Capitolo 10

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La festa di Natale che organizza ogni anno mia madre, è un evento di proporzioni epiche. Qualcosa a cui possono prender parte solo la piccola Elite del territorio.

Vengono invitate sempre le stesse persone che,ormai, ho imparato a conoscere molto bene. Non mi stanno antipatiche, ma nemmeno particolarmente simpatiche.

Sono delle presenze che , nel corso degli anni, ho imparato ad accettare e che sono diventate quasi un'istituzione.

Mentre la casa è stata addobbata come se stessimo aspettando la venuta del bambin Gesù in persona, mi chiedo quando e come dovrò dare il regalo ad Alfredo.

Fuori si è scatenata una tempesta e mia madre non mi farà mai uscire con la bicicletta per andare a trovarlo.

Lei è una maniaca del controllo.

Ama controllare me, principalmente.

Mio padre torna a casa ed è bagnato fradicio.

"Lì fuori, sembra di essere sotto ad una cascata." Si lamenta, lanciando la sua valigetta sul divano del salotto.

Mia madre corre a prendere una tovaglia e gliela porge. Lui la prende e si asciuga, ringraziandola.

"Tesoro, ti secchi se quest'anno invitiamo dei miei alunni alla festa di Natale?"

In realtà, non è una richiesta. Nonostante non sia molto interessato a questi eventi, quando decide di invitare qualcuno, non si riesce dissuaderlo.

"Quanti saranno?" Chiede lei, palesemente infastidita.

"Mah, due o tre... Sono i ragazzi che ho portato la scorsa volta a cena. Gente molto tranquilla e istruita. Vedrai, faranno un'ottima impressione."

Mia madre non è per niente felice, ma sospira rassegnata e non dice nulla.

"Mamma, posso portare ad Alfredo il suo regalo di Natale?" Azzardo io.

Non è un tipo che si arrabbia molto facilmente, ma quando lo fa, incute un grandissimo timore.

"Secondo te, con questo tempo, ti lascerei mai andare da Alfredo? E poi cos'ha di così tanto speciale che ti ostini così tanto a frequentarlo?"

Inizia una serie di riflessioni molto cattive, non solo rivolte ad Alfredo, ma anche verso gli studenti di mio padre e dice di essere stanca di essere tratta con sufficienza da me e da mio padre.

"Volevo solo portargli il regalo! Visto che, tra pochissimo, sarà Natale, non ho più occasione per darglielo." Mi arrabbio io.

Mio padre, ad un certo punto, s'intromette e cerca di calmare la situazione che sta diventando sempre più tesa.

"Smettetela voi due. Non litigate. E' un periodo di pace e di festa, no? Tesoro, sai quanto tengo ai miei ragazzi e che male c'è se ho il piacere che i miei alunni più promettenti stiano assieme alla mia bellissima famiglia perfetta? Inoltre, Alfredo è un ragazzo d'oro e, seppur non ha continuato con gli studi, ha una grande intelligenza e mi piace come si appassiona alla poesia. E' una persona corretta e vuole bene a nostro figlio. Sai meglio di me quanto questo ragazzo abbia bisogno di amici."

L'intervento di mio padre, come al solito, sortisce l'effetto sperato. Mia madre sbuffa, ma poi inizia a dire che, forse, ha sbagliato, che è tutta colpa dello stress per organizzare nei minimi dettagli tutto quanto.

"Di andare da Alfredo con questo tempo è escluso." Ribadisce. "Ma visto che, ormai, la lista degli invitati si è allungata, perchè non inviti pure lui alla festa?"

E' la prima volta che mi permette di invitare una persona e mi accendo in un sorriso. Corro ad abbracciarla e cerco di farle capire quanto sia importante per me quello che mi ha appena detto.

"Ha ragione tuo padre, Alfredo è un bravo ragazzo e non intedevo veramente quello che ho detto sul suo conto, prima."

L'Amore che RestaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora