Fur

By SarahBianca84

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Se il giorno del tuo compleanno, qualcuno ti dicesse che la tua vita non è altro che una menzogna e che sei d... More

La Sposa dal dolce profumo
Adla
Il gatto nero dagli occhi di gialli
Il Corvo dagli occhi di ghiaccio
Il diciassettesimo genetliaco
Oltre la cortina di fumo
Cambiamento e Conoscenza
Conciliaboli e imposizioni
L' Anfiteatro di ghiaccio
Ciò che è dentro
I Diari delle Spose
Decisioni e Possibilità
Memorie e Risvegli
Tempus Fugit
La pelliccia dell'Orso

Sogni Proibiti

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By SarahBianca84

Profumo di rose e di neve bianca.

Apro glio occhi e mi sorprendo di trovarmi in una casetta di legno, adagiata su di un letto morbido.

Un fuoco allegro scoppietta in un caminetto costruito con pietre e mattoni.

Ci sono quattro piccole finestre che si aprono sui quattro lati dell'abitazione, fuori il mondo è verde e bianco.

Il profumo di rose proviene da un delicato calice di vetro dal collo rialzato, il vetro è tinto di un tenue rosa pallido e all'interno vi sono immerse due rose dai petali spessi, succosi e vellutati.

Una nera e una rossa.

Mi alzo e mi avvicino a una delle finestre, trattengo il fiato e mi aggrappo forte al davanzale di lego.

Sono su di un albero, la casetta è costruita direttamente tra i rami di un enorme, gigantesco albero.

Sotto di me posso vedere il terreno ricoperto di candida neve, intorno a me centinaia di altri alberi che silenziosi riposano nella quiete.

Mi allontano dalla finestra e torno vicino al letto per recuperare le mie scarpe, i vestiti sono quelli che indosso normalmente, chiunque mi abbia portata lì, quanto meno, non ha avuto l'ardire di spogliarmi.

Prendo la coperta di lana candida che è posata sul letto e me la drappeggio sulle spalle.

Qualcuno bussa alla porta.

Mi paralizzo, il cuore inizia a pulsarmi doloramente nel petto.

Bussano ancora.

Mi faccio coraggio e vado ad aprire.

Chogan è in piedi oltre la soglia, mi sorride.

"Posso entrare?"

La sua voce è dolce, carezzevole.

Non sapendo bene cosa fare mi sposto e lo lascio passare.

Chogan richiude la porta alle sue spalle e mi osserva con i suoi ammalianti occhi di ghiaccio.

"Hai freddo?"

Mi chiede venendomi vicino.

Sto per rispondergli che sì, ho freddo, ma qualcosa mi trattiene.

Non ho freddo.

Nonostante fuori ci sia la neve che continua a cadere fitta, non è entrato nessun vento gelido dalla porta quando l'ho aperta.

Non fa freddo.

Sbalordita lascio scivolare la coperta per terra, mentre Chogan mi viene più vicino.

"Dove sono?"

Chogan mi sorride mentre si china su di me e con la punta delle dita mi accarezza il viso.

"In un sogno."

La sua risposta è un bisbiglio.

Trattengo il fiato, non sento nessun formicolio al ventre e nessuna lingua di fuoco è comparsa magicamente per avvolgerlo nelle fiamme... quindi... deve essere vero...

Eppure...

La sensazione delle sue dita che mi scivolano sulla pelle, accarezzandomi le sopracciglia, gli zigomi, il mento, le labbra... è così vera... così reale.

Mi scosto leggermente, sono stordita, sono in un sogno?

"Chogan, come riesci a farlo?"

Gli chiedo mentre mi chino per raccogliere la coperta e appoggiarmela nuovamente sulle spalle, come fosse uno scudo.

La lana sulla mia pelle è morbida, carezzevole, mi stringo i margini della coperta addosso e li sento, reali.

Com'è possibile sia solo un sogno?

Chogan si raddrizza, sorride mentre lancia un'occhiata alla stanza.

"Qui è dove sono nato. Volevo mostrarti da dove vengo, il mio Regno, il posto meravoglioso dove ti voglio portare."

"Ma siamo dentro a un sogno?"

Sono sempre più sbalordita, mi guardo intorno anche io, sembra tutto così solido.

"Sì, un sogno che ho creato per te. Vieni."

Sorride felice come non lo avevo mai visto, quella patina di malinconia è scomparsa dai suoi bellissimi occhi.

Mi tende la mano e io incuriosita la prendo.

Con un delicato movimento del polso, Chogan mi attira a sè, mi circonda con le braccia e china la testa, incollando la sua bocca alla mia.

È tutto così improvviso che non ho il tempo di reagire e dopo un istante tutto quello che sento sono i suoi lunghi capelli che mi scivolano intorno accarezzandomi il viso e le sue labbra che premono gentilmente sulle mie.

Mi stringe e il mio corpo viene premuto contro il suo.

Sotto le dita posso sentire i muscoli del suo petto, le sue mani scivolano piano sulla mia schiena in una carezza che arriva fino alle scapole.

L'odore del suo respiro sa di fiori, caldo e pieno di esotiche promesse.

Mi sento sopraffatta, mi allontano da lui velocemente.

Ci guardiamo in silenzio.

Lui è alto, pelle di procellana, grandi occhi celesti, naso dritto e mascella squadrata, i capelli neri sembrano fatti di lucida seta, profumano di fiori di campo.

Solo adesso che mi permetto di guardarlo davvero, di guardarlo per la prima volta, mi accorgo delle spalle larghe e delle gambe lunghe, slanciate, forti.

Sotto la maglietta nera che indossa, posso intuire le linee dei muscoli delle braccia.

Per la prima volta, oltre che bello, lo trovo desiderabile.

E lo sguardo con cui mi sta divorando esprime desiderio in ogni sua sfumatura.

"Perdonami... ma volevo farlo da così tanto tempo..."

Mormora piano.

E io non so perché mi ritrovo a sorridergli.

"Pensavo fossi arrabbiato, molto arrabbiato con me, se devo essere sincera."

Controbatto in risposta.

"E lo sono Adlartork. Di tutto quello che potevo aspettarmi da te, un tradimento così vile era l'ultima cosa."

I suoi occhi diventano all'improvviso cupi, come se una fiamma nera vi brillasse sul fondo.

"Chogan, mi dispiace. Io volevo solo..."

Scuote la testa e mi zittisce con un cenno della mano.

"Ti sei servita di me per ottenere quello che volevi, l'unico da incolpare sono io. Ho lasciato che il desiderio che tu mi amassi, adombrasse il mio giudizio."

Si allontana da me di qualche passo e si mette a guardare fuori dalla finestra la neve che cade.

Il senso di colpa mi cade addosso come un macigno, schiacciandomi.

"Non volevo che uccidessero Lauro e sei stato tu a dare l'ordine senza nemeno parlarne con me. Io mi rifiuto di capire i giochetti politici del vostro mondo, mi rifiuto di accettare che una persona debba morire perché io vivo la mia vita e questa persona non è abbastanza brava per impedirmi di farlo."

Chogan riporta l'attenzione su di me, ci fissiamo in silenzio per un lunghissimo momento.

"Quello che ti rifiuti di capire è che queste regole, questo mondo, ora fanno parte anche di te. Ne hanno sempre fatto parte, anche se tu non l'hai mai saputo."

Con un gesto esasperato si dirige verso il letto e ci si siede sopra pesantemente, le larghe spalle incurvate, la testa piegata e sostenuta dalle mani, i gomiti posati sulle ginocchia, i lunghi capelli davanti.

Il cuore mi si stringe.

Ogni volta che ho avuto a che fare con lui, Chogan mi è sempre apparso come il cavaliere romantico e malinconico di altri tempi, forse anche un po' semplice, facile da manipolare.

Adesso stavo vedendo un nuovo lato, più profondo, più reale.

Faccio un passo nella sua direzione e lui alza la testa per guardarmi.

"Ti stanno dando la caccia. Ti stanno accerchiando. Ti concupiscono o ti vogliono morta."

Il suo tono è cupo, il suoi sguardo preoccupato.

"Lo so, me lo hanno detto... vogliono fare del male anche a te."

Rispondo a bassa voce.

"Di quello non mi importa, cercano di uccidermi da quando sono nato. So come proteggere me stesso, quella che mi preoccupa sei tu."

Abbasso lo sguardo, non so cosa dire.

"Adlartork, perché non metti fine a tutto questo e accetti di essere trasformata e di diventare la mia Sposa?"

Lui non capisce, non capisce davvero.

Mi siedo accanto a lui, sull'angolo del letto.

"Chogan, cerco di spiegartelo meglio che posso, va bene?"

Si raddrizza e mi guarda, in attesa.

Siamo così vicini che se allungassi la mano potrei toccarlo e di nuovo vengo colpita dall'effetto che, adesso che non siamo sottoposti a vincoli magici, il suo corpo ha sul mio.

"Io voglio vivere una vita umana. Voglio uscire la sera con gli amici, andare ai concerti, al cinema, mangiare la pizza e guardare i film di paura fino a tarda notte alla tv. Voglio studiare e laurearmi in qualcosa di scientifico, magari infisica o in matematica e poi voglio chiudermi in uno studio a scrivere e teorizzare. Voglio incontrare qualcuno che mi piace e andarci insieme a letto, se mi va e voglio avere il cuore spezzato per l'ennesima cotta sbagliata, che mi porterà a mangiare un barattolo intero di gelato guardando degli stupidi film d'amore. Voglio viaggiare, vedere il mondo, riempire interi album di fotografie con i miei ricordi più belli e un giorno voglio morire serena, nel mio letto, senza avere rimpianti."

Mi fermo per riprendere fiato.

"Riesci a capire quello che voglio dire Chogan? Hai una minima idea di come sia la vita umana? Perché è quello che sono, io sono umana e di tutto questo mondo di magia, animali parlanti, sangue, figli e discendenza, io non voglio saperne niente."

Ci guardiamo intensamente negli occhi, deve capire, deve.

Chogan sospira, si passa le dita tra i capelli, sul suo viso, la preoccupazione si è mescolata a qualcosa a cui non so dare un nome.

"Lascia che sia io a descriverti la verità, ora."

Il suo tono è basso, calmo, come quello che userei io per rabbonire un animale selvaggio.

Un'ombra oscura si posa sul mio cuore.

"Quella che hai vissuto fino a ora è una menzogna, una farsa, una commedia. Tu non sei umana, ti hanno solo fatto credere che lo fossi per i primi diciassette anni della tua vita, ma hai una vaga idea di quanti anni tu abbia ancora da vivere? Centinaia. Questi diciassette anni in realtà non valgono nulla, anche se tu pensi il contrario. Sei dotata di poteri molto forti, sono intrinsechi dentro di te, fanno parte della tua natura. La compassione, la passione nell' amare, la dolcezza e il coraggio sono lati distintivi del tuo carattere, che ti hanno accompagnato durante ogni singola rinascita e come ho scoperto a mie spese, anche la temerarietà a quanto pare."

Si ferma un istante, sorride, poi riprende.

"La legge vuole che tu venga prelevata dalla culla subito dopo che sei nata e che venga affidata alle cure della Famiglia a cui sei destinata. Dovevo capire che ci sarebbero stati dei problemi quando il Capo dei Guardiani venne a dirmi che il Consiglio aveva deciso per la tua incolummità di allevarti in un luogo segreto fino al giorno in cui avrei potuto reclamarti. Ma non mi opposi perché le scorse rinascite erano andate in contro a una morte violenta e non volevo che a te succedesse la stessa cosa. Così mi imposi di essere paziente e aspettare."

Inaspettatamente una delle sue mani si stringe in un pugno e il suo tono diventa sofferente.

"Aspettare. Vivere lontano da te, senza poterti vedere, poterti toccare, godere della tua risata e da lontano sperare che tu fossi cresciuta in modo valido, sapiente."

Le sue parole mi pungolano e mi fanno innervosire.

"Ancora con la storia che non sono vergine?"

Sbotto interrompendolo.

Mi guarda come se non mi vedesse e scuote la testa.

"In un modo in cui ti fosse chiaro quanto la tua vita sia fragile e quanto tu abbia bisogno di essere mutata, accolta, accudita e protetta da me."

Il mio nervosismo aumenta.

"Posso badare a me stessa, ho persino dei guardiani che mi girano intorno continuamente. Non ho bisogno di essere mutata, nè di diventare la schiava sforna-figli di qualcuno."

Chogan si alza dal letto e mi si mette davanti, troneggiando su di me come un dio delle tempeste.

"Come pensi di badare a te stessa ora che tutte le altre Famiglie ti stanno dando la caccia? In che modo combatterai contro artigli, zanne, corna, acciao, veleni e magia?"

Ci fissiamo in silenzio.

I suoi occhi di ghiaccio sono freddi, letali, distanti.

"Persino la ridicola abitazioni nella quale vivi non può proteggerti in eterno, prima o poi gli altri troveranno il modo di entrare..."

Si ferma un istante e si piega in avanti, in modo che i nostri volti siano alla stessa altezza.

"... e allora sarà una carneficina."

Immagini molto nitide di oscuri assalitori che irrompono dalla porta porta principale e si precipitano per le scale, uccidendo tutti quelli che incontrano sul loro cammino, mi affollano la mente.

I miei genitori, i bambini, gli adulti... Nicolas... per ultimi Chogan e Necomata, che mi si parano davanti in una difesa disperata.

Fino ad arrivare a me, chiusa nella mia stanza, con una fiala di veleno stretta nel pungo.

Piuttosto che cadere nelle loro mani per essere contesa come un pezzo di carne e magari alla fine assassinata, preferirei mille e mille volte morire per mia libera scelta.

Un ultimo atto di volontà e di ribellione contro tutti loro.

Chogan si raddrizza e io torno nel presente.

L'orrore mi assale.

Mi raggomitolo su me stessa e pur odiandomi per quella debolezza, mi lascio andare a un pianto disperato.

Chogan si siede nuovamente accanto a me e mi circonda con le braccia, attirandomi al suo petto, stringendomi forte.

Sentendomi sola, piccola e fragile, mi aggrappo a lui, con la certezza che avrebbe usato quel mio momento di debolezza per fregarmi in qualche maniera.

Invece no.

Non lo fa.

Rimaniamo così, io con il viso nascosto contro il suo petto che cerco di domare le lacrime e lui con le braccia strette intorno al mio corpo, con le labbra che sfiorano i miei capelli, cantando a bassa voce una lenta litania che piano piano mi calma.

Quando ho asciugato anche le ultime lacrime, Chogan mi allontana gentilmente da sè e osserva il mio viso gonfio e arrossato.

Sento che sto arrossendo ancora di più, una parte di me non vuole che lui mi veda ridotta in questo stato.

"Voglio farti vedere un luogo da me molto amato."

Si alza in piedi e mi tende la mano.

Mi alzo a mia volta senza prenderla, non voglio che si faccia un'idea sbagliata.

Lui sorride appena e la ritrae.

"Possiamo spostarci dove vogliamo anche se è un sogno?"

Chiedo piena di meraviglia.

Chogan apre la porta e la neve inizia a volare dolcemente dentro la stanza.

"Proprio perché è un sogno, possiamo andare dove vogliamo."

Fuori dalla porta c'è una specie di pedana di legno, poi il vuoto.

Sopra e sotto di noi solo rami, terra e cielo.

Mi affaccio dubbiosa.

Un rumore mi fa girare di scatto verso Chogan.

Dalle sue spalle sono spuntate le grandi ali nere che avevo già visto la sera prima, quando mi aveva scortata nella caverna di ghiaccio.

Affascina le osservo attentamente, sono ricoperte di lucide piume dall'aspetto setoso e sembrano molto forti.

Lentamente Chogan me ne avvicina una.

"Puoi toccarla se vuoi."

Mi dice mentre ride piano e non so bene il perché ma la cosa in un certo senso mi imbarazza, anche se non voglio dirgli di no.

Ne sfioro un lato con le dita e non riesco a reprimere un'esclamazione di pura sorpresa.

Le piume sembrano fatte di seta nera e sono deliziose da toccare, la struttura al di sotto è calda e viva, vi faccio scorrere sopra la mano, fino ad arrivare al braccio di Chogan che mi osserva con gli occhi che gli brillano.

L'imbarazzo torna prepotentemente a farsi sentire, così nascondo le mani dietro la schiena e lo fisso con un sorriso di scuse.

"Andiamo?"

Il tono di Chogan è carezzevole.

Guardo ancora una volta il vuoto di svariati mentri che ci separa dal terreno.

"Anche se questo è un sogno, non credo che mi piacerebbe sperimentare l'esperienza di cadere fino a toccare terra."

Chogan ride.

"Se me lo permetti, ti porterei volentieri io fin dove dobbiamo andare."

Mentre parla apre completamente le ali e io rimango ancora una volta sbalordita di quanto siano grandi.

"Vieni."

Mormora mentre mi prende in braccio e mi avvicina al suo petto e con una poderosa spinta delle ali, ci solleva dal terreno.

Voliamo.

Mi aggrappo a lui cingendogli il collo con le braccia e mi impongo di non guardare giù, ma solo davanti a me.

"Non farmi cadere, per favore."

Pigolo mentre la neve ci viene in contro posandosi su di noi ed entrandomi negli occhi, almeno non è fredda.

Chogan ride divertito dalla mia supplica.

Nella posizione in cui mi trovo, posso sentire le vibrazioni della sua risata passare a me attraverso il suo petto.

L'odore di fiori della sua pelle mi ha completamente invaso le narici e il calore del suo corpo è rassicurante.

Dopo qualche minuto, iniziamo la discesa verso il terreno.

L'atterraggio è morbido, Chogan mi lascia andare e io inizio a guardarmi intorno in preda alla frenesia dell'osservare.

Abbiamo volato sopra una foresta di alberi giganteschi, in un paesaggio completamente ricoperto di neve.

Davanti a noi si apre una piccola radura al cui centro troneggia una grande pozza di acqua calda, con una piccola cascata su di un lato.

La neve continua a cadere soffice tutto intorno a noi, ma si scioglie prima di raggiungere l'acqua calda che emana un invitante vapore tiepido.

"Possiamo andare lì?"

Chiedo mentre faccio qualche passo verso i margini di quella meraviglia.

Sento Chogan ridere di nuovo.

"Sono contento che ti piaccia, questo è uno dei miei luoghi preferiti nella terra dalla quale provengo."

Ci incamminiamo verso la pozza e io muoio dalla voglia di immergermi in quell'acqua così invitante, così quando sento una stretta gentile alla mano sinistra, sobbalzo.

Guardo le nostre mani, le dita intrecciate... non mi ero accorta di avergliela presa.

Gliela lascio andare immediatamente, sentendomi una cretina.

Chogan non mostra il minimo cenno di essersi accorto della cosa e io gliene sono grata.

Raggiungiamo il bordo della pozza e mi piego sulle ginocchia per guardarne il fondo scuro.

"Se mi facessi il bagno, sentirei il caldo?"

Chiedo mentre decido se infilarci la mano dentro o meno.

"Vorresti sentirlo?"

Domanda Chogan mettendosi accanto a me nella stessa posizione.

Lo guardo perplessa.

I suoi capelli sfiorano il bordo dell'acqua, con un gesto istintivo glieli butto al di là della spalla.

I suoi occhi scintillano, io ritraggo di nuovo la mano di scatto.

"In che senso? Decidi tu cosa posso sentire?"

Chogan si toglie le scarpe e con eleganza si sfila la maglietta, le ali sono scomparse, ma lo spettacolo è comunque notevole.

Il suo petto è muscoloso e scolpito, la pelle bianca, all'altezza del cuore, è sfigurata da una cicatrice rosea, circolare, incavata,con tutto intorno delle linee più sottili che si estendono come una ragnatela per circa tre dita.

"Sono io a condurre il sogno, Adlartork, posso decidere fino a che punto tu lo viva in modo realistico."

"Come fai a farlo?"

Chiedo incuriosita.

"Fa parte delle mie abilità."

Risponde enigmatico.

Distolgo l'attenzione dal suo corpo per tornare a focalizzarmi sul suo viso.

"Quindi sei tu a scegliere se la neve deve essere fredda o meno? O se l'acqua sarà calda?"

Chogan annuisce con la testa, mentre sbottona i pantaloni che indossa e li fa scivolare lungo le gambe.

Non indossa biacheria.

Deglutisco e distolgo lo sguardo.

"Cosa scegli?"

Mi chiede mentre scivola dentro l'acqua e sospira soddisfatto.

"Vuoi sentire questo posto com'è realmente?"

La sua voce si insinua tentatrice.

E senza riflettere bene sulle conseguenze, faccio di sì con la testa.

È un attimo e tutto cambia pur rimanendo identico.

Il gelo arriva all'improvviso, colpendomi a tradimento e facendomi tremare fin dentro le ossa.

Il vento pur non essendo violento è forte e scuote i rami più alti degli alberi, producendo un rumore sordo e piacevole, di legno che scricchiola.

Il tepore che proviene dalla pozza, diventa tangibile, concreto e impossibile da ignorare.

Mentre rabbrividisco violentemente, faccio un piccolo salterello e mi immergo nell'acqua completamente vestita.

Il sollievo è immediato.

L'acqua è calda al punto giusto e mi accoglie come un abbraccio consolatorio.

Chogan è al centro, in piedi, i capelli bagnati che gli ricoprono le spalle come un manto scuro, gli occhi chiarissimi puntanti su di me, le labbra distese in un sorriso.

"Ti piace?"

Mi chiede mentre nuoto verso di lui.

"Moltissimo."

Rispondo mentre mi sfilo le scarpe e le lancio oltre il bordo.

"Vieni, vicino alla cascata l'acqua è ancora più calda."

Nuotiamo fino alla cascata, il rumore dell'acqua che scroscia è forte ma non fastidioso, lì l'acqua è più calda e si muove in un modo che se rimani fermo, è come se delle mani ti stessero massaggiando.

Faccio fatica a rimanere immobile, Chogan invece ha l'acqua che gli arriva al mento, ma con i piedi tocca il fondo.

"Appoggiati."

Dice allungando un braccio e avvolgendomi la vita.

Poso una mano sulla sua spalla nuda e senza volerlo mi sorprendo di quanto calda e liscia sia la sua pelle.

Lo desidero.

Sospiro.

Chogan mi fissa senza parlare, non fa niente per forzarmi ad avvicinarmi a sè.

Distolgo lo sguardo e lo sposto sugli alberi che ci circondano.

"La tua terra è fatta così? In questo modo?"

"Questo è uno scorcio, ma si, in inverno è fatta così."

Continuo a far vagare lo sguardo.

"E vivete in casette costruite sugli alberi?"

Con la coda dell'occhio lo vedo sorridere.

"Quello che ti ho mostrato è solo una stanza, viviamo in veri e propri palazzi costruiti sui rami più alti degli alberi più maestosi. Sono vere e proprie città."

Cerco di immaginarle dal poco che ho visto, ma non ci riesco.

"Potrei mostrartele se tu volessi."

Mormora direttamente al mio orecchio.

Mi giro e trovo il suo viso a un sospiro dal mio.

Mi ha avvicinata o mi sono avvicinata a lui, a questo punto non lo so più e non mi importa.

Il suo respiro profuma di fiori, i suoi occhi sono immensi laghi ghiacciati in cui poter affondare.

"Non combattermi... ti prego..."

Sussurra piano.

Provo ad allontanarmi da lui spingendolo via e per farlo gli poso l'altra mano sul petto.

Lui la copre con la propria e rimane fermo, così.

In qulche modo, questo gesto mi cattura, perché senza darmi il tempo di pensare, incollo la bocca alla sua e mi lascio trascinare in un bacio profondo, bruciante, che mi fa perdere il senso del tempo e dello spazio.

Lo sento circondarmi il corpo con le braccia e in risposta gli cingo i fianchi con le gambe, allacciandomi a lui.

Faccio scivolare le mani sulle sue spalle, circondandogli il collo, insinuando le dita tra i suoi capelli, mentre premo il mio petto contro il suo.

Ci separiamo solo per poter riprendere fiato.

Nei suoi occhi brillano due fiamme bianche che mi bruciano nel profondo.

Sta per dire qualcosa, ma un rumore strano, come il trillo di una campanella, invade la radura.

La sua espressione si incupisce.

"Il nostro tempo è finito."

Mi guardo intorno e noto che tutto intorno a noi sta sbiadendo lentamente.

"Cosa sta succendo?"

Chiedo con un pizzico di panico nella voce.

"Qualcuno ti sta scuotendo."

Istintivamente mi stringo più forte a lui, non so perché, ma non voglio andare via da lì, da tutta quella pace.

Voglio rimanere.

Chogan mi stringe forte a sua volta.

"Lo faremo ancora, te lo prometto. Ora vai e pensa a tutto quello che ti ho detto."

"Chogan..."

Lo chiamo mentre tutto diventa scuro e io mi sveglio nella realtà, solo per trovarmi davanti gli occhi coloro oro antico di Necomata.

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