LU/CE

נכתב על ידי GabrieleDelfino3

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#FINE PRIMA PARTE!# #LA SECONDA PARTE VERRÀ PUBBLICATA A BREVE!# "Quando l'oscurità è dentro di te, non sei m... עוד

CAPITOLO 1
CAPITOLO 2
CAPITOLO 3
CAPITOLO 4
CAPITOLO 5
CAPITOLO 6
CAPITOLO 7
CAPITOLO 8
CAPITOLO 9
CAPITOLO 10
CAPITOLO 11
CAPITOLO 12
CAPITOLO 13
CAPITOLO 14
CAPITOLO 16
CAPITOLO 17
CAPITOLO 18

CAPITOLO 15

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נכתב על ידי GabrieleDelfino3

Non c'è nulla che irriti di più Lord Sebastian Brisnow di un contrattempo.

E dover rendere conto alla sede di Londra rischia di divenire un'autentica spina nel fianco. Deve fare rapporto quanto prima e si trova di fronte a un bivio pericoloso, da gestire con attenta diplomazia: da una parte non può rivelare l'importanza del portale senza rischiare di trovarsi circondato da agenti dell'Ordine; dall'altra non può né negarne l'esistenza né sminuirne l'importanza, perché si vedrebbe subito richiamato in patria.

Non è semplice e il senso di frustrazione per non poterli mandare al quel paese, lo rende nervoso.

No, a ben vedere c'è una cosa che Lord Sebastian Brisnow detesti di più del trovarsi di fronte a un contrattempo: è il dover rendere conto a qualcuno. 
Si è arruolato nell'Ordine per poterne sfruttare le risorse e agire indisturbato, cercando in tutto il mondo i portali più importanti. L'Ordine li utilizza per evocare i demoni ma lui l'ha sempre vista come una cosa futile. A che cosa serve avere un demone al proprio servizio se si è comunque destinati a morire? No, lui ha ben altri piani. Persone stupide e inette come il Reggente di Ray Falls mirano unicamente al potere, alla ricchezza. Tutti beni transitori e precari, facili da guadagnare e altrettanto da perdere, senza alcuna importanza in una visione di più ampio respiro.

Lui invece desidera qualcos'altro e questo portale, il portale di un paesino così insignificante sulla mappa, può essere la chiave di tutto. 
Deve studiare un diversivo, un espediente che gli consenta di guadagnare tempo senza destare sospetti.

"E adesso che cosa facciamo?" domanda Peach piuttosto sconsolata. L'intera missione si è rivelata una noia mortale e per giunta ora ha una fame da lupo.

Sebastian estrae dalla tasca del cappotto tre piccole statuette di argilla alte cinque centimetri e le sotterra nel terreno umido e maleodorante, a distanza di dieci metri l'una dall'altra.
Fuori dalla grotta l'aria è più respirabile eppure il silenzio notturno che avvolge ogni cosa, pesa in maniera inquietante.

"Le difese di questo posto ormai sono un colabrodo. Se qualcuno dotato di poteri magici si dovesse avvicinare, almeno verrà rallentato."
 Peach non ha più voglia di interessarsi di quello stupido portale.

"Se lo dici tu... andiamo a mangiare un hamburger? Ho la pancia vuota come la testa di questa gente."

"E tua sorella?"


"Io sto bene, grazie."
 Portia emerge dal buio con il passo felpato che la contraddistingue. I capelli viola scuro si confondono con le tenebre, mimetizzata come un predatore in agguato.


"Non ho mai corso alcun pericolo, sono degli sprovveduti."

I piccoli occhi gialli, brillano carichi di disprezzo.


"Aspetta aspetta, indovino! Hanno cercato di manipolarti la mente per capire i nostri piani!"

"Peggio. Mi hanno impiantato la spora dell'Ofiocorde Maligno."

"Ahahhahaha... non ci credo: non se ne sono accorti allora!"

"Beh, hanno tentato di trasformarti in un cavallo di Troia, c'era da aspettarselo. In fondo non potevano fare altro."

"Oh, ma per favore! Un fungo demoniaco! È così... BANALE!"

"Come hai detto tu, non se ne sono accorti. Se avessero saputo che siete due Nonmorte, non avrebbero tentato di trasformare Portia in uno zombie al loro servizio."

"Secondo me sono solo stupidi e basta!" ribatte Peach con sdegno.

"E come te ne sei andata?"

"Mi hanno lasciato in una stanza da sola mentre loro si sono messi a discutere. Ho evocato Bubbles ed eccomi qui. Ha ragione Peach, sono stupidi."

"Hummm. Meglio così. Vediamo di non sottovalutarli però. Non li voglio tra i piedi."


Portia annuisce, il volto privo di emozioni. 
È molto diversa dalla sorella: taciturna e posata, non è possibile capire a che cosa stia pensando. Da quando le ha chiamate a sé, Sebastian non ricorda di averla mai vista sorridere. Se per Peach ogni cosa è un gioco, per Portia conta solo il compito che le viene affidato. Ed è capace di portarlo a termine con una freddezza e una determinazione prive di pietà. Non per nulla, ai pastelli colorati della sorella, ha preferito un'enorme falce maledetta.

"A questo punto immagino che non ci resti che tornarcene a casa. È tutto, almeno per oggi" commenta Sebastian, sistemandosi i capelli.

"Hu, che bello! Torniamo a Londra!"

"No Peach. Intendevo la casa dall'altra parte del Lago."


"UFFAAAAAA!!! Ma non possiamo ritornare la notte di Halloween e basta?! Che ci stiamo a fare ancora qui!"

"Per quanto incompetenti, non mi fido di quei due. Senza contare quello che è successo nella grotta. Qualcuno o qualcosa ha tratto in salvo i ragazzi e dobbiamo capire chi sia stato e perché".

"Nel frattempo?" domanda Portia.

"Beh, io ho bisogno di una doccia e tua sorella di un hamburger. Immagino che tu invece voglia cacciare."

Gli occhi le si accendono di un desiderio feroce.


"Spostati a Est. Il portale ha fatto fuggire tutti gli animali e a ovest la zona è abitata."


"A che ora ci vediamo?"

"Hai a disposizione tutta la notte. Lo scorrere del tempo qui è alterato per un raggio di 666 metri. Oltre è ancora il tramonto". 
 Un ghigno di soddisfazione appena accennato le sporca la bocca e la falce si materializza nella mano aperta.

"Portia..."


Si volta, bloccata nell'atto di andarsene; scintille viola e blu le danzano intorno frenetiche.

"Non sterminare tutta la popolazione dei puma, per favore. Dobbiamo evitare di attirare l'attenzione." 


Mostra i canini affilati in segno di assenso e scompare in una fiammata color ametista, lasciando dietro di sé odore di carne bruciata.


"Non ho mai capito la sua passione nello sventrare bestie" commenta Peach, intrecciando le mani dietro la nuca.

Uno schiocco fende l'aria, un colpo secco la centra alla base del collo e cade a terra priva di conoscenza. Sebastian fa un salto indietro, piega le ginocchia e solleva gli avambracci davanti alla faccia per proteggersi. Una sfera di luce avvolge la bambina, si restringe fino alle dimensioni di una biglia e scompare con un risucchio.
 Un secondo colpo lo manca di pochi centimetri: si sposa di lato, si ripara dietro un albero e infila la mano nella tasca del capotto.


"No, non ti ho mancato: il colpo era diretto proprio al tuo armamentario. Nel caso in cui te lo stessi chiedendo."

Statuette, bende protettive e ampolle contenenti parti del famiglio di Peach e Portia, ardono in un'unica vampata multicolore.

Quella voce: è di una donna ed è sicuro di conoscerla. Ma chi è? Non riesce a inquadrarla. Ha l'impressione di non sentirla da tanto tempo. 


"Che cosa vuoi?" domanda freddo.

È strano perché di solito ha un'ottima memoria.

"Rovinare il tuo car coat in lana e gabardine non è male come inizio. Molto inglese. Devo dire che la stoffa brucia bene."

Un buco sotto la tasca si allarga in una nuvoletta di particelle antracite. Tenta di spegnerla sbattendoci sopra la mano ma la strinatura che lo sta divorando non accenna a fermarsi. Se lo toglie e lo getta in direzione della voce.

"Una cosa abbastanza fastidiosa. Mi dispiace che tu non abbia rispetto per i capi sartoriali".

Leva la cintura in pelle dai pantaloni del completo, un'esplosione disintegra il tronco alle sue spalle e la evita con un capriola sulla sinistra. È allo scoperto, una pioggia di schegge infuocate lo travolge e, con un ginocchio appoggiato a terra, alza la giacca per proteggersi. I frammenti di legno rimbalzano sul tessuto schizzando in tutte le direzioni. Un gesto repentino del braccio destro allunga la cintura nel vuoto e schioccando come una frusta, colpisce un bersaglio nel buio.

"Interessante. A quanto pare tutti i tuoi vestiti sono... speciali. Ma non basterà questo a salvarti, lo sai vero?"


"Non direi: a giudicare dal suono, sono andato a segno".


Accucciato dietro una roccia, Sebastian stacca i bottoni dei polsini e li riscalda con un accendino.
Bubbles reagisce al calore. È un demone molto particolare: è troppo potente per essere controllato da una persona sola e così lui, Portia e Peach, se lo sono diviso. Ognuno di loro ha un santuario in cui ne tiene custodito un pezzo. Peach ha i suoi pastelli, Portia la falce e Sebastian... beh, Sebastian è un Cercatore, non un Segugio o un Guardiano, quindi non può evocare e controllare i demoni. Se c'è una cosa però che non gli manca, è l'astuzia e ha trovato il modo di sfruttarlo al meglio.

"Non credi che sarebbe più educato fare le dovute presentazioni prima di tentare di ucciderci?"


Cerca di guadagnare tempo, in attesa che la fiamma risvegli la sostanza demoniaca racchiusa nella madreperla.

"Oh, ma io so bene chi sei!" risponde una voce sopra di lui.
 Si volta di scatto alzando la testa e non vede nessuno. Un calcio sulla guancia lo colpisce da dietro, il rumore della tempia che sbatte violentemente contro il terreno rimbalza nella scatola cranica. I bottoni cadono dalla mano aperta e un corvo li raccoglie, quasi li stesse rubando di nascosto. Per un momento tutto gira e l'unico suono che sente è un fischio fastidioso tra le ossa parietali. Non sente lo scricchiolare degli scarponi sulle foglie secche del sottobosco, la figura che si piega su di lui e lo afferra per i capelli, tirandoli con sadica soddisfazione. Non sente nemmeno la lama che viene sfilata dal fodero con metodica lentezza per gustarsi il momento. Un momento atteso da anni, da tanto, troppo tempo. Finalmente lei avrà la sua vendetta.

Qualcosa ribolle nel buio lì vicino. Un crepitio ripetuto, simile a chicchi di mais in padella. Scoppietta rapido e cresce espandendosi in tutte le direzioni, rilasciando nell'aria un odore acre.
L'ombra si gonfia e in pochi secondi arriva alla cima degli alberi, incombendo in avanti, una sagoma ancora più scura della notte che gli fa da sfondo.


"Merda" esclama la ragazza "Il capotto. Il demone era anche nelle fibre del capotto, non è vero?"
Gli stringe un braccio intorno alla gola, indietreggiando. La sua bocca vicina all'orecchio dell'uomo. 

"Sei un astuto bastardo. Il calore lo ha risvegliato come volevi fare con i bottoni."

La vista fumosa di Sebastian fa fatica a mettere a fuoco quello che lo circonda.

"Non..." la morsa intorno al collo gli soffoca le parole "...non si fermerà."

Lei lo getta a terra e lo blocca al suolo schiacciandogli lo scarpone sulla schiena.


"Che cosa intendi?"


"Continuerà a crescere e ingoierà ogni cosa. Ogni attacco lo farà ingrossare, sarà sempre peggio."

Tossisce ridacchiando.
 

"Possono fermarlo solo Peach e Portia. E non lo faranno senza di me."

"Che figlio di puttana" grugnisce contrariata.

"Dimmi, preferisci uccidere me oppure salvare questo posto?"

Lo aveva in pugno. Era tra le sue mani, ancora un attimo e avrebbe potuto placare il suo desiderio di vendetta. Il suo corpo trema per lo sdegno. Bubbles avanza minaccioso spandendo il suo fetore di caramello bruciato tutto intorno.
 Ce l'aveva quasi fatta, non può finire così.


"Non me ne andrò prima di averti lasciato un ricordino."

Senza pensarci ulteriormente, appoggia il pugnale a lato della mandibola e con un colpo netto verso l'alto, gli taglia l'orecchio destro.


"Ogni volta che ti guarderai allo specchio o che non sentirai un rumore, ti ricorderai di me. Non sei più al sicuro caro mio. Non puoi più nasconderti."


L'ultima cosa che ode, prima di scomparire all'orizzonte, è l'urlo di rabbia e di dolore di Sebastian che echeggia tra i boschi. Guarda la lama sporca del suo sangue, alla luce del tramonto, e le sembra che non possa esistere niente di più bello.

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