Capitolo 9

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Qualche giorno prima di Natale, arriva una data molto importante per la città, ovvero il 13 dicembre.

Questo giorno è atteso tutto l'anno dai cittadini, perchè è la festa di Santa Lucia e la città si addobba a festa, con luminarie poste ad ogni angolo delle strade, dove passa abitualmente il simulacro raffiurante la Santa.

In famiglia, non siamo mai stati molto religiosi, anche se son cresciuto con una ferrera educazione cattolica, frequentando la catechiesi. Nonostante il nostro ateismo,questo evento è importante anche per noi.

Mia madre, che si chiama Lucia, riceve un sacco di auguri da tutti i nostri conoscenti, tant'è che organizza un pranzo veloce per festeggiare e ,poi, con le sue amiche, va alla processione dietro la statua.

A me, il simulacro è sempre piaciuto, perchè adoro come è stato realizzato.

Ogni anno, attraverso un sorteggio pubblico, vengono estratti i nomi dei portatori del Simulacro, che lo conducono (a spalla) dal Duomo alla cattedrale di Piazza Santa Lucia.

La festa non è ricca o sfarzosa come quella di Sant'Agata a Catania o di Santa Rosalia a Palermo, eppure ha un qualcosa che te la fa amare ancora di più delle altre due.

Il fatto che le donne si vestano con un saio verde e che camminino scalze in processione in segno di gratitudine e di devozione nei confronti della Marite , che gli uomini facciano a gara per portare la statua in processione e che i bambini urlino "Sarausana Je" al suo passaggio, mi ha sempre fatto credere che ci sia una forte devozione.

Ho scoperto che, quest'anno, hanno estratto il nome di Alfredo e che porterà a spalla il simulacro.

Un vanto per la famiglia Bello che, ogni anno, per devozione, regala a tutti la Cuccìa, un dolce tipico fatto di ricotta e frumento.

Dopo il pranzo, mia madre mi saluta e mi dice che va in processione con le sue amiche e che tornerà in tarda serata, dopo che la Santa sarà arrivata a destinazione.

Nonostante alcune indossino il saio verde per devozione, sono tante le donne che sfruttano la festa patronale solo per far sfoggio delle proprie ricchiezze, mettendosi il Cappotto più costo che hanno nel loro armadio.

Questa volta, però, voglio andare anche io, non per godermi la festa, ma per incontrare Alfredo e avere l'occasione di parlare con lui.

Verso le tre di pomeriggio, prendo la mia bicicletta e mi dirigo verso il Duomo, dove uscirà il Simulacro tra applausi e lacrime di commozione.

Esattamente come previsto, poco dopo le tre del pomeriggio, un bagno di folla accoglie l'uscita della statua con applausi.

Cerco di scorgere Alfredo, che è capitato nel primo gruppo di portatori, almeno così mi ha detto Elena.

La famiglia Bello, solo in questa occasione così importante, chiude l'attività il pomeriggio del 13 dicembre e segue la processione. Abitudine condivisa da tutti i commercianti della zona.

L'aria di festa la si può respirare ovunque.

E' il periodo dell'anno che preferisco, quando il folkloristico incontra la religiosità, il profano si mischia al sacro.

Dopo aver percorso e superato Porta Marina, scorgo la famiglia Bello che cammina commossa dietro al simulacro, ammirando il figlio.

E' solo sul Ponte Umbertino, rinominato "I Ponti", che riesco finalmente ad imbattermi in loro.

"Ehi, che ci fai qui?" Mi chiede Elena, anche se è più una domanda posta per cortesia.

"Stavo vedendo la festa."

L'Amore che RestaWhere stories live. Discover now