The last Direwolf

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La bellissima sedicenne Daya si è sempre sentita diversa dalle sue coetanee: cerca tutti i giorni di conviver... More

1-LUCAS
2-DAYA
3-DAYA|LUCAS
4- LUCAS
5-DAYA
6-DAYA
8-DAYA
9-DAYA
10- DAYA/LUCAS

7- LUCAS

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La ragazza continuò a guardare fuori dal finestrino mentre Lucas guidava per quelle che gli parvero ore prima che lei chiudesse gli occhi e si assopisse. Con il piede premuto sull'acceleratore a tavoletta gli sembrava di volare, eppure non riusciva a togliersi dalla mente l'espressione di fredda delusione che aveva scorto negli occhi della ragazza quando le aveva detto esplicitamente di non voler avere niente a che fare con lei.

Non era la verità.

O, almeno, lo era in parte: non voleva mentire, qualunque esemplare di sesso maschile dotato di buon gusto sarebbe rimasto colpito dal fascino albino di quella ragazza. I capelli erano chiarissimi con qualche striatura d'argento che si intravedeva tra le morbide onde quando il sole faceva capolino tra le nuvole e due occhi così limpidi da sembrare di vetro.

Eppure non gli era concesso provare quelle emozioni, non nei confronti di un esemplare della razza ibrida.

Suo malgrado Lucas si ritrovò a sbirciare nella sua direzione, osservando con sguardo avido la dolce curva delle umide labbra dischuise di lei e l'ombra che le ciglia proiettavano sulle guance leggermente arrossate dal sonno. Una morsa gli stritolò lo stomaco, facendogli tremare il respiro mentre l'eccitazione lo pervadeva al ricordo di quel minuto corpo nudo nel bosco, ora celato dal tessuto dei suoi stessi vestiti.

Si prese a schiaffi mentalmente almeno dieci volte quando si ritrovò a provare quello che doveva essere possesso nei confronti di una ragazza della quale non conosceva nemmeno il nome, perché non si era preso il disturbo di chiederglielo.

L'aveva trattata proprio come un cacciatore avrebbe trattato qualsiasi altro esemplare della sua specie, al pari di una bestia, eppure non riusciva a scacciare quella vocina nella sua testa che gli continuavaa ripetere quanto tutto ciò fosse tremendamente sbagliato perché sapeva perfettamente che quella creatura che sembrava così indifesa mentre dormiva di fianco a lui era tutto fuorché pericolosa.

La ragazza mugolò e si girò su un fianco, annusando l'aria profondamente prima che le sue palpebre si spalancassero rivelandone gli occhi più chiari che Lucas avesse mai visto ma che brillavano, lucidi come se avesse alzato un po' troppo il gomito.

Oh oh.

"Che cos'è questo profumo?" La domanda le era palesemente sfuggita di bocca e Lucas si sentì sprofondare mentre realizzava che l'odore della sua eccitazione aveva probabilmente svegliato la ragazza, raggiungendo i suoi sensi lupini fin nel più profondo del sonno.

Merda.

"Non so a cosa ti riferisci" provò a dissimulare, cercando di dirigere i suoi pensieri su spiagge più sicure nel tentativo di allontanare l'eccitazione dall'abitacolo improvvisamente diventato troppo caldo.

"Sembra un misto tra ylang ylang e sandalo. È.... Avvolgente." La vide trarre un respiro profondo mentre le sue gote diventavano ancora più rosse ed il suo petto si alzava al ritmo del respiro. Dannazione, non poteva provare attrazione nei suoi confronti.

"Sarà l'arbre magique" Lucas tagliò corto, premendo il piede sull'acceleratore nella speranza che la velocità lo distraesse da quella situazione. Stava seriamente perdendo il controllo per quella ragazza?

"Non è quel tipo di odore..." Cominciò lei, ma Lucas la fermò prima che potesse indagare abbastanza in fondo da risalire alla fonte dell'odore che aveva sentito.

"Non ha importanza ora, devo fermarmi a fare rifornimento." E con gli occhi tornò a prestare attenzione alla strada, facendosi violenza per non riportare la sua attenzione sulla ragazza che adesso stava sul sedile tesa come una corda di violino. Lucas sbirciò nella sua direzione con la coda dell'occhio ed ebbe una stretta al cuore quando notò le sue labbra strette a formare una linea tesa e lo sguardo fisso davanti a sé, duro e impenetrabile ma non abbastanza da nascondere il dolore nei suoi occhi.

Per il più breve dei momenti Lucas si mise nei suoi panni: era una ragazzina, probabilmente poco più che sedicenne che si era ritrovata coinvolta in una cosa più grande di lei, era stata sparata e praticamente rapita da uno sconosciuto che non aveva fatto altro che trattarla come un'appestata.

Poi però si ricordò di chi si trattasse e decise che non importava quanto fosse attraente per lui quella ragazza, non avrebbe ceduto al suo fascino per niente al mondo e avrebbe portato a termine la sua missione senza lasciarsi coinvolgere dal senso di colpa.

Tuttavia, forse non avrebbe fatto male conoscere qualcosa in più su di lei...

"Come ti chiami?" La domanda gli scivolò tra le labbra come miele e se ne pentì immediatamente quando vide che la ragazza si voltava verso di lui con gli occhi glaciali spalancati. Erano talmente belli che rischiavano di mandarlo in tilt.

La vide tentennare, come se fosse indecisa all'idea di rivelargli il suo nome e lui cercò di evocare un'emozione di calda rilassatezza di modo da influenzare i sensi lupini di lei che, ormai lo sapeva, dovevano essere molto sviluppati.

Infatti la vide allargare le narici ed inspirare, prima di rilassarsi e poggiare la schiena al sedile con fare sconfitto.

"Mi chiamo Daya." Soffiò delicatamente, chiudendo di nuovo gli occhi chiaramente volendo chiudere la conversazione.

Daya, pensò Lucas, assaporando il suono di quel nome. Le si addiceva, era delicato e sensuale, come lei...

Sensuale?! Ma a che diavolo stava pensando? Doveva smetterla di pensare a Daya come ad una ragazza normale, fra loro due non ci sarebbe mai potuto essere niente.

"E quanti anni hai, Daya?"

"Sedici."

Merda. Lucas fischiò, ammirato, guadagnandosi un'occhiataccia da parte di lei che nel frattempo aveva incrociato le braccia sul petto e si era rannicchiata su se stessa.

"Sei più giovane di quanto mi aspettassi." Commentò lui

"Da quanto sai di essere un ibrido?"

La domanda non le fece molto piacere visto il modo in cui si irrigidì, ma Lucas di nuovo adottò la tecnica di poco prima, spingendola a parlare. Gli era stato insegnato da piccolo ad influenzare gli ibridi con le emozioni, durante la caccia con quelli meno allenati a resistere agli impulsi riusciva sempre a ricavarci qualcosa.

"Io... è successo tutto così velocemente" sussurrò lei, "quando mi sono ritrovata nel bosco non avevo idea di cosa fosse accaduto, è stato come non essere più me stessa."

Daya rabbrividì e Lucas provò pena nei suoi confronti. Non aveva idea di come dovesse essere mutare forma, ma la interpretava come un passaggio terrorizzante.

"Mi stai dicendo che questa è stata la tua prima mutazione?"

Daya annuì.

"Non credo sia possibile" disse Lucas "se sei un ibrido significa che possiedi il gene fin dalla nascita. La mutazione sarebbe già dovuta avvenire altre volte."

Lucas sbirciò di nuovo nella sua direzione, sinceramente curioso di sentire questa storia ma si ritrovò a dover fronteggiare il fastidio di Daya.

"Non lo so perché non mi sono mai trasformata prima" affermò, piuttosto stizzita e Lucas capì che era il caso di lasciar perdere.

Finalmente trovò l'indicazione di un 7Eleven e pochi chilometri più avanti si ritrovò ad entrare nel parcheggio di una stazione di servizio.

Si rimisero in viaggio poco dopo e Lucas addentò il panino che si era concesso mentre con la coda dello'occhio continuava a spiare Daya. Doveva proprio togliersi il vizio di fare una cosa del genere e cercare di resistere al fascino magnetico di quella ragazza. Eppure, nonostante lui fosse sempre stato tra i più bravi cacciatori a trattenere i propri istinti, stavolta sembrava davvero difficile riuscire a staccarle gli occhi di dosso.

Lei sorseggiava da una bottiglietta d'acqua ed il panino giaceva intatto nel porta oggetti.

"Parlami della tua famiglia." Lucas si impose un tono autoritario, convincendosi che erano informazioni che gli servivano per scoprire qualcosa di più sulle sue origini.

"Non vedo perché dovrei."

"Perché ci aiuterebbe a capire come mai tu sia nata in questo modo." Lucas cercò di far sembrare la cosa piuttosto ovvia. Vide Daya fare un respiro profondo e guardare fuori dal finestrino, prima di parlare.

"Mio padre se n'è andato quando ha scoperto della mia esistenza e mia madre è morta di tubercolosi."

Lucas inarcò un sopracciglio.

"Tua madre è morta di tubercolosi?" Stentava a crederci. Daya si strinse nelle spalle.

"Così mi è stato detto."

"Hai qualche foto di tuo padre?" Indagò lui, ma Daya scosse la testa.

"No, mia zia non lo tollerava."

"Mmh." Lucas guidò in silenzio per qualche altro minuto prima che il suo cellulare squillasse. Lo estrasse dalla tasca e guardò il numero sul display, poi lanciò un'occhiata preoccupata a Daya, sperando che capisse di dover stare zitta.

Lei ricambiò lo sguardo, confusa.
"Papà." Rispose Lucas parlando tramite Bluetooth.

"Lucas." Anche attraverso l'altoparlante la sua voce riusciva a intimorirlo. "Sono stato informato del fatto che hai prelevato un carico da una cittadina chiamata Serenac Lake."

Lucas si prese a pugni mentalmente per non essere stato abbastanza attento ad eventuali informatori di suo padre e strinse le nocche sul volante. Non aveva senso mentirgli.

"E quindi?"

"E quindi vorrei sapere che diavolo stai andando a fare a New York visto che la nostra base per i casi speciali si trova in New Mexico."

Cazzo.

Lucas sbiancò e sentì Daya rantolare al suo fianco quando percepì la sua agitazione. Il suo petto cominciò a sollevarsi incessantemente e lui provò a calmarsi per evitare di causarle un attacco isterico. Era sempre stato bravo a nascondere le emozioni, ma ciò non voleva dire che non ne provasse.

"Non fare stronzate figliolo, portala da noi."

"Devo andare." Lucas chiuse la chiamata mentre la rabbia si impadroniva di lui e cominciava a guidare ad una velocità folle. Di sicuro suo padre aveva messo qualcuno a seguirlo e la cosa non gli piaceva per niente. Doveva riuscire a seminare chiunque fosse che gli stesse alle calcagna.

"Che sta succedendo?" Daya sembrava piuttosto spaventata e la cosa lo infastidì.

"Mio padre sa di te. Non chiedermi come perché non lo so, ci sta facendo seguire e sa dove siamo diretti."

Daya ansimò e lui colpì il volante con un pugno di riflesso.

"Che hai intenzione di fare?" chiese lei con tono talmente basso che lui faticò a sentirla. Le lanciò un'occhiata e rimase ancora una volta affascinato da quei suoi enormi occhi, incastonati in quel viso così delicato a sua volta incorniciato dalle chiarissime onde ora illuminate scarsamente dalle prime luci del crepuscolo. Il suo cuore ebbe una stretta e qualcosa lo spinse a decidere che per il momento avrebbe impedito a chiunque di farle del male.

Non era pericolosa.

Lucas sospirò prima di parlare.

"Andiamo dal branco di Daemon Black"

Il terrore negli occhi di Daya non diminuì ma la vide sedersi composta mentre qualcosa le brillava negli occhi, una strana determinazione che rischiò di spaventarlo.

"Chiederemo rifugio." La rassicurò. "Non ho intenzione di lasciare che ti facciano del male."

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