One Last Night

By StarCrossedAyu

94.2K 7.5K 5K

Ci sono persone che è scritto debbano incontrarsi. Esistenze destinate ad intrecciarsi, in modo assoluto ed i... More

#00
#01
#02
#03
#04
#05
#06
#07
#08
#09
#10
#11
#12
#13
#14
#15
#16
#17
#18
#19
#20
#21
#22
#23
#24
#25
#Ringraziamenti

#26

3.6K 299 294
By StarCrossedAyu

· Eren ·

Non ci credo.

Non può essere.

L'uomo mi fissa, ed io resto lì impalato senza sapere cosa dire, fare, persino se respirare. Trasuda autorevolezza vestito nella sua divisa da ufficiale, le medaglie bene in vista ed i gradi cuciti sulle spalle.

Tremo, la mia vista offuscata e completamente paralizzato.

Quando mi rivolge la parola, il suono della sua voce mi attraversa da capo a piedi come una scarica elettrica.

«Eren.»

Gli getto le braccia al collo, attirandolo a me e stringendolo con forza. Le mie mani sono tra i suoi capelli, il mio viso nell'incavo del suo collo. Il suo odore mi sale alle narici e finalmente mi sento di nuovo intero e non più un uomo a metà.

«Sei qui...» mi pizzicano gli occhi, mentre le sue dita scorrono tra le mie ciocche castane.

«Sì.» è quasi un sussurro ma è sufficiente affinché le mie gambe cedano, costringendo entrambi ad inginocchiarci sul pianerottolo.

Le sue braccia intorno ai miei fianchi sono la mia ancora, forti e salde, segno che il mio non è un sogno ma la semplice realtà.

Levi ha mantenuto fede alla sua promessa.

È tornato a casa.

«Possiamo entrare, ora? Non vorrei dare adito al Signor Pixis di spettegolare.» dice riferendosi al nostro vicino impiccione, ed io mi riprendo dal forte stupore facendo alzare entrambi.

«S-sì scusami!» balbetto stropicciandomi gli occhi «Vieni a sederti!»

Raccolgo il suo borsone e lo prendo per mano, chiudendo la porta con un piede e facendolo accomodare in salotto.

«Quando sei arrivato? Avresti potuto dirmelo, sarei venuto a prenderti! Hai mangiato? Stavo giusto per chiamare una pizza! Oh, hai sete? Aspetta, ho qualcosa nel frigori-»

«Eren, prendi fiato..!» mi sorride, facendomi sedere sul divano accanto a lui.

Tiro un respiro profondo, tentando di non sommergerlo con le mie domande a raffica.

«Stai bene? Sei ferito..?» gli chiedo, studiando la sua figura alla ricerca di qualche dettaglio che risponda al mio quesito. Levi sembra riflettere attentamente, prima di prendere parola.

«No, Eren. Non sono ferito.»

Tiro un sospiro di sollievo, non mi ero nemmeno accorto di aver trattenuto il fiato.

«Vuoi fare una doccia? Sarà stato un lungo viaggio. Preparo tutto l'occorrente e dopo vai a letto, sarai stan-»

Le sue labbra sulle mie bloccano qualunque cosa stessi per dire. Si muovono piano, senza fretta, lievi ma insistenti, ed io cedo immediatamente al loro richiamo. È un'esplosione di sensazioni che si irradiano nel mio petto come un fuoco d'artificio.

«Sono solo stanco di starti lontano, Eren. Vieni.» mi prende delicatamente per le mani, facendomi alzare e dirigendosi verso la camera da letto. Lentamente inizia a spogliarsi della divisa, piegandola e poggiandola sulla sedia nell'angolo, restando in biancheria intima. Ho trascorso mesi sognando il suo corpo nel tentativo di non dimenticarne neanche un insignificante dettaglio, ed ora eccolo qui. Si siede con naturalezza sul letto, come se non fosse mai andato via e appartenesse unicamente a questo luogo, dando dei lievi colpetti sul materasso facendomi cenno di imitarlo.

«Mostrami quanto ti sono mancato.»

Divento rosso come un peperone perché il mio cervello elabora immediatamente tutti i pensieri sconci che ho fatto in attesa del suo ritorno.

«E-cco, i-io..! S-subito?»

«Voglio solo due coccole, Eren, nulla di più. Sentirti accanto a me. Mi basta solo questo.» mi sorride.

A quelle parole mi si scioglie il cuore.

Mi libero velocemente dei vestiti, trattandoli con molta meno cura di quanto abbia fatto lui coi propri. Poggio un ginocchio sul letto, prendendogli il volto tra le mani e Levi si abbandona al mio tocco. È surreale come ogni cosa, ora, abbia il giusto posto. Come tutto abbia un senso.

«Mi sei mancato, Levi.»

«Anche tu, Eren...» sospira, guardandomi negli occhi. I suoi sono stupendi, esattamente come ricordavo, ed in questo momento brillano come quelli di un bimbo che ha appena ricevuto un regalo. Quasi io fossi un dono. Il suo dono.

Delicatamente lo faccio distendere tra le lenzuola, beandoci del calore che la nostra pelle emana. Lo accarezzo piano indugiando sulle escoriazioni più recenti e in via di guarigione, le cicatrici che si sono aggiunte a quelle già presenti, le vene prominenti dei suoi avambracci. Uguale, eppure diverso in qualche modo.

Levi ricambia le mie attenzioni. I suoi palmi freschi percorrono le mie spalle, la mia gola, i suoi polpastrelli sfiorano le mie labbra schiuse e le sue dita scorrono tra i miei capelli. Li osserva, come rapito.

«Sono cresciuti molto.»

«Sì. Sono strani?» gli chiedo.

«Affatto, ti stanno molto bene. Come mai questo cambio di look?»

«Una sorta di fioretto. Ho promesso di non tagliarli fino al giorno in cui tu non fossi tornato.».

La sua mano si ferma. Mi fissa intensamente per poi concentrarsi sul piccolo neo sul mio collo, evitando il mio sguardo.

«Hai rischiato di diventare un capellone anni '80.»

Ridacchio immaginandomi cotonato come una rockstar dell'epoca, ma il significato di quella frase è ben più profondo. La sua battuta nasconde ben altro.

«Stavo per lasciarci le penne e, se non fosse stato per la mia squadra, sarei morto col tuo nome sulle labbra ed il tuo sorriso a guidare la mia anima dall'altra parte.»

Sento il gelo scorrere al posto del sangue, rendendomi conto di come la mia più grande paura sia stata pericolosamente sul punto di avverarsi.

Mi avvicino maggiormente a lui, talmente tanto da percepire il suo respiro sul mio viso, e lo stringo a me.

«Vorrei conoscerli e ringraziarli. Devo loro più di quanto credano.»

«Anche io.»

La chiave sul suo petto, accanto la piastrina, è fresca a contatto con la mia pelle.

«L'hai indossata tutto questo tempo?»

«Non l'ho tolta nemmeno un attimo.»

La mia bocca, timidamente, incontra la sua. Un tocco fugace, quasi timoroso. Non resisto al bisogno di farlo ancora e lui mi viene incontro, trovandoci a metà strada. Numerosi piccoli baci risuonano nella stanza, mentre percorriamo il corpo dell'altro senza sosta col solo scopo di sentirci. Lì, carne e ossa, pronti a riprendere la nostra vita dove si era interrotta mesi addietro.

Abbiamo tempo.

«Ehi Levi!»

«Mh?»

«Ricordi questo negozio?»

Il corvino si volta ed osserva la vetrina, sorridendo e sbuffando subito dopo.

«Tch, tu e la tua fottuta Coca-Cola..!» borbotta, divertito al ricordo.

«Ehi, mi mandasti a fare in culo, brutto maleducato..!» ribatto, colpendogli scherzosamente il braccio.

«Ah sì? E ci sei andato..?» inarca un sopracciglio con un ghigno malizioso.

«Beh, ci ho impiegato un po' di tempo, ma...» fingo di riflettere, l'indice che picchietta sul mento «Sì, direi che ci sono andato.»

«E dimmi, ti è piaciuto?»

Il volto di Levi è a pochi centimetri dal mio, mentre la sua mano scioglie il codino che raccoglie parte dei miei capelli, liberandoli in una piccola cascata color cioccolato.

«Non sai quanto..!» sussurro a un soffio dalle sue labbra, lasciandogli un breve bacio.

Proseguiamo verso la nostra meta, ovvero il barbiere in fondo alla strada.

«Sicuro di volerli tagliare?» mi chiede.

«Assolutamente. Sei tornato, ho ottenuto ciò che ho chiesto.»

«È un peccato. Ti stanno molto bene.»

Scrolla le spalle come se non gliene importasse granché, ma è sinceramente dispiaciuto. Non credevo di piacergli così tanto coi capelli lunghi.

«Ehi, posso farmeli ricrescere se vuoi.» gli dico facendo dondolare le nostre mani unite, quasi fossimo due bambini in fila all'uscita di scuola.

Levi solleva lo sguardo e si ferma al centro del marciapiede, costringendo anche me ad arrestare la nostra avanzata.

«Hai degli occhi bellissimi, Eren.»

Sono sbigottito.

«I-io... Grazie.» balbetto, grattandomi la nuca «È raro ricevere tanti complimenti da parte tua: prima i capelli, ora gli occhi...»

«Te ne ho sempre fatti troppo pochi. Il giorno in cui esalerò il mio ultimo respiro voglio andarmene con la certezza di averti dato tutto il mio amore e fatto capire quanto tu sia importante per me. Ti amo, Eren.»

Il mio cuore si ferma, a quelle parole tanto accorate. È davvero cambiato, Levi.

«Vuoi amarmi per tutto questo tempo..?» chiedo, incredulo.

«Anche di più.»

La sua mano stringe la mia con più forza, attirandomi a sé e baciandomi con passione, incurante della folla di persone che ci circonda. Ricambio con la stessa intensità, portando una mano sul suo viso candido, consapevole che la sua dichiarazione d'intenti è una vera e propria promessa. E Levi mantiene sempre la parola data.

«Ti amo anche io.»

«Ehi ehi, atti osceni in luogo pubblico!»

Al suono di quella voce ci voltiamo all'unisono. Ymir e Christa ci osservano, la prima piuttosto divertita mentre l'altra ci sorride con la dolcezza che la contraddistingue.

«Levi! Sei tornato, sono davvero felice! Come stai?» gli chiede la bionda.

«Ci hai messo un secolo, Grande Puffo, il tuo ragazzo stava per trasformarsi definitivamente in un 'figlio dei fiori'..!»

«Grazie Christa. E tu...» il corvino rivolge alla più alta uno sguardo piuttosto minaccioso «Modera il linguaggio.» la avverte, alludendo al nomignolo poco cortese che gli ha rifilato.

«Oh, giusto, dimenticavo: pratichi le arti marziali e puoi farmi a fette. Ora che ci penso, mi ricordi il personaggio di un film...»

Ymir lo scruta attentamente, riflettendo, per poi battere il pugno chiuso nell'altra mano.

«Ma certo! Vecchio, basso e cintura nera: sei il maestro Miyagi!» esclama, riferendosi all'attempato sensei di Karate Kid.

Ci provo a trattenermi, davvero, ma è più forte di me. Esplodo in una fragorosa risata, lacrime agli occhi e mani sullo stomaco mentre la castana, col solito sorrisetto strafottente in volto, indietreggia pronta a battere il ritirata.

«Brutta marmocchia insolente..!»

«Hai le gambe corte, non mi prenderai mai!» lo provoca, correndo.

«Scommetti?!» le risponde il corvino alle sue calcagna.

«Ti aspetto dal barbiere!!» grido per farmi sentire e, scuotendo la testa, mi incammino con Christa verso la bottega.

«Sei davvero felice Eren, sono mesi che non sorridevi così.» mi dice, accarezzandomi il braccio.

«Lo sono, è vero. Ho tutto ciò che desidero: la mia famiglia, un bel lavoro, dei grandi amici e l'amore della mia vita è di nuovo al mio fianco. Non potrei chiedere di più.»

La ragazza, minuta e dall'aspetto angelico, mi guarda da sotto le lunghe ciglia.

«Forse manca solo una cosa...»

«Oh, non preoccuparti. A quello ci ho già pensato.» le faccio l'occhiolino. Le porgo il braccio con galanteria e lei, con un aggraziato inchino, lo accetta volentieri.

«Guardali, che bella coppia!»

«Sì, sono bellissimi... Stanno proprio bene insieme.»

Alle parole di quei passanti, io e Christa ci guardiamo per poi scoppiare a ridere.

«Se solo sapessero..!»

· Levi ·

Maledetta spilungona dalle gambe lunghe..! Mi fermo, cercandola con lo sguardo, ma sembra essere svanita nel nulla.

Decido di incamminarmi per raggiungere di nuovo Eren, quando qualcosa cattura la mia attenzione.

Posizionato all'anulare del calco di una mano, un anello luccica esposto alle luci della vetrina di una gioielleria. Ciò che mi colpisce maggiormente è il tema che rappresenta. Appartiene ad una linea denominata "Wings of Freedom": l'oro bianco è stato lavorato e inciso affinché mostrasse un'ala e, alla sinistra di quest'ultima, tre magnifici smeraldi brillano in tutto il loro splendore.

Immediatamente penso a Eren, al colore delle sue iridi, pure e limpide proprio come quelle pietre preziose, a come lui mi abbia liberato dai miei fantasmi e mi abbia donato più di quanto effettivamente meritassi.

Amore, vita, speranza.

Prendo il cellulare e lo telefono.

«Levi, dove sei? Ymir è qui da almeno un quarto d'ora, non smette di dire che hai i riflessi di un bradipo...»

«Dì a quel maschio mancato che non appena la vedo le faccio il culo. Ad ogni modo volevo informarti che faccio un salto a trovare Farlan e Isabel.»

«Vuoi che ti accompagni..?»

«No, pota pure il tuo cespuglio. Ci vediamo stasera a casa, va bene?»

«Come vuoi. Ti amo

«Anche io.»

Concludo la chiamata per poi comporre subito un altro numero.

«Pronto?»

«Buongiorno Signora Carla, sono Le-»

«Levi!! Cielo, sei tornato! Grisha, è tornato!!» esclama in preda all'eccitazione e al sollievo, e sento il marito risponderle «Non ne ho mai dubitato, per sopportare Eren ha la scorza dura..!»

«Oh, sta zitto!» lo rimprovera per poi rivolgersi di nuovo a me «Caro, quando passate a trovarci?»

«Non appena possibile, glielo prometto, ma prima ho un favore da chiederle.»

«Tutto ciò che vuoi.» e, proprio come con il figlio, so perfettamente che sta sorridendo.

Il cimitero è silenzioso come al solito.

Il Sig. Arlert, da quando ha saputo che io ed Eren stiamo insieme, sembra avere più a cuore il luogo dove riposano i miei amici: è sempre pulito, ben curato, l'erba falciata di fresco ed anche oggi non è da meno. Considera il mio ragazzo come un nipote e, di conseguenza, lo sono diventato un po' anche io.

Mi inginocchio di fronte le lapidi, accarezzando i loro volti.

«Ciao Isabel. Ciao Farlan. Sono tornato.»

Mi accomodo meglio, iniziando a parlare con loro.

«Ho firmato il congedo. Definitivamente stavolta, mi sono assicurato che fosse tutto in regola. Ho intenzione di iniziare da capo, ripartire da zero. Vi ho già parlato di Eren. È ciò che di più bello potesse mai capitarmi, sono certo che lo avreste amato. So che è quello giusto.»

E mentre confesso loro quanto mi senta felice, pongo loro una domanda alla quale so che non riceverò risposta. Eppure mi sembra quasi di sentire il loro calore alle mie spalle, quasi fosse un abbraccio, ed il vento alzarsi per qualche secondo scompigliandomi i capelli.

Vai.

Sono certo di aver immaginato quel sussurro, ma inevitabilmente sento gli occhi pungermi e li strofino forte. La loro benedizione era più di quanto potessi immaginare.

Saranno per sempre la mia famiglia.

È sera, dovrebbe arrivare a momenti ormai.

Sento la porta d'ingresso aprirsi.

«Levi, sono tornato!»

«Tutto bene? Come mai tutto questo tempo?» grido dalla stanza da letto per farmi sentire.

«Mi ha chiamato mia madre. Mio padre ha mal di schiena ed era saltato un tubo sotto al lavandino. Sembrava fosse stato preso a martellate tanto era rot-»

Varca la soglia della stanza e resta senza fiato. Entrambi in realtà, anche se per motivi diversi. I suoi capelli sono di nuovo corti, proprio come quando ci siamo conosciuti, e mi sembra che il tempo si sia riavvolto su sé stesso riportandomi indietro. Ma tante, troppo cose sono diverse da allora e la prima di queste sono proprio io.

Eren invece fissa incredulo la camera: luci soffuse, candele profumate, petali rossi ovunque. Ho comprato dei cioccolatini nudi nella miglior pasticceria della città, e lasciato aperta sul letto la scatola affinché li veda. Forse, nella mia mente, prendendolo per la gola e stupendolo ho maggiori chance di successo.

«Levi, cosa...»

Mi avvicino a lui, stringendo le sue mani tra le mie.

«Sei stato il mio primo amico dopo tanto tempo: hai guarito il mio animo con la tua sola presenza, la tua inesauribile energia e il tuo affetto incondizionato. Sei stato il primo vero amore: quello che ti consuma e ti infiamma, distruggendo tutto al suo passaggio e facendo germogliare nuove emozioni. Sei stato il mio primo sogno: non avevo mai desiderato qualcosa per me soltanto così intensamente, prima di conoscerti.»

Eren è inebetito, mentre io raccolgo il coraggio per dirgli la cosa più importante. Le sue iridi riflettono la tenue luce delle piccole fiamme che scaldano l'atmosfera.

«È quello stesso desiderio che mi spinge a volerti come mio compagno: l'unico in grado di stare al mio fianco, con la speranza di essere abbastanza degno per restare al tuo. Non deve necessariamente essere ora, Eren. Ti aspetterò per tutto il tempo che vorrai, con la stessa pazienza con cui tu hai aspettato me. Voglio solo sapere se tu...»

Mi inginocchio ai suoi piedi estraendo la scatolina in velluto nero, aprendola per mostrargli il contenuto. Tengo il capo chino, le palpebre serrate. Un ultimo respiro.

«Vuoi sposarmi?»

«Vuoi sposarmi?»

Apro gli occhi di scatto, nell'udire la sua voce pronunciare le mie stesse parole. Il suo sguardo è alla stessa altezza del mio. Eren è la mia immagine speculare, ginocchio sul pavimento ed una scatola simile alla mia tra le mani. Ma è quando vedo l'anello al suo interno che il mio cuore accelera il proprio battito.

Fa parte della stessa linea di gioielli. Adagiato su un cuscinetto bianco perla che ne risalta il colore nero, l'anello ha incastonate al suo interno tre magnifici zaffiri blu, accanto un'ala che è la perfetta compagna di quella intarsiata sull'anello destinato ad Eren. Anche lui, nell'accorgersi di quella strana coincidenza, è incredulo.

Ci guardiamo per qualche istante prima di scoppiare a ridere.

«Quando lo hai preso?» mi domanda, incapace di essere serio per un attimo.

«Stamattina, dopo aver rincorso la spilungona. E tu?» gli sorrido.

«Il giorno in cui sei partito.»

Quella rivelazione mi sconvolge.

Eren mi guarda, le sue labbra piegate all'insù mentre disegna sul dorso della mia mano piccoli cerchi col pollice.

«Vorrò sempre e solo te per tutti i giorni della mia vita, Levi.»

Lentamente fa scorrere il cerchio nero al mio anulare sinistro. È perfetto in tutto, persino la misura.

«Sì, voglio sposarti Eren.»

Con dita tremanti imito il suo gesto, e l'oro bianco contrasta con la sua carnagione naturalmente dorata.

«Ed io voglio sposare te.»

Le nostre braccia si allungano, i palmi combaciano, le dita si intrecciano, le fronti si toccano.

«Adesso però ho un dubbio.» mi dice.

«Quale?»

«Chi prenderà il cognome dell'altro?»

Mi viene da ridere e lui mi imita.

«Beh, facciamo così. Saremo entrambi Ackerman Yeager. Cosa ne pensi?» gli propongo.

«Che è perfetto.»

Le nostre labbra si uniscono, rincorrendosi giocosamente nel più dolce dei baci.

Abbiamo tempo e le nostre ali a guidarci, fino alla fine dei nostri giorni.

Continue Reading

You'll Also Like

187K 7.1K 68
«"Dimmi che non è un addio", così lontana ma anche così vicina» ⇨♥ «Lo sapevo che non te sarebbe andata bene, non sei il tipo de persona che da secon...
75.3K 2.8K 13
Mio. Lui deve essere mio. Questo é ciò che pensa l' Alpha dei Darck Soul. Ma il ragazzo che ha riconosciuto come suo compagno chissà se la pensa così...
800 80 5
Creatura più bella, Louis non ne aveva mai vista. Docile e aggraziata cercava di nascondersi dietro ad uno scoglio, ma i riccioli e la sua curiosità...
39.2K 2.3K 42
𝗗𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗦𝘁𝗼𝗿𝗶𝗮: "𝐄 𝐨𝐠𝐧𝐢 𝐯𝐨𝐥𝐭𝐚 𝐜𝐡𝐞... 𝐓𝐮 𝐦𝐢 𝐜𝐚𝐝𝐢 𝐟𝐫𝐚 𝐥𝐞 𝐛𝐫𝐚𝐜𝐜𝐢𝐚..." "𝐏𝐢𝐜𝐜𝐨𝐥𝐚..." sussurra prima di bu...