Titolo: Sopravvivi e uccidi
Autore: skyvero
Genere: Fantascienza
Sottogeneri: Azione, Fantasy, Distopico, Avventura e Storico
Beta: rachele_bertoncello
Stato: in corso – (probabilmente parte di una serie)
Classificazione dei contenuti: PG/NC-17
Tematiche forti/ Contenuti per adulti: Questa storia non è adatta ai deboli di stomaco e di cuore ma soprattutto ai più piccoli, meglio evitare. Il racconto contiene molte scene cruenti di morte, violenza, a volte sesso ed episodi di razzismo. Ovviamente persone, fatti, idee e concetti solo puramente inventati. Riferimenti a cose o persone sono puramente casuali.
Consenso Social: Sì
Trama: Che cos'è il tempo? Il tempo è una cosa relativa; passato, presente e futuro ormai non hanno più alcuna differenza. Da quando il nostro mondo è stato distrutto, tutto è cambiato. Noi donne siamo solo oggetti di scambio, schiave, amanti... non possediamo più quella dignità e quella libertà che ci caratterizzavano un tempo. Xudion, "il bastardo" (per me non ha altro nome), capo discendente dell'Impronunciabile, guida il più vasto esercito di uomini mai esistito; tutti gli altri imperi, dai più antichi ai più moderni mai conosciuti, in confronto non valgono niente.
Quattro ragazze, spinte dalla vendetta e dalla disperazione, decidono di unirsi per poter porre fine a tutto questo. Fino a che punto si spingeranno? Fino a che punto uccideranno e strapperanno vite altrui per vendicarsi dei terribili torti subiti? Affronteranno le loro differenze sociali e le loro mentalità per poter uccidere il capo della città di Mentropolis, per poter essere finalmente libere.
E quindi ricorda: "Sopravvivi e uccidi"
Disclaimer: il personaggio si Xena è stato preso dalla omonima serie televisiva: Xena la principessa guerriera. Ho solo preso in prestito l'immagine di Lucy Lawless per il resto la storia nasce esclusivamente dalla mia fantasia. Musiche, citazioni, gif e immagini contenute nella storia appartengono ai legittimi proprietari.
La storia non è a scopo di lucro.
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Cos'è per te il femminismo?
Credo che il femminismo sia qualcosa che le donne hanno sempre avuto dentro di loro... una volontà. Sì, credo che sia una volontà tutta nostra di indipendenza. Anche se assopita a causa di una mentalità antica e radicata che dovrebbe, ormai, essere cancellata perché completamente errata.
Vogliamo dimostrare al mondo intero le nostre capacità, ma specialmente vorremmo eliminare quello stereotipo della donna debole e che deve rimanere a casa ad accudire i figli. Certo, questo è uno dei nostri innumerevoli compiti ma non possiamo fare altro? Credo che se potessimo avere l'opportunità di fare qualcosa di buono potremmo contribuire allo sviluppo del nostro mondo.
Possiamo tutti affermare che la nostra società, anche se si è evoluta notevolmente rispetto ad una cinquantina d'anni fa, non è molto cambiata nei confronti di noi donne. Le donne, ora, hanno più diritti rispetto al passato, ma non vengono rispettate e giudicate equamente specialmente nel campo lavorativo. In molte parti del mondo queste vengono ancora sfruttate ed umiliate solo per la loro condizione di essere donna. In realtà noi, il gentil sesso, non siamo inferiori a nessuno né per intelligenza né per capacità anzi siamo allo stesso livello degli uomini. Siamo creature nate per vivere insieme ed aiutarci a vicenda. L'uomo serve alla donna come la donna serve all'uomo. Siamo due pezzi di puzzle che si incastrano alla perfezione. Ci dobbiamo rispettare a vicenda poiché non possiamo vivere l'uno senza l'altro.
In che modo la tua storia influisce sull'argomento?
Il tema portante della mia storia è proprio il femminismo. L'idea di creare questa storia mi è venuta dopo l'ennesimo annuncio di femminicidio alla televisione. Quei servizi televisivi mi avevano completamente schifata poiché come può un uomo, un fidanzato, un marito uccidere la propria compagna per gelosia e possessione? Come può togliere la vita ad un altro essere umano solo perché il loro rapporto non funziona oppure la donna si rifiuta di fare quello che le ordina?
Fin da piccola mia madre mi aveva sempre insegnato a credere che la donna è allo stesso livello dell'uomo e che non mi dovevo far piegare da nessuno. E, crescendo, queste idee si sono radicate in profondità nel mio animo ed io ci credo con tutta l'anima. Ma queste convinzioni non sono prese in considerazione da tutti; infatti ho avuto, nel corso degli anni, parecchi scontri con alcuni dei miei familiari poiché credono ancora che la donna sia utile solo in casa e con i figli mentre gli uomini, essendo i più forti, hanno più possibilità. Per poter cambiare questa antica ed errata convinzione dobbiamo cercare di trasmetterla alle future generazioni e non ci dobbiamo mai arrendere né piegare. DOBBIAMO ESSERE DONNE CON LA D MAIUSCOLA! Combattere per i nostri diritti che ci sono stati preclusi e prendere in mano la nostra vita.
La mia storia si svolge in un futuro post-apocalittico dove le donne vengono trattate alla stregua di bestie e oggetti solo perché considerate inferiori. In questa mia opera il futuro si mescolerà con il passato grazie a Xudion, capo dell'immensa nazione completamente maschilista.
La protagonista principale della mia storia, Xena, deciderà di vendicarsi dopo la morte della madre e di tutti i torti che ha subito nel tempo. L'unico suo obbiettivo è giungere nella città di Mentropolis e di uccidere l'artefice di tutto quel disastro. Non sarà sola, nel suo cammino incontrerà molte donne, alcune diverranno delle perfette alleate mentre le altre, accecate da avidità e rancore, cercheranno di ucciderla per le sue idee. L'obbiettivo di Xena è di riuscire a creare un nuovo mondo fatto di uguaglianza e parità ma non si rende conto che il cammino è lungo e travagliato. Dovrà superare i suoi pregiudizi e la sua mentalità per riuscire a capire ed a raggiungere il suo obbiettivo assieme a Käre, a Roxie e a Denise. Combatterà per i suoi ideali ma specialmente per proteggere le persone a lei care. Intrighi, violenza, morte, tortura e passione un completo mix in un'epoca dove le donne finalmente insorgeranno!
Estratto dal capitolo 5:
Un altro urlo rimbombò nell'aria, proveniva proprio dal retro della capanna. Käre, spaventata dalla forza di quelle grida si precipitò vicino al braciere e raccolse un coltello dalla punta acuminata che giaceva lì accanto. Con tutto il coraggio di cui disponeva al momento, si diresse nel retro della capanna e scostò leggermente la porta creando uno spiraglio per poter osservare quello che succedeva dall'altra parte.
La scena che le si presentò davanti fu una delle più sconvolgenti e scioccanti di tutta la sua breve vita.
La guaritrice si trovava riversa sul pavimento sanguinante con un uomo a cavalcioni su di lei. La donna scalciava e si dibatteva come una forsennata ma questo era più forte di lei e continuava ad assestarle pugni sul viso e sull'addome. Dopo il terzo o quarto pugno, Käre ormai aveva perso il conto, la donna si arrese alla furia dell'uomo e questo, soddisfatto di averla domata e resa innocua, le prese il mento tra le dita e si sporse verso il suo volto.
"Finalmente ti sei decisa ad arrenderti puledra! Dai, ti prometto che farò in fretta, ti divertirai anche tu solo se non opporrai resistenza!" – detto questo, sempre tenendo ferma la giovane, con una mano cominciò a slacciarsi i calzoni. [...]
Estratto dal capitolo 10:
La porta si spalancò con ferocia e un generale si riversò a terra implorando pietà. Il sangue sgorgava copiosamente da una ferita posta sul petto e sul collo della donna.
"Aiutatemi... mia signora. Siamo sotto attacco." – e poco dopo spirò. Rina velocemente spostò il corpo all'interno e, dopo aver socchiuso la porta, si accostò per vedere la causa di quell'attacco. Il villaggio era in pieno fermento, le donne correvano ai ripari e le bambine cercavano riparo nel bosco. Molte non erano riuscite a difendersi e giacevano riverse a terra ricoperte dal loro stesso sangue. Questo spettacolo scatenò l'ira di Rina ma non poteva agire senza un piano. Il suo sguardo correva da una parte all'altra del villaggio per cercare l'istigatore di tutta quella tragedia, lo avrebbe ucciso a mani nude personalmente. Ma un terribile pensiero fece capolino nella sua mente... sua sorella era incinta e non poteva permettere che il sangue del suo sangue morisse in un attacco da parte di vigliacchi qualsiasi. Doveva salvarla anche a costo della propria vita. Aveva fatto un giuramento e lo avrebbe rispettato fino alla fine. Inoltre era l'unica parente che le era rimasta e, se le fosse successo qualcosa, non se lo sarebbe mai perdonato. Nel frattempo le donne combattevano contro altre che non aveva mai visto, alte e bionde, molto probabilmente nordiche. Ma poi la vide. Alta, forte e aggressiva come la ricordava.
Solo una parola uscì dalle sue labbra: "Freya"