Fur

By SarahBianca84

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Se il giorno del tuo compleanno, qualcuno ti dicesse che la tua vita non è altro che una menzogna e che sei d... More

La Sposa dal dolce profumo
Adla
Il gatto nero dagli occhi di gialli
Il Corvo dagli occhi di ghiaccio
Il diciassettesimo genetliaco
Oltre la cortina di fumo
Cambiamento e Conoscenza
Conciliaboli e imposizioni
L' Anfiteatro di ghiaccio
Ciò che è dentro
Sogni Proibiti
Decisioni e Possibilità
Memorie e Risvegli
Tempus Fugit
La pelliccia dell'Orso

I Diari delle Spose

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By SarahBianca84

-Una giungla.

Sospira Matilda mentre da qualche parte si leva il verso di un animale indefinibile che mi fa accapponare la pelle.

Mi porge un bicchiere con dentro un intruglio piuttosto denso, scuro e dall'odore infernale.

Osserva divertita la mia espressione e si concede un mezzo sorriso.

-Tutta in un sorso!

Gemo, mi tappo il naso con due dita, avvicino il bicchiere alle labbra, chiudo gli occhi e butto giù.

Il sapore è quello che avrebbe un cadavere immerso in una spremuta di cicoria, se solo esistesse una possibilità del genere.

Balzo in piedi e inizio a fare profondi respiri per bloccare i conati di vomito.

-Non fare tutta questa scena, farà effetto in pochi minuti.

Vorrei controbattere in maniera adeguata, ma sono troppo impegnata a respirare a bocca chiusa.

Mentre lotto con il mio stomaco che sta cercando in tutti i modi di espellere l'intruglio disgustoso, inizio a sentire uno spiacevole pizzicorio in corrispondenza delle ferite.

Il disagio aumenta rapidamente e la sensazione si trasforma in fitte dolorose e al contempo prurigginose che fanno scomparire i conati per sostituirli con l'irrefrenabile voglia di grattarmi.

-Non ti...

-Lo so, non mi tocco, non sono scema.

Ribatto più aspramente di quello che vorrei.

-Hai ritrovato la voce!

Le mostro il dito medio, poi mi aggrappo alla sbarra di ferro della testiera del letto e chiudo gli occhi mentre sento il sudore scorrermi sul viso e sulla schiena.

Conto mentalmente fino a seicentoventi prima che il dolore, il prurito e le vampate passino completamente.

-Come ti senti?

La voce di Matilda ha perso qualsiasi traccia di umorismo.

-Meglio... stanca...

Le rispondo con una voce che non è la mia, mentre lascio andare la testiera e mi siedo pesantemente sul letto accanto a lei.

Ci guardiamo per qualche momento.

Ha gli occhi cerchianti di nero, i capelli arruffati e i vestiti in disordine.

-Nemmeno tu sembri in forma.

Sospira.

-Quando sei andata via è successo un putiferio. Alcuni Principi si sono alzati con l'intento di uccidere Chogan, altri per inseguirti, gli Anziani hanno iniziato a urlare ordini mentre si allontanavano dalla battaglia, Nicolas ha dovuto combattere, tutti noi abbiamo dovuto combattere...

Sgrano gli occhi e il senso di colpa mi assale.

-Non fare quella faccia, siamo tutti interi, non è successo niente di grave. Non appena Chogan è riuscito ad aprirsi un varco per scappare, la situazione si è tranquillizzata.

-Perché volevano uccidere Chogan?

-Sei umana, se lui muore tu passi di diritto alla Quinta Famiglia che può trasformarti in una di loro.

-Quindi adesso sono tutti qui per rapirmi o uccidermi o uccidere Chogan.

Concludo affranta.

Mi passo stancamente una mano sul viso, come si suol dire: nessuna buona azione rimarrà impunita.

-Hai salvato mio padre.

Matilda mi prende la mano e la stringe forte tra le sue.

Alzo la testa sbalordita, ha gli occhi pieni di lacrime.

-Grazie, Adla.

Imbarazzata sfilo la mano dalla sua stretta e scuoto la testa.

-Non è niente, io... voglio dire, lui era in quella situazione per colpa mia, no? Non è che potessi rimanere ferma a guardare.

-Sei stata molto coraggiosa.

Sento la mia bocca spalancarsi per lo shock, questo è il primo complimento in assoluto che ricevo da Matilda.

Da sempre.

La mia espressione deve essere comica perché scoppia a ridere così forte da doversi tenere la pancia con le mani.

Sorrido anche io, ma la realtà della situazione nella quale mi trovo è talmente tanto pesante da schiacciarmi.

Il sorriso si spegne.

-Cerca di riposarti, nessuno può entrare in questa casa a meno che non lo decida il Custode Capo e stai pur certa che Nicolas non lascerà passare nessuno.

Il suo tono è leggermente cambiato, lei sa.

Ci guardiamo negli occhi per qualche istante, serie.

-Non posso dire che questa cosa mi piaccia, ma Nicolas non vuole sentire ragioni. Ti ama e non ha intenzione di lasciarti andare.

Abbasso lo sguardo.

-Gli ho detto che non può succedere.

E il mio è un basso sussurro roco.

-Lo immaginavo, sei sempre stata un tipo pratico, ma non sarebbe la prima volta che una Sposa intesse una relazione con il proprio Custode, è già successo.

Alzo la testa di scatto e la guardo stupita.

Ci rifletto velocemente sopra.

-In effetti Nic mi aveva detto che alcune Spose portavano con sè i propri Custodi, una volta trasformate.

Matilda fa di sì con la testa.

-Precisamete. Nell'archivio abbiamo almeno tre diari che portano la testimonianza di queste relazioni.

-Ma ai Principi andava bene?

Chiedo scettica.

-Non lo sapevano o non gli importava. Dopo tutto una volta trasformata la Sposa poteva concepire solo con il suo legittimo consorte perché smetteva di essere umana, quindi non è che qualche scappatella potesse mettere in pericolo la discendenza.

-In pratica...

Mi fermo.

Da qualche parte nel mio cervello, una lampadina lampeggia insistentemente illuminando la scritta "Diario".

-Matilda, di che diari stavi parlando?

Scrolla le spalle, come se fosse una cosa di pubblico dominio.

-Di quello delle Spose, naturalmete.

I miei pensieri schizzano in mille direzioni diverse.

I diari delle Spose, i diari delle Spose!

-Avevano tutte un diario?

Dimmi di sì, dimmi di sì, dimmi di sì...

-Praticamente. Alle tue reincarnazioni piaceva scrivere.

Vorrei alzarmi e iniziare a danzare per la stanza urlando "Alleluja", ma mi trattengo.

-Vorrei leggerli, per poter capire meglio quello che per voi è assolutamente normale... Dove si trovano?

L'angolo destro della bocca di Matilda si contrae per un attimo, ha capiro che ho qualcosa in mente.

-Nell'archivio, te l'ho detto.

Alzo un sopracciglio e la guardo scocciata.

-E dove si trova questo archivio?

L'angolo della bocca le si contrae di nuovo.

-Rosina è la nostra storica, parte dell'archivio lo conserva lei in modo da poterci istruire. Siamo stati tutti da lei a turno a leggere e memorizzare, fa parte del nostro addestramento.

Non posso credere alla mia sfacciata fortuna.

I diari si trovano in fondo alla via.

Così vicini...

Un verso che sembra il grido di un animale morente, lacera il silenzio del mattino.

Riformulo il pensiero riguardo alla vicinanza.

I diari in questo momento si trovano all'incolmabile distanza di due palazzine e tre villette da casa mia, in una via piena di mostri assetati del mio sangue, con me prigioniera di un gruppo di maniaci che si ritengono i miei guardiani.

Guardo Matilda.

Matilda guarda me.

-Ho bisogno del tuo aiuto.

La linea della mascella le si indurisce per un istante.

-Lo avevo intuito.

-Quanto sarebbe difficile per te arrivare fino alla casa di Zia Rosina?

Le pupille le si allargano e restringono velocemente, trattiene il respiro poi lo lascia andare.

Con stupore capisco che ha paura.

-Abbastanza.

Proveniente dall'esterno, un altro suono animale ci fa sobbalzare.

-Ti farebbero del male?

Chiedo.

Matilda non mi risponde, si limita a farmi di sì con la testa.

Chiudo gli occhi, allora non posso chiederle di farlo.

Il mio brillante piano non può essere messo in atto per il momento, devo pensare ad altro.

-Adlartork... non ho detto che non ti aiuterò...

Scuoto la testa ancora prima di aprire gli occhi e guardarla.

-Non posso chiedertelo, Mat, semplicemente non posso se rischi qualcosa. È qualcosa che servirebbe solo a me stessa e metterti in pericolo per...

-Da quando sei diventata così altruista?

Mi interrompe con un tono tagliente, guardandomi di traverso.

La guardo sbigottita, questo cambiamento di atteggiamento non lo avevo previsto.

-Io non mi sono fatta scrupoli a chiederti di salvare mio padre e adesso sono in debito con te. Non mi piace essere in debito con le persone, quindi dimmi quello che ti serve e io troverò il modo.

Sembra molto sicura di sè, se mezzo minuto fa non l'avessi vista spaventata all'idea di uscire di casa, le crederei di sicuro.

Mi alzo e mi stiracchio piano, il dolore alla ferita è passato.

-Lascia perdere, dimenticatene. Vado a farmi una doccia, sono madida.

Ma prima che riesca ad arrivare alla porta, Matilda mi è alle spalle e con una mossa velocissima mi afferra per i capelli, trascinandomi di nuovo sul letto.

Urlo più per lo spavento che per il dolore.

-Dimmelo.

Mi sibila a mezzo centimetro dalla faccia e la sua espressione è dura.

-Se pensi che abbia scatenato una guerra per salvare tuo padre, che tra parentesi detesto, per poi mandare te in mezzo al pericolo, allora non hai capito proprio niente.

Socchiude gli occhi come quando eravamo più piccole e stavamo per prenderci a botte durante una litigata.

-Ti servono i diari per controllare qualcosa, vero?

Cerco di rimanere impassibile, tendo sempre a dimenticare di non essere la sola in quella casa ad avere una spiccata intelligenza.

-Sì.

Rispondo asciutta.

-Quali diari? Quello dell'ultima prima di te o hai delle preferenze?

Siamo occhi negli occhi, i suoi brillano minacciosi, io sono ancora sgomenta.

Rimango insilenzio per un minuto intero, lei non cede, così capisco che ho perso la battaglia.

-Andresti a prenderli comunque, vero?

Le chiedo con un tono di voce gentile.

Lei capisce e si alza, lasciandomi andare.

-Non sei stupida, ci arrivi solo un pochino per volta.

Le faccio una smorfia e mi rimetto seduta.

-Tutti quelli che puoi, portami tutti i diari che puoi.

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