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Caterina Maggioli sa benissimo che non tutto può durare per sempre; le amicizie, gli amori, la famiglia. Tutt... More

21 Aprile 2013 - Austin, Texas.
4 e 5 Maggio 2013 - Jerez de la frontera, Spagna.
18 Agosto 2013 - Indianapolis, USA.
19 Agosto 2013 - Indianapolis, USA
12 Settembre 2013 - Misano, Italia.
21 ottobre 2013 - Phillip Island, Australia.
21 Ottobre 2013 - Phillip Island, Australia.
7 Novembre 2013 - Valencia, Spagna
10 Novembre 2013 - Valencia, Spagna.
1 Dicembre 2013 - Cervera, Spagna.
2 Dicembre 2013 - Rufea, Spagna
5 Dicembre 2013 - Andorra la Vella
10 Dicembre 2013 - Rimini, Italia.
22 Dicembre 2013 - Cervera, Spagna
25 Dicembre 2013 - Cervera, Spagna.
26 Dicembre 2013 - Cervera, Spagna.
12 Aprile 2014 - Austin, Texas
27 Aprile 2014 - Termas de Rio Hondo, Argentina.
31 Maggio 2014 - Mugello, Italia
31 Maggio 2014 - Mugello, Italia.
4 Giugno 2014 - Rimini, Italia

19 Maggio 2013 - Le Mans, Francia.

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La seconda vittoria in Moto3 era arrivata a sorpresa, non tanto perché non si fidasse della KTM che guidava, quella moto si era rivelata perfettamente performante dalla prima volta che ci era salita e, nonostante la caduta in Qatar, le aveva già dato prova di darle tutto il necessario per combattere fino alla fine, aiutata anche dal suo fisico minuto, per quanto allenato, che metteva meno stress sulle gomme facendola arrivare a fine gara con quel qualcosina in più necessario per agguantare una posizione e tenersela. Non si era fermata nei box più del tempo necessario per le foto di rito con i tecnici e i soliti festeggiamenti post podio, preferendo scomparire nel retro per una sigaretta prima di tornare a chiudersi nel motorhome, possibilmente a recuperare le ore di sonno che aveva perso nei giorni precedenti. La vita di un riminese era fin troppo etnica, la vita di un riminese quando iniziavano a riaprire i bar sulla spiaggia diventava un casino di dimensioni epiche, soprattutto quando i propri amici decidevano di dover festeggiare la nuova stagione con un giro bar che l'aveva fatta tornare a casa alle tre di giovedì mattina con più alcol che sangue in corpo.

Per fortuna le era bastata la giornata di giovedì per smaltire postumi e tasso alcolemico, altrimenti non avrebbe nemmeno potuto correre la gara e sarebbe stato un peccato, dato che quella gara le aveva regalato venticinque punti che, in ottica campionato, valevano più dell'oro; soprattutto dopo lo zero che aveva rimediato sul circuito di Losail.

Aveva appena fatto in tempo a buttarsi sul divanetto della zona giorno, la tuta da gara abbandonata su una sedia nel cucinotto e addosso un paio di pantaloni di una tuta e una canotta nera, che una serie di colpi erano risuonati in modo secco dalla porta.

La riminese si era guardata attorno con aria infastidita stirando le braccia di fronte a sé e osservando i suoi polsi tatuati con aria critica prima di tirarsi lentamente in piedi, ruotò lentamente il collo, portando le dita affusolate a massaggiare il muscolo indolenzito che lo collegava alla spalla. Alla fine si decise ad andare ad aprire la porta, appoggiandosi allo stipite e osservando le due figure in piedi di fronte a lei con un sopracciglio alzato «Io capisco che voi due siate incollati alla vita, quello che mi confonde è per quale motivo abbiate pensato di presentarvi qui.» concluse osservando i due spagnoli in piedi sulla soglia, il maggiore aveva i capelli ancora bagnati dello spumante da podio nonostante non indossasse più la tuta da gara, ma piuttosto un paio di jeans e una maglietta con il suo 93 stampato sopra; Alex sembrava il più composto e anche l'unico che si fosse sprecato a farsi una doccia, se il modo ordinato in cui i capelli scuri gli ricadevano sulla fronte erano un qualche tipo di indicazione. Tenuta saldamente nella mano del maggiore una bottiglia di spumante ancora chiusa dalla gabbietta in acciaio. Tutti molto bello anche se ancora non le era chiaro perché due spagnoli si presentassero al suo motorhome con dello spumante.

«Vamos Caterina! Volevamo festeggiare insieme a te!» la voce di Marc aveva un sottotono allegro mentre allungava una mano per spintonarla leggermente, un gesto amichevole che stonava fin troppo con il rapporto da conoscenti che avevano instaurato nei loro festeggiamenti dopo la gara a Jerez.

Caterina Maggioli poteva contare sulle dita di una mano le persone di cui poteva sopportare, malamente, la presenza dopo una gara e i Marquez non rientravano in quel gruppo «Non capisco come mai, onestamente.» ripetè con lo stesso tono piatto, perché veramente non capiva la loro presenza e, se doveva essere onesta, quel tipo di comportamento non era esattamente nelle sue corde.

Il sorriso incredibilmente dolce che si era aperto sulle labbra di Alex, l'unico del terzetto a non aver finito la gara sul podio, era stato l'unico motivo per cui si era decisa a fare un passo indietro, facendo ai due cenno di entrare prima di chiudere la porta alle loro spalle.

Non avrebbe mai più seguito i consigli del suo manager sull'essere amichevole.

Era tornata a buttarsi sul divano dopo aver recuperato tre bicchieri e una bottiglietta d'acqua, Alex Marquez era ancora minorenne dopotutto e non poteva sapere se avrebbe indugiato anche lui nell'alcol che sembrava piacerle fin troppo e che, apparentemente, era apprezzato anche dal maggiore dei fratelli.

Non era ben sicura di come, un paio di ore dopo, si fosse ritrovata leggermente brilla e seduta tra i due spagnoli che, con tutta la nonchalance del mondo, si erano sbragati sul suo divano quasi il motorhome fosse il loro. Quello di cui era certa era che stava ridendo come un'idiota a un qualche aneddoto del maggiore sulla loro infanzia raccontato in una mistura di italiano e spagnolo che forse la faceva ridere più della storia stessa.

La sua mano era passata tra i capelli biondo platino, cercando di ravvivare il ciuffo che ora giaceva contro la sua fronte in modo del tutto scomposto «Se Max mi vedesse adesso,» dichiarò alla fine scuotendo lievemente la testa «si pentirebbe dei suoi consigli sul fare amicizia con gli avversari. Normalmente dopo una vittoria mi faccio bastare lo champagne del podio.»

Il braccio muscoloso di Marc le era passato attorno alle spalle, accompagnato dalla risata rumorosa e ben poco elegante dello spagnolo «Oh, Querida, il tuo manager se ne pentirà amaramente, essere amici dei Marquez non porta mai a nulla di buono.» concluse, l'italiano più strascicato del solito, probabilmente per colpa dell'alcol, dato che la bottiglia di spumante ora giaceva vuota sul tavolino e, considerando che Alex si era rifiutato di berne più di un bicchiere, il resto se lo dovevano essere scolati loro senza nemmeno accorgersene.

Caterina sbuffò una mezza risata, lanciando un'occhiata ad Alex che era impegnato a ridersela sotto i baffi stando ben lontano dalle cazzate che stavano dicendo lei e suo fratello, probabilmente il più giovane era anche il più saggio di tutti loro «Ho l'idea, Marquito, che l'unico Marquez che potrebbe crearmi problemi sia tu.» concluse lanciando un'occhiata divertita allo spagnolo e calcando con una certa dose di ironia sul soprannome idiota che gli aveva appena affibbiato. Fosse mai che lui si prendesse la libertà di chiamarla querida, che era abbastanza orribilmente sdolcinato da farle venire il latte alle ginocchia, e lei non trovasse un nomignolo altrettanto pessimo; quello era un gioco che, con i suoi amici, faceva fin troppo spesso.

Alex passò lo sguardo tra i due ventenni con un sospiro esasperato perché l'idiozia di suo fratello, probabilmente aiutata dall'alcol, sembrava aver momentaneamente contagiato anche la Maggioli che lui era abituato a vedere fin troppo composta e seria durante la preparazione per le gare «Dos idiotas,» mormorò alla fine, lasciando cadere la testa all'indietro contro lo schienale del divano e sbuffando piano «Vosotros eres dos idiotas.» ripetè poi, passandosi le mani sul viso prima di tornare ad osservarli, ma il suo insulto era stemperato dal fatto che stesse sorridendo mentre lo diceva.

Marc scosse la testa al comportamento del fratello, ammiccando nella sua direzione «No podemos ser tan malo,» gli fece notare poi, il solito sorrisetto irriverente sulle labbra mentre allungava un braccio oltre la figura snella della ragazza per arrivare uno schiaffo sulla spalla a suo fratello «tu eres aún aquì. » gli fece notare, tornando a rilassarsi contro il bracciolo del divano un braccio ancora comodamente disteso sullo schienale alle spalle della riminese che, da parte sua, non parve nemmeno farci caso. Effettivamente Caterina era così abituata a quel genere di comportamenti da parte dei suoi amici da ignorarli per default e, aiutata probabilmente dal vino, anche ignorare il maggiore dei Marquez non le riusciva poi così difficile.

«Effettivamente se siamo veramente due idioti non vedo perché tu sopporti la nostra presenza, cioè capisco la sua;» la riminese indicò Marc con un gesto della mano, ignorando lo sbuffo infastidito che lasciò le labbra del catalano «ma proprio non vedo motivo per cui tu debba costringerti a sorbirti la mia.» concluse dando una pacca sulla spalla al suo compagno di box in un tentativo ben poco serio di rassicurarlo.

Alex alzò gli occhi al cielo, prendendo un sorso dalla bottiglietta d'acqua semi vuota che teneva in mano «Chi ti dice che non mi ci abbia trascinato lui, qui?» chiese alla fine, accennando alla figura ancora ghignante di suo fratello, ma già dall'espressione divertita del suo volto Caterina avrebbe potuto capire che stava mentendo, Marc non lo aveva trascinato proprio da nessuna parte.

«Se vogliamo essere onesti ci siamo trascinati qui a vicenda.» corresse il maggiore, steingendosi nelle spalle come se avesse detto la cosa più ovvia, come se fossero andati a invadere casa di una cugina piuttosto che di una collega.

La riminese sospirò piano, passando gli occhi da un fratello all'altro solo per poi scuotere la testa «Non avrò mai più pace, vero?» mormorò alla fine, un sottotono esasperato nella voce divertita, lei era lì per gareggiare, non per fare amicizia, ma apparentemente non aveva molta scelta.

Le era bastato il sorrisetto di Marc per capire che no, non ne avrebbe mai più avuto la pace e la tranquillità che tanto amava dopo una gara.

Okay, questo angolo autrice sarà uno scazzo, quindi se non avete voglia non leggete e amici come prima, nessuno vi obbliga.
Allora... da dove iniziare ah, si, iniziamo da questo: io non pretendo di essere una scrittrice e, anche quando scrivo, non pretendo di essere la Rowling o George Martin, questo detto però credo possiate capire che scrivere per un pubblico inesistente non è bello per nessuno.
Il che mi porta al secondo punto, non vedo perché continuare a pubblicare sta roba su una piattaforma se nessuno la legge e, anche chi la legge, non fa assolutamente nulla per farmi sapere se la apprezza o meno.
Se vi chiedete perché scriverlo qui piuttosto che nella storia su Viñales, anche lì uscirà lo stesso warning che sto per lasciare qui, quindi la prossima nota autrice ve la potrete bellamente skippare.
Ultimamente non ho più voglia di scrivere per il nulla, anche perché, se devo scrivere per me stessa, non mi sbatto nemmeno a fare tutto il resto e non mi do scadenze e date e impegni, ma soprattutto non sclero quando non riesco a rispettarli e vivo meglio, quindi dato che nessuno mi da un centesimo per scrivere qui, se la storia vi piace non vedo proprio quanto vi possa costare lasciare una stellina.

Bene, questo detto.
Spero il capitolo vi sia piaciuto, ci si legge alla prossima,
Peace & love,
Kate.

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