Babysitter ●Niall Horan●

By FlickerOfNiall

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Niall è uno studente universitario, che per pagarsi la retta ha fatto tanti di quei lavori negli ultimi anni... More

1) Prologo
2) IL babysitter
3) Principe Niall
4) Ti proteggo dalle ombre
5) Primo giorno
6) Al parco
7) Niall fa i problemi, Niall risolve i problemi
8) Spiccare il volo
9) I due bambini
11) Farlo impazzire
12) Scusa
13) Che hai sulla mano?
14) Bacio amaro
15) Quella Jonelle
16) I miei occhi su di te
17) Intenzioni
18) Ti odio
19) Tredici settembre
20) Esprimete un desiderio
21) Tale madre...
22) Caramelle gommose
23) Tappeti elastici
24) Le pagine della nostra vita
25) Perfettamente pronti
26) Natale in famiglia
27) Epilogo

10) Caso chiuso

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By FlickerOfNiall

Jonelle e Harper vanno in vacanza.

Niall non è l'unico a restare di sasso quando l'avvocato lo annuncia una volta tornata dal lavoro.

Jonelle è stanca e stressata. E ha bisogno di una pausa. Quindi si è convinta a chiudere battenti in studio per una settimana e a prenotare due biglietti per qualche posto sperduto dove potersi andare a rilassare in piscina.

Harper è in piedi tra le gambe aperte di Niall, che sta seduto sul divano, bloccato per i polsi dalle mani della bambina. Entrambi hanno la stessa espressione incredula e a Jonelle verrebbe da ridere se non si chiedesse da quando sua figlia abbia iniziato ad imitare Niall.

«Ti divertirai con me, amore.»

«Ma Niall viene con noi!» esclama Harper come se quella fosse la soluzione più logica.

Jonelle non ha il tempo di rispondere in alcun modo né di roteare gli occhi, che Niall dice la sua: «E quindi saranno giorni non pagati? Merda!»

La donna sbuffa. «Niall, non dire parolacce davanti a mia figlia. No, non verrà con noi, Harp. È il tempo per te e la mamma. E sì, teoricamente non verrai pagato, Niall. Ma possiamo contrattare. Ti do un terzo di quello che ti darei in servizio, solo perché non ti ho avvisato con anticipo.»

Niall emette un verso soddisfatto. Sì, quello gli può andare bene.

Jonelle sbuffa di nuovo.

«Voglio che Niall viene con noi!»

Il ragazzo universitario guarda l'avvocato come se non abbia colpa di quella reazione di Harper. «Io non c'entro niente.» dice infatti. È anche un modo carino per non far capire alla bambina che lui non vuole andare con loro in vacanza. Cioè... non ha mai fatto una vacanza come si deve, ma assolutamente no! Andare in vacanza con loro sarebbe un incubo imbarazzante.

«Niall non verrà con noi, Harper.»

«Perché no, mamma? Come faccio io senza il mio babysitter?»

Niall comincia a pensare che sarebbe anche ora di andare a casa a quel punto. Va bene, Jonelle è tornata prima del previsto, anche prima di cena diversamente dal solito e il suo turno non è ancora finito. Ma è inutile che resti lì se lei è a casa.

Peccato che Harper gli stia quasi bloccando la circolazione, affondando le dita nella sua pelle, con tanto di unghia.

«Se c'è la mamma, a cosa ti serve Niall?»

«A farmi raccontare le storie, a giocare e...»

«Harper, ho detto no. Caso chiuso.»

La bambina si imbroncia con tanto di lacrime, che facilmente iniziano a scorrere sul suo viso.

Lascia andare Niall e corre fuori dalla stanza.

Il ragazzo sospira. «Harp, piccola.» le urla quasi dietro, ma Jonelle lo ferma: «Lascia stare. Tra poco tornerà di nuovo qui. Solo qualche minuto per sbollire, disperarsi e capire che nessuno la raggiungerà.»

Niall fa una smorfia. Lui vorrebbe raggiungerla. E che cazzo! Perché quella donna deve trattare sua figlia in quel modo? È pur sempre una bambina!

«E non ci andrai neanche tu.» conclude decisa e con tono ammonitore.

«Jo, forse tu non dovresti...»

La donna ignora il fatto che Niall abbia usato di nuovo quel diminutivo del suo nome.

«Non ti azzardare a dirmi come devo fare il genitore, Niall. È mia figlia. E tu non sapevi neanche come gestire un bambino un mese e mezzo fa. Quindi, no. Non hai il diritto di farlo.»

Niall si zittisce e abbassa lo sguardo, ferito nell'anima. Ecco, la bellissima strega cattiva che colpisce ancora.

Jonelle è solo incazzata. Perché sua figlia continua a dire di non poter fare a meno di Niall. Che cos'ha quel ragazzo di così speciale? Niall non è suo padre. Niall non è lei. Non è gelosa... solo incazzata. E lo è anche perché è da giorni che prova a trovare una pecca in quel merdoso caso che ha davanti, ma nulla, non riesce a venirne a capo. E dire che ne ha vinti di molto più difficili. Probabilmente è solo lo stress che la inibisce.

È arrivata a casa e l'unica cosa che è riuscita a fare è stata tirare fuori i documenti del caso e spargere tutti quei fogli sul tavolo. Odia essere così ossessionata dal suo lavoro, ma non può farci nulla.

Niall si alza in piedi e Jonelle crede che stia per chiederle di poter andare via.

In realtà è l'intento iniziale di Niall. E neanche lui capisce invece perché avanza verso la donna e prende posto sulla sedia accanto a lei.

«A cosa stai lavorando?» le chiede come se fosse la cosa più naturale del mondo, allungando il collo verso le carte.

«Un caso... che mi sta facendo davvero impazzire. Ho assolutamente bisogno di una prova solida che faccia cadere le accuse sul mio cliente innocente.»

E mentre Niall scruta e legge in silenzio, Jonelle lo fissa per un po'. Sta cercando di capire che intenzioni abbia.

Accusa di omicidio. Nessun alibi. Bla bla bla.

A quel punto, una bambina con i capelli tutti imbrogliati e una spazzola tra le mani, torna in salotto. Harper non sta piangendo più, ma ha ancora gli occhi rossi e il visetto stanco.

«NiNi, mi spazzoli i capelli?» gli chiede con vocina tremante.

Niall prende la spazzola dalle mani della bambina e poi la solleva, facendola sedere sulle sue gambe.

Harper si copre il viso con le piccole dita, mentre lui inizia a spazzolare i lunghi capelli biondi cercando di essere delicato.

Jonelle è come bloccata a fissare quella scena. Niall ricorda le urla di Harper la prima volta che ha cercato di districare quei fili di seta, ma adesso ha imparato. Per di più, Niall continua a lanciare occhiate al lavoro della donna mentre spazzola.

«È stato incastrato.» dice e Jonelle annuisce.

«Mi ha riferito di essere stato in un bar di Camden Town, ma nell'arco di tempo in cui si è svolto l'omicidio nessuno lo ha visto all'interno, perché...»

«Harp, si dice moscerino, non moscherino.» Niall ha appena corretto la bambina, che ha preso a canticchiare qualcosa mentre il suo babysitter tratta con i suoi capelli. Va perfino a tempo agitando le gambe e sbattendole contro quelle di Niall.

E dire che Jonelle non si era accorta delle parole di sua figlia, talmente concentrata sul ragazzo e sul suo caso.

«Perché è stato colpito in testa mentre pisciava sul retro del locale, perché il bagno era troppo affollato. E il barista lo ha trovato lì dopo quaranta minuti buoni.» Niall continua per lei.

Jonelle è sconvolta. Perché Niall stava ascoltando contemporaneamente Harper cantare tanto da correggerla, sta spazzolando i suoi capelli e nel mentre guarda le carte e ascolta Jonelle, senza alcun segno di difficoltà o di non aver capito qualcosa. Che diavolo di cervello ha questo ragazzo?

Ma aspetta, quei precisi particolari non ci stanno tra le sue carte.

«E tu come fai a saperlo?»

Niall ricorda perfettamente la sera in cui Julio, il proprietario del locale in questione, è entrato in quello di Zayn e ha raccontato l'episodio del tizio svenuto con l'uccello ancora al vento, facendo fare loro una gran risata.

E ricorda anche di come Niall si sia imbattuto sul diretto interessato quella sera, che diceva di avere mal di testa e chiedeva del ghiaccio per la botta.

«Camden Town ha al suo interno due locali che lavorano davvero. Gli altri sono sempre vuoti o chiudono nel giro di un paio di mesi dall'apertura. Il Maloks, il cui proprietario è uno dei miei migliori amici. Nonostante la zona poco rispettabile, quel locale lo è. Sì, è veramente a posto.»

Jonelle è allibita. Non riesce a credere che Niall frequenti quella zona.

«Il secondo, è il Red Heads. Dentro quel bar, al contrario, avvengono le cose più schifose. Lo sai che entrambi i locali hanno delle telecamere installate in quasi ogni punto?»

«Cosa? Quei posti non hanno mai telecamere.»

«Hai ragione, quando sono visibili. Zayn le ha installate per precauzione. Sono piccole e non si notano. Davvero un'ottima tecnologia. Quasi nessuno dei clienti ne è a conoscenza.»

«E cosa c'entra il Red Heads?»

«Zayn e Julio, il proprietario del Red Heads, si trovano spesso a collaborare. I due locali stanno uno di fronte all'altro, ma non sono in competizione, perché hanno clientela diversa. Zayn ha consigliato a Julio di installare lo stesso sistema di sicurezza.»

Quella è un'informazione davvero importante, ma Jonelle sospira, passandosi una mano tra i capelli scuri.

«Sono già stata al Red Heads.»

«Da sola?» Niall sembra improvvisamente preoccupato.

«Ho trentaquattro anni e vengo a contatto con criminali ogni giorno. Pensi che mi spaventi ad andare in un bar che puzza di birra ed erba?»

«E poi hai paura di un aereo.» Niall borbotta, prima di sbuffare. «Bar pieno di brutta gente. Hai una figlia, Jonelle. E sei un avvocato, non un poliziotto.»

«Non mi farò fare la predica neanche su questo, Niall. In ogni caso quel Julio non mi ha voluto dire una parola. E non mi darà mai i video della sorveglianza. Sono spaventati da chi sta incastrando il mio cliente.»

«Ahi, Niall.» Harper si lamenta quando lui arriva ad un nodo difficile.

«Scusa, amore.» Niall si sporge in avanti e le bacia la guancia. «Tutto fatto.» la rimette per terra e Harper si lascia cadere sul pavimento, sedendosi ai piedi di Niall e tirando fuori il modellino di un aeroplano dalla tasca della salopette che indossa. Inizia a giocare, facendolo volare e atterrare sulle scarpe del ragazzo.

«Ah, mi sono dimenticato di dirti che Zayn e Julio hanno deciso di comprarle insieme quelle telecamere, per risparmiare. Il che ha comportato un errore dell'elettricista che le ha montate. Zayn e Julio hanno i filmati di entrambi i locali. Basta che li chieda a Zayn ed è fatta.»

Jonelle spalanca gli occhi. «Dici davvero? E il tuo amico sarebbe disposto a darceli?»

«Sì, Zayn aiuta sempre i suoi amici se può. E in più, nessuno lo disturba. Ha perfino un allarme nel locale simile a quello delle gioiellerie. Basta premere un bottone che lo collega direttamente alla centrale. In pochi minuti la polizia è lì.»

Anche se non lo ha usato praticamente mai quel pulsante. E poi c'è Gigi, che nella cassaforte sul retro ha sotto chiave un bellissimo fucile. Okay, quello è meglio ometterlo davanti a Jonelle.

La donna è al settimo cielo. Perché Niall le ha appena trovato il modo più facile per vincere con certezza la causa.

«Mi salvi la vita, Niall. Non so come ringraziarti.» Jonelle si alza e afferra la testa del ragazzo, per lasciargli un bacio tra i capelli e facendolo arrossire. Okay, non se lo aspettava.

«Niall è un eroe!» urla a quel punto Harper, ridendo e facendo fare altrettanto al ragazzo.

«Oh, non c'è di che.» borbotta nei confronti della donna.

«Vuoi restare a cena?» chiede Jonelle tranquillamente. In quel momento gli è così grata che lo vorrebbe accanto per sempre. «Se non vuoi andare via per studiare.»

«Ni, resta a cena. Ti prego.» lo supplica Harper, con un labbro sporgente in aggiunta.

Il ragazzo universitario ci pensa su. «Non saprei.» dice soltanto.

«Stavo per ordinare le pizze.»

Cavolo, lo ha incastrato. Corrotto facilmente. «D'accordo. Tanto avrò un'intera settimana per studiare quando sarete in vacanza.»

E così Niall resta a cena, con Harper e la strega cattiva, che lo fanno quasi sentire a casa. Per la prima volta, Jonelle lo tratta gentilmente, con sorrisi e perfino piccoli tocchi, come la mano poggiata sul braccio quando gli ha tolto il piatto davanti o quando si è premurata di levare un capello di Harper dalla sua maglia. Insomma, la matrigna cattiva si è trasformata nella madre amorevole e biologica di Biancaneve.

E Niall è quasi sicuro che sia merito del fatto che le abbia chiuso il caso. Perciò, finge di non pensarci quando torna al suo alloggio. Per tutto il tempo.

È un bene che trovi Melissa davanti alla sua porta, con le braccia incrociate al petto e le dita che le tamburellano impaziente. «Sei in ritardo.»

«Non avevo appuntamento con nessuno.»

La mora sbuffa. «Ti servo ancora o hai trovato qualcun'altra? È da più di una settimana che mi rifiuti.»

Sì, perché è stato un po' confuso. Ha Jonelle sempre in testa per un motivo o per un altro e non sa neanche perché. È la cosa più stupida di quel periodo.

Però quella donna si è presa cura di lui perfino quando era mezzo morto sul suo divano. Doveva pur significare qualcosa, giusto?

«Sì, mi servi ancora.»

Dal giorno dopo Jonelle e la sua piccola sarebbero andate in vacanza. Niall avrà una settimana per se stesso. Per studiare intensamente per gli esami che si avvicinano. E per togliersi dalla testa una donna impossibile. Che sa trattarlo solo male. Beh, di solito. Tralasciando alcune eccezioni.

Forse è proprio quel modo di vederla irraggiungibile che affascina tanto il ragazzo universitario. Dannazione.

Melissa è sexy. Melissa è utile.

«E allora muoviti ad aprire questa porta.» fa un cenno con la testa.

«Sei impaziente.» il ragazzo dice con un sorrisino malizioso, mentre infila la chiave nella toppa.

«Di farmi Niall Horan? Parecchio.»

E Niall ride. Non gli importa se sono nel corridoio del dormitorio e se gli altri studenti rischiano di sentire. Sono all'università dopotutto, no? Tutto quello è decisamente normale.

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