Babysitter ●Niall Horan●

By FlickerOfNiall

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Niall è uno studente universitario, che per pagarsi la retta ha fatto tanti di quei lavori negli ultimi anni... More

1) Prologo
2) IL babysitter
3) Principe Niall
4) Ti proteggo dalle ombre
5) Primo giorno
6) Al parco
7) Niall fa i problemi, Niall risolve i problemi
8) Spiccare il volo
9) I due bambini
10) Caso chiuso
11) Farlo impazzire
12) Scusa
13) Che hai sulla mano?
15) Quella Jonelle
16) I miei occhi su di te
17) Intenzioni
18) Ti odio
19) Tredici settembre
20) Esprimete un desiderio
21) Tale madre...
22) Caramelle gommose
23) Tappeti elastici
24) Le pagine della nostra vita
25) Perfettamente pronti
26) Natale in famiglia
27) Epilogo

14) Bacio amaro

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By FlickerOfNiall

Niall sente le sue mani che formicolano. Ed è una sensazione strana, che non ha mai provato mentre bacia qualcuno.

Non capisce se sia piacevole o meno. Ma tanto è inutile, perché non fa neanche in tempo ad assaporare per bene la lingua di Jonelle, che lei interrompe il bacio.

Ha messo una mano sul petto del ragazzo e lo ha allontanato, per poi alzarsi in piedi e andare alla finestra.

«Puoi tornare a casa adesso.» dice con voce glaciale, dandogli le spalle per tutto il tempo.

«Come?» Niall è perplesso. Si lecca le labbra e cerca di resistere dal raggiungere quella donna e afferrarla per poter tornare a baciarla.

«Vattene.»

«Ma... no!» Niall protesta immediatamente, alzandosi anche lui in piedi.

«Niall, vattene. E il tuo bonus lo userai domani. Giorno libero per te.»

Gli occhi di Niall si spalancano. Sembra quasi che tutto gli stia crollando addosso. Insomma, okay... forse è stato lui a baciarla, ma lei... lo stava ricambiando eccome! Beh, prima di allontanarlo.

E poi avrebbe avuto il tempo di fermarlo prima che le loro labbra si incontrassero, se non avesse voluto veramente.

«Non ho intenzione di andarmene.» sussurra.

La donna dai capelli scuri si gira verso di lui. «E invece è proprio ciò che farai.» gli ordina categoricamente.

«Jo, tu...»

«E non chiamarmi Jo, cristo! Io sono il tuo datore di lavoro. E basta. Nient'altro. Noi non possiamo...»

E a quel punto è il ragazzo ad interromperla: «Era solo un bacio.»

«Sbagliato. Che non sarebbe mai dovuto accadere.»

«Perché no?»

«Perché hai ventiquattro anni, per l'amor di dio!» Jonelle sta urlando. Sembra fuori di sé, con il braccio disteso e la mano rivolta verso l'alto come a sottolineare l'ovvietà delle sue parole.

«Quasi venticinque.» borbotta, peggiorando solo la situazione.

«Niall!»

«Cosa?»

Oddio, vuole baciarla ancora. Per bene. Si avvicina, fa dei passi verso di lei quasi involontariamente.

Jonelle allunga il braccio davanti a sé. «Non avvicinarti.»

Ma Niall la ignora e non si ferma neanche quando la mano di Jonelle si poggia sul suo petto. La donna non può neanche indietreggiare visto che ha dietro il davanzale della finestra, ma non è sicura che lo farebbe davvero se avesse spazio.

«Niall...»

«Voglio solo baciarti.»

«Cosa non ti è chiaro del...»

«Solo uno.» la interrompe, avvicinandosi ancora. I loro visi sono vicini e Niall legge chiaramente l'indecisione negli occhi scuri della donna.

Il ragazzo solleva la mano e prende la ciocca di capelli che lei ha sul viso, per sistemargliela dietro l'orecchio. «Sei bellissima.»

«Baciami e non avrai più un lavoro.» Jonelle glielo sussurra sulle labbra, quando ormai manca pochissimo.

Niall si ferma per un secondo. «E se rischiassi?»

«Non avrai più una paga.»

«Lo vuoi anche tu.»

«Non mi importa se non hai uno stipendio o meno, Niall.»

«Intendo il bacio.»

«Non è vero.» allora perché ha appena appoggiato la fronte contro quella del ragazzo? Certo, è divertente, visto che è più alta di lui con i tacchi che ha addosso. Un'altra dimostrazione che lui è più piccolo di lei.

E Niall per una volta non ragiona e decide di agire d'istinto. «Penso che rischierò.»

Le afferra il viso con entrambe le mani e chiude la poca distanza rimasta. Le labbra di Jonelle sono morbide. Niall non ha mai tastato delle labbra di quel tipo.

Quello è uno di quei baci che vorresti ogni giorno, per tutta la tua vita. La lingua di Jonelle sa di menta e di... semplicemente lei. Niall potrebbe scherzare dicendo che ha un sapore forte, forse un po' acido proprio come il suo carattere. Un po' acido come la cheesecake del bar dell'università, unico dolce che in quel posto Niall ha sempre adorato.

La donna poggia le sue mani sui polsi del ragazzo, ma di certo non per respingerlo. L'unica cosa che riesce a pensare è che ormai si stanno baciando, tanto vale goderselo un attimo.

E Niall rimane decisamente spiazzato quando lei prende il controllo del bacio. Oh, caspita. Per lui che ha sempre gestito tutto, per lui che è sempre stato al comando anche quando si trattava di usare il cervello, provare quella sensazione di quasi sottomissione gli sta facendo venire le gambe molli, un problemino nei pantaloni e un battito accelerato. 

Le mani di Jonelle finiscono tra i suoi capelli e i denti della donna gli afferrano il labbro inferiore, probabilmente lasciandogli il segno.

Niall si sente vuoto non appena Jonelle lo tira di nuovo via. Per respirare. E per pronunciare quelle parole: «Adesso vattene. Non voglio vederti fino a dopodomani. E non ho intenzione di pagarti. Nuova clausola del tuo bonus forzato.»

«Non mi licenzi?» il ragazzo si ritrova a sussurrare.

«No. Ma vattene.»

«Jonelle, noi...»

«No, Niall. Non c'è nessun noi. E non ci sarà mai. Toglitelo dalla testa.»

E quelle frasi quasi lo distruggono. È come una secchiata gelida sul viso. Il battito gli pulsa nelle orecchie. Niall non capisce. O forse sì... sta per venirgli un attacco di panico. Non riesce più a guardare la donna che ha davanti, quegli occhi gelidi.

Improvvisamente pensa e sa di aver fatto una cazzata. Una consapevolezza di cui avrebbe fatto volentieri a meno. Il sapore sulle labbra è diventato ormai amaro. Perché sì, lo ha provato, ma probabilmente non accadrà più.

E Jonelle è una stronza. Niall non capisce perché lo abbia accontentato in quel modo. Se non vuole avere niente a che fare con lui... insomma, ogni piccolo gesto avvenuto tra loro in quelle ultime settimane, il bacio appena scambiato, tutto... tutto si annulla in quel preciso istante.

Ma Niall sa che potrebbe anche andargli peggio. Avrebbe potuto licenziarlo. O sarebbe stato meglio?

Il ragazzo universitario afferra la sua tracolla e fugge via da quello studio, senza neanche guardarsi indietro. Ed è così concentrato a scappare che non si rende neanche conto che la segretaria di Jonelle che lui non ha nemmeno salutato lo fissa con gli occhi e la bocca spalancata, perché probabilmente ha sentito tutto.

*

Niall è incazzato. Quel giorno sta attraversando diverse fasi. Passando per l'angoscia adesso è arrivato alla rabbia.

Verso Jonelle, verso se stesso, verso tutti.

Attraversa l'ingresso dell'alloggio universitario senza guardarsi intorno, ignora chi lo sta chiamando, o meglio prendendo in giro, in sottofondo. Vuole solo arrivare nella sua stanza, gettare tutto per terra e seppellire la testa sotto ad un cuscino.

Ma in quel caso i pensieri lo pervaderebbero, fino a fargli infilare la mano nei pantaloni per darsi pace, ma pensare a Jonelle mentre lo fa non gli darebbe neanche la giusta soddisfazione. Quindi è inutile. Forse è meglio che si metta a studiare. Sempre se riuscirà a concentrarsi sui libri.

Sta per aprire la porta della sua camera quando una voce fin troppo familiare distrugge quel briciolo di pazienza che gli è rimasto in corpo. Perché quella maledetta chiave ha iniziato ad incepparsi? Da un pugno sulla porta e sospira, facendo sobbalzare chi è appena arrivato.

«Niall, stai bene?»

Il ragazzo chiude gli occhi per un attimo, o forse tre attimi, visto che ha contato mentalmente fino a tre. «Sì, Melissa. Ma lasciami in pace.»

L'ultima volta che l'ha vista è stato al parco. Quando ha perso Harper. E non lo ha nemmeno aiutato a trovarla.

«Volevo...»

«Spero nulla da me, perché è quello che avrai. Niente. Chiudi la tua bottega. O aprila a qualcun altro perché io non sarò più cliente.»

Cattivo. Niall era stato decisamente cattivo.

«Volevo solo...» la ragazza deglutisce e abbassa lo sguardo. «Vaffanculo, Niall. Sei proprio uno stronzo.» e poi va via, senza aggiungere altro.

Okay, un problema in meno. Niall non ha neanche il tempo e la voglia di soffermarcisi.

Riesce ad aprire la porta, ma solo per lanciare la tracolla all'interno dopo aver recuperato il portafoglio.

Ed esce di nuovo senza neanche aver messo piede in camera sua. Solo per attraversare Londra con la sua auto e andare a chiudersi nel bar di Zayn già nel pomeriggio.

Dire che quel posto a quell'ora sia deserto, è un'eufemismo.

«Ni, che ci fai qua?» chiede Zayn, sorpreso di vederlo a quell'ora, da solo.

«Dammi qualcosa di forte, ti prego.»

Il barista si appoggia con entrambe le braccia al bancone. «Che ti è successo? Hai perso di nuovo il lavoro? Sembri sconvolto.»

«L'ho quasi perso.» borbotta.

«C'è un quasi di mezzo, non vedo il problema.»

«Ho fatta un cazzata. E anche bella grossa. Per favore, fammi bere.»

Zayn lo guarda con disappunto ancora per qualche secondo, lo scruta con preoccupazione. Ma alla fine sospira e afferra una bottiglia con un liquido chiaro al suo interno e due bicchierini. «Beviamo per dimenticare allora.» li riempie entrambi e ne prende uno. Niall fa altrettanto. Dovrebbe essere grato del fatto che il suo amico lo capisca sempre. E lo lasci bere a quell'ora facendogli anche compagnia. «Alla salute, allora.» dice prima di far tintinnare il bicchiere con quello del ragazzo universitario.

Zayn non può che scuotere la testa vedendo Niall che si scola lo shot velocemente e gliene chiede subito un altro. Però lo accontenta.

E continua in quel modo fino a prima di cena. 

«Amico, dammi le chiavi della tua macchina.» è una cosa che Zayn fa con tutti e tre i ragazzi quando si ubriacano. Non può permettersi che si rimettano alla guida e avere la vita dei suoi amici sulla coscienza.

Niall si tasta le tasche. Alla fine trova le chiavi e le porge a Zayn. «Te la presto solo perché sei tu. La mia Ferrari tutta per te.» gli sussurra, prima di scoppiare a ridere in modo più sguaiato del solito. Certo, il catorcio dell'universitario non potrebbe diventare una Ferrari neanche se si evolvesse come i Pokemon.

Niall a quel punto è già bello che andato e continua a ridere da solo e a raccontare cose strane a chiunque gli si sieda sullo sgabello accanto. E particolarmente a Zayn, spiega che ha studiato i punti erogeni delle donne e li ha testati su alcune di loro, soltanto per svago.

Zayn non ne è sorpreso. Niall è intelligente, non si interessa soltanto di ingegneria ed è un tipo fondamentalmente strano, che si informa su qualsiasi cosa. Una sorta di piccola enciclopedia portatile.

Beh, almeno quando parla specificamente di come toccare una donna un gruppetto di uomini lo ha accerchiato per ascoltarlo meglio. Alcuni interessati davvero, altri per prenderlo in giro, chiamandolo lattante che non ha mai visto né toccato una donna per davvero.

Zayn deve intervenire quando Niall si fomenta con uno di essi e dice: «Mi sono fatto anche tua madre.»

Zayn è rapido a fermare la rissa che sta per partire. Afferra Niall e lo allontana da quel gruppo di motociclisti. Ed è costretto ad offrire un giro di bevute gratis per rabbonirli.

«Anche io voglio un altro giro.» Niall si lagna gettando le braccia al collo di Zayn. Affonda il viso nell'incavo della spalla del moro e in quel momento Gigi esce dal retro del locale, guardandoli con le braccia incrociate al petto.

«Sì, amore. Lo so, ma è Niall.»

«Tu e la tua banda di amici ci manderete nel lastrico.» borbotta la bionda, mettendosi al bancone per servire gli altri. Zayn troppo impegnato a gestire il suo migliore amico.

«Mi dai del rum?»

«Niall, no. Hai finito di bere per oggi.»

«Ma io...»

«Niente ma. Hai già bevuto abbastanza. Non ti reggi in piedi. Adesso ti siedi su questo sgabello mentre io chiamo Harry. Così ti riporta a casa.»

«Solo un altro bicchiere.» Niall fa gli occhioni al barista, continuando ad aggrapparsi al suo corpo.

Zayn però non si lascia corrompere. «No.» dice, poi si tocca le tasche alla ricerca del telefono e si rende conto di avercelo sul retro.

Fa sedere di nuovo Niall sullo sgabello e spera che non caschi, visto come barcolla. Ride senza motivo e Zayn si pente improvvisamente di averlo fatto bere tanto. «Resta qui. Non ti muovere. Torno subito. Okay?»

L'universitario gli alza perfino il pollice in su. Zayn cerca di essere rapido. Va a recuperare il suo cellulare e fa partire la chiamata pigiando sul numero di Harry in rubrica. Quella è l'unica cosa che può fare. E mentre squilla torna da Niall.

Zayn spalanca gli occhi. Perché non può tornare da Niall. 

Niall non è più seduto al suo sgabello. Cazzo. Fa vagare gli occhi all'interno del locale, ma niente. Niall sembra essere sparito.

«Gigi, tesoro. Hai visto dov'è andato Niall?»

«No, Zee. Ci stavi pensando tu al biondino. Io sto lavorando al tuo posto!»

Zayn la ignora e va verso i bagni, chiamando il suo amico ubriaco, ma non ottenendo risposta. Dove diavolo si è cacciato in quelle condizioni? Anche il piccolo bagno del suo locale è vuoto. Sia quello degli uomini che quello delle donna.

Finalmente Harry risponde al telefono, dopo troppi squilli. «Zayn?»

«Harry. Abbiamo un fottutissimo problema.»

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