He kissed my lips, I taste yo...

By JennaOkazaki

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Quando Louis si trasferisce nell'appartamento accanto a quello di Harry, nessuno dei due pensa che cambierà l... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 11
Capitolo 12 - Parte I
Capitolo 12 - Parte II
Capitolo 13 - Parte I

Capitolo 10

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By JennaOkazaki


Quando Harry si sveglia, il piumone è misteriosamente scomparso e il corpo di Louis è ancora intrecciato con il suo. I suoi capelli soffici sfiorano il collo di Harry mentre la sua mano è stretta sulla maglietta del riccio, un piede nudo infilato tra quelli di Harry e di conseguenza incapsulato nel calore. Una delle sue cosce è posata su quella di Harry, e quando quest'ultimo apre gli occhi, è per trovare Louis sul suo stomaco, che gli si accoccola ancora più vicino. Louis stringe il materiale che copre lo stomaco di Harry, tirando giù il colletto della maglietta ed esponendo i pettorali all'aria fredda. Appare del tutto privo di dolore, il viso disteso e libero da qualsiasi linea di tensione, tutti gli arti molli e rilassati. Tuttavia l'occhio nero racconta una storia completamente diversa, in contrasto con una palpebra perfettamente liscia e olivastra che rende ancora più evidente il danno all'altro occhio. Nonostante questo, le sue sopracciglia non sono corrucciate e quando Harry le sfiora con un dito, per un attimo può fingere che il fragile uomo sdraiato sul suo petto non abbia passato la peggior cosa inimmaginabile. Può fingere che non si stia innamorando di una persona non del tutto integra.

Louis si muove, coprendo ancor più il corpo di Harry, la mano chiusa al suo fianco che stringe le lenzuola, mentre l'altra rimane avvinghiata alla maglietta di Harry. La coscia di Louis scivola in mezzo alle sue gambe e improvvisamente le loro posizioni della sera prima sono leggermente invertite, quando la coscia di Louis preme con decisione contro l'alzabandiera mattutina di Harry. Ciononostante, Harry riesce a sentire l'erezione altrettanto problematica premere contro la sua coscia. Anche nel sonno, Louis riesce a rovinarlo. Proprio allora, Louis emette una specie di gorgoglio sorpreso e un piagnucolio, e comincia a muovere il bacino verso il basso, premendo la coscia con maggiore insistenza contro l'erezione di Harry con ogni spinta. Harry non riesce a trattenere i gemiti soffocati che gli fuoriescono dalle labbra. Sente Louis cominciare a inumidirsi, e anche attraverso i pantaloni, il liquido filtra sulla coscia di Harry. Harry riesce a malapena a evitare di venire addosso all'altro ragazzo.

È lui quello sveglio e con il controllo della situazione... o almeno dovrebbe esserlo. Pertanto, non è un pretesto per mettere le sue mani sulle allettanti rotondità del culo di Louis, incorniciate perfettamente in quegli stretti e ridicoli pantaloni a quadri. Non è un pretesto per tastare quella morbidezza e stringere a tempo con i pesanti battiti del suo cuore. Non è di certo un pretesto per avvolgere il culo di Louis con le mani e premere, incoraggiandolo a cavalcare più velocemente la sua coscia... con più forza, incrementando la pressione sulla propria erezione fino a far venire entrambi nelle mutande come adolescenti in piena pubertà. No.

Cos'aveva detto a Louis la sera prima? Che erano stati presi nel momento... o dal momento... qualcosa riguardo alla perdita di razionalità? Era stato solo quello per Louis, un accumulo di tensione che aveva avuto bisogno di essere rilasciato. Harry è stato felice di aiutarlo e ha anche dato a Louis la spiegazione che aveva bisogno di sentire per assolverlo dal suo ingiustificato senso di colpa. Harry stesso ha finto di aver perso, per qualche motivo, il controllo sulle sue azioni. In realtà, benché non stesse certamente pensando lucidamente, non può dire che, se avesse avuto una seconda possibilità, si sarebbe comportato in maniera differente. Vorrebbe solo che fosse lui quello che Louis desidera. Harry avrebbe solo voluto che quando Louis si era strusciato su di lui, avesse pronunciato il nome di Harry, spinto non solo dal peso di qualcosa di solido tra le gambe. È l'unico rimpianto di Harry riguardo alla sera prima... che Louis sia stato preso dal momento piuttosto che dalla sensazione di essere con Harry.

Alla luce del giorno, non ci sono scuse. Non ci può essere una spiegazione soddisfacente perché Harry si masturbi senza l'esplicito consenso di Louis, e per quanto la sensazione gli faccia arricciare le dita dei piedi e bruci nelle sue vene oh, in modo così piacevole, Harry non può lasciar continuare quella situazione. Non può lasciare che Louis venga per la seconda volta senza capire cosa stia facendo. La sera prima è stato diverso. Non si è trattato solo di bisogno fisico. Si è trattato di guarigione e di togliere un peso dalle spalle di Louis. Si è trattato di non essere stato in grado di resistere al modo in cui le dita di Louis si sono aggrappate alla sua coscia per tenerlo fermo, e al modo in cui il suo respiro si bloccava in continuazione, minuscoli piagnucolii a fuoriuscire dalla sua bocca, trasformati in veri e propri singhiozzi quando il suo piacere l'ha avvolto e apparentemente sorpreso per la sua intensità.

Persino tra il senso di colpa di Louis e il desiderio di Harry per qualcosa di un po' più intimo, quei momenti di complicità sono stati genuini. Per un brevissimo istante, quando il bisogno li ha resi entrambi disperati, hanno scavato nei loro petti e afferrato gli organi tremanti all'interno. Louis ha tenuto il cuore pulsante di Harry nel suo pugno mentre bruciava d'affetto, profonda preoccupazione e incredibile stupore. Esponendosi in quel modo e andando in frantumi nel venire, Louis ha strizzato il cuore di Harry fino a farlo esplodere in tanti coriandoli. Guardare Louis è stata un'esperienza emotiva e mezzo. È stato come se tutto il dolore fosse insorto nel calore dell'orgasmo e avesse minacciato di inghiottirlo completamente, ma la scarica di sensazioni che ha ricoperto la sua pelle l'avesse rispinto indietro. Non era stato in grado di trovare una via attraverso le sue difese. La coscia di Harry sotto di lui l'aveva tenuto a terra, legato alla fisicità di essere con Harry piuttosto che il dolore che lo aspettava nel suo appartamento.

Sentire Louis lasciarsi andare nella doccia in quel modo, sentire i suoi muscoli contrarsi attorno al peso caldo delle braccia di Harry gli aveva ricordato tantissimo la prima notte che aveva passato da solo nel suo appartamento dopo essere andato via di casa. Aveva finalmente abbandonato il dolore e la pressione costanti che provenivano dal non essere mai stato quel figlio che i suoi genitori avrebbero voluto o saputo come amare. Aveva passato la prima notte nel suo nuovo appartamento con una bottiglia di vino rosso scadente e la sua macchina fotografica, scattando foto al cielo notturno attraverso la finestra della sua camera. Aveva abbassato lo sguardo sulle luci di Londra che avevano cominciato ad accendersi all'insorgere del buio e si era sentito lui stesso illuminato dalla distesa di libertà a sua disposizione. Era una libertà che esisteva dentro e fuori.

La casa dei suoi genitori era stata per lui buia e cupa; un mondo prigione. Persino le finestre erano state praticamente sbarrate, e Harry si era sentito in gabbia per tutta la sua vita. Si era sentito intrappolato in una vita che non voleva, in una casa a cui non apparteneva e con una mancanza d'affetto che non legava con il tipo di amore e passione che sentiva ribollire dentro di sé. Era stata così diversa quella prima notte da solo quando aveva guardato fuori, verso la città, il viola del cielo a dissolversi nel blu scuro, e poi dal blu al nero inchiostro, mentre il buio della notte avvolgeva Londra e le luci si accendevano dappertutto. Ogni cosa si era illuminata di giallo-bianco con alcuni punti rossi o verdi sopra locali o edifici vari. Harry aveva sentito il debole suono di una canzone acustica eseguita nel pub in fondo alla strada e aveva assaporato il dolce sussurrare di una coppia che si dava la buonanotte sotto casa, un'innocenza incorruttibile e seducente nel modo in cui la donna aveva ridacchiato e l'uomo aveva apparentemente coperto il suono con le sue labbra. Il cielo notturno si era allargato sulle torri della città, fiero e straordinario nella sua oscurità, anche quando aveva sussurrato un'abbondante ed erotica forma di magia. Il volto pallido della luna e la debole luce delle stelle che l'accompagnavano aveva gettato le basi per il romanticismo e la dissolutezza in egual misura. In realtà, quelle stelle erano mondi lontani, ma quando Harry quella notte le aveva osservate attraverso l'obiettivo della sua macchina fotografica, premuto contro la finestra per quanto il davanzale glielo permettesse, le aveva sentite inequivocabilmente vicine. Le stelle e tutto ciò che simboleggiavano.

Guardare Louis perdere se stesso era stato davvero simile a quel primo assaggio di libertà che aveva sentito allora. Lo stesso Louis è un animale in gabbia, che cerca di scappar via dal tocco poco gentile di Duncan. Vederlo lasciarsi andare completamente, simile al modo in cui lo fa quando ride o sorride, con gli occhi arricciati e le labbra morbide... è stata un'esperienza imponente. Ha riempito Harry di una venerazione più profonda per il ragazzo smarrito e bellissimo tra le sue braccia. Harry è precipitato sempre più in profondità quando il corpo di Louis ha tremato e si è contratto mentre buttava fuori tutta l'oscurità dentro di lui, il suo sperma caldo a sgocciolare sulla gamba di Harry e a far contrarre con interesse il suo uccello tra le gambe. Ma quello era il momento di Louis. Riguardava solo l'orgasmo di Louis, e Harry si era solo dovuto costringere a immaginare Niall al posto di Louis, e il suo uccello si era ammosciato immediatamente. Louis non aveva neanche notato la sua violenta eccitazione.

Per la stessa ragione, Harry si era occupato del cuore di Louis, avvolgendo i minuscoli pezzi tra le sue mani e tenendoli al sicuro mentre Louis era immerso in ogni movimento. Quando il senso di colpa e la ripugnanza per il proprio comportamento l'avevano sopraffatto, Harry l'aveva convinto che un momento di leggerezza non fosse qualcosa di cui vergognarsi. Lo preoccupava il fatto che Louis potesse aver provato una sensazione di tradimento nei confronti di Duncan, il suo aggressore, ma Harry aveva calmato la sua mente ansiosa semplicemente cercando di farlo sentire meglio. Aveva sentito il cuore di Louis, ferito e aperto nella sua mano mentre tremava sotto il peso di tutta quella pressione che non aveva ancora scacciato e tutte quelle forze a massacrarlo dall'esterno, su cui non era ancora riuscito a prevalere. Harry aveva appianato con i pollici le estremità a brandelli e lacerate e si era avvicinato, posando le labbra sulla crepa che aveva cominciato ad aprirsi come una ferita sanguinante. "Ce la farai, piccolo," aveva sussurrato, immaginando la magnificenza del momento in cui Louis comincerà a ricucire il suo cuore e guarire dall'interno. Aveva pensato a quella canzone di Ed Sheeran, quella che parla di lucciole, o qualcosa del genere... "little one, lie with me."

Louis l'aveva fatto, dormire con lui, persino dopo quello che era successo nella doccia e il suo schiacciante senso di colpa. Aveva pregato Harry di restare, e doveva significare qualcosa, anche solo che Louis avesse avuto bisogno di lui in un modo in cui non ne aveva avuto bisogno fino a quel momento. Harry non può rovinare tutto ora... non con un rapido e umido orgasmo rilasciato contro la sua coscia. Harry sa che scorrerebbe attraverso il suo corpo e getterebbe tutto in quel bellissimo stato di caos che sembra prenderti appena prima che il mondo torni in asse o imploda. Harry non è semplicemente pronto a rischiare che il mondo imploda. Non vuole che Louis si svegli con dello sperma a seccarsi sulla sua gamba e all'interno dei suoi pantaloni e aver ragione nel pensare che Harry sia così dannatamente irrecuperabile da non aspettare nemmeno che sia cosciente. No. Harry non è Duncan e non prenderà quel che Louis non è pronto o non vuole dare.

Invece, gli avvolge i fianchi, premendo i pollici sulla sua schiena nello stringere con delicatezza e massaggiare la pelle morbida. Si toglie Louis da dosso, e il ragazzo piagnucola solo per un secondo, così Harry lo considera un successo. Non importa che voglia zittire quel suono bisognoso con un bacio. Non importa che sia uno sdolcinato che vuole sussurrare nell'orecchio di Louis, "Ci sono qua io, piccolo. Non ti lascio. Solo che non riesco a sopportare di toccarti in questo modo quando non riesco a sfiorare il tuo cuore."

Harry si alza e sistema il piumone su Louis, ancora sdraiato sullo stomaco, i suoi respiri profondi che si intervallano a dei deboli fischi dal naso, non proprio un russare. È adorabile. Peggio... o meglio, comunque, è il modo in cui i capelli si diramano sul cuscino di Harry, nascondendogli completamente il collo e rendendoli l'unica cosa visibile da sopra la coperta. Sembra così a suo agio nel letto di Harry, i suoi arti allungati in tutte le direzioni e le guance premute contro le lenzuola.

Harry non sa quando ha deciso che andasse bene innamorarsi del ragazzo della porta accanto. In realtà, è piuttosto sicuro che non l'abbia deciso, ma guardando Louis, avvolto nelle sue coperte, a casa nelle sue lenzuola, e spaparanzato in modo adorabile sul suo letto... Harry sa che è una causa persa. Fa scorrere una mano dalla testa di Louis fino alla parte bassa della sua schiena, coperta dal morbido piumone. Preme leggermente la mano in quel punto, e Louis inarca la schiena, muovendosi verso il tocco. È sveglio? Louis respira profondamente, disperato e appagato allo stesso modo. Poi un altro debole fischio gli fuoriesce dal naso e sprofonda nuovamente tra le lenzuola mentre Harry sorride dolcemente, le ciglia a sfiorargli le guance nel guardare affettuosamente la nuca di Louis. Un idiota in adorazione.

"Sogni d'oro, piccolo," sussurra, accarezzandogli la schiena, "Ti prometto che sarò qui quando ti sveglierai."

Harry vacilla verso la cucina e comincia a preparare la colazione per entrambi. La sua mente, però, è piena di Louis; il suo dolce profumo, le sue minuscole labbra strette in un sorriso, la sua testa gettata indietro in estasi... che sembra non riuscire a sostenere alcun livello di concentrazione. Sbatte l'anta della credenza contro il ginocchio quando la apre per recuperare la padella, e sbatte la testa sul bancone nel raddrizzarsi, facendo cadere la padella sulle mattonelle con un forte rumore metallico che riecheggia nell'appartamento. Harry non riesce a credere che Louis non si sia svegliato, ma ahimè, Harry rimane lì fermo per un minuto, gelato, senza alcun segno di vita dal corridoio, prima di continuare con il suo lavoro. Quando sente un bussare alla porta, ha già sistemato i toast imburrati su due piatti, fritto le uova e la pancetta alla perfezione ed è solo in attesa che l'acqua per il tè di Louis cominci a bollire.

"Ahia, cazzo," impreca, quando sbatte il piede contro la gamba del tavolo nell'avviarsi verso la porta.

Deve davvero imparare meglio a fare più cose contemporaneamente... padroneggiare l'arte del sognare a occhi aperti e lavorare allo stesso tempo. Perché non riesce a immaginare di tirare fuori stupide risatine dalla bocca di Louis con qualche bacio senza perdere completamente di vista quel che sta facendo nel mondo reale? Harry scaccia la propria idiozia dalla testa e apre la porta d'ingresso, rivelando Liam, Zayn e Niall, tutti e tre con varie espressioni preoccupate in viso.

Liam sembra quello messo peggio, ovviamente, le mani sulla testa come se fosse finito a strapparsi i capelli e poi avesse dimenticato di non averne più. I suoi occhi lucidi trasudano così tanto amore per l'uomo nel letto di Harry e così tanta ansia che Harry si ritrova a chiedersi come sia passato dall'essere il personal trainer di Louis a suo non intenzionale protettore e migliore amico. Perché è stato così difficile per Louis aprirsi con Harry, quando a tutti gli effetti, sembra che Liam non abbia avuto alcun problema? D'altra parte, quando Louis ha avuto bisogno di un posto in cui stare non è andato da Liam, non è andato da Taylor, e avrebbe potuto. L'avrebbero entrambi accettato e accolto a braccia aperte, Harry ne è certo. Eppure Louis è aggrovigliato nelle sue lenzuola, nel suo letto, apparentemente più felice di essere lì che in qualsiasi altro posto.

Liam sembra essere stato vestito da Zayn contro la sua volontà. Indossa un dolcevita grigio un po' troppo stretto per lui, ridicolo sul suo fisico muscoloso, ed è abbinato a un paio di jeans nero carbone risvoltati sulle caviglie, chiaramente fatti per le gambe assurdamente lunghe e perfette di Zayn. Un accendino verde brillante è infilato in una delle tasche anteriori dei pantaloni, e il bottone in cima non è chiuso, la cerniera mezzo aperta. Gli occhi di Liam sono rossi e gonfi dalla mancanza di sonno o da qualcosa un po' peggiore, e appare tremendamente pallido, e l'espressione preoccupata di Zayn è completamente rivolta verso di lui, mentre posa una mano tra le sue scapole e sposta lo sguardo su Harry i suoi occhi nocciola si addolciscono con un'evidente supplica. E poi c'è Niall, appena dietro la coppia con uno zaino gonfio sulle spalle e un cipiglio esitante e non da lui che fa accigliare anche Harry.

"Che ci fate qui, ragazzi?" chiede loro Harry, confuso.

Saranno a malapena le nove o dieci del mattino, eppure quel trio di disperati è piombato nel suo appartamento come se Harry gli avesse consegnato a mano un invito cartaceo. Non che Harry non sia abituato alle visite inaspettate, essendo Niall praticamente un senzatetto e avendo Zayn spesso bisogno di un posto dove rifugiarsi quando immancabilmente ha un'ennesima, inutile e stupida discussione con quello stronzo del suo coinquilino. È solo che Zayn e Niall tendono a presentarsi separatamente. Zayn con metà del suo guardaroba in una costosa valigia e le sue inconfondibili sigarette infilate nella tasca, e Niall con la sua chitarra sulla spalla, qualche drink e tutto il cibo che riesce a comprare con la sua elemosina. Harry non è abituato al fatto che Zayn si presenti con il suo ragazzo imbronciato e con gli occhi da cucciolo bastonato, e con un Niall decisamente cupo al seguito, senza alcuna traccia di gel tra i capelli e una supplica negli occhi che sembra dire, "se non ci fai entrare ci sarà l'anarchia, qui e ora."

"Harry," dice Liam, e la sua voce raggiunge a malapena quel decibel necessario a Harry per sentirlo, "Devo vederlo."

Uhm–"

"H," Zayn allunga una mano e gli stringe la spalla, lo sguardo deciso, "ha cercato di dargli spazio. Sapeva che Louis probabilmente non era pronto a vedere gente, ma non ha dormito. Facci entrare e basta, okay?"

"Voglio dire, sì, potete entrare..."

Liam si precipita all'interno, Zayn a seguirlo a ruota, ma Niall rimane timidamente all'entrata, senza muoversi, mentre si sistema le cinghie sulle spalle, e i suoi occhi blu guizzano con incertezza. D'un tratto sembra così giovane, e Harry smette di torcersi il labbro, pensieroso, per tirare Niall nell'appartamento, avvolgendolo in un forte abbraccio.

"Stai bene, Nialler?" sussurra.

Niall si scosta con le braccia ancora attorno alla vita di Harry e gli rivolge un sorriso sghembo, ma appare ancora insolitamente sopraffatto.

"Non riesco a crederci... lui sta bene?" Niall deglutisce, "Louis è così piccolo. Quando Zayn me l'ha detto, ho iniziato a immaginare questo Duncan prenderlo a pugni e–" rabbrividisce, così come Harry, "è solo che... non ho mai conosciuto nessuno che ha subito abusi prima d'ora. Mi fa star male, Haz."

Harry toglie la borsa dalla spalla di Niall e la posa sullo schienale del divano dove sono seduti Zayn e Liam, Liam accoccolato contro il fianco di Zayn mentre quest'ultimo gli accarezza i capelli e lo consola, sussurrandogli parole che Harry non riesce a sentire.

"C'è solo qualche DVD, qualche gioco, merendine... le solite cose," Niall gesticola senza convinzione verso la borsa e scuote poi la testa, gli occhi sul pavimento, "probabilmente non ha molto senso, eh? È solo che... ero da Ashton, e ho preso tutto quello che mi ha lasciato prendere. Non sapevo cosa... lo sai che non conosco bene Louis, ma–"

"Ehi," dice Harry, sfregando le spalle di Niall con le mani.

Niall solleva lo sguardo solo per inarcare un sopracciglio nella sua direzione. Harry lo ignora. Potranno anche essere amici stretti, ma non in questo modo. Harry potrebbe essersi abituato un po' troppo a stare con Louis, che non sembra trovare affatto strani i suoi gesti intimi, che sembra gradire i suoi tocchi.

"Ehi," ripete Harry, stringendo le spalle di Niall. Così va meglio, un po' più platonico. "È stato molto gentile da parte tua, Ni. Lo apprezzerà. So che è difficile pensarci... e forse è più difficile per te capire come affrontare la cosa quando lo conosci persino meno di quanto lo conosca io, ma è un bel gesto," Harry indica la borsa, "questa è la cosa migliore che potessi fare. Senza impegno, solo buon cibo e passatempi. Credo che gli piaccia essere coccolato... solo che a volte non sa come ammetterlo."

Niall alza gli occhi al cielo, e c'è un sorrisetto sincero ora sulle sue labbra, che risolleva anche lo spirito di Harry. Vedere Niall a pezzi per Louis è toccante, ma soprattutto sconvolgente. Harry sospetta che Niall ridesse e pensasse alla sua prima pinta persino quand'era solo una nocciolina irlandese nel ventre di sua madre. Niall è sempre stato un raggio di sole destinato a pigre domeniche in compagnia dei suoi amici.

"Cosa c'è?" dice Harry, un sorriso a tirargli gli angoli della bocca.

"Sono piuttosto certo che gli piaccia solo essere coccolato da te," dice Niall con enfasi, "e non sa ancora come ammetterlo. Mi chiedo come mai, H."

"Non so di cosa tu stia parlando," dice Harry con un'espressione sufficientemente seria.

Niall ridacchia e mormora qualcosa che suona come "quaranta minuti di tenerezza", ma non ha alcun senso per Harry, che si limita a scuotere la testa e spostarsi sul divano, sedendosi di fronte a Liam e Zayn.

"Posso vederlo?" chiede Liam, sollevando la testa dalla spalla di Zayn per guardare Harry con uno sguardo esausto.

Zayn continua ad accarezzargli la testa, con un braccio stretto attorno alle sue spalle, e Liam non è mai sembrato così vulnerabile. La sua voce è densa di tristezza e la gola sembra bloccata dalla pressione di trattenere le sue emozioni e forse anche le sue lacrime. È inconcepibile come Louis sia finito con un tale imbecille come fidanzato ma un tale tesoro come migliore amico.

"Sta dormendo," dice Harry, e il viso di Liam si rabbuia, mentre Zayn lancia un'occhiataccia a Harry per qualcosa che francamente non è neanche un po' colpa sua, "ma stavo giusto per portargli la colazione. Puoi portargliela tu per me."

Liam copre un minuscolo singhiozzo di sollievo con un colpo di tosse eccessivamente profondo ed esagerato. Zayn gli sorride con tristezza, premendogli un bacio sulla guancia. A Harry potrebbe essere venuto un nodo alla gola solo guardandoli. Niall è seduto accanto a lui, con la colazione di Harry sulle gambe, divorandola in velocità, ma sorride con la bocca piena, e Harry non può fare a meno di sorridergli di rimando. Quella è la sua famiglia, proprio lì in quell'appartamento. Quei ragazzi e Gem, sono tutto per lui. Zayn è sempre stato come un fratello, Niall la sua salvezza, e ora c'è Louis, e anche Liam. Liam che, ammettiamolo, era comunque destinato a conquistare Harry con il suo interesse per Louis. Liam, con quel cuore d'oro che ora appartiene a Zayn, che merita quel tipo di amore nella sua vita più di chiunque altro Harry conosca, con la sola eccezione dell'uomo ferito e distrutto che dorme profondamente in fondo al corridoio. Louis si merita tutto l'amore del mondo, e Harry si rende conto in quel momento che ne ha in abbondanza proprio lì, tra quelle quattro mura.

"Sarai con lui tra un attimo, amore," lo tranquillizza Zayn, la mano che scende a stringergli il polso, "Lou sarà felice di vedere il tuo bel faccino."

Liam e Zayn si scambiano un bacio profondo e nauseante che prevede un disgustoso rumore di risucchio. Harry si vergogna un po' del fatto che sappia esattamente come bacia Zayn, succhiando la lingua dei ragazzi tra i denti come una specie di cannibale. Eppure, è ipnotizzante il modo in cui si fondono l'uno nell'altro. È come la luce del sole che si dissolve lentamente nel buio in un caldo giorno d'estate, o come le foglie verdi e rigogliose che si trasformano in quel meraviglioso marrone-dorato con l'insorgere dell'autunno. C'è qualcosa in ogni loro gesto che è chiaramente intimo e prezioso. Harry ha l'imprudenza di chiedersi se somiglia almeno un po' al modo in cui si toccano lui e Louis, per quanto sia platonico.

"C'è un vassoio sotto il lavandino," Harry indirizza Liam con un sorriso paziente, "e l'acqua ha appena bollito, quindi puoi fargli il tè."

Liam gli sorride di rimando e si alza dal divano. Prima di avviarsi, si china e avvolge Harry in un forte abbraccio, sussurrandogli all'orecchio.

"Grazie," dice, "Avevo paura che non me lo lasciassi vedere... o peggio, che lui non volesse vedermi."

Harry annuisce contro la spalla di Liam.

"Solo, non andare lì dentro e–"

"Lo so," lo interrompe Liam, la voce ferma quando si scosta, "credimi... lo so."

Harry annuisce e cerca poi di ignorare la smania che ha di cacciare fuori i ragazzi e andare ad accoccolarsi nel letto con Louis, dormendo tutto il giorno e fingendo che il resto del mondo non esista.

**

"Tommo. Ehi, Louis... sei sveglio?"

Gli occhi di Louis fanno un rumore stranamente forte quando li apre. L'occhio destro gli brucia e lo sente pesante. La sensazione all'inizio lo confonde e il suo viso si piega in una smorfia d'incertezza nell'ignorare i grandi occhi castani che gli scrutano il viso e nel cercare di fare i conti col perché si senta come se qualcosa gli abbia sbattuto contro lo stomaco e scavato nel collo. Duncan.

Voglio che tu veda i segni della vergogna sulla tua pelle per settimane.

Louis non geme o fa uscire alcun suono, ma il suo respiro accelera per un attimo e i suoi occhi pizzicano dal dolore crescente. L'unica cosa che impedisce alle lacrime di traboccare sono gli occhi di Liam che perforano i suoi mentre gli solleva il cuscino e aspetta che Louis si metta a sedere prima di posare un grosso vassoio sulle sue gambe. C'è un piatto contenente alcuni toast leggermente imburrati con pancetta croccante e uova al tegamino, come piacciono a lui. C'è anche una tazza fumante di te in una tazza che dice "TEA ME UP", con il disegno di una mazza da golf sul lato. È stupido, orrido e tutto ciò che Louis si aspetta da Harry e dal suo terribile senso dell'umorismo. È in qualche modo confortante. Sei con Harry, ricorda a se stesso, e sei al sicuro qui.

"Ehi," ripete Liam, mentre Louis si porta la tazza alle labbra.

"Hai–" comincia a chiedere Louis, indicando il piatto con il mento nel posare la tazza.

"No," lo interrompe Liam, inclinando la testa verso la porta chiusa con un sorriso gentile sul volto, "è stato Harry. È... è davvero unico, lo sai?"

"Lo so," concorda Louis, la voce colma di emozioni.

Prende un altro lungo sorso di tè, per poi ficcarsi una forchettata di pancetta in bocca. È deliziosa, così deliziosa da farlo gemere a gran voce e sprofondare sul cuscino.

"Buono?" chiede Liam, piegando le labbra divertito.

La risposta di Louis consiste nel ficcarsi altro cibo in bocca, assicurandosi di raccogliere toast, uova e pancetta con la forchetta prima di quasi aspirare quel boccone cucinato in maniera impeccabile.

"Tu mangi, io parlo?" offre Liam.

"Che ci fai qui?" chiede Louis in risposta, le briciole che volano quando gli rivolge uno sguardo confuso.

Liam si acciglia, l'espressione ferita dal rifiuto. Louis allunga una mano per afferrargli il bicipite attraverso la maglietta, sfregando il pollice sul muscolo in quel che spera sia un gesto rassicurante.

"Scusami, Li," dice piano, "sai che non intendevo... te l'ho chiesto solo perché–"

Liam ridacchia inaspettatamente, facendo segno a Louis di continuare a mangiare, che è quello che fa, quasi senza una pausa. Gli sembra quasi di non mangiare da anni.

"No, non scusarti. Sono io che mi sto comportando come un idiota permaloso," Liam scuote la testa, autoironico, "e sto prendendo tutto troppo sul personale come sempre. Sono qui solo perché, be'... ero preoccupato per te, Tommo," lo sguardo di Liam sembra intensificarsi, e osserva Louis masticare lentamente con un sopracciglio inarcato, "e lo so che lo odi. Lo so che non vuoi che io stia qui a dirti... quello che è e farne una tragedia. Ora conosco Harry... E so che è molto meglio lui con te rispetto a me," Liam prende un respiro profondo ed è così a pezzi che Louis deglutisce, gli occhi che pizzicano, "e mi dispiace davvero da morire, Lou. Mi dispiace di essere stato troppo esigente... troppo critico. Non ci sono mai stato quanto ne avevi bisogno, e–"

"Liam, Dio, Liam," Louis butta giù un altro boccone e sposta poi il vassoio sul comodino. Allunga entrambe le mani e attira l'altro ragazzo tra le sue braccia, "non è colpa tua. Non è colpa di Harry... cazzo, vorrei solo che tutti la smettessero di incolparsi per i miei... per i suoi errori. Ti prego Li, ti prego, non pensare che solo perché la mia amicizia con Harry è diversa dalla tua... non sia abbastanza o cose del genere... che tu non sia abbastanza."

Liam allarga la mano sulla nuca di Louis, stringendogli delicatamente la testa, e quando il palmo preme su uno dei punti dolenti di Louis, quest'ultimo sussulta e trattiene il respiro. Liam si tira indietro con gli occhi sbarrati e preoccupati.

"Lou? Cazzo, Louis. Mi dispiace tanto. Ti ha... ti ha davvero fatto così male?" la voce di Liam trema quando allunga la mano per tracciare l'occhio pesto di Louis con la punta del dito, "ti ha massacrato, non è vero?"

Louis evita lo sguardo addolorato di Liam, infilando il piumone di Harry tra le dita mentre traccia la parte esterna del copriletto con gli occhi. Scrolla tristemente le spalle, perché è l'unica cosa che può fare. La verità è che Louis non aveva capito quanto Liam gli volesse bene, non fino a quell'esatto momento, quando gli occhi di Liam si concentrano sul suo viso come se non riesca a sopportare di catalogare l'entità dei danni ma debba saperlo comunque. È come se Liam debba sapere quanto le cose siano peggiorate in modo da trovare un modo per risolverle. Non che Liam possa... risolverle, ecco. C'è solo una persona che può curare le ferite in modo permanente, e quella persona è in un altro dannato continente.

"È solo che..." Liam espira come se stesse cercando di stabilizzarsi, la voce che si inasprisce con determinazione, "Non credevo che sarebbe arrivato a tanto. Lo temevo, ma non l'ho mai preso davvero in considerazione... Non ho mai pensato a quanto sarebbe stato orribile non sapere... perché non lo sapevo," Louis alza lo sguardo su Liam, i cui occhi sono bloccati in uno stato di angoscia e terrore incessante da cui non riesce a sfuggire, "Non sapevo se fossi... perché Harry... era con te e ha chiamato Zayn ma non... non ha detto praticamente nulla. E, Louis... Lo so che siamo sempre stati, lo sai... come due fratelli, a scherzare e prenderci in giro, facendo stronzate o perculandoci per gli esercizi di merda e cose del genere... ma voglio che tu sappia... Voglio che tu sappia che io ci sono," Liam gli afferra una mano e la stringe, le dita a coprire facilmente quelle piccole di Louis, mentre la sua voce si abbassa in un sussurro roco. "Ci sono sempre, se hai bisogno di più di un istruttore e un migliore amico di cui ti puoi fidare. Ci sono se vuoi semplicemente guardare film romantici o metterci lo smalto o farci le coccole–"

"Liam," lo interrompe Louis a bassa voce.

Liam tira su col naso e usa la mano libera per asciugarsi le lacrime, sollevando lo sguardo su Louis con l'imbarazzo palese nella sua bocca tremolante. Louis non si è mai sentito così fortunato per avere quel personal trainer scolpito e con gli occhi da cucciolo come migliore amico.

"Sì?"

La voce di Liam trema, e lui abbassa nuovamente lo sguardo sul suo grembo, mentre il respiro gli si blocca nel petto e si lascia scappare un singhiozzo soffocato.

"Ti voglio bene, okay?"

Gli occhi di Liam scattano su Louis e i suoi occhi si riempiono di lacrime, che non scaccia via.

"Ti voglio bene anch'io," dice, "ho avuto così tanta paura."

"Forza, allora," dice Louis con dolcezza, battendo la mano sul letto accanto a sé. "Cosa devo fare per avere un po' d'affetto da queste parti, Payno?"

Liam ridacchia e poi si infila sotto le coperte accanto a Louis, attirandolo immediatamente tra le sue braccia. Per qualche ragione non è imbarazzante, inappropriato o nessuna di quelle cose che Louis avrebbe ipotizzato che fosse, considerato che non hanno mai fatto niente del genere prima d'ora, così come frequentarsi fuori dalla palestra. Alla fine si allontanano appena, sdraiandosi sulla schiena l'uno accanto all'altro con le mani ancora intrecciate tra loro.

"Credo di essere innamorato di Zayn," geme Liam, gli occhi che si spostano su Louis per osservare la sua risposta.

Louis gli rivolge un sorrisetto.

"Cos'è che mi dicevi qualche mese fa, Payno? 'Non conoscerò mai nessuno, Louis. Morirò solo in una pozza del mio sudore su questo stesso pavimento della palestra," lo prende in giro.

"Oh, chiudi il becco," sbotta Liam.

Louis gli rivolge un sorriso tutto denti. Questo è quello che ama di loro due, che può essere sul suo letto di morte e del tutto sopraffatto da una malattia e Liam non sarebbe comunque in grado di trattenersi dal battibeccare con lui.

"Immagino tu non gliel'abbia detto."

Liam scuote la testa e sospira, disperato.

"Sono pur sempre un codardo."

Louis allunga una mano e gli dà uno schiaffo leggero sulla spalla con il dorso.

"Non sei un codardo," dice con convinzione, ma poi... "comunque, so esattamente come risolvere il problema. È qui ora, vero?" il silenzio di Liam conferma i suoi sospetti e quindi Louis alza la voce, gridando, "oh Zaaaaayn. Liam–"

Liam si gira sul fianco e schiaffa una mano sulla bocca di Louis, soffocando il resto della sua frase, mentre Louis ridacchia contro la sua mano, lo stomaco contuso che si contrae dolorosamente quando lo fa. Non l'avrebbe esposto davvero, ma è così divertente prendere per il culo Liam che Louis non sente la necessità di rivelare le sue vere intenzioni. Quando la porta si spalanca con un forte cigolio, i due si stanno rotolando sul letto con la mano di Liam serrata con fermezza sulla bocca di Louis, mentre quest'ultimo usa la forza di entrambe le braccia per cercare di rimuoverla, ridendo sguaiatamente per tutto il tempo contro il palmo di Liam.

"Ti stai rotolando sul letto del mio migliore amico con il mio fidanzato?" chiede Zayn con una cadenza pericolosa nella voce.

Liam e Louis si bloccano, Liam che incombe su di lui con la mano ancora a coprirgli la bocca, e gli occhi pieni di allegria quasi quanto quelli di Louis. Prima che uno dei due possa negarlo, Harry interviene con lo sguardo impanicato che penetrano il viso di Louis con apprensione.

"No," dice con veemenza, furioso, "il tuo ragazzo lo sta dannatamente soffocando. Che diavolo, Liam? Ti sembra che sia in uno stato adatto a fare la lotta?"

Liam toglie la mano dalla bocca di Louis e si rotola sul fianco, tutto il viso corrucciato dal senso di colpa. Louis gli afferra la mano e sposta lo sguardo su Harry con rabbia. Sta per fargliela pagare quando Niall spunta fuori da dietro Harry e Zayn e saluta Louis con la mano. Appare giusto un po' nervoso, mordendosi il labbro inferiore e spostando il peso da un piede all'altro. Ma quando parla, c'è un'autorità e un'allegria nella sua voce che scalda immediatamente tutta la stanza di diversi gradi.

"Ragazzi, propongo di darci tutti una cazzo di calmata. Louis, smettila di affliggere Zayn e Harry con gelosia e preoccupazione," ordina, notevolmente e forse intenzionalmente vago su chi potrebbe provare cosa. Louis nota il lieve rossore sulle guance di Harry prima che quest'ultimo abbassi la testa, lasciando che i suoi ricci formino una specie di tenda a bloccarne la vista. "Liam, smettila di sentirti in colpa perché Louis sembra felice quanto me quando sono sbronzo o ho fatto un pasto abbondante. Harry, dai tregua a quel ragazzo e Zayn... tu continua a fare quello che stai facendo perché sei purr-fetto. La possessività ti dona, Z. Adorabile, sul serio."

Niall allunga una mano per pizzicare il fianco di Zayn, che squittisce e salta di lato, i suoi capelli perfettamente acconciati che si afflosciano su un occhio mentre un'espressione comicamente infuriata riempie i suoi lineamenti.

"Brutto stronzo," impreca, tirando uno schiaffo sulla nuca di Niall, la frangia moscia che continua a ondeggiare di fronte ai suoi occhi, "mi hai rovinato i capelli."

Inizialmente Niall non risponde, e gli altri tre ragazzi rimangono in attesa, osservandolo col fiato sospeso. Dopo un attimo scrolla le spalle, un sorrisone a occupare metà del suo viso.

"Ti stanno meglio così."

Zayn spalanca la bocca e inarca le sopracciglia, offeso. Liam è il primo a scoppiare a ridere, Louis a seguirlo a ruota un attimo dopo. Harry osserva Niall, con un'espressione trionfante, e Zayn, con un broncio scontroso, e scoppia a ridere anche lui.

"Leeeyum," piagnucola Zayn, voltandosi e raggiungendo il suo ragazzo sul letto, "Leeyum, non ridere."

Liam si limita a trascinare Zayn accanto a sé e accarezzargli la frangia morbida.

"Scusa, amore," dice con una risatina, "ma sei adorabile senza il ciuffo."

Louis starnazza divertito quando Zayn tenta di colpire Liam, il quale para tutti i suoi colpi, baciandogli le nocche e facendolo solo apparentemente aumentare la sua rabbia. Harry incrocia lo sguardo di Louis, il sorriso che si allarga e le fossette così profonde sul suo viso che Louis vorrebbe solo premerci il pollice e sentirle tremare.

"Vado a prendere il film," annuncia Niall a voce alta.

"Film?" dice Louis con alte aspettative e un sorriso accecante.

Niall gli sorride con dolcezza, ma Louis si incuriosisce al rapido scambio di sguardi tra lui e Harry, il sorriso di Harry leggermente spavaldo mentre quello di Niall orgoglioso in maniera accecante e forse un pochino compiaciuto.

"Già, ho portato un po' di cose," dice a Louis, "Propongo di guardarci qualcosa e coccolarci sul letto di Harry. Che ne dite?"

Le mani di Zayn scivolano ai lati della testa di Liam e il ragazzo si china per baciargli le labbra, prima di voltarsi e rivolgere un sorrisetto a Niall.

"Sembra perfetto, Nialler."

"Appoggio l'idea," dice Louis sorridendo, "oggi non ho clienti."

"Sono d'accordo," dice Harry con un sorriso sincero, voltandosi poi per fare l'occhiolino a Louis, "ma solo a condizione che Zayn e Liam promettano di non limonare sul mio letto."

Louis ridacchia e Harry gli rivolge un sorriso raggiante.

"Non vi prometto niente," urla Liam da sotto Zayn, attirandolo giù dal collo per un bacio spinto e sdolcinato.

Quando Niall ritorna con Breakfast Club, i quattro si sono già accoccolati sul letto. Liam e Zayn si sono scambiati posizione, Zayn seduto contro il muro con Liam tra le sue gambe, i loro corpi assurdamente intrecciati. Harry e Louis sono disposti più o meno nello stesso modo, ma solo per lasciare spazio per Niall, ovviamente, Louis sistemato contro il petto di Harry mentre ignora sistematicamente gli sguardi degli altri ragazzi su di loro. Niall fa partire il DVD e sale sul letto, sdraiandosi di lato con la testa sul grembo di Liam e i piedi in quello di Louis. Louis gli fa il solletico alle dita e Niall scoppia a ridere sguaiatamente, spingendo poi i piedi puzzolenti contro il viso del ragazzo.

"Tieni quei cosi lontani da me," piagnucola Louis in maniera drammatica, tutto il viso occupato da un sorriso divertito.

Harry allunga una mano e allontana i piedi di Niall per lui, spostandola poi a coprire quella di Louis poggiata sul suo stomaco. Louis ringrazia il cielo che gli occhi degli altri ragazzi siano puntati sullo schermo della TV mentre Harry intreccia le loro dita, stringendo la mano di Louis, i polpastrelli che premono delicatamente contro il suo stomaco nello spazio tra le sue dita, mentre il suo maglione si solleva, scoprendo la sua pelle.

"Così va bene?" gli sussurra Harry all'orecchio, tamburellando con le dita sullo stomaco nudo di Louis per ribadire il concetto.

Il cuore di Louis gli trema nel petto e il suo corpo viene scosso da brividi e calore perché va troppo bene. Tutto quello che deve fare Harry è sistemare le dita negli spazi tra quelle di Louis e distruggerlo completamente, e quello di sicuro non va bene. È tutto sbagliato. Non dovrebbe sentirsi così vivo con il tocco di qualcun altro... ma riesce a sentire le cosce di Harry irrigidirsi attorno ai suoi fianchi in attesa di una risposta. Stende le gambe, allontanandole dal corpo di Louis, e tira il busto indietro, mantenendo le distanze. Non è quel che vuole Louis. Neanche un po'. Afferra le cosce di Harry, riportandole alla loro precedente posizione e facendo scivolare nuovamente la mano sotto la sua. Con un respiro tremolante, fa scorrere le loro mani intrecciate su e giù per il suo stomaco, odiando il modo in cui fa ribollire il suo sangue, ma amandolo allo stesso tempo.

"Va benissimo," sospira, "non ti agitare, Haz."

Harry avvolge l'altro braccio attorno a lui e lo attira più vicino, in modo che la sua schiena sia completamente appoggiata al suo busto. Il battito del cuore di Louis accelera dieci volte.

"Riesco a sentire il tuo battito nella tua pancia," gli sussurra Harry, allargando le dita sulla pelle di Louis per coprire metà del suo fianco e il suo ombelico.

Louis non sa nemmeno come sia possibile, ma sospetta che Harry debba sentire le farfalle che svolazzano nel suo stomaco, cantando le loro melodie e impedendogli di pensare lucidamente o concentrarsi sullo schermo davanti a sé. Harry questa volta muove le mani di Louis con le proprie, accarezzandogli lo stomaco con la punta delle dita.

"Hai un pancino adorabile," soffia Harry, "adorabile, proprio come te."

Louis chiude gli occhi e finge che le parole non vadano dritte al centro del suo petto, incasinando il suo accesso all'ossigeno e facendolo sentire completamente disossato dai sentimenti. Quando li apre, si focalizza invece su ciò che lo circonda. Liberando una mano da quelle di Harry, la allunga verso Liam, che afferra le sue dita e le stringe, un sorriso commosso sul viso mentre appoggia la testa contro la spalla di Zayn. Quest'ultimo abbassa lo sguardo, sorpreso, e i suoi occhi cadono sulle dita intrecciate di Liam e Louis. Sembra che la gelosia sia passata in secondo piano, perché si limita ad accarezzare la testa rasata di Liam e baciare dolcemente il lato del suo viso, sorridendogli con quello che Louis pensa non sia altro che amore. Ma ancora più sorprendente è il sorriso che rivolge a Louis e lo sguardo compassionevole e gentile che sembra dire, "Ti vuole bene e la cosa mi rende felice." Niall alza lo sguardo su Liam e Zayn, percependo in qualche modo lo scambio di affezione attorno a lui, e sogghigna nel notare le labbra premute contro la tempia di Liam.

"Grazie," dice Louis di punto in bianco, la gola estremamente secca, ma la voce comunque zuppa di emozione. Gli altri ragazzi si girano a guardarlo, tutti con svariate espressioni d'amore e supporto, "grazie a tutti voi."

Nessuno di loro dice una parola ma Niall mantiene il suo ghigno, Zayn il suo sorriso da ebete e Harry e Liam gli stringono forte le mani. Il cuore di Louis gli martella in modo irregolare nel petto. È tutto in frantumi, ma per qualche motivo sente di essere appena tornato a casa. Il groppo in gola gli dice che persino quando era boccheggiante sul pavimento di casa sua, certo che Duncan avrebbe distrutto qualsiasi traccia di speranza e felicità in lui, non era solo. Si era sentito abbandonato, intrappolato, e completamente smarrito quando la sua testa aveva cominciato a girare. Non era stato in grado di trovare ragioni sufficienti per rimanere cosciente, ma stando lì sdraiato con quei ragazzi, i suoi ragazzi, sente una voce rassicurante che rimbomba nella sua testa, a ricordargli dolcemente quel che già dovrebbe sapere. Non sei mai stato solo, gli dice, e la prova è in questo letto.

**

"Harry."

Louis lo spinge contro il bancone della cucina, i pollici premuti sui suoi fianchi mentre Harry lo guarda con un'espressione curiosa. Gli altri ragazzi sono andati via circa dieci minuti prima, ma Harry non ha coccolato Louis come si aspettava e, forse, per quanto odi ammetterlo, nel modo in cui avrebbe voluto. Invece, Harry ha borbottato qualcosa riguardo al lavare i piatti e ha sollevato il vassoio della colazione di Louis tra le braccia, affrettandosi verso la cucina e lasciando un Louis stupito e sinceramente imbronciato dietro di lui.

"Sì?"

Harry appare fin troppo cauto nello spostarsi e allontanarsi dalle dita di Louis, tenendosi occupato ad asciugare il bancone. Harry è pentito. È pentito di avermi toccato in quel modo. Louis butta giù la sua domanda iniziale, il "c'è qualcosa che non va?", che aveva sulla punta della lingua qualche attimo prima, quando è arrivato in cucina.

"Voglio andare a New York. Devo... ah, devo chiudere con lui. Come si deve."

La mano di Harry si blocca sullo straccio e si volta per guardare Louis con un'espressione agitata negli occhi, il naso arricciato dalla tensione mentre lo stringe tra le dita.

"Perché?"

"Perché... perché sono stati tre anni e ho bisogno... ho bisogno di metterci una pietra sopra, Harry," le mani di Harry si posano sulle sue spalle e Louis sobbalza, tremando appena, "Harry, ti prego..." dice con un flebile sussurro.

Harry spalanca gli occhi e lascia immediatamente la presa su Louis, ma solleva le mani per avvolgere invece le sue guance.

"Louis?" dice con dolcezza, come se stesse chiamando Louis dalla zona più buia della foresta e lo stesse trascinando fuori dai suoi incubi, "Louis, non avrai mica pensato che–" deglutisce, gli occhi lucidi, "non avrai mica avuto paura di me proprio adesso, vero? Ti prego, dimmi che non pensi che io sia come–"

"Come lui?" conclude Louis, e Harry appare veramente sconvolto. "No, Dio, no," lo rassicura Louis, "è solo che... sembravi così arrabbiato, e l'ultima volta che qualcuno mi ha guardato in quel modo..."

Louis si strozza nella veridicità della propria paura. Harry gli accarezza con i pollici le rughe d'espressione attorno agli occhi e poi li fa scorrere verso il basso, le mani a circondare teneramente il collo di Louis.

"Piega la testa all'indietro."

Louis inarca un sopracciglio.

"Perché?"

Gli occhi verdi di Harry penetrano i suoi con la giusta combinazione di necessità e affettuosa innocenza, mentre stringe il labbro inferiore tra i denti.

"Per favore."

La testa di Louis sbatte goffamente contro lo spazio tra le sue spalle quando la piega all'indietro il più possibile, ma le mani di Harry la riposizionano in un'angolazione più alta in modo che il suo collo non sia teso. Il ragazzo preme poi i polpastrelli con delicatezza contro la sua nuca, mentre i pollici scivolano verso l'alto e lungo la gola di Louis fino alla sua mandibola.

"Cosa stai facendo?" chiede Louis con voce roca mentre i pollici morbidi di Harry continuano a tracciare le stesse linee lungo la sua mandibola, sussurrando contro la sua pelle e facendogli sfarfallare le ciglia fino a chiudere gli occhi.

"Hai una bellissima gola," Louis inspira, e il respiro gli si blocca nel petto quando i pollici di Harry scivolano lungo il suo collo, "e una bellissima mandibola," li preme sul viso di Louis, appena sotto le orecchie, "ma sei così teso," accarezza teneramente quel punto sensibile, "Non voglio che tu abbia paura. Non di me, non della rabbia di qualcuno... e non di lui. Se hai bisogno–" Harry gli stringe con delicatezza le guance, "se hai bisogno di vederlo un'ultima volta, lo capisco."

Louis raddrizza la testa, gli occhi che si spalancano dalla sorpresa.

"... ma io vengo con te."

No. Il cuore di Louis martella contro il suo petto. Harry non può essere lì, non quando Louis deve cercare di raccogliere i cocci e rimettere le cose a posto. Harry non può essere lì per vedere Louis sottomettersi. Louis non sa come incastrare quei due mondi, la sua vita con Duncan e il suo spazio sicuro con Harry, ecco il punto... ma vuole provarci. Vuole averli entrambi a tutti i costi, avere la botte piena e la moglie ubriaca. Il suo cuore si stringe al pensiero che non può.

"Harry–"

"No, Louis," lo zittisce Harry, girandosi lateralmente per appoggiarsi contro il bancone, "Non ti lascerò andare da solo. Scordatelo. Posso essere io," Harry sospira e le sue nocche diventano bianche quando stringe il bordo del bancone, "o può essere qualcun altro. Liam, o Taylor, o... qualcuno. Solo, ti prego. Non puoi andare da lui da solo."

"Perché?" chiede Louis, la voce bassa e triste.

Harry si volta nuovamente a guardarlo, questa volta spingendo Louis contro il bancone, i polsi spigolosi e delicati chiusi nelle mani di Harry. I pollici di Harry accarezzano la parte interna, continuando poi sui palmi. Stringe forte le mani di Louis e le fissa per un attimo, apparentemente incantato, mentre i suoi occhi verdi si inumidiscono.

"Le tue mani, le tue minuscole mani..." Louis sospira, solo un po' seccato, ma Harry non sembra notarlo, facendo scivolare le dita tra quelle di Louis e intrecciando le loro mani nel processo, "Pensavo che non avrei mai più sentito il loro calore."

La voce di Louis suona distrutta a dir poco, un basso gracchiare che a malapena fuoriesce dalla sua bocca.

"Harry."

"No Louis, ascoltami. Tu non sai quanto sia stato difficile... entrare nella stanza e vederti–" il respiro di Harry si blocca in un mezzo singhiozzo, le sopracciglia che si abbassano in un'espressione imbarazzata per la sua manifestazione di emozioni. "Pensavo fossi morto."

"Puoi venire con me, Haz."

Louis si ritrova a dire quelle parole senza pensare alle conseguenze. Come può convincere Duncan della sua sincerità con Harry al seguito? Come possono dimenticare quel che è successo, con un promemoria proprio lì accanto a loro? Per qualche motivo tutte le potenziali conseguenze si dissolvono completamente alla luce dell'espressione di Harry; così piena di angoscia repressa. Harry vuole tenerlo vicino, e Louis non riesce a volere nient'altro che essere tenuto vicino.

Harry lo guarda con gli occhi lucidi, le ciglia bagnate che sbattono contro gli zigomi, le lacrime che solcano le guance. C'è una simile lucentezza sul suo labbro inferiore, che attira lo sguardo di Louis e gli fa mordere il proprio un po' troppo forte.

"Sei sicuro?" chiede Harry, improvvisamente meno insistente in risposta alla sottomissione di Louis.

Louis gli sorride dolcemente e tira le mani di Harry con le proprie.

"A patto che ti ricordi che sei mio amico... non il mio cane da guardia," dice Louis, ammiccando.

Harry si acciglia nuovamente, e sfrega le nocche di Louis con crescente urgenza.

"Voglio solo proteggerti."

"Lo so, amore," lo rassicura Louis, e Harry stringe le sue mani in risposta, gli occhi che scattano su quelli di Louis, "ma starò bene. Non devi essere così apprensivo, tesoro."

Le parole suonavano meglio nella sua bocca che fuori, mezze verità coperte da dolci sentimenti che non vuole rimangiarsi. Sinceramente, non vuole che Harry si preoccupi per lui, ma tutto sommato, sa che non può essere certo che starà bene... non nel modo in cui Harry si aspetta.

Harry annuisce e Louis lo osserva deglutire, il movimento della sua gola decisamente osceno, affiancato al modo in cui lo guarda da sotto le ciglia curve e sorride, le fossette a fare la loro comparsa.

"Bellissimo," soffia Louis contro ogni suo principio.

Un'espressione sorpresa attraversa il viso di Harry mentre scuote la testa, arricciando il naso. Sembra un cucciolo confuso... un barboncino, forse, dal modo in cui i ricci morbidi gli solleticano le orecchie. Louis tende le mani e afferra le ciocche, arrestando i movimenti della testa di Harry nello stringerle tra le dita.

"Cosa hai detto?" chiede Harry con un mezzo sorriso.

"Niente."

Harry apre la bocca per protestare, ma Louis allunga le dita, facendo scivolare le mani attraverso i morbidi ricci e grattando la testa di Harry. La bocca di quest'ultimo rimane bloccata, mezza aperta, facendo fuoriuscire mormorii soddisfatti dalla gola. Quando Louis rimuove le mani, Harry mantiene gli occhi chiusi e si imbroncia, emettendo uno sbuffo come un cucciolo contrariato. Il sorriso affezionato di Louis potrebbe illuminare l'intero appartamento.

"È ora di fare i bagagli, amore."

Harry sospira in maniera esagerata, ma le guance si contraggono e gli angoli delle labbra si alzano quando apre gli occhi per guardare Louis.

"Mi piace quando mi chiami così," dice sottovoce.

Louis cerca di impedire che il sorriso di Harry si rifletta sulla sua bocca, ma quando Harry gli vede le rughette attorno agli occhi e la sua bocca si solleva fino al cielo, è uno sforzo inutile per Louis resistere, e sorride quindi di rimando. Rimangono lì, a sorridersi come due idioti per un minuto intero, prima che Louis tossisca e faccia un passo indietro.

"Dovrei preparare ad andare la valigia," le sopracciglia di Harry scattano verso l'alto, un sorrisetto a riempirgli la bocca quando Louis si affretta a correggersi, la pelle che si colora di rosa, "Voglio dire, andare a preparare la valigia!"

"Okay," dice Harry senza smettere di sorridere.

Un attimo dopo che Louis si è voltato, la voce preoccupata di Harry lo richiama.

"Vuoi che venga con te? Nel tuo appartamento?"

Le dita di Louis tremano appena nel ricordare il giorno prima e la valanga di immagini che rischiano di inghiottirlo completamente. Oggi è diverso, ricorda a se stesso. Oggi è stato coccolato da quattro meravigliosi amici e sta letteralmente andando a sistemare le cose con Duncan. I suoi demoni non sembrano incombere su di lui, e Louis si ritrova a sorridere, traballante ma determinato, mentre gira la testa per guardare Harry alle sue spalle.

"Sto bene. Starò bene."

Harry gli sorride di rimando, frastornato, e poi dopo un secondo, scatta come se si fosse addormentato con gli occhi aperti e qualcuno l'avesse svegliato. Scuote la testa tra sé e si volta, sembrando frustrato. Louis non ci trova niente di strano. Harry è la definizione di un sognatore. È intrigante, sul serio, come sia consapevole di sé e allo stesso tempo apparentemente perso nella sua mente.

Louis compie dieci passi nel proprio appartamento ancor prima di accorgersi di averlo fatto, troppo preoccupato a chiedersi se Harry sia sempre stato un sognatore come ora. Louis ha finito per chiedersi se Harry fosse il tipo che guardava fuori dalle finestre delle classi e sognasse di essere lì fuori in mezzo alla natura, a catturarne la bellezza con la sua fotocamera da hipster. L'idea di un giovane Harry con lo sguardo perso e un sorriso sognante sul viso, magari con il mento poggiato sulle sue mani troppo-grandi-per-un-bambino, è stato troppo. Louis ha aperto la porta di casa ed è entrato nell'appartamento senza fermarsi a guardare il punto dove si era accasciato o il divano dove si è fatto scopare la faccia oltre il limite di sopportazione. Louis annuisce tra sé e si fionda verso la loro stanza, tirando fuori la valigia da sotto il letto con uno strattone. Proprio quando cade col culo per terra con uno sbuffo, il telefono comincia a vibrargli nella tasca. La foga di recuperarlo si affievolisce quando vede che è solo Taylor. Accetta comunque la chiamata.

"Ehi Tay," la saluta Louis.

"Amore!" dice subito Taylor, "come te la passi? Non ci sentiamo da quando sono tornata da Ibiza con Calvin. Mi manca il tuo faccino stupidamente carino."

"Stupidamente carino?" chiede Louis, una risata sorpresa a fuoriuscire dalla sua bocca.

"Rende i ragazzi stupidi," spiega Taylor, e Louis riesce a sentire il sorriso nella sua voce, "anche le ragazze, in realtà. Quando ci siamo conosciuti, ero sicura che avremmo scopato."

"Ugh," Louis fa una smorfia nell'alzarsi, aprendo l'armadio per ispezionarlo, "Sto per vomitare la colazione e la cosa non mi va giù. È stata piuttosto buona, quindi preferirei tenerla nello stomaco, grazie."

"Cos'hai mangiato per colazione? Di solito, quando Duncan non c'è, ti affidi ai cereali secchi. Presumo che non ci sia, perché sembri decisamente di buon'umore."

Davvero?

"Taylor."

"Sì, sì, lo so. Lo ami. È il tuo tutto. Non saresti niente senza di lui," dice con una voce monotona che non suona affatto come quella di Louis, "ma ho il diritto di avere la mia opinione. La mia opinione è che... meriti di meglio, amore."

"Ho mangiato uova e pancetta," dice Louis rapidamente, ansioso di cambiare argomento, "Me li ha fatti Harry."

C'è un rumore metallico, poi un lungo silenzio, prima che Louis senta Taylor raccogliere nuovamente il telefono.

"Harry?" squittisce lei eccitata, "Sapevo che ci fosse qualcosa sotto! Il modo in cui ti guardava quando siamo usciti," Taylor fa una pausa con un sospiro teatrale e sognante, "era meraviglioso."

Lui è meraviglioso, sospira una voce nella testa di Louis. Louis imbavaglia la propria mente.

"Non c'è niente di niente," dice Louis rigidamente, "... cosa stavi facendo un attimo fa?"

"Strillando contro il cuscino," dice Taylor senza un pizzico di vergogna.

Louis alza gli occhi al cielo.

"Questa non è una commedia romantica e anche se lo fosse," soffia Louis lentamente, "Harry non interpreterebbe la mia controparte romantica. È troppo..."

"Bello? Affascinante? Gentile? Tutto quel che non è quella merda del tuo ragazzo?"

"Si stava prendendo cura di me," butta fuori Louis, il ronzio nella sua testa che si intensifica quando il bisogno di raccontare la verità infrange la superficie, "ecco perché mi ha fatto la colazione. Ho dormito da lui perché... io e Duncan abbiamo litigato," la voce di Louis si affievolisce, "non è finita bene."

Louis comincia a raccogliere le sue cose e lanciarle nella valigia, mentre aspetta una risposta. Il suo profumo, qualche mutanda e il suo caricatore dell'iPhone atterrano con un tonfo mentre il suo cuore comincia a martellare dalla paura.

"In che senso, 'non è finita bene'?" chiede Taylor, la voce bassa e preoccupata.

"Solo che... non importa," dice Louis distrattamente, "lui... non importa perché ho intenzione di finirla. Oggi... eh, stasera... quando arriverò a New York."

Un'altra bugia. Perché stai mentendo alle persone a cui tieni? Ne vale davvero la pena? Sì, si rassicura tra sé, certo che ne vale la pena. Lui mi ama.

"Bene," espira Taylor al telefono, "ora spiegami esattamente cosa intendi per 'si stava prendendo cura di me'."

**

Il telefono di Harry vibra contro il suo fianco mentre le sue mani tremano attorno ai vestiti che ficca nella valigia. Lo sa. Sa che Louis sta mentendo, ecco il punto. Ha sperato... forse per un secondo o due che la sincerità nella voce e negli occhi di Louis fosse reale... ma poi, non ha mica sempre saputo che le vittime di abusi possono essere così? Non ha forse tenuto la mano a una gracile donna di mezza età in un rifugio per i senzatetto un paio di anni prima, mentre piangeva per il 'terribile incidente in barca' che le aveva procurato quell'orrore su tutta la schiena e sul collo? Lo sapeva allora e lo sa adesso e per nessun motivo avrebbe lasciato che Louis andasse a New York da solo... non dopo quel che è successo. Harry non ha idea di quanto gli farà bene o se ci sia la possibilità che riesca a impedire a Louis di correre tra le braccia di Duncan, se Duncan lo rivorrà indietro, ma in qualche modo lo farà. In qualche modo riuscirà a far ragionare a Louis e a ricordargli che non merita di soffrire, e che è molto più dei segni sulla sua pelle e del dolore nel suo petto.

Harry non è del tutto sicuro del perché Louis gli abbia permesso di andare con lui, dati i suoi piani di riappacificazione con Duncan, ma magari ha pensato la stessa cosa che ha pensato Harry all'inizio, che se loro due vogliono stare insieme, non c'è modo di impedirlo. Magari Louis è solo rimasto colpito dalla disperazione sul volto di Harry. In ogni caso, la tensione è un mal di testa lancinante nelle tempie di Harry e un fremito nelle sue dita, perché se questa volta non riuscirà a convincere Louis a lasciar perdere... non succederà mai, e cosa ne sarà di Louis in quel caso? Harry espira lentamente attraverso il naso, cercando di non immaginare neanche che Louis possa finire nelle stesse condizioni di quella donna, ferito e distrutto in modo irreparabile, senza niente da perdere ma che continua comunque ad aggrapparsi alla persona che ha distrutto la sua inviolabilità e la sua vita. Harry preme il tasto verde della chiamata in arrivo e si lascia cadere sul letto.

"Pronto," dice, passandosi una mano sulla fronte.

"Ehi, baby Styles."

Un sorriso attraversa la bocca di Harry nel sentire la voce profonda di sua sorella.

"Ehi, prigioniera," ridacchia, "come stai?"

"In carcere, come al solito," sospira lei, "rifiutata quotidianamente da tutti i migliori... e non solo, datori di lavoro d'Inghilterra."

Harry si acciglia, e poi la sua espressione si illumina all'improvviso quando una lampadina gli si accende in testa.

"Se non vuoi stare con me, almeno lascia che ti aiuti dal punto di vista lavorativo. Lou ti potrebbe trovare qualcosa al pub. Cioè, lo so che non ti piace lavorare di notte, ma guadagneresti abbastanza da affittare un posto economico... Te l'avrei proposto prima, ma mi è appena venuto in mente."

"Sembra... fattibile," gli concede Gemma, "ma non ti ho chiamato per chiederti la carità," Harry apre la bocca per protestare, ma lei lo interrompe subito come se si aspettasse che lui facesse esattamente quello, "sotto forma di alloggio... o altro."

"Che succede, Gem? Devo andare in aeroporto."

"In aeroporto?" esclama Gemma, "Chi deve partire? Devi accompagnare Zayn? Ha ottenuto il suo primo contratto internazionale o qualcosa del genere?"

"Gli piacerebbe," Harry sbuffa una risata. "No... sono io. Vado a New York... con L... Louis."

Gemma scoppia a ridere sguaiatamente.

"Hai appena balbettato il suo nome, fratellino?!"

"No," nega fermamente Harry, tirando l'orlo della maglietta lontano dal collo, impregnato di sudore, "e non farne un caso di stato, non è... come pensi. Sarò lì solo per supporto morale... ha intenzione di rompere con il suo ragazzo."

"Vediamo se ho capito bene," dice Gemma, e Harry riesce a immaginarla nella mente, l'espressione divertita mentre poggia le gambe contro il muro, i capelli sparpagliati sul letto, "stai andando fino in America con lui in modo da essere lì mentre rompe con il suo ragazzo? È esattamente come penso, Harry Edward Styles."

Harry alza gli occhi al cielo, ma sta sorridendo. Gemma lo tiene in pugno. Non hanno mai avuto una discussione che durasse più di qualche ora, perché lei aveva un modo tutto suo di farlo diventare blu in faccia nello sforzo di non ridere. Alla fine, cedeva sempre. Allo stesso modo, lei non riusciva a resistere alle sue scuse sincere. Bastava che lanciasse le braccia attorno alla sua vita e mormorasse, "Mi dispiace, Gem," e lei sospirava, "Puoi dirlo forte," e ricambiava l'abbraccio.

"No, senti... non voglio entrare nei dettagli adesso, ma il suo ragazzo non è il tipo di persona che voglio attorno a lui da solo. Non... non che abbia alcun controllo in merito o debba averne, ma devo solo... voglio proteggerlo, Gems," il tono di Harry diventa risoluto, colorato da emozioni ma rafforzato dalle proprie convinzioni, "Farò tutto ciò che devo, per evitare che lo faccia a pezzi."

"Merda," dice Gemma, palesemente più seria, avendo percepito la presenza dell'Harry oscuro nel suo tono, "Dio, è... Louis era adorabile... dagli... dagli un abbraccio da parte mia, okay? Mi raccomando Haz, spupazzatelo un po' a New York, portalo a prendere un gelato o qualcosa di simile. Fai qualcosa di divertente."

Un sorriso gli si allarga in tutto il volto. Mentirebbe se dicesse che Gemma non è una delle sue persone preferite al mondo. A volte si chiede come sia possibile che nessuno dei due sia diventato freddo o rigido come i loro genitori, ma poi immagina che farsi certe domande non serva a nulla. È meglio essere solo grati per il fatto che non siano così e che non lo siano mai stati.

"Lo farò," dice Harry, la voce roca, "Gli farò tornare il sorriso sul volto."

"Sul volto di chi?"

Harry si mette a sedere, per trovare Louis appoggiato contro il suo armadio, perfetto nei suoi jeans aderenti a vita alta e nella sua camicia bianca a collo alto. I capelli soffici sfiorano appena il colletto, e nonostante la camicia sia completamente abbottonata oltre le clavicole, Harry riesce a vedere i contorni del tatuaggio attraverso la leggera trasparenza del materiale. Nota anche che i polsini attorno alle sue maniche rimangono sbottonati sui polsi quando Louis allarga le braccia, una luce divertita negli occhi.

"Devo andare, Gem," dice Harry a sua sorella.

Gli occhi di Louis si illuminano e la sua bocca si dischiude in un sorriso. Indica il telefono con il mento e agita le dita per aria.

"Oh, ma... ti saluta Louis?" dice Harry, rivolgendo la domanda nella sua voce verso Louis che annuisce, il sorriso che si allarga.

La risata allegra di Gemma gli riempie l'orecchio.

"Okay Haz, digli che ricambio e dagli quell'abbraccio, non dimenticarti! Ti voglio bene Potter, ci vediamo quando evado da Azkaban."

Harry chiude la telefonata e piega la testa all'indietro, ridendo. Louis si avvicina al letto, le braccia ancora tese, le labbra tirate in un sorriso condiscendente. I suoi occhi blu risplendono come lucciole attirate verso il fuoco.

"Cos'hai da ridere?"

"Niente," Harry sogghigna e avvolge le braccia attorno alla vita di Louis, attirandolo a sé.

Louis quasi cade su di lui, ma riesce a mantenersi in equilibrio con una mano sulla spalla di Harry.

"Dangerous Styles," soffia in un sussurro.

Harry gli fa l'occhiolino, afferrandogli poi la mano libera, stringendo con delicatezza le gambe di Louis con le proprie cosce per tenerlo fermo. Ripiega i polsini di Louis sulla manica e li abbottona con grande cura.

"Bella camicia," gli dice Harry piano.

Sospetta che Louis si sia vestito per fare colpo... e non su di lui.

"Grazie," dice Louis, la stessa nota di cautela nella sua voce.

Harry decide di lasciar perdere. Stringe la punta delle dita di Louis con le proprie e gli dà una pacca con l'altra mano sulla spalla per fargliela sollevare. Quando ha finito di abbottonare il secondo polsino, tocca la coscia di Louis per farlo allontanare.

"Grazie," ripete Louis, apparendo agitato mentre sta lì in piedi, muovendo un piede sulla moquette e giocando con l'orlo della camicia.

Harry si alza e gli si avvicina. Abbassa lo sguardo sul viso di Louis, tracciando le sue belle ciglia lunghe e la forma del suo naso, lasciando che i suoi occhi scivolino sulle sue labbra umide, e sulla curva del suo collo che profuma di dolce. Anche Louis lo sta guardando, ma quando Harry incrocia il suo sguardo, chiude gli occhi e dischiude le labbra. Harry si blocca, avvolgendo poi le braccia attorno a Louis, stringendolo forte in vita in un abbraccio intimo. Sente i piedi di Louis sollevarsi con il movimento, e si ritrova le sue braccia attorno al collo, le dita intrecciate contro la pelle di Harry.

"Da parte di Gemma," sussurra Harry, sfiorandogli il fianco con la mano.

La pelle di Harry va a fuoco quando sente il modo in cui il corpo di Louis riempie la sua mano, la magrezza del suo busto e la rotondità dei suoi fianchi premuti contro la camicia aderente. Quest'ultima si solleva fino all'ombelico di Louis quando si alza sulle punte dei piedi e a Harry prende un colpo quando la sua mano scivola sulla pelle nuda, il calore del fianco di Louis a riempire la curva della mano di Harry come se fosse stato modellato su misura. Harry sente la pelle d'oca sotto il suo tocco, e nonostante desideri tracciare una scia di baci sul suo bacino, spostandosi poi sulla sua pancia con la lingua, si allontanano entrambi da quel contatto, passando dalla frenesia alla compostezza in un istante.

"Dovrei, uhm, andarmi a cambiare," dice Harry, cercando di nascondere l'agitazione dalla sua voce, "poi possiamo partire."

"Certo," concorda Louis, muovendo la testa un pelo troppo veloce, "Allora ti... ti aspetto qui fuori."

Harry aspetta che la porta si sia chiusa prima di tirare fuori dal suo armadio un paio di skinny neri e una camicia nera a pois blu e bianchi. Lascia la camicia sbottonata fino al petto e recupera il tocco finale, che prevede un fedora nero, occhiali da sole appesi sul colletto e un paio di stivaletti marroni che riprendono il colore del ciondolo a forma di gatto che gli pende sul collo. Afferra la valigia da sotto il letto e si affretta a riordinare il contenuto sparso sul pavimento, controllando due volte per vedere se questa volta ha chiuso la zip, prima di uscire dalla stanza.

Louis è poggiato contro il muro accanto alla porta, la testa inclinata abbastanza da mostrare due linee di tensione indecentemente attraenti che Harry può solo sognare di tracciare con la lingua. Quando Louis sente Harry uscire dalla stanza, raddrizza la testa e si immobilizza, fissando Harry per qualche secondo di troppo. La sua lingua fuoriesce quasi con pigrizia dalla bocca, inumidendo il labbro inferiore con un movimento che fa andare in corto circuito il cervello di Harry.

"La tua bocca," gracchia Harry, sofferente.

"La mia bocca," Louis spalanca gli occhi e sfiora consciamente le labbra con la punta delle dita, "cos'ha che non va la mia bocca?"

Harry non sa se sospirare di sollievo o scuotere l'uomo di fronte a sé.

"Niente," Harry scuote la testa e si avvicina alla porta, "la mia mente è esausta, scegliere un ciondolo è difficile, ma..." Harry alza gli occhi al cielo, autoironico, "chi avrebbe mai pensato che mi avrebbe completamente fottuto il cervello?"

Louis allunga una mano per toccarlo proprio quando Harry lo raggiunge. Si rigira il gattino tra le piccole dita.

"Carino," sogghigna, schegge di blu ad annebbiare gli occhi di Harry con la loro bellezza, "uno scarafaggio per il viaggio–"

L'espressione di Louis si gela all'istante, e il suo viso si rabbuia.

"Hugh Grant!" esclama, afferrando il bicipite di Harry, "chi baderà a lui?"

Harry ridacchia e non riesce proprio a fermarsi dall'accarezzare la nuca di Louis, sorridendogli con affetto. Louis inclina leggermente la testa verso la sua mano, il panico che svanisce dai suoi occhi.

"Stavo per scrivere a Zayn," dice Harry, senza smettere di sogghignare, "ma se preferisci non lasciare il piccolo..."

"Oh, chiudi il becco," dice Louis, schiaffeggiandogli il braccio, "è pur sempre uno schifoso scarafaggio."

"Ma tu lo ami," lo prende in giro Harry, uscendo dall'appartamento con la valigia e una luce compiaciuta negli occhi, "lo trovi bello... tu vuoi baciarlo... tu vuoi–"

"Citarmi Miss Detective è patetico Styles, sul serio–"

Harry lascia cadere la valigia e si appoggia contro il muro del corridoio, una risata a fuoriuscirgli dal petto mentre Louis chiude la porta dietro di sé.

"L'hai visto," ridacchia Harry, "dai a me del patetico ma tu l'hai visto. Prima ti innamori tuo malgrado del mio gatto, e ora scopro che hai visto Miss Detective... mi toccherà sposarti, Lou."

Louis sgrana gli occhi, ma poi si incammina con determinazione lungo il corridoio al suono della risata di Harry.

"Finiscila," piagnucola, tirandogli i polsi mentre Harry scuote la testa contro il muro, senza riuscire a smettere di ridere, "smettila di ridermi in faccia."

"Non ci riesco," dice Harry con un ghigno, il corpo ancora scosso, "sei troppo divertente."

"Styles," ringhia Louis all'improvviso, sollevando i polsi di Harry sopra la sua testa e bloccandogli le mani contro il muro, intrecciando le loro dita, "brutto hipster assurdo. Smettila di ridere."

Gli angoli della bocca di Louis si contraggono, ma deve percepire il respiro bloccato nel petto di Harry, perché abbassa lo sguardo e trova gli occhi di Harry sui suoi, la sua risata che svanisce mentre guarda Louis con a dir poco stupore. Ogni traccia di umorismo evapora anche dalla bocca di Louis, che si fa più vicino, il calore del suo stomaco a bruciare la sua camicia e quella di Harry, facendo sciogliere Harry fino alle ossa quando i loro busti si sfiorano con un morbido fruscio. Harry ha il folle desiderio di mettersi in ginocchio e idolatrare il suo ombelico proprio lì sul pianerottolo, succhiando la pelle nella sua bocca fino a togliere il respiro a Louis e far diventare la sua pelle rossa e lucida con la saliva. Ha il desiderio ancora più folle di infilare le dita tra i capelli di Louis e unire le loro bocche, leccando quella di Louis con avventato trasporto. Louis infrange l'attimo, allungando una mano per togliergli il fedora e muovendo le mani tra i ricci di Harry.

"Riccio," dice, gli occhi che scivolano nuovamente in quelli dell'altro mentre sorride, lo sguardo nuovamente da malandrino.

Il tutto mentre Harry sta lì in piedi, cercando di ignorare lo stomaco di Louis contro il proprio e il piacevole germoglio di calore che offre.

"Lou," risponde Harry, sollevando un sopracciglio.

Louis si allontana da lui, trascinando la sua valigia con sé.

"Forza, hipster," lo chiama, tirando la valigia giù per le scale, "abbiamo un aereo da prendere."

Harry emette un basso gemito e si scosta dal muro, lanciandosi all'inseguimento di Louis.

**

"Harry," gracchia Louis piano.

"Sì?" Harry sorride pigramente alla testa poggiata contro la sua spalla, "Pensavo stessi dormendo."

"No," Louis si sfrega contro la spalla di Harry e quest'ultimo china la testa giusto per osservargli le lunghe ciglia e il modo in cui le sue palpebre gonfie continuano a chiudersi, "ma tu... smettila."

"Smettere cosa?" chiede Harry innocentemente, continuando ad accarezzare i capelli di Louis con le dita.

"'m... capelli," mormora Louis, mezzo addormentato, "m... capelli."

"Mmh, capelli?" dice Harry con un ghigno, premendo delicatamente le labbra sulla sua tempia.

"I miei capelli," dice Louis con più chiarezza, nel riuscire a sollevare la testa, le dita di Harry ancora in mezzo alle ciocche brune, "smettila di giocare con i miei capelli."

Il suo labbro inferiore è piegato completamente verso l'alto e i suoi occhi a malapena aperti sono colmi di petulanza innocente e infantile, in forte contrasto con la barba rossiccia attorno al suo mento. Le sue sopracciglia sono inarcate con determinazione mentre tira la camicia di Harry.

"Perché?" chiede Harry, sorridendo ancora con dolcezza.

Louis gli stringe la camicia, ma poi lascia cadere nuovamente la testa nello spazio tra la spalla e il collo di Harry. Il profumo dolce della pelle di Louis si mescola con l'odore inebriante del suo dopobarba, e Harry sospira, appagato.

"m' sta facendo addorm–"

Harry abbassa lo sguardo per trovare gli occhi di Louis di nuovo chiusi, la bocca dischiusa e un leggero russare a fuoriuscire dalla stessa, facendogli sollevare e abbassare il petto. Harry non l'aveva mai sentito russare prima, e si chiede allegramente se lo faccia solo quando è profondamente rilassato. Harry continua a giocare con i suoi capelli per gran parte delle sette ore di volo, felice di canticchiare i The Fray tra sé e sentire nel contempo l'adorabile russare di Louis. Louis si sveglia sei ore dopo, sollevando la testa dalla spalla di Harry e osservandolo con un'espressione confusa e un cipiglio contrariato.

"Mi hai fatto addormentare," lo accusa, con la gola apparentemente secca.

"Acqua?" chiede Harry, porgendo la bottiglia a Louis.

Louis deglutisce, e per un attimo Harry pensa che possa semplicemente continuare a guardarlo male, ma poi afferra la bottiglia tra le dita e la stappa, prendendo un lungo sorso prima di poggiarla nuovamente sul tavolino di Harry.

"Meglio?"

Louis sbuffa, lo sguardo affilato.

"È colpa tua. Se solo avessi smesso di giocare con i miei–"

"A te piace quando gioco con i tuoi capelli," asserisce Harry, ribadendo il concetto nell'infilare una ciocca di capelli dietro l'orecchio di Louis e osservando i suoi occhi offuscarsi, "diventi un coccolone."

E io divento un coccolone con te, pensa Harry tra sé.

"Appunto," sbuffa Louis, arrossendo, "ora ho la camicia tutta sgualcita."

Gli occhi di Harry scivolano sulle spalle di Louis, dove il tessuto si è riempito di pieghe. Ridacchia, e Louis gli lancia un'occhiataccia. Harry non riesce a pensare a niente di più bello dell'immagine di Louis arruffato dal sonno, i suoi bellissimi occhi blu, magari con gli occhiali un po' storti e i vestiti recanti tracce del modo in cui ha dormito accoccolato contro il petto di Harry. È una fantasia decadente. Una dove Louis non ha un evidente occhio nero e lividi a coprire il suo stomaco.

"Scusa," dice Harry, mirando ad alleggerire l'aria sorridendo un po' troppo intensamente, cercando di ignorare l'immagine che scivola tra le fessure della sua mente.

Louis non risponde, limitandosi a poggiare la testa contro il sedile e alzare lo sguardo al soffitto.

"Posso chiederti una cosa?" si arrischia a dire Harry.

Louis raddrizza la testa e i suoi occhi blu incrociano quelli di Harry.

"Tipo cosa?"

"Duncan," Louis sobbalza al sentire il suo nome e Harry si acciglia, "non ha... non ti ha mai fatto del male in passato... vero?"

"No," si affretta a dire Louis, gli occhi sbarrati e allarmati, "no, certo che no. Non l'avrebbe– cioè, a volte era un po'... rude," gli occhi di Louis fuggono dallo sguardo preoccupato di Harry, "ma era... no, non è mai stato così."

"Rude?"

Harry lotta per tenere a freno la sua furia ardente. Louis deve percepirla comunque. Allunga una mano e l'avvolge attorno a mento di Harry, sfiorando la mascella rigida con il pollice e sorridendo curiosamente. I suoi occhi sono colmi di smarrimento e demoni messi a tacere, e a Harry si spezza il cuore per tutte le cicatrici che quello di Louis deve sopportare.

"Sto bene, tesoro," lo rassicura Louis, "ancora vivo e vegeto, no?"

Harry gli prende la mano, baciandogli l'interno del polso, e Louis si gela. Harry pure.

"Scusa," dice, facendo una smorfia per propria mancanza di pudore.

Harry si rende conto di aver approfittato della vulnerabilità di Louis senza farlo apposta. Louis ha avuto bisogno del contatto fisico in un modo tremendamente piacevole nei due giorni passati, ma ciò non dà carta bianca a Harry. Dio, che stupido idiota.

"No," Louis gli sorride, accarezzando la guancia di Harry, "è tutto a posto."

Harry ricambia il sorriso e sospira internamente di sollievo.

"Ti posso chiedere una cosa anch'io?" dice Louis mordendosi le labbra.

Un sorriso affettuoso tira gli angoli della bocca di Harry.

"Prego, fai pure."

"Tu e Zayn avete mai..."

Louis si interrompe, mordendosi più forte la bocca e Harry è così distratto da quel gesto che si dimentica che dovrebbe riflettere sulla domanda.

"Mai...?"

"Lo sai," dice Louis, abbassando il viso e arrossendo, "avete mai... siete–"

La consapevolezza si abbatte su Harry, e lui ridacchia.

"No, siamo sempre stati solo migliori amici. Perché?"

Louis fa spallucce, ma non incrocia lo sguardo di Harry, decidendo invece di giocherellare con la cucitura dei jeans lungo la sua coscia.

"Lui è stupendo e tu sei... cioè... se fossi ancora agli inizi e volessi qualcuno con cui sperimentare... lo faresti... con Zayn?"

Harry si acciglia per un attimo, prima di realizzare quanto sia ridicolo il fatto che ci sia della lava fusa a scorrere attraverso le sue vene al solo pensiero di Louis con Zayn. Lo scaccia via.

"Be'... voglio dire, c'è stata una pomiciata da sbronzi," ammette Harry con un sorriso nostalgico.

"Oh," Louis appare combattuto per un attimo, e poi, "ma non ti sei mai..."

"Innamorato di lui?" Harry sbuffa una risata e Louis gli rivolge un sorriso, "pshh, no. Abbiamo entrambi delle gambe disastrosamente lunghe. Cioè... ci immagini a fare sesso? Saremmo come due polipi... polpi... che cercano di copulare."

Louis piega la testa, mentre i suoi occhi si arricciano e scoppia a ridere.

"Dimmi che non hai detto davvero copulare."

"Yep," Harry ridacchia assieme a lui, "Polpi che copulano tutta la notte. Sembra... viscido. Ehi, Lou," dice Harry all'improvviso, il sorriso quasi a sfiorargli le orecchie, "cosa fa un polpo in un circuito di Formula Uno? La polposition. Polpo-sition. L'hai capita?"

Louis scoppia a ridere sguaiatamente, e afferra la coscia di Harry nel piegarsi in avanti, gli occhi che brillano.

"Ridicolo," rantola tra le risate, "sei ridicolo, Harold."

"Assurdo," lo corregge Harry, stringendo a sua volta la coscia di Louis.

Il sorriso di Louis si allarga su tutto il viso, mentre si stringono di nuovo a vicenda le cosce, storditi dalle risate, prima di ritirarsi.

"Oltretutto," dice Harry, l'espressione controllata, "non scopi con tuo fratello."

Louis arriccia il naso e Harry ridacchia.

"Sono serio, comunque. Zayn è mio fratello, in tutti i sensi possibili. La mattina dopo che ci siamo baciati, mi sono lavati i denti almeno tre volte."

"Non sei affatto divertente," sospira Louis, posando il mento sui propri palmi.

"Oh, okay allora, Mr. Divertimento," Harry afferra la mano di Louis e la agita su e giù nello spazio di fronte a loro, "stai dicendo che pomiceresti con Liam?"

Louis fa una smorfia di disgusto e Harry solleva un sopracciglio.

"Okay, okay, non bacerei Li," gli concede Louis, stringendo distrattamente la mano di Harry, "ma bacerei Taylor. Se fossi costretto. Cioè, ho baciato Taylor. Ha attraversato questa fase in cui ogni volta che mi vedeva, mi baciava a stampo sulle labbra. Alla fine ho messo fine a questa storia, ma ci sono voluti degli attacchi random di urla in pubblico e conversazioni su quanto mi eccitassero le donne per farla smettere."

"Tu," Harry punta il dito contro il petto di Louis, le sopracciglia sollevate in un'espressione incredula, "tu hai baciato Taylor? La stangona bionda che si è presentata alla mia porta?"

"Proprio lei," conferma Louis con un sorrisetto furbo.

"Porco cazzo," il respiro di Harry si ferma, "Cioè..."

Louis scoppia a ridere.

"Harold, ma come parli! Ti sorprende così tanto? Non è che le ho ficcato la lingua in gola."

Harry rabbrividisce interiormente. Il pensiero di Louis che ficca la lingua in gola a chiunque, chiunque tranne che... be', lui, è terribile.

"Ho baciato delle donne, in passato," continua Louis, furioso.

"Scusa, Lou," dice Harry, stringendogli delicatamente il braccio, "Credevo solo, non so perché, ma credevo–"

"Che fossi venuto al mondo tessendo le lodi di Brad Pitt?"

"Brad Pitt?"

Harry inarca un sopracciglio e Louis china la testa.

"Mi piaceva Jennifer Aniston a causa di Rachel, ma... mi piaceva quasi altrettanto il suo gusto in fatto di uomini," spiega, le orecchie che prendono fuoco.

La sua cotta adolescenziale è adorabile a dir poco, e Harry deve appoggiarsi allo schienale per impedirsi di attirare Louis su di sé e baciarlo fino a perdere i sensi.

"La mia prima cotta adolescenziale è stato... Brian Stern."

"Brian Stern?" gli fa eco Louis, lacrime di divertimento ad annebbiargli gli occhi, "quel giornalista sfigato con le cravatte a quadr– oh,"

La risata gli fuoriesce dalle labbra nel rivolgere un sogghigno a Harry, tutto illuminato dall'ilarità.

"Ecco perché ti vesti," gli occhi di Louis scivolano sulla camicia di Harry, "in questo modo, non è vero? A causa delle cravatte del tuo amore?"

"Non prendermi in giro," borbotta, giocherellando con l'orlo della sua camicia.

"Ehi," dice Louis con dolcezza, sfiorando il colletto di Harry con le dita, "è... penso che sia una cosa tenera."

Quando Harry solleva lo sguardo, il viso di Louis è del colore di un pomodoro, e si sta scostando la frangia arruffata da un lato, imbarazzato tanto quanto Harry. Quest'ultimo gli sorride. Se non fossero in viaggio per vedere lo stronzo del secolo, Harry potrebbe quasi fingere che Louis percepisca la loro connessione con la stessa intensità con cui la sente Harry. Potrebbe quasi credere che Louis sia grandiosamente fottuto quanto lui, e che possano essere grandiosamente fottuti insieme.

Louis sembra molto più sveglio ora, ma poggia comunque la testa contro il collo di Harry, i morbidi capelli a solleticargli la gola. Harry sente una pozza di calore nello stomaco quando Louis gli posa una mano calda sulla pancia, sporgendosi su di lui per guardare fuori dal finestrino. Il cielo della sera rilascia un debole chiarore, oro con tratti di rosa e blu. È come se qualcuno si sia distratto durante la pittura, senza mai finire ogni pennellata. Harry fissa sfacciatamente Louis, mentre Louis guarda il cielo. Per quanto la situazione lo faccia sentire patetico, per Harry l'opera d'arte è l'espressione rilassata ed elogiativa sul viso di Louis, mentre i raggi del sole gli toccano la pelle. La luce color pesca si riflette sulle sue ciglia curve quando farfallano appena, e la pelle dorata brilla sotto i raggi del sole, gli occhi di una sfumatura di blu che Harry crede sinceramente non abbia eguali. Louis è dolcezza al caramello e calore da formicolio ai piedi, e quando Harry riesce finalmente a distogliere lo sguardo da lui, trova un'hostess ferma con il carrello a sorridergli con fin troppa consapevolezza nella sua espressione.

"Qualcosa da bere, signore?" gli chiede lei, senza disturbarsi a coinvolgere Louis, che rimane allungato sopra Harry, il viso quasi premuto sul vetro e l'espressione meravigliata.

Non è così tenero, pensa Harry. Non sono così tanto coinvolto. Sembra una maledetta perfidia.

Harry scuote in silenzio la testa e le labbra della bionda si sollevano ai lati. Indica la schiena di Louis e mima poi uno svenimento, procedendo poi verso la fila successiva di passeggeri con un sorrisetto divertito. Lo dica a me, pensa Harry tra sé. Svenire è solo una delle tante cose che Louis e il suo meraviglioso profilo gli fanno venir voglia di fare. Tuttavia, intuisce che Louis potrebbe non essere troppo felice con lui se tenesse costantemente la bocca dischiusa sulla curva della sua schiena per il resto del volo. Così com'è, non riesce a resistere alla tentazione di massaggiargli quel punto esatto con la mano, girovagando su tutto il calore della pelle di Louis fino al suo fianco e lasciando lì il suo palmo per tenerlo fermo, la curva perfetta a fargli girare la testa dal desiderio. Un sorriso gli si dipinge sulla bocca quando Louis gli si avvicina maggiormente, spingendosi sulla mano di Harry e sollevando la propria per coprirla mentre continua a osservare il cielo, gli occhi accesi come dovrebbero sempre essere. Harry vorrebbe che non atterrassero mai.


**


"Harold, ti senti bene? Sembri a un passo dal trasformarti in Spider-Man e cominciare a scalare i dannati edifici."

"Scusami," Harry scuote la testa, gli occhi sbarrati fissi sui grattacieli, "Solo che non sono mai stato a New York ed è... wow. Vorrei aver portato la mia fotocamera o... Dio, le luci sono così belle. È come se avessi finalmente capito di cosa parlasse Alicia Keys nelle sue canzoni."

Lo sei anche tu, pensa Louis, così bello, mentre gli occhi catturano il modo in cui i ricci di Harry scivolano sull'arcata del suo collo e si sollevano leggermente nella brezza. Sembrano particolarmente morbidi e luminosi oggi, e Louis odia tutto, incluso il fatto che non abbia ancora la più pallida idea di come riuscire a parlare con Duncan con Harry proprio lì accanto a lui, eppure in qualche modo non riesce a trovare dentro di sé alcun motivo per allontanarlo.

Harry ha ragione, però. C'è una certa bellezza nell'attività febbrile di New York, che si placa appena solo all'insorgere della sera. Louis non si è mai concesso di vederlo prima, perché l'unica volta in cui è stato lì in precedenza è stato quando Duncan si era sentito troppo insicuro a lasciarlo da solo dopo un "incidente" con un ragazzo della loro palazzina. Louis non aveva lasciato il letto per tutto il viaggio ed era tornato a Londra con dei lividi lungo tutta la spina dorsale. New York è sempre stato un posto orrendo nella sua mente, il posto dove Duncan veniva chiamato troppo spesso per riunioni e contratti le cui trattative duravano fin troppo. Stando lì con Harry, non sembra poi così terribile.

Il mondo è inondato di un bagliore bianco-azzurrognolo che scende sulle strade come uno strato di serenità di cui neanche l'ondata di traffico può liberarsi. Gli edifici si alzano verso il cielo con le loro finestre illuminate come catene di luci fatate e tutto si muove a un ritmo più lento in quest'ora del giorno, trasformato in notte. Tutto procede al passo di un respiro inspirato e poi espirato, con il massimo della confusione che può esserci al culmine della giornata, ma senza lo stress e l'inquinamento. È la città dei sogni ed è una città a cui Harry chiaramente appartiene, lì in piedi nei suoi stivali col tacco, con il fianco piegato da una parte e il suo elegante fedora ficcato sotto un braccio.

"New Yooooork," canta Louis a bassa voce e Harry si gira verso di lui, le sopracciglia alzate e un sorriso sorpreso ma spettacolare sulle labbra.

"Concrete jungle where dreams made of," canta anche lui, le labbra che fremono dal divertimento.

"There's nothing you can't do..."

"Stai cercando di iniziare un duetto con me?" chiede Harry, trattenendo un sorrisetto.

Louis gli si avvicina e gli pizzica il fianco, sogghignando quando Harry squittisce e gli dà uno schiaffo sulla mano.

"Harold, se volessi duettare con te, te lo assicuro... lo sapresti. E per cominciare, non sarebbe Alicia Keys."

**

"E cosa sarebbe?" chiede Harry, le farfalle ad agitarsi nello stomaco.

Louis non esita nemmeno, ecco il punto. Sbatte lentamente le palpebre, assonnato, e lo guarda da sotto le ciglia, un sorriso timido a posarsi graziosamente sulle sue labbra e il blu dei suoi occhi come una qualche sorta di vortice nell'oceano.

"Fire and the Flood di Vance Joy."

Anywhere I go, there you are. È perché Harry ha portato avanti la loro amicizia? Ma è sicuro che la canzone parli di lui? Il tutto è... è rilevante? And I always feel you in my blood.

"Perché?"

Louis gli pizzica la guancia, rivolgendogli un sorrisetto.

"È solo che mi ricorda te, Hazza," cinguetta allegramente, ma lo stomaco di Harry è in subbuglio.

Louis pensa a lui quando ascolta Vance Joy. È semplicemente troppo bello per essere vero.

"Dovremmo andare," dice Harry bruscamente, facendo del suo meglio per non farsi prendere troppo dal momento, "ma, ah... sai mica dove alloggia? Di certo non sarà al lavoro a quest'ora."

Louis fa spallucce.

"In realtà lavora spesso fino a tardi, però sì, andremo prima al suo hotel. Sta sempre nello stesso, stessa camera e tutto il resto. È un abitudinario."

Louis pare l'esatto opposto, come caos che si fonde con la spontaneità. Piuttosto, è quel che sarebbe se non fosse stato costantemente vincolato dal coglione egoista e violento di cui è innamorato. Harry, ovviamente, non dice niente di tutto ciò.

"Okay, be', dopo di voi, gentile signore," dice, ammiccando.

Louis sbuffa, ma sembra più una risata riluttante, mentre si gira e comincia a camminare lungo la strada, sculettando, l'ondeggiamento dei suoi fianchi e la forma del suo culo sotto i pantaloni che mirano all'autocontrollo di Harry. Quei jeans dovrebbero essere illegali... quel culo... la curva dei suoi fianchi. Porca miseria. La bocca di Harry sta probabilmente sbavando su tutto il marciapiede. Quando Louis si rende conto che Harry non è accanto a lui, si guarda alle spalle, il viso arricciato dalla confusione e i capelli arruffati dal vento e completamente scompigliati. Come può qualcuno essere cosìbello e non esserne affatto consapevole?

"Vieni o no?"

Harry accelera il passo, compiendo lunghe falcate per raggiungere Louis, e quando lo fa, il ragazzo gli dà una leggera spallata.

"Troppo preso dal panorama, eh?"

Harry abbassa lo sguardo su Louis, ma quest'ultimo non lo sta guardando, troppo impegnato a cercare di fermare un taxi per portarli ovunque stiano andando.

"Non ne hai idea," dice Harry piano, la voce roca e gli occhi puntati sull'espressione distratta di Louis.

**

"Mi scusi, sono qui per vedere Duncan Bishop. Stanza 32?" dice Louis, un sorriso educato sulle labbra.

La mora eccessivamente truccata si acciglia, le labbra rosso rubino a piegarsi in un'espressione confusa.

"Avrei giurato di averle già dato la chiave su richiesta del signor Bishop," dice, le sopracciglia che si piegano ancora di più.

Louis si irrigidisce, ma ignora il panico nel suo petto e cerca di riprendersi guardando Harry, che gli sorride con un tocco di insicurezza.

"Nope," dice Louis, rivolgendo un sorriso alla donna, "ma conosco la sensazione, tesoro. A volte tutti cominciano a sembrare la stessa persona."

La donna sorride, e non è carina quando non sbatte troppo le ciglia e non picchietta le unghie smaltate contro la scrivania? I suoi occhi si soffermano un po' troppo sull'occhio gonfio di Louis, ma può davvero biasimarla?

"Giuro, ci sono dei giorni in cui avvolgerei questo coso," allontana il tesserino dal petto, stringendo il cordino sul collo, "attorno al collo di qualcuno per strozzarlo."

Louis ride e la donna allunga una mano sotto il tavolo per recuperare una tessera con il numero '32' scritto grande in nero.

"Buona permanenza," dice la donna, Lacey, stando al suo tesserino, "e signore," volta appena la testa per guardare Harry, "i suoi capelli sono divini."

Harry arrossisce e si irrigidisce come una ragazzina a cui hanno appena fatto i complimenti per l'ombretto blu scintillante. Louis è in imbarazzo per lui. Vorrebbe anche succhiare via quel sorriso dolce dalle sue labbra e poi succhiare complimenti su ogni centimetro del suo corpo. Questo dovrebbe farlo arrossire. Cazzo. Chiudi il becco.Louis rimprovera la sua mente errante e sospira internamente, non è per te. Guida Harry verso l'ascensore senza controllare che lo stia seguendo. Duncan è per te, si ricorda, e non protesta nemmeno quando Harry gli afferra la mano e la stringe mentre l'ascensore comincia a muoversi, i numeri rossi che lampeggiano sullo schermo nel superare ogni piano. Quando raggiungono il terzo, l'ascensore fa un sonoro dinge le porte scorrevoli si aprono, rivelando un corridoio con la moquette rossa, il soffitto dorato e dei grossi quadri a decorare i muri. Louis trascina Harry per il polso verso la seconda porta.

"È questa," dice, e solleva poi lo sguardo per osservare l'espressione cupa di Harry.

"Harry," lo avverte, "Harry... tu non puoi..." solleva una mano e posa il pollice all'angolo dell'occhio di Harry, piegato verso il basso come un cucciolo ferito, "smettila, Haz. Devi rimanere qui e devi... devi smetterla di guardarmi così perché–"

"Louis," ringhia Harry.

Il respiro di Louis si blocca, nell'aspettare l'esplosione di rabbia in arrivo. Invece, Harry lo avvolge tra le sue braccia, le dita che scivolano tra i capelli di Louis mentre lo fa indietreggiare, facendogli poggiare la schiena contro la porta.

"Harry," sospira Louis, il suono leggermente attutito dal collo di Harry che trema sotto i movimenti delle sue labbra, "lasciami andare, okay? Amore, ti prego."

Quelle parole a quanto pare fanno effetto, perché Harry lo lascia. Ma non si ritrae completamente, avvolgendo la mascella di Louis con una mano, l'altra a massaggiargli il lato del viso e a sfiorargli la guancia con disperazione. Louis sente il respiro accelerare.

"Che stai–"

"Non posso lasciarti entrare lì dentro da solo," dice Harry, il tono vulnerabile e determinato allo stesso tempo, "anche se mi farò odiare da te. Non vado da nessuna parte. Se credi che ti lascerò con quel mostro..." Harry sospira, scostando le mani dal viso di Louis e ficcandosele in tasca, "non provare nemmeno a discutere su questa cosa, Louis, perché non l'avrai vinta."

Louis è stupito dalla forza sprigionata dal ragazzo di fronte a lui. Quando ha conosciuto Harry, non l'ha considerato come uno di quelli che prende il controllo o sostiene le proprie idee in maniera così determinata, ma eccolo lì, tutto infiammato dal suo bisogno istintivo di proteggere Louis. È un tipo di forza differente da quella di Duncan. La forza di Duncan è tutta nelle sue mani. Quella di Harry erutta dalla sua anima, esplodendo attraverso suoi occhi in uno sfoggio di colori e luci che danzano nelle sue pupille proprio come esplode un fuoco d'artificio, risplendendo nel cielo notturno. In qualche modo Harry è infinitamente più affascinante da guardare. Ha quel tipo di forza che non ha bisogno di essere dimostrata, quel tipo di forza implicita in ogni cosa che fa... e Louis lo invidia per questo.

"Okay," annuisce Louis, il cuore a contrarsi nel petto, "non discuterò con te."

Harry si limita a rispondergli con un cenno affermativo del capo, e Louis si volta e inserisce la tessera nella fessura, il cuore a martellargli nel petto, il sangue a coagularsi nelle vene perché oh cazzo, ci siamo. È il momento decisivo. O Duncan lo perdonerà per i suoi errori e per la presenza di Harry, o non lo farà. O Harry accetterà che Louis non è pronto a chiudere con Duncan, o non lo farà. Ci sono troppe cose in ballo nei successivi minuti e il sapore amaro e pungente della paura brucia la bocca di Louis mentre la porta si apre e la mano di Harry si posa sulla sua schiena, guidandolo all'interno.

**

Louis lo vede prima di Harry. Quest'ultimo si pesta il piede da solo e incespica sulla moquette, senza vedere, ma poi sente un sussulto e quando alza lo sguardo, Louis sta tremando come un animale spaventato e sta fissando l'enorme letto bianco a baldacchino al centro della stanza. Harry vede Duncan posare le sue enormi mani contro il muro e fottere la persona sotto di lui, il suo culo nudo in mostra, i muscoli che si tendono mentre geme a voce decisamente troppo alta e il ragazzo sotto di lui piagnucola. Il suono di pelle contro pelle è osceno nel silenzio della stanza d'albergo, mentre Duncan stringe le mani tra i capelli del moro, tirandogli la testa indietro in un angolo innaturale mentre il ragazzo piagnucola più forte. Harry sente gli occhi riempirsi di lacrime. Non riesce a fare a meno di immaginarsi Louis nella medesima posizione. Il ragazzo da dietro somiglia in maniera impressionante a Louis, con le sue gambe muscolose e i capelli castani e arruffati. Ma i suoi fianchi sono molto più larghi e manca della carnagione esotica di Louis. Ora è chiaro perché la ragazza alla reception pensasse di averlo già fatto salire.

Harry sente un verso come di un animale morente, un'esplosione di emozioni così acuta da perforare le orecchie, e quando si volta verso la fonte, trova il viso di Louis accartocciato in una smorfia, la bocca aperta in un silenzioso, o non così silenzioso, grido.

"Ma che cazzo," strilla Louis, "che cazzo stai facendo?"

Harry rimane immobile, intrappolato dall'immensità del suo shock. Aveva avuto i suoi sospetti al piano terra e lo sguardo sul volto di Louis in risposta alla confusione della receptionist gli aveva fatto capire che Louis probabilmente pensasse lo stesso, ma nessuno dei due era preparato a questo. Harry è stato in fase di negazione quasi quanto Louis. Voleva pensare che sarebbero saliti lassù, Harry avrebbe lasciato dire a Louis qualche cagata sul voler sistemare le cose, e poi l'avrebbe in qualche modo convinto che fosse una cattiva idea. L'avrebbe trascinato via dall'hotel, scalpitante e strillante, e avrebbe aspettato che il ragazzo lo perdonasse, e sarebbe finito tutto con Louis raggomitolato su di lui nel suo appartamento a Londra. Ora il mondo si sta spaccando e un cratere delle dimensioni di un altro pianeta si sta aprendo sotto i suoi piedi. Harry vuole afferrare Louis e scappare prima che venga inghiottito, ma persino i suoi piedi sono incollati al pavimento, gli occhi che perforano il viso di Louis mentre vede le sue ginocchia tremare e le lacrime scorrere sulle sue guance. Sente il respiro impanicato di Louis sgorgare dalla sua gola, il dolore affiorare in superficie come una ferita profonda da cui sgorga il sangue a fiotti.

Harry osserva i muscoli della schiena di Duncan irrigidirsi e poi contrarsi, mentre posa le mani sulla vita del ragazzo moro e si tira fuori da lui con un sibilo. Com'era prevedibile, il ragazzo sotto di lui piagnucola quando Duncan si volta e si alza in piedi, l'uccello già ammosciato contro la sua coscia. Il moro collassa sullo stomaco e non si preoccupa nemmeno di voltarsi verso di loro, strusciandosi contro le lenzuola come lo squilibrato perverso che chiaramente è. La mancata reazione alla presenza di Louis fa capire a Harry quel che già sospettava. Il ragazzo sapeva di Louis... e non gliene frega un cazzo. Finché gode... finché raggiunge l'orgasmo, è tutto ciò che gli importa.

"Che ci fai tu qui?" chiede Duncan con un ringhio, la freddezza demoniaca nei suoi occhi che si spostano su Harry nel sogghignare, "Che cazzo ci fa luiqui?"

Mi sto prendendo cura del tuo ragazzo, pensa Harry tra sé, perché sei un dannato coglione e non sapresti apprezzare una cosa bella neanche se ti venisse a mordere sul culo.Harry non dice nulla... non ne ha bisogno. L'odio acceso nei suoi occhi dev'essere palese. Duncan compie un passo verso di lui, ma Louis tende una mano e l'avvolge attorno al suo polso, senza smettere di piangere. Questa è una faccenda tra loro, e Harry sa che non è il momento di intervenire, a meno che non percepisca che Louis sia in pericolo. Questa è la sua battaglia.

"Non hai intenzione di rispondermi?" singhiozza Louis, il labbro inferiore che trema così forte che se Harry riuscisse a trovare la forza di muoversi, andrebbe lì e lo immobilizzerebbe con i suoi pollici, "Cosa ci fai con lui? È... è Sasha?" gli occhi di Louis si colmano di consapevolezza e di verità malata e tormentata che pare lacerargli l'anima. Harry vede tendersi la sua gola, la voce ridursi a un sussurro come se riuscisse a malapena a parlare per il peso della sua disperazione. "Mi hai mentito. Lui è Sasha, non è vero? Non una qualche donna del tuo ufficio. Te lo..." Louis deglutisce e Harry muore dalla voglia di stringerlo a sé, "te lo sei scopato per tutto questo tempo, non è vero? Da quanto va avanti?"

"Due anni," dice Duncan, beffardo, nessun segno di rimorso mentre sta lì, completamente nudo eppure senza alcuna vergogna, "me lo scopo regolarmente da due anni. Non ne avevi la minima idea, non è vero, amore? Pensavi di potermi davvero soddisfare da solo?" Duncan piega la testa all'indietro e scoppia a ridere, il tono basso e derisorio mentre fa scorrere lo sguardo sulla figura di Louis, "come se potessi competere con quello."

Con un cenno della testa indica il ragazzo moro dietro di sé, che pare abbia finito di masturbarsi, con lo sperma sparso sul suo stomaco mentre se ne sta poggiato contro il cuscino, le caviglie incrociate e le braccia dietro la testa. Il suo stomaco non ha forme, non ha quella pancetta adorabile e nessuna curva sui suoi fianchi magri. Ha gli addominali scolpiti, certo, e denti bianco perla, ma non è Louis. Non è nientein confronto a Louis, e cazzo, se Duncan non riesce a vederlo, allora è persino messo peggio di quanto Harry pensasse.

Quel ragazzo è bello, ma Louis è quel tipo di ragazzo che vedi una volta e al quale non smetti più di pensare. O almeno, Harry non ne è stato in grado. Louis è un elemento fisso e costante nella sua mente fin dal loro primo incontro, quando era tutto vulnerabile e incasinato, la sua bellezza nascosta ma ugualmente valorizzata dalla tristezza incombente nella sua espressione. Louis non è quel tipo di ragazzo che ti scopi per un'ora per soddisfare una voglia. Louis è quel tipo di uomo bellissimo, con gli occhi blu e l'aria elfica che cattura la tua attenzione per caso ma sostiene il tuo sguardo per l'eternità. È quel tipo di ragazzo con cui faresti l'amore per un tempo interminabile senza averne mai abbastanza. Harry sa che la sua sete per Louis sarebbe insaziabile. Non si sentirebbe mai soddisfatto, perché come potresti mai stancarti della sensazione di toccare e assaggiare ogni centimetro di quella pelle morbida e vellutata?

"Tutto questo tempo," la voce di Louis è di ghiaccio ora, le lacrime che ancora solcano le sue guance mentre la sua espressione esplode con rabbiosa violenza, "tutto questo tempo, era di questo che si trattava. Tutta quella cazzo di gelosia, di possessività," Louis impreca con ferocia, colpendo caoticamente Harry con una mano.

Harry è così dannatamente fiero del fatto che Louis riesca finalmente a vedere le verità di Duncan per quel che sono davvero; tutt'altro che verità... il peggior tipo di blasfemia.

"Ti sentivi in colpa," dice Louis lentamente, e Harry nota l'attenuarsi del ghigno trionfante di Duncan e il contrarsi delle mani ai suoi fianchi, "ti sentivi così in colpa per avermi tradito che mi hai fatto ricadere la colpa addosso. Volevi credere che se tu potessi fare una cosa del genere a me," la bocca di Louis si piega in un'espressione colma di disgusto. "Allora lo stessi facendo anche io. Non–" la voce di Louis si spezza, ma chiude gli occhi ed espira profondamente prima di continuare, "Non posso credere di aver pensato che tu mi amassi. Mi hai ferito, mi hai quasi u-ucciso," Louis chiude di nuovo gli occhi, i lineamenti contratti mentre spinge i pugni chiusi contro le tempie, "e sono tornato," singhiozza, "sono tornato per te. Volevo–"

Louis si gira verso Harry e i suoi occhi si riempiono nuovamente di lacrime, il petto che si solleva e si abbassa rapidamente mentre esamina il volto di Harry, alla ricerca di segni di giudizio. Non ne troverà.

"Volevo chiedere il suo perdono," dice Louis piano, ma non sta più parlando con Duncan.

Lo sta confessando a Harry, e quest'ultimo vuole che lui sappia che non è cambiato niente. Ma certo che sapeva perché fossero lì.

"Lo so," lo rassicura Harry, il trauma a dissolversi mentre compie un passo verso Louis, "va tutto bene. L'ho capito ancora prima che lasciassimo Londra, tesoro."

Lo sputo di Duncan arriva sul collo di Harry, che rabbrividisce. Non è ripugnante solo per il fatto che sia saliva, ma soprattutto per il suo proprietario, l'uomo che ha deturpato il viso e lo stomaco di Louis, l'uomo che ha deturpato la sua mente e nel contempo sgattaiolava via per fottersi un altro ragazzo. Harry quasi si stacca il labbro nel trattenersi dal prenderlo a pugni. Louis usa il risvolto della sua camicia per pulire la saliva, l'espressione calma negli occhi che riporta Harry sulla terra e gli impedisce di lasciarsi andare alla rabbia e alla vendetta.

"Andiamocene," dice piano Louis, la bocca ridotta a una linea sottile.

Harry non rivolge neanche uno sguardo a Duncan. Annuisce e copre la mano tremante di Louis con la propria, sfregando il pollice sul suo palmo, sentendo la morbidezza sotto il suo tocco.

"Bene," sbotta Duncan, "prendi il tuo fidanzato e levati dai coglioni, così posso tornare alla mia scopata."

Ignoralo, gli mima Harry con la bocca, ma Louis lo sta già facendo. Appare scosso, con i nervi a fior di pelle in realtà, ma intreccia le dita con quelle di Harry e comincia a muoversi verso la porta.

"Sei uno spreco di spazio, Louis Tomlinson. Ho sprecato tre anni della mia vita con te. Sono sicuro che il tuo ragazzo hipster non rimarrà così a lungo."

Le ciglia di Louis gli sfiorano le guance quando altre lacrime sgorgano al di sotto, e i suoi passi vacillano. Harry ne ha avuto abbastanza. Mantiene la stretta sulla mano di Louis nel girarsi per lanciare un'occhiataccia a Duncan. È lo sguardo più freddo che abbia mai rivolto a qualcuno. I suoi occhi sono di un verde incandescente, la bocca serrata in una linea furiosa, e riesce a sentire l'acido in procinto di emergere dalle sue labbra.

"Non osare dire un'altra parola su di lui," il ghigno di Duncan è beffardo quando apre la bocca, ma Harry lo interrompe, "neanche mezza. Non pensare nemmeno di avvicinarti a meno di due metri da lui. Non è uno spreco di spazio," tutti gli altri suoni sono morti nelle orecchie di Harry, tranne il raschiare della sua voce nervosa e traballante, "ha un cuore molto più grande di quel che riusciresti mai a immaginare, brutto... brutto topo di fogna. Tu," Harry punta un dito nella sua direzione, "tu sei uno spreco di spazio. Cazzo, chiunque non riesca a vedere che persona brillante sia," Harry gesticola verso Louis con una mano, gli occhi frenetici, "è senza speranza."

Il cuore di Harry gli martella nel petto, il respiro pesante nel relativo silenzio della stanza. Harry non guarda Louis, solo Duncan. Duncan, che sfoggia ancora quel ghigno arrogante e corrosivo.

"Lou... amore," la bocca di Duncan si allarga ancora di più quando si gira a guardare Louis, "al tuo cane da guardia serve una museruola."

Ironicamente, è Louis a emettere un ringhio profondo dalla gola, le parole un mix di rabbia e determinazione. Harry si volta scioccato nella sua direzione quando Louis alza la voce.

"Sono felice," grida, "felice di poter contare su di lui per combattere con me invece che contro di me," Louis tira le loro mani unite e conduce Harry verso la porta, "forza Haz, andiamocene."

Duncan non dice una parola questa volta, e neanche loro, Harry ancora completamente sotto shock quando lasciano la stanza mano nella mano. È quando arrivano all'ascensore che Louis collassa. All'inizio, si limita a tirare piano su col naso, ma non appena entrano nella vuota scatola metallica, emette un pesante singhiozzo. Si volta e appoggia le braccia incrociate contro la parete dell'ascensore, posandoci il viso rigato di lacrime mentre Harry osserva il suo busto sollevarsi sotto la camicia, il retro del materiale a frusciare a ogni respiro.

"Louis," lo chiama Harry, ma Louis non risponde.

"Lou," prova di nuovo, "Lou, vieni qui."

Louis continua a piangere contro il muro, e quando arrivano al piano terra corre via, mentre Harry impreca e inciampa sui suoi piedi cercando di rincorrerlo. Quando arriva all'esterno dell'hotel, Louis è chino su un bidone dell'immondizia, il viso pallido e bagnato di lacrime. Nell'avvicinarsi, Harry rileva l'odore di vomito. Quando raggiunge Louis, si china accanto a lui. Abbassandosi, è alto quasi quanto il ragazzo chinato. Louis solleva il viso, ma fa per allontanarsi da Harry.

"Lasciami... lasciami in pace, Harry," lo implora, e le sue parole successive sono disperatamente tristi, gli occhi blu annebbiati da nuove lacrime, "ti prego."

Anche gli occhi di Harry si annebbiano, e infila la mano nello zaino sulle sue spalle, recuperando un fazzoletto. Sostiene lo sguardo di Louis mentre gli pulisce la bocca, asciugando poi le lacrime con l'estremità opposta.

"No, piccolo," dice dolcemente, "non ti lascio."

"Perché?" chiede Louis con voce roca.

La sua mano sfiora i ricci di Harry, dolcemente come non mai, il suo pianto che si tramuta in leggeri singhiozzi e i respiri che rallentano come se l'accarezzare Harry riuscisse in qualche modo a calmarlo più di Harry stesso. Il pensiero fa sorridere il riccio che ricambia il tocco, scostando la frangia sudata di Louis dai suoi occhi.

"Perché hai preso le mie difese... e le tue. Sei stato coraggioso e magnifico e..." Louis non sta proprio sorridendo, ma i suoi occhi brillano di speranza, "e voglio stare qui con te. Dicevo sul serio, Louis, e lui è... è un illuso, perché non me ne vado da nessuna parte, tesoro mio. Te lo prometto."

"Non promettere," gracchia Louis con gli occhi umidi, la supplica a lacerare la compostezza di Harry, "ti pregonon promettermi nulla."

Quella testa di cazzo l'ha completamente distrutto, e Harry gli spaccherebbe i denti se questo potesse aiutare l'uomo vulnerabile di fronte a lui.

"Come ti senti?" Harry asciuga con il pollice le lacrime sul mento di Louis, "Cioè... ti va di mangiare qualcosa?"

"Sì," Louis annuisce con la testa, "Mi sento... vuoto. Troppo vuoto."

Harry lo prende per mano e lo trascina lungo la strada, e Louis lo segue senza chiedere dove stiano andando, abbattuto ed esausto, la testa bassa contro il petto e lo sguardo sui piedi. Harry guarda la strada per entrambi, trascinando Louis nel primo locale perlopiù vuoto che trova e guidandolo gentilmente a prendere posto a un tavolo e sedendosi al lato opposto.

"Posso esservi d'aiuto, ragazzi?" chiede una voce allegra.

Harry alza lo sguardo e trova una cameriera in piedi di fronte a loro con un taccuino aperto in mano e una matita infilata dietro l'orecchio. Indossa un vestito blu aderente con le spalline e i suoi capelli sono grigi e vaporosi, decisamente una sofferenza da sistemare ogni mattina. Sembra il tipo di donna che non ha nemmeno un grammo di cattiveria nel corpo e i sospetti di Harry vengono confermati quando rivolge un sorriso a Louis come se fosse il figlio che non ha mai avuto, ignorando l'occhio nero nel modo in cui Harry sa che Louis ha bisogno venga ignorato.

"Fammi un bel sorriso, splendore," gli dice la donna con dolcezza, chinandosi per tirare gli angoli della bocca di Louis, "dev'essere uno schianto."

Le labbra di Louis fremono sotto le sue dita, solo un piccolo accenno del suo umore passato, ma Harry vorrebbe baciare la cameriera cinquantenne per esserne la causa.

"Lo è," dice Harry, riportando l'attenzione su di lui, "uno schianto."

"Vedi, al tuo ragazzo piacerebbe vedere quei tuoi dentini splendenti," la cameriera, Lola, si china in avanti, sorridendo e aggiungendo in un sussurro, "e lasciatemi solo dire che voi due siete una coppia adorabile. E siete anche inglesi? Delizioso!"

Harry non permette al suo sguardo di posarsi su Louis. Non vuole sapere quanto sia inorridito dalla supposizione di Lola.

"Oh, non stiamo ins–"

Harry si interrompe quando sente Louis tirare con insistenza la sua mano, avvolgendo il palmo attorno al suo al centro del tavolo. Quando Harry alza lo sguardo, Louis sta guardando la cameriera con gli occhi brillanti e felici, e un sorriso da cucciolo ad allargarsi sui suoi lineamenti, riempiendogli il viso di rughette. Da togliere il fiato.

"Ho pensato che la Grande Mela fosse il posto perfettodove portarlo per la nostra prima fuga d'amore. Questo qui ha un debole per le luci," dice Louis, con il sorriso da un orecchio all'altro mentre sfrega il pollice sulla mano di Harry e inclina la testa nella sua direzione, "come la piccola falena che è."

Harry non sa bene cosa stia succedendo, ma qualsiasi cosa sia, il suo corpo non può rimanere in silenzio. Il suo cuore sta decisamente palpitando come le ali di una falena in risposta al tono affettuoso e dolce di Louis. Lo fissa, con la bocca aperta e completamente affascinato quando Louis si morde l'angolo della bocca, schivo, e abbassa lo sguardo, le ciglia ad aprirsi a ventaglio sulle guance come piume nere.

"Ma è la miapiccola falena, no?"

Lola sembra in procinto di scoppiare a piangere proprio lì nella fatiscente tavola calda, guardando Louis come se fosse Romeo in persona. Harry non può dire di biasimarla. Sente i suoi occhi pizzicare in modo sospetto, e non ha mai sentito un desiderio così profondo scorrere nelle sue vene e fargli male dappertutto. Louis sta ancora sfregando il pollice sulla sua mano, ma non ha guardato neanche una volta nella sua direzione e il gesto sembra piuttosto intenzionale. Harry è completamente smarrito da tutta quella situazione.

"Mio Dio," Lola preme il palmo aperto sul cuore, ricacciando indietro le lacrime, "è semplicemente adorabile. Voisiete adorabili," dice con enfasi, "lasciate che vi porti la specialità della serata, piccioncini... offre la casa," aggiunge, ammiccando.

"Grazie, tesoro," dice Louis, sorridendole con sincerità, "ma devo insistere almeno per la mancia."

La donna raccoglie i menu davanti a loro e li sbatte con delicatezza sulla nuca di Louis, come se fosse quel figlio snervante cui non riesce a dire di no.

"Oh," lo rimprovera, "sei troppo gentile," poi si volta verso Harry e agita un dito nella sua direzione, "farai meglio a tenertelo stretto, Mister. È quello giusto."

La risposta di Harry non raggiunge neanche le sue labbra, che la cameriera è già corsa via, i menu infilati sotto un braccio. La sua voce è eccessivamente secca, le parole fin troppo sussurrate e il pollice di Louis smette di sfiorare il suo quando dice, "Lo farò." Harry alza la testa all'assenza del tocco e Louis si è finalmente deciso a fare lo stesso per incrociare lo sguardo dell'altro. Ma c'è una sorta di esitazione nel suo sguardo, e Harry nota la luce spegnersi dai suoi occhi, le rughette ai lati disintegrarsi ancora una volta nel viso di un bambino.

"Lou?" dice Harry con tono interrogativo, osservando Louis sussultare spaventato. Harry risponde a quel gesto portando le dita di Louis alle sue labbra e posando un bacio rassicurante sulla sua mano, "Louis? Cos'era quello?"

Louis deglutisce, lasciando poi scivolare la sua mano e i suoi occhi lontani da Harry.

"Mi piaceva recitare," ammette con un tono appassionato, un sorriso triste a danzare sulla sua bocca.

Harry vuole tirare fuori ancora un po' quel suono profondo... quella sincerità ed emozione che lo riempie in un modo in cui non si è mai sentito prima.

"In che senso?" chiede, osservando Louis mentre comincia a fare a pezzi uno dei tovaglioli sul tavolo.

"Mi piaceva... il teatro," ammette Louis, e c'è una punta di amarezza nella sua voce. Harry allunga una mano per scostargli la frangia asimmetrica dagli occhi, e il pomo d'Adamo di Louis rimbalza nella sua gola. "Cioè, mi piacevano i corsi di teatro. Mi è sempre piaciuto stare al centro dell'attenzione, essere il buffone della classe. Quando riuscivo a far ridere gli altri, ero..." Luis serra la bocca attorno all'ultima parola e i suoi occhi si riempiono di lacrime, la voce spezzata, "felice."

Harry è troppo preso dallo studiare il modo in cui le luci soffuse si riflettono nelle iridi di Louis, il dolore e lo sconforto intrappolate da qualche parte tra quelle scaglie di blu. Rimane in silenzio quando Louis apre nuovamente la bocca, le ciglia a sfiorare le guance, la bocca piegata in un'espressione frustrata mentre evita lo sguardo di Harry.

"Scusa se ti ho dato l'impressione... Non stavo cercando di... cioè, volevo solo sapere cosa si provasse..." le dita di Louis tracciano un percorso serpeggiante sul tavolo lucido, ma Harry guarda solo il suo viso, in attesa che gli occhi di Louis si sollevino da quella superficie, fino al petto e alla fine sul volto di Harry, "cosa si provasse," ripete, la gola tesa, "ad essere il tipo di persona che starebbe," dice il resto della frase in un soffio, "che starebbe con qualcuno come te."

I rumori del locale, come lo sfrigolio della griglia e il fruscio della macchina del caffè, si riducono al silenzio nelle orecchie di Harry, mentre la bocca di Louis si dischiude sotto il suo sguardo. Potresti, lo sei... potresti stare con qualcuno esattamente come me. Harry non può dirlo, neanche con gli occhi. Afferra invece la mano irrequieta di Louis e la stringe.

"Ti meriti il mondo intero, Louis, e se l'uomo di cui sei innamorato–"

"Non lo so," dice Louis freneticamente, le dita che tremano, "Non so se lo sono... se sono innamorato di lui, intendo. È solo che," Louis stringe la mano di Harry, gli occhi lucidi, "quando l'ho visto con... quando l'ho visto scopare un'altra persona," riesce a dire, il viso piegato in una smorfia, "è come se mi fosse passato tutto di fronte agli occhi. Tre anni... ma gli ultimi due, in realtà. Le bugie e il... il dolore. Harry," gracchia, "Haz," piagnucola, ricordi frammentati a risalire in superficie nei suoi profondi occhi blu, "fa così male. Lui mi ha fatto così male."

"Lo so, Lou," Harry gli bacia il dorso della mano, "So con quante cicatrici ti ha lasciato."

"È solo che," Louis chiude gli occhi e infila una mano tra i capelli, "solo che... riuscivo vedere tutto il dolore lì di fronte a me e ho pensato, come posso essere innamorato di tutto questo? Come puoi amare la cosa che ti sta distruggendo da cima a fondo?" Louis lo implora con gli occhi selvaggi, "come può qualcuno essere così sbagliato?"

"Oh, Lou, tesoro, no–"

"Sì, lo sono," Louis scuote la testa furiosamente, "Lo sono, ma è... è come se fossi semplicemente vuoto. Come se facesse così tanto male da non poter respirare, e poi... poi, puf," Louis allarga le dita in aria, "niente. Cioè, forse sono insensibile. Credi che sia così?"

Harry fa scivolare una mano tra i capelli di Louis, e quest'ultimo si piega verso il tocco, le palpebre a socchiudersi appena.

"Credo che tu abbia subito uno shock non indifferente... ma credo anche," Harry si lecca le labbra secche, "che forse tu fossi più innamorato del Duncan che hai conosciuto più di quello che conosci ora... quello che ti ha fatto così male, quello che hai beccato a tradirti. Che forse quello che ti ha ferito così tanto è la consapevolezza che queste due persone potrebbero non essere collegate come pensi? Che potresti aver dovuto rinunciare alla persona di cui ti sei innamorato?"

Le parole di Harry fuoriescono da solo Dio sa dove. Tutto quello che sa è che dentro la sua testa hanno senso e lo stesso Louis sembra intenzionato a sentirne di più, le palpebre che calano ogni volta che Harry gli gratta la testa, ma le pupille decise a seguire il flusso di parole dalle sue labbra.

"Credo che tu ci abbia preso, Styles," dice Louis sardonico, sorridendogli con aria assonnata, "un vero e proprio Sigmund Freud."

Harry inarca le sopracciglia, la voce affatto impressionata.

"Sigmund Freud pensava che quasi ogni cosa potesse essere riconducibile al sesso," Harry fa una pausa con enfasi, "era un pazzo affamato di sesso."

Il sorrisetto di Louis è evasivo, le pupille leggermente vispe da sotto le lunghe ciglia.

"Proprio come te," dice in un soffio.

Harry ride nonostante tutto, e spinge appena la spalla di Louis.

"Cazzone," dice, chinandosi impercettibilmente in avanti.

"Oh, Harold, pensi sempre e solo a quello, non è vero?" Louis scuote la testa, chinandosi anche lui in avanti, "cazzoni, cazzoni, cazzoni e ancora cazzoni."

Harry non ha voglia di fingere che non si stia godendo ogni secondo di quella situazione. Il suo stupido sorriso fa spuntare le sue fossette in tutta la loro gloria, mentre si china ancora di più in avanti, il sedere appollaiato sul bordo della sedia, il naso di Louis a sfiorare il suo. I suoi occhi verdi scintillano, divertiti.

"Sbagliato," dice lentamente, guardando il sorrisetto di Louis col fiato sospeso, "penso sempre e solo a culi, culi, culi e ancora culi."

Al tuo culo, aggiunge Harry tra sé. Osserva con gioia Louis che lancia la testa indietro, ridendo sguaiatamente con gli occhi chiusi. Non sta recitando questa volta, e lo stomaco di Harry si rovescia con l'inebriante consapevolezza di esserci riuscito... di essere lui la causa di quell'allegria. Louis è una visione, un'assoluta visione, e Harry vuole baciarlo fino al prossimo secolo quando ride così, sincero e senza pensieri. Per fortuna, quello è il momento in cui Lola ritorna con il loro "speciale", che consiste in due piatti con due hamburger giganti e pieni d'olio e una montagna di patatine fritte. I due piatti sono accompagnati da un enorme milkshake con due cannucce, che Lola sistema tra loro con un sorriso gentile e un occhiolino esagerato. Louis si appoggia allo schienale con un sorriso divertito sulle labbra.

"Siamo o non siamo in Grease?" [ndt. Gioco di parole con 'greasy' e 'grease', entrambi a significare 'unto/pieno d'olio'.]

"Dipende," Harry agita le sopracciglia, "posso essere Danny?"

"Col cazzo," dice Louis con un ghigno, infilandosi una lunga patatina in bocca, "ho interpretato Danny nella mia recita, e oltretutto, hai mai fumato una sigaretta?"

Harry sbuffa, sconfitto.

"Be' no, ma–"

"Be' no ma niente. Mangia le tue patatine, Styles, sono molto più buone quando non sono della stessa temperatura dell'Antartide," gli ordina Louis, spingendo il piatto verso di lui.

Harry abbassa lo sguardo con un cipiglio dubbioso. Così tanto olio, così tanto...

"Ehi, dato che non mi devo più preoccupare del mio fisico, mangerò fino a vomitare," dice Louis con voce allegra, "e se devo mangiare fino a vomitare... lo farai anche tu con me, Riccio."

Harry sospira e alza gli occhi al cielo, afferrando con riluttanza una patatina dal piatto e ficcandosela in bocca. Potrebbe aver emesso un piccolo gemito di piacere proibito per quel cibo grasso. Louis strabuzza gli occhi per un attimo, poi la sua bocca si distende in un sorriso di consapevolezza.

"È buono, allora?"

Harry gli rivolge un grugnito, la bocca strabordante di patatine. Non avrebbe dovuto neanche iniziare. In ogni caso, Louis appare affezionato e divertito allo stesso tempo mentre mangia il suo cibo, un sorriso persistente agli angoli delle sue labbra. Quando Harry ingoia il proprio boccone, alza lo sguardo su Louis con eccessivo timore.

"Ho la sensazione che tre anni fa fossi molto più una minaccia per la società rispetto ad ora."

Louis beve dal milkshake, le guance incavate in maniera oscena attorno alla cannuccia, la frangia a sfiorargli da fronte come se fosse qualcosa uscito da un servizio fotografico per un catalogo invernale. Harry si prende una pausa dalla sua porzione di grasso per afferrare l'altra cannuccia. Sente i pantaloni estremamente stretti quando Louis succhia con più insistenza dalla sua cannuccia prima di scostare la bocca con un sonoro popche fa strozzare Harry con il suo drink. La lingua di Louis scivola sul suo labbro inferiore, raccogliendo le gocce sparse di latte, e il cervello di Harry va in tilt. Poco importa che Louis sembri completamente all'oscuro dell'effetto che ha sulla sanità di Harry... Harry è completamente e definitivamente rovinato.

"Oh, amore," Louis sbatte le ciglia, e a Harry viene in mente in quel momento l'ultima cosa che ha detto prima che il suo cervello gli andasse in pappa, "non ne hai idea."

**

"Tutto questo è ridicolo. Tu sei ridicolo. Non puoi andare lì sopra e– Harry!Torna subito qui, cavernicolo!"

Harry non ascolta una parola, la bocca agganciata attorno alle fossette quando salta sul palco improvvisato e si avvicina languidamente al microfono. I pantaloni attillati gli fasciano le lunghe gambe, e i suoi ricci cadono ai lati del suo viso mentre si muove. È stata colpa di Louis, in realtà. Stavano cercando un hotel per la notte e Louis gli stava descrivendo la persona che era un tempo... il Louis divertente.

Non è che avesse perso completamente se stesso per Duncan, ma ha notato che è come se avesse dimenticato come lasciarsi prendere dal momento. Quando stava con Duncan, il troppo divertimento portava sempre a una ripercussione, quindi era passato tanto tempo dall'ultima volta in cui aveva semplicemente vissuto. Harry si era fermato in mezzo alla strada quando aveva sentito della musica fuoriuscire da un affollato ristorante indiano e aveva avvistato la coppia felice, che ondeggiava avanti e indietro. C'erano dei sorrisi estasiati sui loro volti mentre danzavano sulle note di una versione acustica di Marry Youdi Bruno Mars. A Harry si erano illuminati gli occhi e aveva trascinato Louis nel ristorante, sgraffignando due calici di champagne da un cameriere di passaggio.

"Harold," aveva sibilato Louis, "cosa diavolo credi di fare? Non possiamo imbucarci al loro matrimonio!"

"Sinceramente, mio caro, non me ne frega un cazzo," aveva detto Harry con una fossetta bene in vista, gli occhi brillanti, "ecco come si 'vive', Lewis."

Louis aveva sbuffato una risata, la bocca a piegarsi verso l'alto contro la sua volontà.

"Non sei Scarlett O'Hara," aveva detto con tono beffardo, "e questo non è Via col Vento."

"Peccato," Harry aveva tirato un bottone allentato della camicia di Louis, aprendolo, "scommetto che staresti benissimo con un vestito d'epoca. Saresti addirittura affascinante."

Louis aveva tentato senza successo di non arrossire, un sorriso timido a impossessarsi degli angoli della sua bocca. Mentre Louis stava ancora tentando di riprendersi da quell'affermazione, Harry era saltato sul palco, e attualmente Louis lo sta guardando con orrore mentre picchietta il suo calice con un coltello che ha recuperato chissà dove. Gli invitati si zittiscono, osservando Harry con curiosità ma senza palese sospetto. Harry comincia a parlare senza un minimo di esitazione e Louis prende in considerazione l'idea di svignarsela senza di lui.

"Salve a tutti," grida Harry con un sorriso smagliante, l'espressione piena di fascino, "mi chiamo Harry e sono un amico di un amico della sposa."

Mente spudoratamente e Louis alza gli occhi al cielo, anche se Harry non ha ancora guardato nella sua direzione.

"Innanzitutto vorrei fare le mie congratulazioni ai novelli sposi," Harry inclina il calice verso la coppia, che solleva i propri bicchieri con aperta fiducia nei loro volti felici, "perché è una cosa rara trovare qualcuno che..." Louis probabilmente se lo sta immaginando, ma la voce di Harry sembra più roca quando si interrompe, gli occhi che si abbassano per fissare con aria pensierosa il calice quando continua, "che rende il tempo obsoleto. Quando sei davvero innamorato, amare qualcuno per un giorno e amarlo per tutta la vita è la stessa cosa, perché non importa il numero delle volte in cui ti svegli accanto a quella persona, o quante volte gli urli addosso solo per portare fuori la dannata spazzatura..." Harry fa una pausa e la folla scoppia a ridere. Louis rimane immobile, le labbra dischiuse mentre osserva Harry, frastornato, pendendo da ogni sua parola. "Importa la stessa sensazione che percepisci nelle ossa ogni singola volta in cui entra in una stanza. È– non smetterà mai di essere importante per te, in un modo in cui..." Harry agita una mano per aria, l'espressione distante, "in un modo in cui nessun altro è mai stato così importante prima."

Il cuore di Louis è un palloncino nel suo petto. Harry è fottuto poeta e per uno che non è mai stato innamorato davvero, di certo sa come descrivere il sentimento nella sua totalità. Louis quel giorno ha perso tutto, ha perso l'occasione di avere quella sensazione... quella sensazione del tempo obsoleto. Ha perso quella sensazione di amare qualcuno al di là di ogni comprensione, eppure quando Harry finalmente incrocia il suo sguardo, gli occhi leggermente lucidi e un sorriso sbilenco e terribilmente adorabile, Louis si rende conto che non esiste nient'altro attorno a lui. Non esiste nient'altro oltre quegli occhi verde intenso e il modo in cui lo inghiottiscono completamente, senza lasciarlo andare più.

"Ora, un regalo ai novelli sposi... e lasciatemelo dire, siete entrambi incantevoli," Harry rivolge un occhiolino alla sposa, la quale ridacchia e si rilassa contro il marito, che le avvolge un braccio attorno alla vita e le bacia la guancia. È disgustoso. Louis potrebbe avere un groppo in gola, "... ho preparato una canzone. Badate bene, è dedicata anche al mioLouis," i denti di Harry fanno capolino tra le labbra quando i suoi occhi guizzano verso Louis, ma il cuore di quest'ultimo preme comunque insistentemente contro la cassa toracica. È solo un gioco, solo un gioco, solo un gioco. Perché le sue ginocchia tremano quando Harry continua? "Il mio bellissimo ragazzo, il mio passerotto," Harry sogghigna e Louis gli fa il dito medio, "a cui desidero curare le ferite con un bacio."

Gli occhi di Harry brillano di spensieratezza, ma Louis non riesce a incrociare il suo sguardo. Sente il petto troppo piccolo per il suo cuore in espansione, e per tutto l'ossigeno che lascia entrare con i suoi enormi respiri. C'è qualcosa di così terapeutico e così sinceramente rassicurante in quella piccola promessa, e Louis non vuole chiedersi il perché. Quelle parole lo fanno sentire come non si è mai sentito prima e come non sa se si sentirà mai più in futuro.

"Questa è If I was the onedi Ruff Endz..."

Harry non guarda Louis mentre canta. Al contrario, chiude gli occhi e si avvolge in maniera sensuale attorno al microfono, le braccia che cullano l'asta e le ginocchia piegate. Le sue labbra sembrano così morbide e piene, e Louis non riesce a sopportare il modo in cui il suo viso si tira e si tende con ogni strofa, la voce profonda e tormentata. È bellissimo persino nella tristezza, e Louis si perde. Si perde nelle parole che Harry gli dedica, le parole che sono come i raggi del sole quando gli accarezzano le palpebre in un giorno d'estate, disteso sotto gli alberi. Ti meriti di meglioè quel che sente Louis nella canzone. Meriti di essere amato con tutto il cuore. Louis non sa se possa credere nella semplicità eterea e meravigliosa di quel pensiero, ma è quello che vuole il suo cuore. Il suo cuore vorrebbe inoltre lanciarsi di testa tra le braccia di Harry e sfregargli il naso sul collo solo per quella canzone... solo per avere un tale interessamento innocente per i bisogni di Louis...

I see the way he treats you,

I feel the tears you cried,

And it makes me sad, and it makes me mad,

There's nothing I can do baby.

Cause your lover is my best friend,

And I guess that's where the story ends.

So I've gotta try, to keep it inside.

You will never be, never be mine but...

If I was the one who was loving you, baby.

The only tears you'd cry would be tears of joy.

And if I was by your side,

You'd never know one lonely night

And if it was my arms you were running to,

I'd give you love in these arms of mine.

If I was the one in your life.

If I could have just one wish,

I'd wish that you were mine,

I would hold you near,

Kiss away those tears.

I'd be so good to you baby.

You're the one I want next to me,

But I guess that's just not meant to be.

He's there in your life,

And he's sharing your nights,

It'll never be, never be right.

(chorus)

Yeah, baby.

I want to reach out and feel you beside me,

Right here beside me, babe.

Take you in my arms right now,

Scream 'I love you' right out loud.

Some day I pray, that I'll find the strength,

To turn to you and say...

If I was the one who was loving you, baby.

The only tears you'd cry would be tears of joy.

And if I was by your side,

You'll never know one lonely night

And if it was my arms you were running to,

I'd give you love in these arms of mine.

If I was the one in your life.

(Chorus)

If I was the one, if I was the one,

In your life.

**

"Louis," gracchia Harry, gli occhi sbarrati e il cuore a martellargli nel petto.

Louis sogghigna mentre si sbottona completamente la camicia e lascia che il morbido tessuto bianco si apra, rivelando una porzione allettante della sua vita stretta e dei fianchi formosi. Il suo stomaco ovviamente è la cosa peggiore, che brilla nella luminescenza della luna, la pelle d'oca a mostrarsi mentre i muscoli di Louis si tendono in risposta all'aria frizzante della notte. Sono ancora presenti i lividi neri e blu, ma la luce della luna si riflette su quella pelle abbronzata che spunta tra gli spazi dove i lividi hanno già cominciato a guarire.

"Louis," ripete Harry inutilmente quando Louis gli rivolge un sorriso subdolo e si fa scivolare la camicia dalle spalle fino a terra, sollevando poi la testa per guardare le stelle.

"Rilassati, Harold," lo zittisce, sorridendo con aria in qualche modo sognante nel voltarsi a guardarlo.

Smentisce le sue parole di conforto quando lascia scivolare i pollici sotto il bordo dei suoi pantaloni e comincia a tirare i suoi jeans tremendamente attillati, esponendo la parte superiore dei suoi boxer.

"Cosa credi di fare?" chiede Harry, la voce acuta e le sopracciglia inarcate.

Louis blocca i suoi movimenti ma non appare troppo turbato, posando le mani sui fianchi e dando a Harry la sua completa attenzione.

"Pensavo volessi aiutarmi a vivere, hipster," dice, la voce sommessa e delicata come il rumore delle quasi inesistenti onde di fronte a loro, "perché credi che ti abbia portato qui?"

"Per passeggiare, per infilare i piedi nella... non lo so, ma non," Harry inghiottisce il groppo di saliva nella sua bocca, gli occhi che tracciano il tatuaggio sul petto di Louis con forte desiderio, "questo."

"Fare il bagno nudi?" dice Louis in un sussurro roco, mentre infila nuovamente i pollici sotto i pantaloni e li tira giù fino alle ginocchia, sfilandoseli rapidamente. "Dai, Harry," lo punzecchia, "sono anni che non lo faccio. Non c'è nessuno in giro. Ti prego."

Gli occhi di Louis sono troppo blu, l'acqua troppo scura e profonda e la sabbia morbida e leggermente scricchiolante sotto i suoi piedi è una sensazione rilassante che Harry non provava da anni. La ignora del tutto. È perfettamente consapevole della sua situazione. Niente è bello come il movimento incantevole dei muscoli che si gonfiano e si tendono nelle cosce dorate di Louis mentre sposta il peso da un piede all'altro con impazienza, e la vista peccaminosa del suo uccello premuto contro i suoi boxer lo rende debole. Niente è allettante come i piccoli capezzoli rosa sul petto di Louis o le curve dei suoi fianchi, che implorano due grandi mani per riscaldarli. Harry non si lascerà tentare.

"Quando ho detto che volevo che tu 'vivessi' di nuovo, non intendevo esattamente spogliarti di fronte a–"

"Mi hai già visto nudo, Harold," dice Louis con una sfida nei suoi arroganti occhi blu, e Harry si chiede se Louis fosse così ventiquattro ore su ventiquattro prima di Duncan, indignato e adorabile. Vivace e inattaccabile. È una bella gatta da pelare, ma è anche indiscutibilmente più attraente. "Abbiamo fatto la doccia insieme, amore."

"Sono convinto che tu indossassi le mutande, quella volta," gli ricorda Harry, gli occhi che scivolano verso l'enorme rigonfiamento nei boxer di Louis per poi spostarsi altrettanto rapidamente.

"Sono convinto di essere venuto sulla tua coscia," dice Louis, e Harry si strozza, gli occhi che scattano dalle onde del mare all'espressione in attesa di Louis.

Questo è un Louis diverso da quello che aveva tirato in dentro la pancia dalla paura e aveva pianto dalla vergogna per il suo orgasmo. Questo è spavaldo, potente e... infinitamente più pericoloso.

"Senti... Harry," dice Louis lentamente, e Harry arriccia i piedi nella sabbia per trattenersi quando Louis aggancia le dita ai lati dei suoi boxer, "Lo capisco se hai paura di un po' di acqua fredda," Louis sogghigna, tirando i boxer verso il basso, esponendo la linea sottile di peli che scende verso il suo uccello, "e di un po' di nudità," continua a tirare e Harry non può fare a meno di abbassare lo sguardo sul membro molle e rosa di Louis che fuoriesce dai suoi boxer, molto più grosso di quel che Harry aveva pensato all'inizio quando aveva sentito il suo peso contro la coscia. È semplicemente, in maniera inequivocabile... stupendo, "ma se vuoi davvero essere un buon amico," Louis si china e spinge i boxer fino alle caviglie, esponendo le fossette perfette in fondo alla sua schiena e un accenno del suo culo pieno e formoso, "metti i tuoi sentimenti da parte e vieni con me."

Mettere i suoi sentimenti da parte? Magari.

Louis è ora in piedi di fronte a lui, completamente nudo e illegalmente bellissimo, con la frangia scompigliata dal vento e quel pisello scandalosamente grosso a penzolare tra le gambe. È senza dubbio il più bello che Harry abbia mai visto. Fanculo l'universo... quand'è che si è abituato così tanto a imprecare? Louis si gratta un fianco, piegando la testa da un lato per esporre il suo collo abbronzato, così bello e così nudo senza le labbra di Harry attaccate. È successo lì, pensa Harry tardivamente, da qualche parte tra il conoscere Louis e stare lì in quella spiaggia di New York con un'erezione in atto e un cuore martellante... ecco quando ha imparato il valore delle imprecazioni. La sua testa è un flusso di parolacce indistinguibili mentre Louis comincia a camminare all'indietro sulla sabbia, facendo cenno a Harry con un sorriso sbilenco e la libertà che sboccia, piena e copiosa, nei suoi brillanti occhi blu. Il cuore di Harry suona una melodia al ritmo dei passi lenti di Louis, la testa stordita dall'osservare la sua figura sinuosa.

Wise men say...

È il leggero shock negli occhi di Louis quando finalmente raggiunge l'acqua e il piccolo sussulto che Harry riesce a sentire anche a distanza quando l'acqua fredda gli raggiunge i fianchi. È il piccolo sorriso sulle sue labbra mentre posa i palmi sull'acqua e continua a chiamare Harry, felice come, be', come un'anatra nell'acqua. È la felicità dimenticata di Louis che riempie l'aria ad attirarlo. I piedi di Harry cominciano a trascinarlo sulla sabbia, aumentando il passo mentre si libera dei suoi vestiti lungo il tragitto, il cuore che gli martella per quanto desideri essere al fianco del ragazzo. Il tutto mentre Louis lo osserva con uno sguardo fisso e silenzioso, completamente immobile nel freddo oceano.

Only fools rush in...

Quando Harry alla fine si toglie i boxer, gli occhi di Louis toccano ogni centimetro della sua pelle, dalla testa ai piedi, facendolo sudare e andare a fuoco nonostante il vento freddo e pungente a smuovergli i capelli sulla nuca. Poi Louis si volta, immergendosi ancora più in profondità dentro l'acqua, e Harry vede di sfuggita il suo culo voluttuoso quando si stiracchia, le braccia inarcate sopra la testa, sollevandosi poi leggermente fuori dall'acqua con le spalle rivolte verso Harry e il culo in bella vista. Le sue natiche riflettono la luce della luna, due globi pieni e perfetti da cui scivolano grosse gocce d'acqua come qualcosa fuoriuscito dai sogni (bagnati) di Harry. Poi Louis si tuffa, e Harry riesce a malapena a riprendere a respirare.

But I can't help...

Louis riemerge di nuovo e si volta, usando una mano per spingere la frangia indietro assieme al resto dei capelli. Sorride a Harry, gli occhi arricciati quando il corpo di Harry viene finalmente inghiottito dall'acqua gelata, e squittisce per la temperatura. Louis si raddrizza e aspetta che Harry gli si avvicini, la melodia ancora vibrante nelle sue vene. Alza lo sguardo verso la luna, la curva del suo sedere appena visibile sulla superficie dell'acqua, e il blu dei suoi occhi che brilla nell'oscurità. Quando Harry sente il sospiro di felicità scivolare dalle labbra di Louis, il cuore gli palpita nel petto e il suo stomaco fa una capriola, la melodia che si interrompe nella sua testa con un sussurro sconvolgente che trasmette un brivido profondo attraverso tutto il suo corpo.

Falling in love with you...

"Non è così fredda, Harold," cantilena Louis, divertito, studiando l'espressione sbalordita di Harry con gli occhi socchiusi, "o sei solo incantato dall'oceano?"

Sono incantato da te.

"Sto bene," dice Harry, la voce tesa e strozzata.

Louis solleva un sopracciglio ma non contesta, strattonando la mano di Harry per portarselo più vicino. Harry incespica e Louis lo afferra, stringendogli i fianchi con le piccole mani e avvolgendo queste ultime attorno a lui per posarle sulla sua schiena. Il suo tocco brucia. Harry usa l'unica alternativa a sua disposizione. Raccoglie Louis tra le braccia e lo catapulta in acqua, gli arti del ragazzo a scalciare sporadicamente mentre affonda, l'acqua ad inghiottire il suo grido di sorpresa. Emerge dall'acqua con un'imprecazione sulle labbra e la vendetta rovente negli occhi. Harry perde la testa, suo malgrado, il corpo scosso dalle risate mentre Louis si fa nuovamente strada verso di lui.

Da quel momento è un tutti contro tutti, mentre Louis tenta innumerevoli volte e senza successo, badate bene, ad annegare Harry. È semplicemente troppo piccolo e ogni volta che sembra stia per riuscirci, Harry deve solo afferrare le sue mani con una delle sue e la sua vita finisce inevitabilmente sotto il braccio di Harry quando quest'ultimo lo manda nuovamente sott'acqua. Ma è tutto per puro divertimento, e Louis ride tanto quanto impreca.

Alla fine si stancano, abbandonandosi a pancia in su come stelle marine e lasciandosi galleggiare nell'acqua bassa, guardando le stelle in silenzio. Harry quasi si addormenta, ma Louis gli tira la mano, intrecciando le loro dita e facendolo raddrizzare. Quando i piedi di Harry toccano la sabbia, Louis è subito su di lui. Avvolge le gambe attorno alla vita di Harry, le caviglie contro il sedere, e sono terribilmente vicini... troppo vicini... così vicini che la posizione porta i loro membri a toccarsi, facendo sussultare Louis e girare la testa a Harry.

"Che stai facendo?" dice Harry con una risata imbarazzata e del tutto forzata.

"Volevo ringraziarti," gli dice Louis all'orecchio, e quando si sistema, agganciando le gambe più strette in modo da non scivolare via, le punte dei loro membri si sfiorano di nuovo, e Harry si rende improvvisamente conto che sono entrambi semi-eccitati, "per oggi. Per tutto. Sei fantastico, Harry Styles. Sul serio."

"Nessun problema," dice Harry, la voce tesa mentre allunga una mano per dare una pacca al culo di Louis.

Potrebbe aver dimenticato che sono nudi e che avrebbe toccato il culo nudo, perfetto e morbido di Louis. La ragione però va a farsi benedire perché Louis geme piano e si struscia contro Harry. I loro corpi sono così vicini che i movimenti di Louis intrappolano l'erezione di Harry contro il suo stomaco tra sé e Louis, i loro bacini perfettamente allineati. Il gesto provoca una frizione tortuosa ed eccitante, e la mano di Harry fa di testa sua, afferrando una delle natiche di Louis con urgenza e premendo sulla schiena del ragazzo per portarlo più vicino a sé. Louis rabbrividisce e usa le proprie mani per scostare i ricci di Harry dal suo viso, fissandolo intensamente negli occhi mentre allinea il suo corpo a quello di Harry, le loro erezioni a sfregarsi, mandando scosse di piacere attraverso il corpo di Harry. È troppo e non abbastanza. Harry vuole baciarlo... vuole baciare Louis fino a farsi formicolare per sempre le labbra, ma non è quello il momento. Louis non è pronto. Non vuole Harry nel modo in cui Harry vuole lui, e Harry non potrebbe sopportare che Louis si tiri indietro e lo consideri un errore. Vuole Louis, ma vuole tuttodi lui... non solo questo.

Si scosta dall'abbraccio, allontanando le mani di Louis dai suoi capelli e i piedi dalla sua vita, galleggiando all'indietro nell'acqua. Louis gli rivolge un broncio, le ciglia bagnate e il corpo improvvisamente scosso da fremiti per la mancanza di calore. Se non fossero ancora nudi e se l'uccello di Harry non stesse gocciolando in maniera tremenda, si ficcherebbe Louis tra le braccia e lo terrebbe stretto a sé.

"Scusami, Lou," dice invece, cercando di non far trapelare l'affezione nella sua voce, "ma siamo amici, lo sai. Sarebbe–"

"Strano," conclude Louis con la voce leggermente tremante, ma poi un sorriso gli accende i lineamenti, convincendo Harry che scostarsi fosse la cosa giusta da fare, "non so cosa ci sia preso. Forse nuotare nudi non è stata una grande idea, lo ammetto."

"No, è stato divertente," controbatte Harry, il tono dolce, "Mi piaci così. Senza... restrizioni. Quando agisci d'istinto, sai. Senza... limiti."

"Oh," Louis abbassa lo sguardo sui suoi piedi sott'acqua, come se non sapesse bene come rispondere, "Io, uhm... sì. Anche io mi piaccio così."

Harry tende una mano e Louis la afferra, sorridendo con riconoscenza. Tornano così a riva e si rivestono, facendo entrambi delle smorfie al modo in cui i vestiti si attaccano alla pelle bagnata.

"Mi rimangio tutto. È stata una pessima idea..." si lamenta Harry mentre cominciano a risalire la spiaggia, fianco a fianco.

Louis lo spinge e Harry incespica nella sabbia grumosa.

"Lo so che è stata una cattiva idea, ma adesso chiudi il becco, Harold. Non sei tu quello che è stato buttato in acqua dieci milioni di volte."

"È solo che continuavi a tornare all'attacco," Harry ridacchia, accarezzando distrattamente i capelli di Louis con la mano quando Louis non riesce ad appiattirsi le punte da solo, "se non fossi così piccolo, saresti un degno avversario."

"Col culo che sono piccolo," borbotta Louis con veemenza.

Harry non può fare a meno di attirarlo dalla vita, schioccando un bacio su una ciocca bagnata arricciata sulla sua tempia.

"No, Lou," dice, allegro, abbassando lo sguardo su Louis con un sorrisetto ad allargarsi sul viso, "il tuo culo non è di certo piccolo."

Harry trascorre il resto della camminata a schivare i pugni ben mirati di Louis e ridendo a crepapelle per la genialità della propria battuta.

**

"Sta molto meglio di quanto pensassi," dice Jay, inclinando la testa da un lato mentre osserva Louis dalla sicurezza della cucina. "Cioè, è silenzioso... ma non è a pezzi, vero? O credi stia solo facendo finta?"

Louis tiene Doris tra le braccia e le sta cantando sottovoce, un sorriso innamorato sulle labbra mentre le traccia il minuscolo piedino con il pollice. Harry non è mai stato così sicuro di essere innamorato. Quando il sorriso di Louis si allarga a seguito di un qualcosa fatto da Doris, anche Harry sorride, il cuore a sciogliersi nel petto. Sarebbe il padre migliore del mondo. Harry non può evitare l'ondata di immagini che pervade il suo cervello. Immagini di Louis che solleva la loro bimba tra le braccia e le riempie il viso di baci tra le risate della piccola. Immagini di Louis seduto sul bancone della cucina con la loro bimba sul grembo mentre Harry si districa tra i fornelli per preparare la cena, costantemente distratto da quella visione e incapace di trattenersi dall'avvicinarsi a Louis per dei baci casti tra le proteste della piccola. È spacciato.

"No," Harry rivolge un sorriso a Jay, prendendo le due tazze di tè, sua e di Louis, dalle sue mani, "Non credo stia fingendo, ma... ha i suoi momenti."

Harry ripensa a quella mattina, quando si era svegliato nell'hotel di New York al suono dei singhiozzi di Louis. Si era seduto, i ricci tutti scompigliati e arruffati, la voce rotta dal sonno, e aveva trascinato Louis sul suo grembo. Il ragazzo aveva nascosto i suoi occhi umidi contro la spalla di Harry, aggrappandosi debolmente a lui.

"Tesoro, cos'è successo?"

Harry non era riuscito a resistere al vezzeggiativo, con Louis aggrappato a lui in quel modo, vulnerabile e indifeso, a tirare le corde del suo cuore senza nessuno sforzo. Louis aveva spinto il suo telefono contro la mano di Harry, e quest'ultimo aveva letto il messaggio pungente con uno sguardo omicida, mordendosi così tanto forte la lingua che la sua bocca si era riempita di sangue e gli occhi di lacrime.

Mi disp ke le cose siano finite csì, sul serio, ma magari se t fossi tenuto a freno e saputo 1 cosa o 2 su cm soddisfare 1 uomo, nn saremmo arrivati a qst. Qnd ti fottevo, pensavo a lui.

Harry avrebbe voluto fare a pezzi quel coglione. Invece, aveva avvolto la nuca di Louis con la mano e premuto la bocca contro il suo orecchio.

"Mi dispiace così tanto. Mi dispiace che ti abbia convinto in questo modo."

Harry aveva cullato Louis tra le sue braccia, una mano avvolta attorno alla sua vita nuda, stringendolo con delicatezza nel tentativo di confortarlo, ma Louis aveva iniziato a tremare tra le sue braccia, il freddo della stanza d'albergo a penetrargli nelle ossa.

"Hai freddo, piccolo?" aveva chiesto Harry prima che potesse fermarsi.

Louis non aveva protestato, allungando una mano per afferrare il piumone dietro Harry e tentando di avvolgersi nel calore, ma Harry si era rifiutato di lasciarlo andare, attirandolo in un forte abbraccio e accoccolandosi più vicino per tenerlo al caldo. Aveva avvolto le braccia strette attorno a Louis e premuto la guancia contro i suoi capelli.

"È un idiota del cazzo," aveva detto Harry, la voce troppo alta nel silenzio della camera, "e se solo mi lasciassi andare dalla polizia–"

"No, Harry, ti prego," Louis aveva singhiozzato in maniera esagerata, ficcando la testa sotto il mento di Harry e accucciandosi ancora più vicino, così vicino che i loro corpi avrebbero potuto quasi fondersi, "ti prego, puoi... potresti..." Louis aveva sospirato, le dita a stringere la spalla di Harry mentre gli sfregava il naso sul collo, "solo... abbracciami. Cioè, a meno che–"

"Ma certo che ti abbraccio," aveva sussurrato Harry, accarezzandogli i capelli mentre si sdraiava nuovamente contro i cuscini, portando Louis con sé.

Aveva tirato il piumone sopra di loro, gli occhi bagnati di Louis a guardarlo con aria devastata e una stanchezza che Harry sospettava fosse profonda fino alle ossa. L'anima di Louis doveva essere così stancadi soffrire. Harry aveva tracciato dei cerchi con le dita sulla sua schiena, mentre Louis mugugnava e spingeva il mento contro il petto di Harry, accoccolandosi ancora di più.

"Sono... sono così difficile da..." la voce di Louis si era bloccata, la testa crollata contro il petto di Harry. Harry aveva sentito il calore delle lacrime di Louis scivolare sulla sua pelle, "Cioè... perché non ero all'altezza? Perché non sonoall'altezza?"

Harry ricorda il piccolo singhiozzo che aveva segnato la fine della crisi di pianto dopo la sua risposta. Ricorda il modo in cui Louis si era rifugiato in lui, con le braccia avvolte attorno alla sua vita, e si era addormentato di nuovo. Harry non sapeva se avesse detto la cosa giusta, ma era bastato per placare la mente di Louis e farlo addormentare, ed era tutto ciò che Harry avrebbe potuto chiedere a seguito di tutto ciò che Louis aveva passato.

"Lo sei," aveva affermato Harry, il tono insistente, la voce intrisa di determinazione, "e se ne pentirà. Si pentirà così tanto di aver perso tutto questo," aveva stretto la vita di Louis, "di aver perso te... perché tu sei bellissimo, Lou. E non intendo solo la tua pelle dorata o i tuoi occhi o quel sorriso che arriccia la tua pelle e fa venir voglia anche a me di sorridere. Non intendo solo la tua pancia," le dita di Harry si erano spostate dalla vita di Louis al suo adorabile ombelico, la voce lenta mentre cercava di rimanere concentrato, "o il tuo culo o tutte quelle cose che ti rendono bello. Perché lo sei. Sei così bello, tesoro mio. E intendotu, Louis. Tutto di te. Il modo in cui mi fai ridere, il modo in cui ci metti il cuore in ogni cosa che fai, il tuo amore per le tue sorelle e il modo in cui ti accendi per Liam... sei," Harry si era ritrovato il cuore in gola nel finire quel che sembrava palesemente una chiara confessione del suo amore, "sei bellissimo in modi che non sapevo l'universo potesse permettere."

Quando Louis si era svegliato, Harry aveva fatto i bagagli mentre Louis ordinava la colazione da portar via, ed erano saliti su un aereo per Londra senza guardarsi indietro. Louis aveva tentato di controllare in maniera discreta il suo telefono in attesa dell'imbarco, un cipiglio a sfiorare i suoi lineamenti alla mancanza di messaggi, ma una volta in volo si era arreso, girando la testa sullo schienale e posandola sulla spalla di Harry.

"Haz," aveva detto, muovendo le dita sul petto di Harry, verso il suo collo e infine seppellendo la mano tra i suoi ricci.

"Vuoi qualcosa," aveva concluso Harry sollevando appena un angolo della bocca, piegando la testa all'indietro e verso il delicato massaggio.

Louis gli aveva rivolto un sorriso, che non aveva però raggiunto i suoi occhi.

"Non voglio pensare," aveva detto con una voce raschiata, "voglio solo dormire. Potresti..." Louis aveva fatto una pausa, mordendosi il labbro e sfregando il naso contro il collo di Harry, premendo la domanda contro la sua giugulare, "potresti giocare con i miei capelli... per favore?"

Harry non aveva avuto bisogno di farselo chiedere due volte, e Louis si era addormentato poco dopo, la mano tra i capelli di Harry scivolata sulla sua spalla, a stringerla appena. Harry aveva messo via il libro che aveva iniziato e aveva passato il resto del volo a giocare con i capelli di Louis e a guardarlo dormire, il viso il ritratto dell'innocenza e privo di ogni dolore che lo occupava nelle ore di veglia.

**

"Ti ho ringraziato?" dice Jay, gli occhi pieni di lacrime non versate mentre afferra la mano di Harry e la stringe, "perché sei un dono del cielo, Harry Styles."

Harry scrolla le spalle, gli occhi agganciati a Louis mentre quest'ultimo sfiora la pancia di Doris con le dita e preme un bacio delicato proprio lì, gli occhi brillanti.

"Davvero," gli sussurra Jay all'orecchio, "Dico sul serio. Non c'è nessun altro di cui mi fiderei per prendersi cura del mio bambino, a parte te. E... se in futuro non diventerai il mio genero, sarò devastata."

Il battito di Harry accelera a quell'affermazione, un sussulto a fuoriuscire dalle sue labbra mentre gira la testa di scatto per guardarla con un'espressione scioccata. Le labbra della donna si piegano in maniera impercettibile, come sembra sempre fare Louis, e quando si scosta i capelli scuri dagli occhi, scrolla le spalle.

"Dovrai chiedere la mano a Dan quando sarà il momento, ovviamente," gli occhi brillano e Harry non riesce a vedere oltre le lacrime di commozione che gli appannano la vista... non riesce a parlare oltre il groppo in gola, "ma hai la mia approvazione, tesoro. E l'anello della sua bisnonna, ovviamente."

Harry si lascia uscire un "grazie" strozzato e sorpreso, e incespica verso Louis, rovesciando metà del tè per strada. Quando porge la tazza a Louis, il ragazzo alza lo sguardo su di lui e inarca un sopracciglio con curiosità.

"Cosa ti ha fatto mia mamma?" chiede Louis, l'espressione giocosa, "ha chiesto la tua mano?"

Harry si strozza con l'aria. No, pensa Harry, mi ha solo offerto la tua.

"Forse," dice Harry con un sorrisetto furtivo, "allora diventerei un vero Tomlinson."

Doris comincia a strillare quando Louis la sballotta leggermente, perché ha sollevato la mano per tirare uno schiaffo a Harry. Louis sospira nel caricarsela sulla spalla e alzarsi, dondolando per calmarla. Si volta e fa una linguaccia a Harry, ma quest'ultimo si limita a sogghignare.

"Ti odio," mima Louis con la bocca, ma i suoi occhi sono raggianti.

"È reciproco," mima Harry di rimando, mostrando i denti.

Chissà come mai il suo naso non è cresciuto di dieci centimetri.

"Be'..." un sorriso danza agli angoli delle labbra di Louis mentre Doris continua a strillare a squarciagola, "almeno ne abbiamo discusso."

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