Danger's back

By MichelaCaggegi

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TRADUZIONE DI DANGER'S BACK More

danger's back
capitolo 2
capitolo 3
capitolo 4
capitolo 5
capitolo 6
capitolo 7
capitolo 8
capitolo 9
capitolo 10
capitolo 11
capitolo 12
capitolo 13
capitolo 14
capitolo 15
capitolo 16
capitolo 17
capitolo 18
capitolo 19
capitolo 20
capitolo 21
capitolo 22
capitolo 23
capitolo 24
capitolo 25
capitolo 26
capitolo 27
capitolo 28
capitolo 29
capitolo 30
capitolo 31
capitolo 32
capitolo 33
capitolo 34
capitolo 35
capitolo 36
capitolo 37/38
capitolo 39
capitolo 40
capitolo 41
capitolo 42
capitolo 43
capitolo 44
capitolo 45
capitolo 46
capitolo 48
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pubblicità
capitolo 49/50/51
capitolo 52-prima parte
capitolo 52-ultima parte
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NON È UN CAPITOLO
anticipazioni
spazio autrice
new danger
-INFORMAZIONI-
danger's back 2

capitolo 47

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By MichelaCaggegi

capitolo 47/prima parte.

Punto di vista di Kelsey:

Era passata circa una settimana da quando avevo visto Justin l'ultima volta, e se devo essere sincera, mi è mancato. Mi è mancato svegliarmi accanto a lui il mattino, trovarlo in agguato alla ricerca delle chiavi. Mi è mancato l'odore del suo dopobarba e della sua colonia mescolati insieme. Mi è mancato il momento in cui buttava fuori il fumo, quando stava a petto nudo nonostante l’aria fredda. Mi sono mancati i suoi abbracci, quando mi teneva stretta a sé per un tempo che sembravano giorni, quando invece erano solo pochi minuti. Mi sono mancati i suoi occhi, il suo sorriso, i suoi capelli, il modo in cui serrava la mascella, facendomi tremare le ginocchia. Mi mancava tutto di lui, e qualche volta rimasi sveglia la notte chiedendomi se mi mancava troppo. "Kelsey!" Carly mi chiamò dall'altra parte della porta della mia stanza. Rimasi sorpresa per il modo in cui tirai fuori il mio telefono, tenendolo stretto nel palmo della mano. Era passato più di un giorno da quando avevo ricevuto la chiamata, e dire che ero preoccupata sarebbe stato un eufemismo. Rimasi totalmente pietrificata al pensiero di ciò che stava accadendo, perché non ero con lui. "Sto arrivando!" Risposi, riponendo il mio telefono nella tasca posteriore dei jeans. Avevo promesso a Carly che saremmo andate a pranzo fuori, dato che le nostre lezioni erano state cancellate. E anche se non ero all’altezza, era il minimo che potessi fare. Avevo bisogno di liberare la mia mente da qualsiasi pensiero. Afferrando la mia giacca, aprii la porta, camminando per il corridoio fino ad arrivare in soggiorno, dove trovai Carly sbattere con impazienza i piedi contro il pavimento di legno. Quando mi vide, gettò le braccia in aria, esasperata. "Finalmente!" Gridò mentre si porse in avanti afferrando il mio braccio e tirandomi dietro lei, costringendomi a lasciare l’appartamento. “Mi dispiace” “Perché ci hai messo così tanto? Ti ho detto di prepararti un’ora fa!” Mi lasciò andare, sbloccando le porte della sua auto, permettendoci di entrare. Indossai la cintura di sicurezza, rilassandomi comodamente sui sei sedili in pelle “Siamo tornati da scuola neanche mezz'ora fa, Carly .” Mi fermai un momento prima di continuare. Lei mise il broncio, calando leggermente le spalle, “Stessa cosa”, agitò la mano con noncuranza, facendo attenzione alla strada . Rotolando gli occhi, sospirai, guardando fuori dal finestrino. Appoggiai il gomito vicino alla maniglia, sistemando il mento sul mio pugno chiuso. Guardando gli alberi, sentii un dolore invadermi il petto. Vidi tutti quei bambini che correvano innocentemente per le strade, cosa che mi provocò una profonda ruga tra le sopracciglia. Le mie labbra fecero lo stesso. Non avevano nessun tipo di problemi a cui pensare e nessuna preoccupazione. Erano liberi di fare quello che volevano senza avere delle conseguenze. Loro non hanno dovuto sforzarsi di stare lontano da chi amavano . Non hanno avuto il mondo sulle loro spalle, e sapere che l’innocenza avrebbe portato alla fine, mi ha ucciso dentro. Tutto sarebbe stato strappato via da loro, proprio come era stato portato via da me. “Kelsey?” Carly mi scosse il braccio, facendomi trasalire dai miei pensieri. "Eh?" Battei le palpebre. "Cosa è successo?” "Stai bene?" Prendendo un attimo per cercare di ricordare i miei pensieri, risi senza allegria. Era una domanda semplice eppure avevo tante risposte. “Non lo so.” “Kelsey--” “Cosa faresti senza John?” Allungai un po’ il collo, curiosa di sapere in che modo avrebbe risposto, anche se mi ero già fatta un’idea. “Io, uhm..” aggrottando le sopracciglia in confusione, tossì “Perché me lo chiedi?” “Rispondi alla domanda e basta” sospirai, quasi implorante. Ci fermammo davanti ad un semaforo rosso, Carly avvolse le dita intorno al volante, quasi al punto di far colorare di bianco le sue nocche. “Perderei una parte di me” disse con calma . Annuendo, guardai avanti, tenendo gli occhi dritti sulla strada davanti a noi. “Allora no” mi fermai “Io non sto bene.” No One’s Point of View: Camminando nella stanza dove tutti i ragazzi si trovavano comodamente seduti sul divano, Justin si passò una mano tra i capelli. Aveva trascorso l'ultima settimana pensando a tutte le sue opzioni. Aveva le idee talmente chiare, che avrebbe potuto gestire lo stato d'animo in cui si trovava. E’ stato difficile per il giovane far fronte alle perdite subite, impresse nella sua mente. Sapeva che se voleva almeno un grammo della sua vita indietro, doveva fare quello che pensava fosse la cosa giusta da fare, non importa quanto dura sarebbe stata, l’importante era essere felice, alla fine. Era cresciuto vicino ai ragazzi, ognuno di loro era come un fratello per lui, la sua seconda famiglia, in possesso di un legame che nessuno poteva toccare. Le loro azioni illegali li legavano in un modo che nessuno avrebbe capito. Rischiare la vita per l'altro ogni giorno, disposti a prendere una pallottola se significava salvare l'altro. I ‘The Kings’ erano conosciuti. Non solo per la loro reputazione, ma anche per le leggi che vivevano nella loro famiglia . Justin radunò i ragazzi circa un’ora dopo che ebbe preso la sua decisione. E per una volta, anche il membro più anziano della banda aveva accettato di andare fino in fondo. Non avevano più intenzione di combattere, non dopo tutto ciò che era successo. Avevano attraversato alti e bassi insieme, avevano vinto e perso delle battaglie nel corso degli anni più bui della loro vita, e, dopo che Justin aveva quasi perso se stesso per essa, sapeva che non poteva rischiare di nuovo. “Cos'è questa storia?” Chiese Marco non appena si imbatté nel discorso in salotto. Si gettò pigramente sul divano, le gambe sul tavolino da caffè, tenendo le mani dietro la testa. “Ci ho pensato a lungo” Justin deglutì a fatica, guardandolo negli occhi prima di andare alla deriva a guardare tutti gli altri “E mi continuava a ronzare nella mente quello che Bentley mi ha detto, e io sono tipo di rivivere gli ultimi giorni.” “Ti sei lasciato convincere dall’uomo” Marco si strinse nelle spalle “Non ti preoccupare” "No" lui scosse la testa “Non è questo il punto. Il punto è che ho lasciato che tutto questo arrivasse al punto in cui stavo perdendo la mia mente. Non ero io, ero una persona completamente diversa e sapevo nel mio cuore che quello che stavo facendo non era giusto, ma non mi importava.” Leccandosi le labbra , lasciò cadere lo sguardo verso le scarpe, sprofondando le mani nelle tasche dei suoi jeans. "Non posso più permettere agli altri di risolvere i miei problemi – di risolvere me " sospirò profondamente "Penso solo che sia arrivato il momento di lasciar perdere tutto questo, mentre è ancora possibile." Marcus si pietrificò, le labbra socchiuse in stato di shock, mentre cercava di registrare ciò che aveva appena detto "Aspetta, vuoi dire - " "Abbiamo tagliato i legami con tutti, diamo i nostri progressi di distanza, e ci chiudiamo fuori dal business." Justin alzò gli occhi per incontrare lo sguardo di un uomo che ha dedicato parte della sua vita alla banda. Tutti hanno fatto qualcosa che ha segnato la loro morte fin dall’inizio. "Sai che non sarà così facile, vero?" Marco si sedette, appoggiando i gomiti sulle ginocchia “Formare una banda e poi mollare tutto? Cose di questo genere non accadono.” "Noi le faremo accadere" John parlò “E so che è più facile a dirsi che a farsi , ma che potremmo fare se non mollare? Non possono costringere tutti a restare, inoltre avranno una minore concorrenza di cui preoccuparsi." "Saremo uno scherzo di--" Marco sostenne "Stiamo già facendo una figura da patetici con Lyndon. Siamo fortunati. Prince aveva tutti i nostri principali contatti sotto chiave." Non me ne frega un cazzo di quello che qualcuno ha da dire su di noi" John insistette irritato "Siamo stati il gruppo più famoso della città per anni e anni. Nessuno ci può toccare, anche se andremo via." "I poliziotti ci controllano da quando sono uscito di prigione" Justin aggiunse "Sono stati a guardare ogni mio movimento. Il soffiare sui depositi è solo l'inizio. Stanno aspettando qualche nostra mossa sbagliata per avvitare il tutto in modo che possano entrare e prendere tutti noi. Non vogliono più solo me. Vogliono assicurarsi che qualcuno si penda cura di noi.” "Così dobbiamo solo dare loro quello che vogliono?" Marco fece un gesto apertamente con le mani "Da quando abbiamo imparato a rinunciare?" "Dal secondo in cui tutto ha cominciato a cadere a pezzi" Bruce si alzò dal divano, la sua voce ora aveva attirato l’attenzione di tutti gli altri che si voltarono a guardare verso di lui. "Non possiamo continuare a combattere una battaglia pur sapendo che non vinceremo." "Non eri tu quello che ci ha detto di non mollare per continuare a combattere?" Marco parlò incredulo, non in grado di credere che l'uomo che li aveva sempre spinti ad avere successo, adesso stava dicendo loro di rinunciare. "Ho detto un sacco di cose che vorrei non aver mai detto" affermò. "Pensavo fossimo intoccabili e lo siamo stati per un po’, ma anche i migliori cadono verso il basso a volte. Non possiamo tenere una striscia vincente quando il gioco è ora controllato da qualcun altro." Intrecciando le dita poggiando la fronte contro le sue mani, Marco chiuse gli occhi mentre prendeva un respiro profondo prima di mormorare un ruvido " Cazzo" subito dopo. "So che abbiamo molto da perdere" disse Bruce "Ma è ciò che è meglio per tutti noi." Camminando verso Justin, Bruce posò una mano sulla sua spalla dandogli una leggera scossa, "Abbiamo passato un inferno insieme in questa casa. La maggior parte delle volte siamo tornati a casa malconci, ma--" "Non importa, perché abbiamo vinto." Justin finì per lui con un piccolo sorriso “Abbiamo sempre lodato l'altro anche quando sembrava e puzzava di merda." "Abbiamo vinto e perso un sacco di battaglie insieme, ma questo è ciò che ci ha reso più forti. Abbiamo tutti vissuto e sopravvissuto all'inferno insieme. Questo è solo un intoppo lungo la strada, e chi lo sa? Forse un giorno le cose scorreranno lisce come prima" “Non lo so” Marcus si strinse nelle spalle, "Una volta che siamo fuori, non so se tornare a questa vita sarà la cosa migliore per noi. Ha già causato troppe sofferenze. Abbiamo perso troppe persone, altri quasi perduti, anche quelli che amiamo e ci preoccupiamo. Inferno, ho rischiato di morire " ha lasciato fuori una risata senza fiato per alleviare la tensione nell'aria. "Penso solo che se finiamo adesso, potremmo anche finire per bene e andare avanti con la nostra vita. Vedere cos'altro c'è in serbo per noi." "Riuscite a immaginare tutti noi che viviamo una vita normale?" Marco rise forte "Che merda di commedia sarebbe. Conosciamo appena come far funzionare le cose senza una pistola." Sospirando, Bruce lentamente annuì con la testa, “Credo che faremo così, non è vero?" Guardandolo, Justin sentì un tiro alle sue viscere. Poteva vedere il dolore scritto nei suoi occhi anche se Bruce stesso non si preoccupò di riconoscerlo, sapendo che questa era la cosa giusta da fare, ma Justin sapeva che era nato per condurre questa vita. Con il padre nel commercio, Bruce era sempre intorno alla vita brutale, conoscendo i pro e i contro come il palmo della sua mano dall'età di otto anni. Poi, quando suo padre è stato ucciso in una sparatoria, Leo ha preso la carica, continuando l'eredità di suo padre, fino a quando fu tramandato a Bruce una volta che la moglie di Leo morì a causa di una bomba che era destinata a lui. Si è appartato e ha continuato la sua attività privata altrove, lasciando il Canada sotto il controllo di Bruce. Formare la banda fu facile: trovò Marco dalle strade, Marcus da un bar, John da un rifugio e prese Justin in conto proprio, segnando tutti loro un re. E adesso stava dando via tutti quei 23 anni della sua vita per iniziarne una nuova. Sapeva che non sarebbe mai sopravvissuto solo per garantire la loro sicurezza. Prendendo un soffio acuto, Justin si guardò intorno nella stanza, i ricordi di tutte le cose che avevano vissuto insieme fin dall'inizio lampeggiarono nella sua mente, portandolo di nuovo ad individuare le scene di otto anni fa.””Buon lavoro kid" Bruce batté una mano forte sulla spalla di Justin mentre mettevano piede in salotto. “Ti sei guadagnato un buon tre grande stasera." I suoi occhi si spalancarono. "Tre grande?” Ha messo in discussione "Come tremila dollari?”” Justin fece una pausa per ricordare i suoi pensieri, non potendo credere alle sue orecchie. “”Starai scherzando. " Marco rise mentre camminava, scuotendo la testa "Perché dovresti metterla in discussione? Basta prendere i soldi e stare zitto." Contando le centinaia di dollari, Bruce gettò il malloppo sulla mano di Justin scorrendo velocemente la lingua attraverso il pollice e contando il resto, consegnando anche a John, a Marco , e a Marcus il loro taglio per la notte. “Tutto questo perché abbiamo derubato un negozio?" Lui lo guardò, stupito che un tale atto potesse essere ricompensato così grandemente. "All’inferno, ragazzo, non era un qualsiasi negozio. Apparteneva a Danny Evans, un uomo di potere. Beh, ho ricavato un sacco di soldi e in questo mondo, una volta che sei oltre la data di scadenza, non c'è modo di tornare indietro.” Justin annuì, lasciando che le informazioni affondassero, prima di prendere i soldi dalle sue mani e infilarli nella tasca posteriore dei suoi jeans. "Grazie allora, immagino." Ridacchiando, Bruce gli batté la schiena "Non preoccuparti, ragazzino. Tutti sono ricompensati per le loro giuste azioni.” “E se dovessi rovinare tutto?" Justin si pose un interrogato, anche se conosceva la risposta. Sperando che si sbagliasse, però , Marco gli dimostrò il contrario. "Ti abbatteremo finché non ti renderai conto di come farlo bene" gli lanciò una pacca sulla sua spalla, quasi come se fosse una cosa normale per loro, e quando nessuno lo corresse Justin non disse una parola. "Stai facendo bene anche se così non hai molto di cui preoccuparti" Bruce aggiunse dopo, gettandosi sul divano con una bottiglia di birra in mano. "Io suggerisco di dormire, anche se domani avremo una giornata d’inferno." "Va bene" Justin annuì prima di battere le mani con ognuno dei ragazzi e lasciare la stanza. Rimase un po’ indietro una volta che sentì qualcuno iniziare a parlare . "Ha grandi potenzialità" Marco notò, una volta chiariti i suoi pensieri. "Il modo in cui teneva la pistola alla testa di Jeff e ha chiesto di aprire il registro è stato brillante. Non vedevo Jeff così impaurito da quando James lo aveva quasi soffocato sul suo stesso sangue.” "Vedo molto di me in lui" Bruce accordò, "E' nato per essere un assassino. Lo sguardo nei suoi occhi dopo aver finito il lavoro era della vittoria pura. Vedevo che voleva portare a termine la missione con una pallottola alla testa di Jeff, ma rimase sotto controllo." "Non molte persone possono farlo" John parlò “Ma dobbiamo tenere a mente che è ancora un ragazzino." “Avevi diciassette anni quando ti sei avviato" Marco alzò gli occhi "Ha solo un anno in meno di te" "Sto solo dicendo che ci sono un sacco di cose che deve chi ha appena iniziato deve imparare” ha sparato di nuovo, gli occhi duri sul ragazzo che non sembra avere alcuna sorta di vergogna. “Non è facile andare in giro a uccidere la gente." "Lui non sembra avere un problema con questo, quindi perché no?" Premendo le labbra, John si appoggiò allo schienale della sedia, mantenendosi tranquillo, sapendo che se avesse continuato ad approfondire ulteriormente l'argomento, sarebbe finito col tirare un pugno sulla bocca di Marco. "Va bene" Bruce tenne le sue mani verso i ragazzi "E’ abbastanza. Penso che sia arrivato il momento di andare a letto. Abbiamo tre ore di tempo prima di ricominciare di nuovo."

Una volta sentita la confusione, Justin continuò la sua strada nella stanza prima di chiudere la porta. Sentiva la soddisfazione di aver fatto un buon lavoto. Non poteva fare a meno di essere d’accordo con Bruce. Gli piaceva il controllo e il potere. Buono o cattivo , doveva ancora scoprirlo, ma sapeva che con il tempo la risposta sarebbe arrivata. Con il cuore in gola, non sapeva se questo sarebbe stato il suo futuro lavoro, Justin spostò lo sguardo. Trovò Marco che fissava le sue mani. " a che cazzo stavi pensando ? " Bruce abbaiò, il viso rosso di rabbia . "stavi cercando di farci uccidere?” “lo volevate fuori dai piedi, giusto? ho fatto quello che hai chiesto” Justin gridò. “ti ho detto di tacere. Non ti ho detto di lottare con il bastardo, una mossa falsa e potevi ucciderci tutti” Justin rise e scosse la testa “siete cosi stupidi, è ridicolo. Vi ho fatto un favore. Sembrate stupidi e deboli, francamente pensavo foste meglio di cosi” “l’ultima volta che ho controllato, ti abbiamo accolto in questa banda” Bruce gridò a squarciagola. “si, beh, state facendo un lavoro di merda” Justin battibeccò. “si? Allora perché non crei una banda tutta tua?” Marco sibilò mentre si dirigeva verso di loro. “da dove cazzo vieni?” Justin ringhiò. “dalla fottuta vagina di mia madre” sogghignò ancora, girandosi le manica della camicia. “Clever” Justin senza umorismo rise “non parlavo con te” “penso sia giunto il momento di farti conoscere la prima lezione su cosa succede quando si disobbediscono gli ordini” Marco intensificò. Prima che Justin ebbe la possibilità di parlare, gli arrivò un pugno da parte d Marco sul labbro. Con il sapore di sangue in bocca, Justin si asciugò l’angolo della bocca. Analizzò Marco prima di colpirlo alla mascella, seguito da un pugno nello stomaco. Avvolgendogli il braccio intorno al collo, Marco tirò Justin per la testa e gli sferrò un pugno. Prendendo Justin dal retro della sua camicia , Bruce usò il gomito per colpire l’addome di Justin prima di torcergli il braccio dietro la schiena e spingendolo a terra , il tacco dello stivale scavò nella sua spina dorsale. Marcus poi si chinò e prese Justin per la nuca prima di colpirlo ancora. “cosa hai da dire ora eh?” Marcò sputò sulla sua faccia. “fottiti” Justin gemette “l’unica ragione per cui sono sul pavimento e perché mi state premendo, altrimenti vi potrei uccidere tutti. Vedi? Questa è la differenza tra me e te” respirò duramente per prendere aria “io non ho bisogno di persone per combattere la mia battaglia, posso affrontare tutto da solo” Bruce lasciò andare Justin,e mentre Marco lo costringeva ad alzarsi “noi facciamo le cose in modo diverso qui, e penso che sia arrivato il momento che ci consideri come una famiglia, che ti piaccia o no, noi le cose le risolviamo insieme” indicò tutti “come una squadra” "E ' una stronzata " Justin rise “patetico” “un giorno te ne renderai conto” Bruce scosse la testa per la sua ignoranza “siamo una famiglia. E ora vai a ripulirti.” *fine flashback* Non si erano mai allontanati, nemmeno nel peggiore dei tempi, nemmeno quando erano arrabbiati, non si erano mai allontanati. Ed è così che sarebbe sempre stato. Punto di vista di Kelsey: Mentre Carly parcheggiava la macchina, non potei fare a meno di sentire la tensione salire. Fu imbarazzante. “sei pronta?” mi chiamò, mentre camminava in avanti, la sua fame era chiaramente visibile. " io sto morendo di fame " osservò , mentre disse " Un tavolo per tre, per favore? " alla cameriera. “tre?” aggrottai le sopracciglia “intende due persone, scusatela” dissi alla cameriera. “siamo solo noi” “no” mi disse “siamo in tre” disse nuovamente alla donna” “va bene, signorine, da questa parte” fece un cenno mentre afferrava i menu aprendoci la strada. Kelsey la ringraziò, sedendosi e afferrò il menu prima di guardare Carly “sputa il rospo” "ho chiesto a Tanner di unirsi a noi per il pranzo" Non appena pronunciò quel nome, il sangue nelle vene gli si gelò “mi prendi in giro, vero?” “no” schioccò le labbra “sono seria. Dovrebbe essere qui tra qualch--" si affievolì mentre guardava l’orologio “minuto” “tra qualche minuto?” gridai incredula prima di guardarmi intorno “stai scherzando? Se Justin lo scoprisse” “non lo scoprirà se non glielo dici” “ha gli occhi su tutto il mondo,lo hai dimenticato Carly?” sibilai irritata “sai quanto lo odia, e sai i problemi di fiducia che ha contro Tanner. Le cose stanno funzionando di nuovo tra noi.” mi accigliai “per favore, non rovinarlo.”

"Non sto cercando di rovinare nulla" si difese. Scossi la testa “digli che è stato annullato” “troppo tardi” scrollò le spalle “è già qui” “Carly!” Posò i palmi delle mani sul tavolo di legno e si chinò verso di le “sono stanca di te e della tua vita che gira intorno a lui. So che lo ami, ma dovremmo essere in grado di vivere la nostra vita nel modo in cui desideriamo, non come lui vuole che sia. Ora siediti e rilassati, cazzo.” Non ebbi la possibilità di dire nulla che Tanner ci raggiunse “hey ragazze” “hey” Carly educatamente salutò, si alzò in piedi per abbracciarlo prima di risedersi. "hey Kels " disse seccatamente, lo ignorai. I piedi di Carly toccarono i miei, ed io aggrottai le sopracciglia prima di dire “hey” a Tanner. Goffamente si strofinò la parte posteriore del collo, si grattò la punta delle scarpe contro il pavimento “come stai?” “bene” Guardai il mio menù, volutamente ignorando i suoi occhi e sentì Carly invitarlo a sedersi accanto a lei. Non appena si sedette accanto a lei deglutì duro “cosa vuoi Tanner?” “voglio che tu la smetta di essere strana con me” sospirò. “non ho niente da dirti”andai in posizione di difesa, le mie labbra furono paralizzate. Scossi la testa “non capisco perché non puoi semplicemente lasciarmi in pace” “perché tu sei mia amica” disse in sua difesa, solcando le sopracciglia. “ti ho detto che non volevo che fossimo più amici, perché non rispetti i miei desideri e mi lasci andare?” “lo farei se non sapessi..” disse bruscamente “che ti comporti cosi a causa di Justin” “zitto” sputai “smettila di agire come se sapessi qualcosa su di lui, o su noi. Tu non sai niente! Sei arrivato dal nulla e hai creato tantissimi problemi. Ho tanto da fare, e non voglio aggiungerti a quella lista.” “tu mi spingi via per nessun motivo, Kels. Per essere qualcuno che a quanto pare ti ama così tanto ha molti problemi di fiducia. Se ti amasse, non dovrebbe preoccuparsi di noi, ma chiaramente lui non ti ama cosi tanto” Prima di avere la possibilità di riflettere, il mio palmo incontrò la sua guancia. Ignorando le teste che si girarono, mi alzai dalla sedia “sai cosa Tanner? Vaffanculo”. Potevo sentire il vapore uscire dalle mie orcchie come in quei cartoni Looney Tunes “questo dimostra quanto sai poco” scossi la testa “sono qui fuori”. Passai a spintoni, mi girai prima che ebbero la possibilità di muoversi “e consiglio vivamente a nessuno di voi di uscire dopo di me.” Punto di vista di nessuno: Non era un segreto che l’amicizia di Justin e John è durata a lungo, potevano considerarsi fratelli. John ha sempre sentito un senso di protezione verso lui, sapendo cosa vuol dire non avere più una famiglia. Crescere in un rifugio, dove ha dovuto condividere il letto con decine di bambini, lui ha sempre vegliato su tutti. Dopo la notte in cui il suo migliore amico è morto dopo aver fatto una passeggiata per raggiungere il campo da calcio e finito in una sparatoria con un colpo alla testa, John giurò di non lasciare mai coloro a cui teneva davvero. Justin gli ricordava Nathaniel, Nate in breve. Aveva il suo stesso look. Entrambi avevano lo stesso umorismo e John sapeva che Justin stava combattendo contro qualcosa che era dentro di lui. John capiva che era in uno stato d’animo in cui era perso. Justin era intrappolato nella sua testa, schernito dai suoi demoni. Rinnegato dalla sua famiglia, perso la sua sorellina e poi essere pugnalato dalla ragazza che sembrava preoccuparsi di lui, nonostante tutto John sapeva cosa poteva tenere Justin sano di mente. E quando la piccola brunetta attraversò il loro salone, con un aria incazzata, e infastidita, con Justin al suo fianco capì che il suo lavoro era andato distrutto. Lei era l'unica. Quando gli altri la vedevano come un problema, un problema che andava risolto, John la vedeva come un angelo custode mandato per dare vita all'uomo che sembrava aver perso. Gli tornò tutto quello alla memoria, e sorrise a se stesso. *inizio flashback* Dopo che aver fatto una doccia, Justin si mise a letto fissando il soffitto con le mani infilate dietro la nuca, guardando meglio si accorse che qualcuno era entrato in camera “che succede amico?” annuì verso John. Si fece posto sul letto “hey amico, che fai?” Strinse le spalle “penso, cerco un piano” “o pensi a lei” disse John Justin scattò per vederlo, sorrideva “di che cosa parli?” “sai esattamente di cosa parlo. Gli altri ragazzi, possono essere ciechi, ma io no. Riesco a vedere cosa succede Bieber” “di che cazzo parli Rivera?” sputò, socchiudendo gli occhi. “della ragazza” “di lei?” Justin distolse lo sguardo. “oh, ora sai di cosa parlo?” si divertiva a parlare di quello, causando il suo ringhio. “no” sputò “potrebbe essere chiunque, giusto?” “si, ma solo una ragazza ti è venuta in mente quando te l’ho detto giusto?” lui lo fissò a lungo e duramente. “chi? Parli di Kayla?” Justin chiuse gli occhi. Scosse la testa. “io e te sappiamo che non stiamo parlando di Kayla” si interruppe “sto parlando di Kelsey”. “di quella cagna?” sputò Justin. “a te piace” Lui rise “non mi piace nessuno, rivera, e tu lo sai” Justin scosse la testa “non rompere amico” “non prendermi in giro. Puoi trattenere cosi tanto dolore e Kelsey lo porterebbe via. Tu ti fidi di lei” “non mi fido di nessuno, solo di voi. Dannazione, non mi fido nemmeno della mia famiglia” rise. “questa è una storia diversa” John sputò. "Non proprio " stupidamente distolse lo sguardo . " Tutto quello che sto dicendo è che Kelsey è qualcosa per te . " " No. Non lo è. "Justin rispose monotonamente, volendolo zittire. “ecco perché invece di venire qui, o andare da qualche altra parte o almeno chiamarci quando sei stato pugnalato sei andato da Kelsey? O il fatto che sei andato con lei?” parlò con sarcasmo. “ammettilo amico, ti fidi di lei e il fatto che lei non abbia detto niente alla polizia di quello che è successo ti sta facendo avvicinare a lei” Justin tacque. “senti amico, tutto quello che sto dicendo è che è giunto il momento di lasciare che qualcuno entri” si alzò dal letto prima di rigirarsi “pensaci” *fine flashback* Se non fosse stato per lui , non avrebbe potuto abbassare la guardia per conoscere meglio la ragazza che oggi ama. Fu a causa di quest’uomo che ha ottenuto qualcosa di buono da questa vita. John gli aveva aperto gli occhi. Era la cosa migliore che gli sia capitata. Se non lo avesse fatto, lui non avrebbe mai posato gli occhi sulla donna che stava per sposare. *inizio flashback* “stai bene?” il ragazzo dai capelli ondulati entrò nella stanza chiusa con un vassoio di cibo che posò sul letto. Stringendosi nelle spalle , Justin sorrise timidamente "questo non è il mio primo rodeo Marcus , e starò bene . " ignorando il dolore che aveva sul lato sinistro del corpo per la coltellata, Justin afferrò una manciata di popcorn. "Lo so , ma non è facile trattare con questo per la terza volta di fila. E’ già abbastanza brutto che ti sia preso una pallottola in una gamba due settimane fa, potrebbe rallentart—“ “niente” Justin lo interruppe “non può rallentrmi. Ok? Ho detto che starò bene. Era solo un coltello Marcus” “un coltello che avrebbe potuto ucciderti. Capisci che non è un videogioco? Non puoi perdere tutte le tue vite e ricominciare. Una volta che sei morto, il gioco è fatto "e se ti dicessi che non mi frega?” Marcus strinse le labbra e si appoggiò sullo schienale della sedia “che cosa fa un’anatra quando vuole comprare un rossetto?” disse Marcus (è un indovinello americano) “ma che cazzo stai dicendo? “rispondi alla domanda” “io non lo so?” “mettilo sul mio conto” (in inglese si dice ‘put on my bill’ ma ‘bill’ vuol dire anche becco, per questo la battuta) Rise anche se non lo trovava divertente, Justin scosse la testa “sei un’idiota” “bene” Marcus si offese “è l’ultima volta che cerco di farti sentire meglio” “non c’e niente che puoi fare per farmi sentire meglio” Justin fece una smorfia “tuttavia trovo divrtente che uno della gang che uccide persone sta ancora qui seduto a fare battute che nemmeno mio fratello di tredici anni farebbe” “ma sta zitto” Marcus gli gettò i popcorn “sei fortunato che sei su questo letto, perché—“ “perché cosa?” Justin rise “non lo faresti, merda” “come sta quel vecchio livido che ti fece la mia scarpa?” disse Marcus ridendo. " Vaffanculo" ringhiò . “no, ma posso trovarti una puttana per scopare se pensi di essere bravo” Marcus ridacchiò. “sei un coglione” Justin rise mentre si rilassò sul letto “ma non mi dispiacerebbe che una puttana mi succhiasse il cazzo adesso” “si può fare. Sono sicuro che a Kayla non dispiacerebbe” Marcus sorrise. “finchè tiene la bocca chiusa e non finisce per mordere il mio cazzo, va bene” “bene, forse potrai metterti un bastone in culo” Justin gli buttò il telecomando che era la prima cosa che trovo, “vai via” "Sì, sì “ alzò le mani “ora vado.” *fine flashback* I ricordi di Justin fin dal primo giorno che mise piede in casa riaffiorarono nella sua mente. “questa non deve essere la fine, sai” Justin osservò con calma “questo potrebbe essere solo l’inizio”. Punto di vista di nessuno: Fresca di doccia, Kelsey uscì a piedi nudi bagnando il pavimento. Kelsey poi lasciò cadere la vestaglia prima di mettersi il pigiama di flanella. Tirando le coperte sulla schiena, si sedette a gambe incrociate sul letto. Bussarono dolcemnte sulla porta, Carly non aspettò la sua risposta che “hey” disse. Kelsey armeggiava con le dita sul suo grembo “hey” " Posso entrare? " Senza dire una parola, guardò come Carly entrò in camera, e attraversò la stanza. “sono venuta a scusarmi. Ho sbagliato ad invitare Tanner, non avrei dovuto farlo e mi dispiace” “davvero?” Kelsey leccò le labbra “perché non suona come se tu fossi dispiaciuta del tutto” "Lui è il nostro migliore amico , Kelsey . " " Era "Kelsey sottolineò “era il mio migliore amico, non più. Inoltre, non sa cosa vuol dire migliore amico. Era un buon amico, ma era lontano dall’essere migliore "Sì , tu continua a dirlo a te stessa." " Cosa vorresti dire? " Kelsey aggrottò le sopracciglia. “senti, so che ami Justin, ma lui taglia tutte le persone che sono nella tua vita. So che ha problema di fiducia, anche io ne ho, ma Tanner non ha fatto nulla a nessuno di noi e non è una minaccia.” “Spencer non sembrava che potesse farmi del male, e invece guarda com’è finita” “parliamo di Tanner non di Spencer, Kels” Carly tristemente scosse la testa. “tu che ne sai?” Kelsey gridò “come puoi saperlo? Potrebbe attraversare a momenti quella porta e ucciderci, ma noi non possiamo saperlo!” “okay, ora sei ridicola” alzò gli occhi con le braccia incrociate al petto “smettila di paragonarli a tutti gli altri solo perché Justin ti ha messo quelle paranoie in testa. Sai che sono le sue parole e non le tue? "Ho una mia mente Carly."

Capitolo 47/ seconda parte.

‘’non lo so’’ disse con una leggera risata, anche se kelsey non ci trovava niente di divertente.

‘’ultimamente fai tutto quello che justin ti dice di fare, come una marionetta’’ ‘’adesso hai qualche problema con lui?’’ kelsey gettò le braccia in aria ‘’un secondo siete tutte ‘oh justin è perfetto per te’ e ora siete tutti ‘lui sa solo prendere il controllo delle tue azioni’ ‘’ ‘’mi sto solo preoccupando per te, kelsey’’ ‘’di quel che vuoi carly, justin non è un mostro è il mio ragazzo, il migliore amico del tuo ragazzo’’ ‘’che ha ingannato un paio di settimane fa’’ carly sputò ‘’sai una cosa?’’ kelsey interruppe la discussione ‘’sono stanca, voglio solo andare a letto, senza offessa ma non voglio passare tutta la notte a litigare quindi per favore esci dalla mia camera’’ Prendendo qualche secondo per elaborare quello che kelsey aveva detto carly non emise un suono e dopo qualche secondo lasciò la stanza. ‘’buonanotte’’ disse, ma kelsey non rispose. Si mise nel letto e si lasciò accarezzare dal morbido materasso sotto di lei, posò le braccia in cima alla coperta per tirarle fino al suo petto, pensava di dormire ma un tonfo alla finestra le fece aprire gli occhi, si scoprì e portò le gambe fino al petto ‘’forse morirò’’ Girò la testa leggermente a destra, con paura, ma un altro tonfo le riempì le orecchie. Stava per prepararsi ad urlare, era ormai sul punto di scappare ma quando kelsey aprì bocca vide una gamba e poi la persone per intero e in un attimo la sua faccia passo dall’essere spaventata all’essere confusa, alzò le sopracciglia. “Justin?”

La fissò profondamente negli occhi prima di sorridere. "Ehy piccola." "Che ci fai qui?" Chiese Kelsey esasperata anche se non avrebbe mai ammesso che aveva bisogno di lui ora più che mai. Era l'unico che poteva farla stare meglio quando si sentiva male. "Non comportarti come se non ti mancassi." Le sorrise delicatamente, mentre si infilò le mani nelle tasche dei jeans. "Inoltre, mi sento come se avessi appena scalato il Monte Everest in questi giorni, il minimo che puoi fare è farmi restare." "Non dovresti essere qui, Justin." Lei scosse la testa, mentre cercava duramente di non guardarlo negli occhi, sapendo che se l'avesse fatto, avrebbe mollato. Lo faceva sempre. E lui lo sapeva. "Perchè no?" Canticchiò quasi come se stesse scherzando sapendo che lei voleva che restasse nonostante il suo ego impedisse di dirlo. Ha sempre cercato di far sembrare che stava bene da solo, senza l'aiuto di nessuno, ma anche quando ha provato a giocare duro, sapeva che aveva bisogno di lei tanto quanto lei aveva bisogno di lui. "Perchè abbiamo bisogno di tempo, ricordi?" "Avevi bisogno di tempo, io ero abbastanza contento del modo in cui andavano le cose," inclinò la testa di lato, mentre guardava verso di lei rifiutandosi di fare marcia indietro. Non aveva intenzione di mollare. Se le cose stavano finalmente cominciando ad andare bene per loro, aveva bisogno di fare uno sforzo in più per guadagnare di nuovo la sua fiducia. "Ma tu sei stata testarda," sorrise, "come sempre." "Io non sono testarda!" Kelsey rimase a bocca aperta. "Potresti ingannarmi," schernì sarcastico. Amava spingere i bottoni un po' oltre il necessario, sapeva che reazione avrebbe avuto. "Sei uno stronzo." Sbuffò lei con una smorfia. "Impressionante," Justin rise, "non farmi il broncio in quel modo." Allontanandosi da lui, Kelsey agirò la mano con noncuranza dietro di lei, "vai via e basta." Sospirando, Justin si avvicinò a lei avvolgendole le braccia intorno alla vita e tirandola verso di lui. "Non fare così." Mormorò sul suo collo, accarezzandoglielo col naso. Prendendo un sospiro, Kelsey mise le sue mani sopra quelle di Justin, "c-cosa stai facendo?" "Farti rilassare" disse con voce stridula, sfiorandole il lobo dell'orecchio con le labbra, mentre le spostava i capelli da un lato, "è sempre così fottutamente bello." Mormorò con un respiro che sembrava risucchiato tra i denti. "Justin..." Kelsey scosse lentamente la testa, non volendo degenerare ulteriormente. Sapeva che questo poteva facilmente finire con lui sopra di lei, ma non voleva questo. Non stanotte- "Cosa^" "No," mormorò mentre lasciava la sua presa. Strofinò il braccio destro su e giù goffamente ed evitò lo sguardo intenso di Justin che bruciava sempre di più ogni secondo che passava. "Non puoi seriamente essere ancora arrabbiata con me." Le braccia gli ricaddero ai fianchi, già gli mancava il calore di lei. "Non lo sono," lei scosse la testa. "Ci sono passata sopra, giuro." "Allora che cos'è?" Spalancò le braccia perdendo ogni grammo di pazienza che gli era rimasto, "eh? Cosa? Non sopporti più di stare con me? E' così?" "No! Certo che no!" Kelsey rispose in stato di shock. "Allora cosa?" La guardò. "Non sono abbastanza per te?" "Justin," Kelsey fece una pausa, ferita che potesse pensarla in quel modo. "Sai che non è il tuo caso. Tu sei più che sufficiente." "Allora di cosa si tratta, Kels?" Justin si allontanò un po', sapendo che non poteva spingere oltre, non importa quanto fosse sconvolto. Aveva tenuto tutto dentro e doveva mantenere la calma se la rivoleva indietro, avrebbe dovuto fare tutto ciò che poteva in suo potere per dimostrarle che lui non era lo stesso ragazzo che c'era nella stanza degli interrogatori. "E' stato settimane fa! Mi sento come se mi stessi punendo!" Lì sbalordita, Kelsey non sapeva cosa dire. Non voleva niente di più, solo loro due insieme e felice com'erano sempre stati, ma sapeva che dal momento che l'aveva fatto entrare, che sarebbe ricominciato da capo. Il dolore, il male, la paura che avrebbe messo le mani su di lei e avrebbe messo fine a tutto. 

"Amarti è un suicidio," sussurrò Justin, non rendendosi nemmeno conto che stava dicendo tutto ciò a voce alta. Kelsey sentì il retro dei suoi occhi bruciare e inghiottì la saliva che le si era formata in mezzo alla gola, quasi volendo soffocare il disagio che provava davanti a quella rivelazione. "Mi fa impazzire—tu mi fai impazzire" confessò. "Potrei sentirmi come se stessi persendo la ragione grazie a tutto questo schifo, e non dovrebbe essere così! Non dovrebbe essere così—non dovremmo essere così. Io ti amo. Ti amo così tanto che fa male, e mi spaventa sapere che in un secondo tutto questo potrebbe finire e che ti perderei per sempre." "Justin..." Sussurrò Kelsey, cercando di farlo smettere. Questo non era ciò che voleva. Non voleva che accadesse. "Cosa?" Buttò fuori Justin e allo stesso tempo vide una lacrima scivolare lungo la guancia come una cascata. Una cascata che sembrava causare ogni volta che erano insieme. "Merda, Kelsey, io-" "Tienimi e basta." Soffocò. "Per favore." E così, tutti i pensieri svanirono nella sua mente e Justin si ritrovò a camminare verso di lei facendo grandi passi prima di attirarla tra le sue braccia, sospirando. E per i successivi dieci minuti tutto quello che fecero fu stare lì in possesso l'un dell'altro. Nulla veniva detto e nulla veniva fatto ed era probabilmente una delle cose che li caratterizzava. Erano poli opposti, e forse in qualcosa erano uguali, ma comunicavano con il silenzio. Non avevano bisogno di parole per far sapere all'altro come si sentivano, anche se la maggior parte delle volte prendevano altre strade invece di baciarsi o abbracciarsi. Tirando via diversi seonco dopo, Justin prese il viso di Kelsey e lo inclinò in modo che potesse guardarla negli occhi. Fissandoli, si sentì tirato alle corde del suo cuore, vedendo l’amore, il dolore e la confusione nascosto all’interno.

Avvolgendo le dita intorno ai lembi della giacca, Kelsey chiuse gli occhi mentre premeva le labbra sulla sua fronte in un dolce bacio rassicurante. "Voglio che stiamo bene" sussurò addolorato. Erano inseparabili, e chiamatelo pazzo, ma ogni secondo che lui era lontano da lei era come morire. Lei era l'aria che respirava, la ragione per cui il suo cuore continuava a battere, e se non fosse ritornata, sarebbe stato quasi come se la sua vita risucchiasse fuori da lui. L'unica cosa che lo faceva andare avanti era la voce di Kelsey che di notte gli augurava di essere buono prima di separarsi e se era buono potevano avere una conversazione che durasse più di due minuti. E se fosse stato davvero fortunato, avrebbero parlato per tutta la notte fino a quando lei non si addormentasse davanti a lui, ed era un premio per Justin, lui amava vedere la sua fidanzata addormentata tra le sue braccia. "Lo saremo," disse Kelsey, con un piccolo sorriso che abbelliva i lineamenti del suo viso che fecero accellelare il battito cardiaco a Justin. "Baciami," lui disse. "Cosa?" I suoi grandi occhi scuri fissarono su di lui come un cervo catturato dai fari e fu in quel momento che si rese conto che l'amava più che mai. "Fallo," disse con voce stridula, sporgendo il mento verso l'alto, aspettando che lei facesse come aveva chiesto. Pauroso all'idea che si sarebbe tirara indietro, a Justin quasi balzò fuori il suo cuore dalla sua gabbia il secondo prima che lei si alzò in piedi e catturò il suo labbro inferiore in un bacio che fece girare la testa a Justin. Sentiva il vento colpirlo, e Justin fece cadere le sue mani fino alla vita tirandola stretta, e non lasciando nessun spazio tra di loro se non quello per respirare. Avvolgendo le braccia attorno al collo, Kelsey ingranò il suo petto contro il suo mentre le sue mani tirarono la testa di Justin al suo livello, Kelsey mise le sue mani nei suoi capelli che sembravano allungarsi dall'ultima volta che l'aveva visto. Tirandoli delicatamente e facendolo gemere contro la sua bocca, Kelsey ridacchiò alla vibrazione che aveva causato, facendolo ridere. La risata di Kelsey non riusciva a fermarsi. Tenendosi lo stomaco, si appoggiò al suo petto, mentre la guardava in soggezione, incapace anche lui di trattenersi. "S-sh-sh" Kelsey gli tenne un dito sulle labbra, "Carly ci sentirà." Sussurò, soffocando la risatina che stava per uscire dalla sua bocca. "Tu stai zitta," la rimproverò scherzosamente, "sei stata più forte di me." "Oh, uff," Kelsey lo guardò, "ti sei sentito?" "Ti sei sentito?" Justin ripetè verso di lei. "Tu sei quella che ha riso come una fottuta iena!"

capitolo 47/ terza ed ultima parte.

“rimangiatelo.”

Justin scosse la testa “non ci penso nemmeno”

Con la sua bocca formò una ‘O’ “rimangiatelo oppure io..”

“o cosa? Salti sulla mia schiena?” rise di nuovo “mi fai tanta paura” agitò le mani in un movimento frenetico. 

Battè i piedi a terra come i bambini e strinse le mani strette a pugno sui fianchi, Kelsey aggrottò le sopracciglia “rimangiatelo subito!”

“l’ultima volta che ho controllato avevi ventun anni, non cinque” Justin osservò con un sorriso. Amava questo lato di lei. Justin inarcò le sopracciglia come per dire ‘e ora che cosa fai?’ solo per farla arrabbiare di più.

“che cos’è quello?” ansimò indicando dietro di lui.

D'istinto , Justin si voltò per vedere che cosa fosse e quando capì che non era niente si rigirò "di cosa stai parland—“

Prima che ebbe la possibilità di dire un’altra parola, Kelsey saltò sulla sua schiena.

“SIIII!” gridò per la vittoria, prendendolo alla sprovvista costringendolo a prendere le sue gambe, ma inciampò sul tappeto facendolo cadere indietro sul letto.

Kelsey si attaccò al collo quasi soffocandolo, ma cadde anche lei.

“cazzo, Kels” gemette, tirandosi su “stavi cercando di ucciderci?”

“no” sospirò “volevo solo che tu te lo rimangiassi”

“e pensavi che schiacciandomi lo avrei fatto?”

“no” scrollò le spalle “ma comunque stavi bene su di me, non è vero?” lei inarcò un sopracciglio, si morse il labbro inferiore nel modo che amava Justin.

"Cazzo " ringhiò "non farlo"

“fare cosa?” innocentemente disse.

“questo” fissò a lungo le sue labbra, desiderando di morderle, strapparle i vestiti e farla sua. 

“non so di cosa parli” sussurrò.

Si tirò su Justin, le mani fisse sul materasso vicino ai lati della testa, Justin deglutiva a fatica.

Premette le sue labbra su quelle di Justin.

Affondò le dita nelle coperte, mentre Justin cercava di prenderla tra le braccia. Rotolarono sul letto, Kelsey si ritrovò a cavalcioni su di lui, tenendo le mani premute sulle sue spalle, mentre i suoi capelli lunghi scendevano come una tenda “hey, Justin?”

“hmm?” mormorò mentre le sue mani correvano su e giù per le cosce.

Chinandosi Kelsey tenne i capelli da un lato e disse “te lo rimangi adesso?”

Justin aprì la bocca in segno di shock.

Kelsey rise e si allontanò da lui, ma Justin la prese in tempo tirando la sua schiena contro il suo petto sul letto, le solleticava i fianchi e scoppiò in una risata isterica “Ju-Justin, fer-fermati” soffocò fuori “non riesco a resp-respirare”

“cosa hai detto?” disse “mi dispiace, ma non riesco a sentirti!”

"Justin!" gridò ad alta voce “fermati!”

“dammi un buon motivo per farlo” disse mentre continuava a solleticarla.

“perché” gridò “mi a-ami!”

Si fermò all’istante, non sapeva cosa gli venne, ma sentire quelle parole era come se qualcuno avesse portato una buona aria su di lui. 

Kelsey si voltò lentamente verso lui “che cosa c’è che non va?” chiese lei, quasi avendo paura di dire la cosa sbagliata.

“niente” chiuse gli occhi prima di alzarsi e allontanarsi. Mise una mano sul viso e una sul collo strofinandosi. Pensando che avesse sbagliato a reagire cosi.

Kelsey aggrottò le sopracciglia “mi dispiace, i-io—“

“cosa?” si girò, incerto di averla sentita.

“cosa?” ribattè lei.

“cosa hai detto?”

“Ho detto che mi dispiace”

“non hai nulla di cui dispiacerti” subito la interruppe.

“Ma non avrei dovuto”

“perché?” chiese, il suo cuore si spezzò ancora di più “non c’è nulla di sbagliato in quello che hai detto. Quello che hai detto forse è l’unica cosa vera di tutte”

"Justin - "

“pensavo ti fossi dimenticata” disse sinceramente fissando il pavimento. 

“come avrei potuto dimenticare?” sussultò in fretta. Mai in un milione di anni poteva dimenticare l’amore che c’era stato tra loro.

“non lo so” si strinse nelle spalle “è come se facessimo un passo in avanti e cinque indietro. Non importa quanto mi sforzi, io trovo sempre qualcosa per fottere tutto..” scosse la testa “voglio dire, guardaci” fece un sorriso triste “siamo rotti, spezzati”

Trattenne il respiro, un silenzio calò su di loro.

Kelsey non sapeva cosa dire, non riusciva a mettere i pensieri al proprio posto.

“voglio che tu smetta di dire questo di te stesso” Kelsey esclamò dopo quello che sembrava una vita dall’ultima volta che aveva parlato. “voglio dimenticare ciò che è successo e andare avanti, perché non cambierà nulla. Non è possibile cancellare il tempo, ma è possibile assicurarsi che il tempo trascorso restituisca.” Sorrise ancora “ci siamo solo piegati, non spezzati”

“pensi che potremmo risolverlo?”

“possiamo provarci” Allungò la mano, voleva che la prendesse e lui si diresse verso lei. 

Spingendo indietro le coperte, si sedette “vieni”

“sei sicura?” egli guardò il letto con cautela. 

“hai rifiutato di lasciarmi prima e ora che ti chiedo di restare non vuoi? Accidenti.” Kelsey rise ancora “metti a posto i pensieri”

Scosse la testa verso lei, Justin rise “taci” fece un sorriso prima di togliersi la giacca e la camicia, lasciando solo i pantaloni come era abituato.

Tirò su la coperta, e la abbracciò, notava come si adattavano perfettamente “mi sei mancata” mormorò.

“mi sei mancato troppo” Kelsey sospirò e si appoggiò al suo petto. 

Tra loro era tutto strano. Si sapeva, si sentiva e si vedeva che qualcosa tra loro non funzionava, ma ora erano di nuovo nella sua stanza, nel letto di tre anni fa abbracciati come lo erano allora. Si ricordò di quella ragazza aggrovigliata a lui. 

Gli tornarono a mente quella notte, quella fatidica notte, la notte che sembrava benedire tutti i mali, la notte in cui tutto poteva essere ricucito, la notte in cui tutto è iniziato, la notte che ha portato questi due ragazzi a stare insieme. 

Una notte che nessuno di loro avrebbe dimenticato..

*inizio flashback*

Una piccola brunetta si fermò con un drink in mano, ingoiando il resto della sua birra tutto in un sorso, che quasi le girava la testa. 

“Ben fatto, piccola.” Girai la testa incuriosita per trovarmi davanti un ragazzo con i capelli scuri che mi guardava con un sorriso ambiguo stampato sulle labbra. Si tolse gli occhiali rivelando i suoi occhi color caramello.

Inarcando un sopracciglio, ingoiai la saliva che mi si era formata dal nervoso e mi inumidii le labbra.

Sentendo le unghie di Carly sprofondare nella mia pelle mi controllai dal bisogno di balzare indietro dal dolore. “Uhm, grazie?”

“Hai la mia stima per averlo bevuto così velocemente,” Continuò ignorando la mia risposta confusa, “Di solito le ragazze non sanno come farlo. Sono impressionato.” Fece l'occhiolino prima di rimettersi gli occhiali e, senza aggiungere altro, ci passò davanti con un gruppo di ragazzi per poi scomparirei nella marea di persone.

“Ahia!” Mormorai togliendo la mano di Carly dalla mia pelle per poi accarezzarmi il braccio, “Non c’era bisogno di stringermi in quel modo, sai.”

“Oh mio dio,” Carly sospirò completamente stordita. Feci scoccare le mie dita davanti alla sua faccia. 

“Terra chiama Carly!” Ondeggiai una mano davanti a lei, “Che ti succede?”

Quasi sussultando si girò con gli occhi sgranati. “Lo sai chi era quello?”

Mi guardò con sguardo intontito. Mi voltai imbarazzata guardando le persone fra la folla prima di riportare l’attenzione su di lei.

“Dovevo?”

“Sei seria?” Mi diede un colpetto sul braccio.

“Ancora! Ahia!” Indietreggiai continuando ad accarezzarmi il braccio prima di realizzare quanto Carly sembrava persa nei suoi pensieri. 

“Hai perso la testa? Perché se fosse così ti aiuto a cercarla.”

“Non sto scherzando Kelsey.” Deglutì. 

“No Carly, non so chi era. Avrei dovuto saperlo?” Aggrottai le sopracciglia facendole incontrare al centro della fronte. 

“Quello è Danger.” Disse in un sospiro tremante “E’ il ragazzo più discusso qui in città.”

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