Quel coinquilino snervante 2...

By KoraSmoosh

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DAL 28 NOVEMBRE IN LIBRERIA Sono passati mesi dal ultimo scontro tra Jennifer e Caleb, i due ormai non si par... More

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Trenta
Trentuno
Trentadue
Tretatré
CARTACEO - PENSIERI - NOVITÀ IN ARRIVO
Trentaquattro
Trentacinque
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Trentasette

diciassette

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By KoraSmoosh

Corro impacciatamente su per le scale cercando di non fare rumore fino alla camera dei due bimbi.

Fortunatamente Jacopo ha il sonno pesante e il pianto di Kora non lo ha smosso nemmeno di un millimetro.
Mi affaccio alla culla della piccola neonata, lei smette di piangere e mi guarda perplessa.

<<mh... è stato facile>>
Ma poi inizia a piangere più forte di prima.
<<no! Shhh... ti prego, fa silenzio>>
Sussurro.
Lei ovviamente non smette, la dovrei prendere in braccio ma la farei cadere, l'ultima volta che o preso in braccio una neonata è stata con Keira, quando avevo sedici anni...non mi ricordo come si fa!

Certo che hai una memoria di ferro.

Sono dettagli...

La bambina continua a piangere provo a fare facce buffe.

Piange ancora di più.
Sento Jacopo muoversi nella culla, no, ti prego non ti svegliare anche tu.

Magari dovresti prendere Kora e scendere giù dalle scale...

Scendere giù dalle scale con una bambina in braccio?!

Prendi quell' essere e portalo giù!

Allungo le braccia e prendo la neonata da sotto le ascelle.
La fisso per un momento mentre piange.
Bene e ora?

Non tenerla così! Non è un sacco!

E come la tengo?!

Che ne so io! Sono la tua coscienza conosco le stesse informazioni che conosci tu!

Sospiro, mentre la neonata non smette di piangere, le metto una mano sotto il sedere e le faccio poggiare la testa sulla spalla.

Esco lentamente dalla stanza e guardo le scale... moriremo provandoci.

Poggio il piede scalino dopo scalino e ogni volta mi complimento con me stesse per non essere ancora caduta di sotto.

Ti prego non mi morire.

Arrivo finalmente al piano terra e tiro un sospiro di solievo, passandomi una mano sulla fronte.

Intanto, però, la bambina mi ha perforato un timpano con le sue urla.

La faccio sedere sul divano e mi metto davanti a lei, provo con i gioco del bubú-settete ma continua a piangere.

Dio, non sa fare altro.

È una bambina! Cosa potrebbe fare per farti capire cosa vuole se non piangere?

Ma lei non era mica quella calma da sveglia?

Batto le mani davanti a lei, accendo la tv, canto una ninna nanna
... ma niente, non smette di emettere suoni assordanti con le sue piccole corde vocali.

Poi, il miracolo.
Il mio telefono inizia a suonare con quel odiosa suoneria che mi son promessa di cambiare, cosa che non ho ancora fatto.
Guardo lo schermo è leggo il nome: Caleb.
Sto per rispondere ma qualcosa mi blocca.

Hai sentito?

Cosa?

Ascolta!

Non sento niente...

Appunto! Niente!

Mi giro a guardare Kora che è come incantata da quella canzone e sta in silenzio a guardare il telefono.

<<ti piace la canzone?>>
Dico sorridente come se mi debba arrivare risposta.
Lei ovviamente non dice niente e continua a guardare il telefono incantata e se non sbaglio sorride.

Caleb mette giù, la bimba mi guarda, guarda il telefono e scoppia in un pianto isterico.
Di nuovo.

Basta, ti prego basta.
Non avrò mai bambini, perchè devono urlare così tanto?! Non possono solo dormire?

Wow! Tu si che hai una bella idea di vita materna.

Okay, bene, sono qui da dieci minuti e la situazione sta già degenerando.
Adesso prendo un attimo di pausa e richiamo Caleb per sapere che vuole, poi cerco di risolvere la situazione.

<<pronto?>>
Risponde, continuo a pensare che la sua voce al telefono sia strana, è più bassa e lui parla in modo molto più serio e cupo.

<<mi hai chiamato?>>
Dico coprendo il microfono con la mano per non far sentire Kora.

<<cos'è questo rumore?>>
Mi sta ignorando?
<<è un neonato che piange>>
Si... si mi staignorando.

<<è Kora>>
Dico ovvia e stanca.

<<Kora... chi diamine è Kora?>>

<<è la bambina a cui sto facendo da baby-sitter>> dico velocemente <<comunque perché mi hai chiamato?>>
Alzo la voce visto che la bambina non smette di piangere.

Prendo le chiavi di casa e le agito davanti alla bimba mentre aspetto risposta.

<<per chiederti dove fossi... sei a casa da sola con una bimba?>>
Domanda sorpreso e probabilmente spaventato.

<<si>>

<<dove è questa casa?>>
Chiede serio.

<<perché?>>

<<perché sei a casa da sola con una bambina! Tu odi i bambini e sei pessima con loro! E sanno tutti che non si lascia una bimba a casa con un'altra bimba>>

<<scusami? Io non sono una bambina! Ho diciannove anni, quasi venti!>>
Sbotto e lo sento ridere dall'altra parte del telefono.

<<allora bambinetta? Mi dici dove sei?>>
Fanculo.
Butto giù la chiamata.
Io so badare a una bambina! Sono adulta e responsabile!

Impreco e mi tappo subito la bocca quando Kora mi prende una ciocca di capelli e me la tira.

Scherzavo.
Chiamo Caleb e aspetto che risponda.

<<dai... rispondi>>
Il telefono smette di squillare e sento di nuovo la voce di Caleb.

<<bamb->>

<<Kingstone City Hasbroke Avenue 423>>
Dico veloce.

<<sto arrivando>>
Mi butta giù il telefono in faccia e io rimango un attimo spaesata mentre guardo la bambina piangere.

<<sta arrivando Caleb>>
Le dico appoggiando il mento sopra le mia mani poggiate al bordo del divano.

Lei mi fissa singhiozzando, sembra essersi tranquillizzata.

<<secondo te sarei davvero così terribile come mamma?>>
So che non risponderà mai alle mie domande, non prendetemi per pazza, ma semplicemente non voglio, per una volta, il parare di nessuno... la bimba si mette a piangere ancora più forte.

<<non mi dirai che cos' hai vero?>>
Dico sorridendo sarcasticamente, la piccola si rilassa e sorride, per poi mettersi a ridere allegramente.
Anche se ho il naso tappato sento perfettamente la puzza che si è sparsa nell'aria.
Ho capito perché piangeva.

<<io non ti cambio>>
Le dico e ci guardiamo entrambe.
<<aspettiamo Caleb?>>
Faccio un sorriso complice e lei batte le mani.

Suonano alla porta e io vado ad aprire con Kora in mano a distanza di sicurezza tenendola per le ascelle.
Davanti a me c'è Caleb che si guarda intorno sfregando le mani tra loro per riscaldarle e rimetterle un momento dopo in tasca.
Lui mi vede e si accigglia.

<<dovresti chiedere "chi è", non credi?>>
Dice severo mentre fissa i miei occhi.
Metto le braccia in avanti insieme alla bambina che continua a ridere.

<<cambiala>>
Gli ordino.

Entra in casa e si chiude la porta alle spalle, mi fissa perplesso sbattendo qualche volta gli occhi mentre il piccolo criceto che c'è nella sua testa inizia a correre facendo girare la ruota così da analizzare la situazione.

<<come?>>
Domanda passando lo sguardo tra me e la bimba.

<<ha dato libero sfogo ai suoi bisogni... cambiala>>
Cerco di dargli la bambina in braccio ancora una volta e lui finalmente la prende.
Solleva Kora più in alto e annusa il pannolino per poi fare una smorfia.

<<dove sono i pannolini?>>
Chiede.

Mi guardo in giro, mi sono dimenticata di chiederglielo.

Caleb, probabilmente capendo la situazione, alza gli occhi al cielo, si gira e vaga un po' per la casa fino a trovare il bagni, io intanto lo seguo per vedere che combina.

Poggia la bimba sopra una sottospecie di tavolo imbottito...

Si chiama fasciatoio.

Si, quello...

Apre lo sportello sotto il lavandino e dopo qualche secondo ecco che tira fuori i pannolini e subito dopo li poggia vicino alla neonata, apre con calma la busta e ne prende uno.
Poi tira via il pannolino sporco.

<<oh mio Dio, fra un po'vomito >>
Mi porto la mano davanti alla bocca e distolgo lo sguardo da quel orribile scena.

Ma ovviamente lui non batte ciglio anche se ha un braccio fasciato, lui sa fare sempre tutto, lui è Caleb... riuscirebbe perfino a essere una madre perfetta, con grembiule e tutto il resto.

<<lo vai a buttare?>>
Chiede porgendomi il pannolino usato, io non dico una parola e lo guardo per capire se scherza o meno.
Lui alza le sopracciglia, segno che sta chiaramente aspettando in una mia reazione.

<<devo proprio?>>
Domando sofferente.
Lui mi porge di nuovo il pannolino per farmi capire che si, devo proprio.
Lo prendo tenendolo a debita distanza, motivo in più per non avere figli...

Butto la bomba puzzolente, mi lavo le mani nel lavandino della cucina e le asciugo sui pantaloni.

Esistono gli asciugamani.

Nah.

Quando vado in soggiorno Caleb è lì e per un attimo il mio cuore perde un battito.

In piedi davanti al divano, Caleb tiene tra le muscolose braccia la piccola neonata che allunga le braccia per arrivare al volto del mio coinquilino che con una dolcezza immane la culla per farla addormentare.
Mi avvicino a loro e Caleb alza lo sguardo severamente portandosi il dito indice alle labbra per dirmi di far silenzio.
La bimba balbetta qualcosa di incompiuto e poi si lascia alle braccia di Morfeo...

<<è andata>>
Dice Caleb in un sussurro, poi, con una mano, fa segno di avvicinarmi.
Faccio come mi chiede e appena vedo la piccolina dormire un senso di calma mi attraversa, devo ammettere che quando non piange o urla è quasi carina, se non stupenda.

Mentre io ho lo sguardo fisso sulla bambina sento quello di Caleb fisso su di me.
Una mano mi sfiora l'orecchio e sposta i miei capelli dietro esso.
Per un attimo ho un sussulto e Caleb ritira subito la mano come se si fosse scottato.


Scendiamo le scale dopo aver messo Kora nella culla e appena arrivo vicino al divano in soggiorno mi ci butto sopra tirando un grosso respiro di fatica.

<<perché sospiri?>>
Chiede Caleb guardandomi dall'alto.
<<ho fatto praticamente tutto io>>
Continua mentre si siede sulla poltrona di pelle nera, butta la testa all'indietro e chiude gli occhi rilassato.

Sembra davvero comoda, riuscirei a dormirci davvero bene sopra quella poltrona.

<<Caleb...>>
Dico piano cercando di non infastidirlo.
Lui apre gli occhi ovviamente infastidito e posa lo sguardo su di me.

<<cosa c'è?>>

<<... posso stare sulla poltrona?>>

<<no>>Dice, richiude gli occhi e cerca di riposare, di nuovo.

<<Caleb...>>

<<cosa c'è?>>

<<io voglio mettermi sulla poltrona però>>

<<ma tu pensa, anche io>>Dice con un sorrisetto sarcastico <<non ti farò salire su questa poltrona Bambinetta, arrenditi>>

Mi accovaccio comoda sulla poltrona di pelle, mentre Caleb, sconfitto, cerca di riposarsi sul divano.
Stiamo in silenzio per dieci minuti durante i quali mi sono guardata in torno e ho girato i pollici.
Sbuffo annoiata e mi ritrovo, di nuovo, a guardare Caleb.
Ogni volta è sempre più bello, ogni singola volta che lo guardo penso che mi è impossibile smettere.
La sua testa è poggiata all'indietro sul divano così da mettere in risalto le vene del collo, anche se ha gli occhi chiusi e apparentemente rilassati ha un espressione accigliata e le labbra chiuse in una linea dura.
Così continuo a guardarlo annoiata senza sapere che fare.

<<Caleb...>>
Dico ancora, voglio fare conversazione.
Ma lui non risponde, probabilmente si è addormentato.

<<Caleb...>>
Continuo, ma non ricevo ancora risposta.
Così mi alzo da quella comoda poltrona e con un tonfo mi metto in ginocchio di fianco a lui.

<<Caleb!>>
Ripeto per l'ennesima volta alzando la voce.
Lui si sveglia di soprassalto e con un movimento felino mi prende la vita.
<<che è successo? Stai bene?>>
Rabbrividisco a quel contatto inaspettato e lo fisso un po'sbalordita mentre i nostri occhi si scrutano l'un l'altro.

<<va... va tutto bene>>
Balbetto spaesata, per poi scuotere la testa e riprendermi.
<<semplicemente mi annoiavo>>

Lui alza disperato gli occhi al cielo e torno nella posizione iniziale, quando toglie le mani dalla mia vita mi sento un attimo malinconica, ma solo per un secondo.

<<ti sei fatto male agli allenamenti?>>
Gli tocco il braccio fasciato e i suoi muscoli diventano immediatamente tesi.

Annuisce e non mi degna di uno sguardo.

<<come?>>

<<Jacob mi è venuto addosso>>
Mi guardo attorno, non c'è mai stato un silezio così imbarazzante tra noi.

È orribile.
Non mi piace quando mi ignora.

<<okay... mi hai come sfondo del telefono?>>
Sputo fuori.
Lui gira di colpo la testa verso di me e mi guarda preoccupato e stranito.

<<no! Chi ti ha detto una cosa del genere?>>
Alza la voce e io gli taplo la bocca indicando con gli occhi il piano di sopra dove dormono i bambini.

<<scusa...>>dico togliendo le mani << ho solo sentito così>>

<<perché non mi hai detto che eri nella squadra di football?>>
Chiedo.
Caleb sospira nuovamente.

<<non pensavo ti importasse>>
Dice senza guardarmi.

<<be'... mi sarebbe importato, se solo me lo avessi detto>>

<<comunque la stagione non era ancora iniziata>>
Si giustifica.
Abbasso lo sguardo offesa, mi spiace che non me lo abbia mai detto...significa che, probabilmente, non so ancora tutto di lui.
Ma infondo, non stiamo insieme.
Eppure continuo a sentire il costante bisogno di sapere sempre di più su di lui, è come se fosse più mio.
Mi lancia uno sguardo sott'occhi e poi volta il viso dall'altra parte, come per non vedermi.

<<fra due settimane c'è una partita se vuoi venire>>
Mi ha invitato ad una partita?
Sul serio?
Sul mio volto appare un sorriso da ebete.

<<si, potrei voler venire>>
Lui gira e mi guarda con un sorriso malizioso.

<<se vuoi posso rimediare>>

<<non in quel senso, Caleb!>>

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