Ma se dovessi scegliere tra il bianco e il nero?»

«Io sarei sempre una sfumatura, ma stasera sceglierei senza ombra di dubbio il nero», ammette, squadrandomi e facendomi capire di riferirsi a me.

«Lo dici solo per portarmi a letto di nuovo?»

«Ci sto riuscendo?», fa un ghigno malizioso.

«Decisamente», ammetto, facendolo ridacchiare.

«E tu hai visto un quadro che ti piace?», chiedo ricomponendomi subito dopo.

Guardandomi in giro noto che abbiamo dato spettacolo e la cosa non mi piace per niente.

A volte è asfissiante essere continuamente sotto ai riflettori. A volte vorrei quasi tornare ad essere una persona normale.

Ho detto quasi.

«Non sono un amante dei quadri. Più che altro ho visto qualcuno che mi piace», risponde furbo, non rendendosi conto che tutti ci stanno guardando.

«Cosa c'è, tutti questi occhi addosso ti mettono in soggezione?»

O forse sì, se n'è accorto.

«Gli unici occhi che mi mettono in soggezione sono i tuoi», decido di continuare a stare al gioco.

So che mi sta mettendo alla prova.

«E ti piace quello che ti fanno provare?»

«Stai continuando a giocare?», chiedo con un filo di voce perché d'un tratto mi manca il respiro.

Kevin mi sta facendo girare la testa ed io non ci sto capendo più niente, stasera.

«E tu?»

«Sì e sto cercando di vincere».

La mia risposta gli provoca un sorrisetto che mette in mostra la fossetta ed io cerco di non baciargliela.

«A certi giochi è meglio non giocare, Diletta. Si rischia di farsi male».

«Non se uno sta attento, Kevin».

«Ma così non sarebbe più un gioco».

«Sì, lo sarebbe, e alla fine rimarrebbe un unico vincitore», mi avvicino al suo orecchio e appena il mio corpo è a contatto con il suo, viene travolto da un brivido, «O il bianco o il nero».

È uno dei capitoli che ho amato di più scrivere. Spero di essere riuscita a trasmettere questo amore anche a voi.
Cosa ne pensate?
Siete da bianco o nero, o vivete di sfumature?
***
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Giulia Paradiso.

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