L'Amore che Resta

By littlefrancy

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"L'Amore che Resta" racconta l'amore di due ragazzi, uomini e anziani nel corso di 50 anni. Si parte da una... More

Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Continua...
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Capitolo 5

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By littlefrancy


Nel freddo delle prime luci dell'alba, mi avvio verso il panificio della famiglia Bello. Particolarmente agitato, pedalo con tutta l'energia che ho in corpo.

Non è la prima volta che mi sveglio a quest'ora, ma è sempre piacevole sentire l'aria fresca del mattino che mi accarezza la pelle.

In Sicilia, è sempre così, c'è una piccola tregua dal caldo soltanto nelle prime ore del mattino, poi torna a farsi sentire durante il giorno.

Quando giungo davanti al panificio, mi accorgo che Alfredo è già lì e che mi sta aspettando, fumando una sigaretta.

"Non sapevo fumassi." Dico, senza salutare.

Lui si accorge di me e mi fa un sorriso, poi lancia la sigaretta a terra e la calpesta con le sue scarpe bianche.

"Non fumo sempre, soltanto quando sono nervoso o quando ho bisogno di svegliarmi." Mi spiega lui.

"Non dovresti essere abituato a svegliarti molto presto?"

"In realtà, sono due anni che non dormo la notte. Praticamente, la mia vita gira intorno a questo posto."

Annuisco e non dico più nulla.

"Vogliamo andare?" Domanda.

"Assolutamente."

Posteggio la mia biciletta, legandola con il catenaccio, e salgo sul motorino di Alfredo.

"Dobbiamo fare in fretta oppure non troveremo più niente. Non appena il sole sarà alto in cielo, non riusciremo a pescare nessun pesce." Mi spiega.

So benissimo come funziona la pesca, ma non voglio fare il saccente.

Mette in moto il motorino e fa scaldare un po' il motore.

"Tieniti a me."

Io lo guardo e arrossisco. Metto le braccia intorno alla sua vita e riesco a sentire il suo addome snello, ma ben definito.

Ho paura di svenire.

Non ho dormito molto durante la notte, il solo pensiero di passare qualche ora in sua compagnia, mi ha messo uno stato di agitazione addosso e mi sono rigirato nel letto tutta la notte.

Partiamo e ,in pochi minuti, ci ritroviamo in una strada statale che porta alla zona chiamata "Isola", dove si va a pescare se non si possiede una barca.

Il contatto con il suo addome mi fa stare su di giri e vorrei che non arrivassimo mai.Purtroppo, in meno di quindici minuti, siamo lì.

Mi stacco da lui e scendo per lasciargli la libertà di parcheggiare il motorino.

Scegliamo un posto e iniziamo a pescare.

Io non ho la canna da pesca, purtroppo, dopo la morte di mio nonno, mia madre ha messo via le sue cose.

"Tranquillo." Mi dice Alfredo. "Avevo immaginato che non avessi una canna da pesca, quindi l'ho portata anche per te."

Dalla sua sacca enorme, estrae due canne da pesca senza mulinello, ma allungabili.

Ci mettiamo a pescare e ,per un bel po' di tempo, nessuno dei due dice nulla.

"Mi sa che oggi i pesci sono in vacanza." Scherza lui, dopo un po', rompendo finalmente quel silenzio pesante che si era venuto a creare.

"E' troppo tardi." Spiego, ricordandomi i rimproveri di mio nonno, quando non eravamo già a mare prima delle cinque del mattino.

"E tu come fai a saperlo?"

Mi accorgo di aver fatto il saccente e mi dispiaccio.

"Venivo a pescare con mio nonno, tutte le mattine. Era la sua passione e ha cercato di trasmetterla anche a me." Racconto con non poco imbarazzo.

"Davvero"?

"Non ci credi?"

"No, è solo che...Beh, ammetto che ti osservo da un po' e mi sei sempre sembrato più un topo di biblioteca, piuttosto che un tipo che ama gli sport o questo genere di cose." Mi spiega. "Non volevo offenderti."

Scuoto la testa e sorrido.

"In realtà, non mi è mai piaciuto tanto venire a pascare, voglio dire... Dopo anni, credo che mi sia entrato nel sangue, ma è vero che preferisco un buon libro." Ammetto, anche a costo di rendermi ridicolo ai suoi occhi.

"Beh, sei molto simile a mia sorella. Fin da piccola, ha sempre adorato la lettura e passava tutto il suo tempo a leggere o a scrivere. E' stata un po' un alieno nella nostra famiglia."

Lo fisso e mi accorgo che non è arrabbiato o infastidito da quello che gli ho appena rivelato.

"A casa mia, invece, è tutto l'opposto." Ammetto.

Rimaniamo a fissare l'orizzonte e, quello spettacolo fantastico riservato solo a noi due, mi fa sentire rilassato.

"Sono contento che tu sia venuto con me, oggi. Non so perchè, ma ho l'impressione che noi due potremmo diventare grandi amici."

Mi fa un sorriso enorme che mi lascia senza fiato.

Una volta capito che i pesci non abboccheranno, richiudiamo le canne da pesca e le riponiamo nel suo borsone.

"Facciamo a chi tocca quella roccia per primo?"

Guardo verso l'acqua e scorgo una roccia alta che spunta in mezzo.

Annuisco.

Lui ride e inizia a correre verso l'acqua, togliendosi gli indumenti come un bambino piccolo.

Io lo imito e cerco di raggiungerlo.

Ci buttiamo in acqua e iniziamo a nuotare. Stargli dietro è veramente difficile, poiché ha una prestanza fisica perfetta ed è un ottimo nuotatore.

Arriva per primo.

"Caspita, sei proprio veloce." Dico con affanno.

"Un tempo, venivo a mare tutti i giorni, anche in inverno. Ho imparato a nuotare quando avevo appena tre anni ed è stato amore a prima vista. Non ti è mai capitato di innamorati di qualcosa con uno sguardo?"

Lo guardo e annuisco.

Il suo corpo perfetto ,bagnato dall'acqua, e i suoi capelli biondi ,perfetti anche dopo una nuotata, mi fanno smuovere qualcosa dentro le mie mutande.

"Che c'è?" Mi domanda con il suo sorriso mozzafiato.

"Niente."

Lui va sott'acqua e mi spunta da dietro, mi afferra con le sue braccia e mi fa fare un tuffo.

Iniziamo a tirarci l'acqua e ,poi, quando siamo fin troppo vicini, perdo il controllo. La mia erezione è troppo evidente per poter uscire dall'acqua.

"Che c'è?" Mi chiede, non capendo la mia preoccupazione.

"Niente... Ti va di fare un'altra nuotata?" Propongo io.

Lui annuisce e partiamo.

Arriviamo a riva e ,per fortuna, il mio pene ha deciso di darsi una calmata.

Usciamo e ci asciughiamo al sole.

"Allora,Tonino, la ragazza ce l'hai?" Mi domanda, all'improvviso.

Io rimango un po' spiazzato e non so cosa rispondere.

"No?"

Scuoto la testa, facendo segno di no.

"Beh,mia sorella mi ha detto che diverse ragazze a scuola ti hanno fatto la corte, ma che tu non ha mai dato la possibilità a nessuna."

Mi acciglio perchè non capisco quello che sta dicendo.

"Nessuna ragazza mi ha mai fatto la corte."

"Tonì, mi sa che tu devi essere cieco, allora." Scoppia a ridere lui.

E' la stessa reazione che ha avuto mia madre, qualche giorno fa, quando mi ha detto che Sara ha una cotta per me.

"Tu sei fidanzato?" Questa volta, sono io a domandarglielo.

"No. Non ho molta voglia di stare con una in modo permanente. Mi piace divertimi, quando posso, e una ragazza fissa richiede troppo tempo ed energia." Mi spiega.

"Non c'è nessuno che ti piace?"

Lui mi fissa e studia il mio viso. E' come se volesse comunicarmi qualcosa, ma non sa come farlo.

"Forse."

Si alza e va a rivestirsi. Capisco che abbiamo chiuso con questa discussione.

Lo imito e mi rivesto pure io.

Torniamo al panificio, dove ho lasciato la bicicletta, così che possa andare a casa.

"Ti è piaciuta questa mattinata?"

Annuisco.

"Mi fa piacere. Vuoi qualcosa da mangiare? Ti porto una pizzetta?"

"Grazie mille."

Lui entra dentro al panificio e,poco dopo, esce con due pizzette in mano, seguito da sua sorella Elena.

"Non ci potevo credere quando mio fratello mi ha detto che siete andati a pesca insieme." Scherza lei.

"Perchè non potevi crederci?" Mi metto sulla difensiva io, mentre prendo la pizzetta che Alfredo mi porge gentilmente.

"Beh, perchè sì." Si acciglia lei, come se fosse infastidita dalle mie parole.

"Ti assicuro che Tonino è molto bravo a pescare, mi ha anche insegnato alcune cosette." Mi difende Alfredo.

Lei mi studia un momento, poi si volta verso il fratello.

"Papà mi ha chiesto di domandarti se puoi portare il pane alla Signora Caruso."

"Lo farò tra un po'." Risponde lui, addentando la sua pizzetta e mangiando con voracità.

"Comunque, Tonino hai letto che ci hanno messo in classe insieme?" Mi domanda lei.

"Davvero? Come lo sai?"

Lei alza gli occhi al cielo.

"Poco fa sono stata a scuola e hanno affisso l'elenco dei nomi delle varie classi. Saremo in quarta B insieme." Spiega lei.

"Che fortuna." Dico, cercando di evitare il sarcasmo.

"Pensavo che potremmo sederci insieme. Ti va?" Mi chiede lei.

Alfredo smette, per un momento di mangiare, e guarda la sorella con un'aria un po' stranita.

"Puoi smetterla di rompere la minchia a questo povero ragazzo? Non puoi sempre e solo parlare di scuola, altrimenti farai scappare qualsiasi uomo decida di provarci con te e rimarrai zitella a vita."

Elena resta di sasso e la vedo diventare rossa in viso.

"Sei proprio un minchia di mare." Dice lei e se ne va dentro al panificio senza dire nulla.

Lui sorride beffardo e torna a mangiare.

"Non c'era bisogno che fossi così cattivo con lei." Lo rimprovero, dispiaciuto per sua sorella che , in fondo, non aveva detto nulla di male.

"No, no. Deve capire che c'è altro oltre la scuola e gli studi. Nessuno le farà la corte se si comporterà così."

Non so perchè , ma quelle parole mi feriscono.

Elena ed io abbiamo gli stessi interessi e ci piace entrambi la scuola. Se per lui è un problema che la sorella parli sempre di scuola e di studi, significa che anche io non gli posso andare bene.

Lui deve aver capito cosa mi passa per la testa.

"Non fraintendermi, sono molto contento che mia sorella sia una persona così dedita allo studio, dico solo che c'è anche altro."

Non rispondo e mi concentro sulla mia pizzetta. La finisco e vado verso la mia bicicletta.

"Vuoi venire con me a consegnare il pane alla Caruso?" Mi domanda.

Sono tentato di dirgli di sì, ma quello che ha detto poco prima, mi ha lasciato un po' perplesso.

Io e Alfredo siamo molto diversi. So non ci sono speranze che lui possa ricambiare quello che, forse, io provo per lui e che non potremmo mai amarci come fanno un uomo e una donna ma, se pensa queste cose di sua sorella, non potremmo nemmeno essere amici.

Decido che è meglio tornare a casa e provare a dimenticarmi di lui.

"No, ti ringrazio. Ho detto a mia madre che sarei tornato a casa per le undici." Mi invento.

Lui sembra un po' deluso, ma non dice nulla.

"Ci vediamo più tardi?"

Faccio spallucce.

"Forse."

Monto la mia bicicletta e vado via, deluso dal suo comportamento e dalle sue parole.

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Copertina a cura di @martywattpadiana su Instagram